“Oggi completiamo un'altra importante tappa in vista della compiuta definizione del nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nelle ultime settimane tutte le commissioni permanenti hanno avuto la possibilità di audire soggetti pubblici e privati, associazioni, organizzazioni, enti e centri di studio e di ricerca. Abbiamo ascoltato le loro osservazioni e raccolto spunti e idee utili a rivedere il Piano e a rimettere in moto l'Italia. E proprio negli ultimi giorni, anche grazie al grande lavoro svolto da tutti i Presidenti di commissione e in particolar modo dal Presidente Melilli che ne ha coordinato le attività, questa Camera ha riconquistato un ruolo e una centralità, riconsegnando al governo un esame dettagliato di integrazioni e criticità”.
Lo dichiara Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio, intervenendo in Aula per la dichiarazione di voto.
“Le conseguenze di questa esperienza devastante - prosegue l'esponente dem - hanno già aggravato i seri problemi strutturali che da tempo inibivano la crescita dell’economia. Ripartire dagli ultimi, ripartire da chi è rimasto indietro. Ripartire ricucendo gli squilibri: di genere, generazionali, territoriali. La parità di diritti e opportunità per le donne, il futuro dei giovani, la coesione di territori lasciati per decenni ai margini della vita sociale ed economica del Paese. Sono questi gli obiettivi. Priorità trasversali che ritroviamo in ciascuna delle missioni in cui si articola il PNRR e a cui siamo certi che il governo, accogliendo quanto esplicitamente chiesto da questo Parlamento, saprà dare forma e contorni maggiormente definiti nella versione finale del Piano”.
“Puntare sul Sud e sul suo sviluppo - prosegue Pagano - sulle potenzialità finora inespresse, aumentando le risorse per gli investimenti pubblici ben oltre il 34%, per vedere crescere il Mezzogiorno d'Italia e con esso tutto il Paese, perché solo se sapremo coniugare crescita e riduzione dei divari potremo massimizzare i buoni frutti del Recovery e beneficiarne tutti. Ripartire dalle aree interne e svantaggiate. Investire di più nelle infrastrutture e nei trasporti, rafforzare la fiscalità di vantaggio esistente per sostenere l’occupazione e incoraggiare l’internazionalizzazione delle imprese. Ma anche prendere atto di un ritardo dello Stato nell'offrire servizi pubblici all’altezza. Al contempo, sarà importante rafforzare gli interventi che il Piano già prevede, sia per investire nelle infrastrutture sociali, sia per ridare alle generazioni future le capacità e gli strumenti per affrontare e vincere le sfide tecnologiche e ambientali. ITS, Università, lauree STEM, ricerca. In ultimo, la grande trasformazione ecologica e digitale che ci attende. Il mondo di domani dev’essere equo, sostenibile e digitale”.