“Sono passati 26 anni ma è impossibile dimenticare la tragica fine del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaboratore di giustizia, rapito dagli uomini di cosa nostra, tenuto in prigionia per oltre 2 anni e poi ucciso e sciolto nell’acido. La sua colpa secondo i pensieri distorti dei mafiosi del calibro di Brusca e Matteo Messina Denaro, era quella di essere il figlio di un boss, Santino Di Matteo, che aveva deciso di collaborare con la giustizia. Erano quelli gli anni post stragi in cui i Graviano, i Brusca con Matteo Messina Denaro ritenevano di essere invincibili e non si fermavano davanti a niente, neanche di fronte a bambini inermi. Come appunto il piccolo Giuseppe Di Matteo, che amava i cavalli e proprio in un maneggio fu rapito dai sicari travestiti da agenti delle forze dell’ordine. Così il segretario regionale del PD Sicilia e componente dell'ufficio di presidenza della commissione Antimafia, Anthony Barbagallo, nel 38° anniversario dell’uccisione di Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino.
“Non dobbiamo dimenticare Giuseppe Di Matteo e- prosegue - il suo estremo, inconsapevole, sacrificio che attesta, ancora di più, quanto maleodorante e ripugnante sia il pensiero mafioso e quanti vili siano coloro che – conclude - dedicano la loro vita a cosa nostra”.