• 08/06/2020

Incontro con il viceministro dell’economia Misiani

Nella mattinata di oggi il Viceministro dell’economia Antonio Misiani ha partecipato alla riunione della Segreteria del PD Puglia per discutere della vicenda dell’ex ILVA, alla luce della nuova proposta di ArcelorMittal presentata nei giorni scorsi al Governo che prevede per lo stabilimento di Taranto, tra nuovi esuberi e mancati reintegri, circa 5000 occupati in meno. Tale piano si accompagna alla assenza di impegni concreti e misurabili, sia nella tempistica che nella disponibilità di risorse, relativamente agli investimenti per l’ammodernamento impiantistico e l’ambientalizzazione dello stabilimento.

Siamo alla vigilia del bivio finale di una vicenda che si è protratta per troppo tempo ormai: per questo il PD Puglia sostiene convintamente l’impegno del Governo nazionale a rivendicare con forza, da parte di ArcelorMittal, il rispetto degli accordi sottoscritti nei mesi scorsi e frutto di una lunga fase di confronto anche le organizzazioni sindacali. Un lavoro che ha anche evidenziato la sostenibilità di una diversificazione produttiva che, previa una valutazione preventiva sull'impatto ambientale e sanitario, tenga conto delle mutate condizioni industriali e di compatibilità ambientale e che possa finalmente garantire la sostanziale riduzione dell’impatto inquinante, impegno questo recentemente confermato dallo stesso Governo nazionale e nelle ultime ore autorevolmente dal Vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. La produzione di acciaio sarà nei prossimi mesi uno dei settori che contribuirà maggiormente al rilancio della stessa capacità produttiva nazionale dopo la violenta crisi: un asset fondamentale a cui il sistema Italia non può rinunciare.

Nel contempo, il PD Puglia chiede al Governo nazionale di avviare una nuova fase nella gestione delle ingenti risorse assegnate alla città di Taranto per le bonifiche ambientali e per un nuovo sviluppo della città. In questi ambiti, non sono più tollerabili responsabilità e procedure che, anziché agevolare, sembrano rallentare il pieno utilizzo di tali risorse, frenando sia la realizzazione delle opere previste che la stessa diversificazione produttiva ed occupazionale dell’area ed il suo risanamento ambientale.