“Ogni giorno il governo impartisce lezioni all’opposizione. Non vorrei restituire la pariglia ma, dalla maggioranza di destra, ci viene detto che il Parlamento non ratifica il Mes per difendere l’interesse nazionale. Come se ci fosse contrapposizione tra interesse nazionale e rafforzamento della sovranità europea. Ritorna, ancora una volta, quella vecchia idea dell’Europa maligna che intende schiacciare la sovranità degli innocenti Stati nazionali. Per questa ragione, non sapendo come superare questo scoglio, la maggioranza anche oggi preferisce rinviare il voto. Dimostrando di non saper prendere decisioni assumendosi le proprie responsabilità. Fare parte del Mes, per l’Italia, al contrario di quanto afferma la retorica della destra, significa invece proprio difendere l’interesse nazionale all’interno del contesto europeo. Un Paese, il nostro, che ha un forte debito, un terzo del quale detenuto all’estero, e che ha la necessità di rafforzare proprio quei meccanismi economici e finanziari che ci proteggono dalle nostre debolezze. Fare parte del Mes rappresenta per l’Italia la stipula di un’assicurazione. Quando si sottoscrive un’assicurazione auto, per fare un esempio comprensibile a tutti, non è che si intende compiere un incidente stradale. Ma ci si cautela dal rischio di un imprevisto pericoloso e oneroso: ecco come si difende l’interesse nazionale. L’esatto contrario di quanto sta facendo il governo italiano con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, così impegnata nei confronti di Bruxelles nel battere i piedi, alzare la voce e minacciare il veto. Il vero patriottismo non sono le dichiarazioni e le lettere roboanti ma, al contrario, è l’impegno quotidiano nell’ottenere risultati utili per il proprio Paese”.
Così la deputata Pd e vicepresidente della commissione Esteri, Lia Quartapelle, intervenendo in Aula.
«Per nascondere il proprio fallimento sulle politiche migratorie e l’imbarazzante indecisione sul MES, la Presidente Meloni usa le aule parlamentari come una piazza in cui fare comizi. Urla, invece di parlare, solo per cercare l’applauso dei suoi deputati, evita di rispondere alle domande che le vengono poste e manipola il pensiero degli avversari politici per deriderli, perché non sopporta il confronto democratico e non intende interloquire con le opinioni altrui. Noi non ci faremo certo intimidire».
Così Laura Boldrini, deputata del PD e componente della Commissione Affari Esteri, commentando le comunicazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista della riunione del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023.
“Dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non vi sono state repliche alle critiche delle opposizioni, ma solo veri e propri attacchi inaccettabili. Non era mai successo prima. Ci vuole rispetto per il Parlamento. Quanto al merito, senza il nostro aiuto l’Ucraina non esisterebbe più come Stato sovrano. È in gioco la tutela dei valori di libertà e democrazia dell'intera Europa. Per questo è indispensabile continuare ad assicurare pieno sostegno con tutte le forme di assistenza necessarie, indispensabile per ottenere un cessate il fuoco, presupposto per una pace giusta. Salutiamo con favore l’iniziativa diplomatica del Vaticano affidata al Cardinal Zuppi. In questo contesto, è un fatto però che l’Italia sia scivolata ai margini della scena politica europea ed atlantica. In Consiglio si discuterà poi di immigrazione. Se in questi anni l’Europa è stata assente la colpa è soprattutto dei Governi dei vostri amici di Visegrad, che si sono sempre opposti a soluzioni ispirate a solidarietà e condivisione delle responsabilità. Al di là dei proclami, l’intesa raggiunta nelle scorse settimane non presenta nessuna soluzione efficace. Sarebbe necessario rafforzare le politiche di vicinato per lo sviluppo dei Paesi di origine e transito. Ma avete tagliato anche i fondi per la cooperazione allo sviluppo. Non c’è nulla sulla gestione degli ingressi. Bisognerebbe creare canali umanitari e istituire un’operazione Mare nostrum europea. Mentre invece si aumenta la pressione sul nostro Paese chiedendo di valutare le richieste di asilo più rapidamente e si stabilisce una compensazione di 20mila euro per ogni migrante non ricollocato, soluzione per noi inaccettabile”.
Così il capogruppo del Pd in commissione politiche Ue alla Camera, Piero De Luca, intervenendo in Aula.
“Il Consiglio - ha aggiunto - discuterà di governance economica a partire dalla riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Attivatevi affinché la revisione della governance sia completata entro il 2023, evitando il rischio della riattivazione del vigente Patto di stabilità, che obbligherebbe il nostro Paese a pesanti correzioni di bilancio. È necessario scomputare dalla spesa netta i fondi per riforme o investimenti nella transizione verde e digitale, inserire la possibilità di scorporare il debito accumulato per emergenze o eventi eccezionali, lavorare per una capacità fiscale dell’eurozona, sostenere il piano industriale Green Deal e istituire un Fondo di sovranità europeo. La melina strumentale sul Mes non rafforza la nostra posizione nei negoziati europei, anzi danneggia i nostri interessi. Chiediamo al Governo serietà e responsabilità. L’Unione - ha concluso - rappresenta non la causa, ma la soluzione ai problemi delle nostre comunità”.
Meloni ha usato l’aula parlamentare non da presidente del consiglio ma da capo della maggioranza. Un discorso in vista del Consiglio europeo rivolto alla pancia del paese, in posa davanti ai sostenitori, indifferente ai guai interni alla sua coalizione e ai problemi reali. Così facendo porta in Europa un’Italia sempre più isolata e in difficoltà su dossier strategici per il futuro. Dal Mes alla gestione dei flussi, dal Pnrr all’inflazione, Meloni non riesce a chiudere una partita, complice alleati europei imbarazzanti a Roma come a Bruxelles. Prigioniera del suo passato, dei no all’Europa, all’integrazione, non è alzando i toni in Parlamento che riuscirà a mantenere la credibilità che ha fatto dell'Italia una forza propulsiva della storia del continente.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"In ogni altro Paese europeo, dopo quanto emerso in una importante trasmissione televisiva, una ministra avrebbe subito dato la propria versione dei fatti. Oppure si sarebbe immediatamente dimessa, per essere libera di difendersi e per non arrecare imbarazzo al Governo. Santanchè invece tace. E con lei tace anche la Presidente del Consiglio Meloni. Non funziona così: il silenzio non aiuta a diradare le ombre". Lo scrive su Twitter la deputata dem Laura Boldrini.
Entro il 2030 il 42,5% dell’energia consumata nella Ue proverrà da fonti rinnovabili. La decisione è frutto dell’accordo tra Consiglio Europeo e Parlamento europeo che prevede anche l’accelerazione delle autorizzazioni per evitare burocrazia e ostacoli che oggi ostacolano la produzione. Un’ottima notizia che purtroppo aggrava le preoccupazioni per i ritardi dell’Italia sul PNRR che doveva essere il volano della transizione ecologica con più di un terzo dei fondi disponibili dedicati all’ambiente. Ancora una volta mancanze e limiti del Governo mettono davvero a rischio lo sviluppo del paese. Mentre l’Europa corre.
Lo ha scritto su Facebook Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“La contrapposizione che la Presidente Meloni fa tra diritti sociali e transizione ecologica è falsa. Perché lavorare per una vera transizione ecologica non risponde solo ai tanti giovani cui stiamo rubando il futuro e che ci ricordano che non c’è un pianeta B ma risponde a chi paga il prezzo più alto delle tragedie causate dal cambiamento climatico, dall’inquinamento che rende l’aria delle nostre citta irrespirabile. E risponde anche alla competitività delle nostre imprese che possono proiettarsi nel mondo. L’Europa sta dimostrando, affiancando scelte di visione a interventi a sostegno del rincaro dei costi dell’energia. Credo che l’Italia in queste battaglie debba essere al fianco dell’Unione Europea”.
Così la deputata Pd Silvia Roggiani, intervenendo alla discussione sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo.
Dichiarazione degli on. Pd Piero De Luca e Andrea Gnassi
“Il turismo balneare rappresenta una colonna portante del turismo nazionale e dell’intero settore dell’economia del paese . Convocate subito Regioni, Comuni e imprenditori per definire i criteri delle evidenze pubbliche al fine dell’assegnazione delle concessioni demaniali. Datevi da fare per il bene del turismo.” E’ l’invito, “accorato e sentito”, che il Partito Democratico, per bocca dei deputati Piero De Luca, vicepresidente del gruppo, e Andrea Gnassi hanno rivolto al governo nel corso del Question time alla Camera. Dopo che De Luca ha accusato il governo “di continuare a prendere in giro i balneari e gli operatori del settore con un balletto indecoroso perché il milleproproghe non prevede alcun cambiamento rispetto le norme vigenti “, Gnassi ha replicato al ministro Santanchè riaffermando che “il diritto europeo e il Consiglio di Stato hanno sancito definitivamente che non ci possono essere proroghe sull’assegnazione delle concessioni demaniali.” Il governo – ha proseguito Gnassi- ha ribadito oggi di aver deciso di non decidere sulle spiagge e coste italiane, sulle modalità di assegnazione delle concessioni demaniali marittime e delle concessioni balneari. Con la conseguenza immediata e reale – ha proseguito il parlamentare Dem- che il grande patrimonio paesaggistico, turistico ed economico del paese, con circa 8000 km di coste e spiagge, 27mila imprese e centinaia di migliaia di lavoratori, non avrà alcuna certezza. Nessun operatore e nessun comune del settore potrà quindi investire in servizi e impresa – ha aggiunto Gnassi- secondo il quale “il punto è uno solo: iniziare a ragionare per definire i criteri delle evidenze pubbliche e per l’assegnazione delle concessioni con un approccio serio e concreto e con attenzione alle specificità. Cambiate registro e se il governo intende farlo noi daremo una mano per il bene del paese e del turismo.“
“Con l'approvazione alla Camera del decreto legge contro le Ong, la maggioranza si assume una grave responsabilità di fronte al Paese, all’Europa e alla comunità internazionale. Contenere i flussi migratori impedendo le operazioni di soccorso, quindi causando più morti, è contro i principi dello Stato di diritto, contro le convenzioni internazionali, contro la Costituzione, contro l'antica legge del mare e contro il senso di umanità. Questo non è il decreto sulla gestione dei flussi migratori, come richiamato nel titolo. Ben altri sarebbero gli strumenti per farlo. Questo è il 'decreto naufragi’, perché perseguitando le Ong e impedendo loro di fare soccorso in mare, aumenteranno le perdite di vite umane. Nessun governo si era spinto a tanto. Questo decreto verrà fatto oggetto sicuramente di molti ricorsi, tanto evidenti sono i vizi di costituzionalità, ma intanto avrà causato danni. Dalle istituzioni europee giungono reazioni molto critiche nei confronti di questo decreto, con la richiesta al Governo e al Parlamento di ritirarlo o almeno di modificarlo radicalmente. Lo hanno fatto la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa e il Presidente della Commissione per le libertà civili e gli affari interni del Parlamento Europeo. La stessa cosa hanno chiesto ieri con una lettera indirizzata al Parlamento italiano ben 65 deputate e deputati del Bundestag tedesco. Questo decreto getta discredito sul nostro Paese. È un’infamia quella che si è compiuta, dal punto di vista politico, giuridico ma soprattutto etico. E di questo il Governo e la maggioranza saranno chiamati a rispondere”.
Ad affermarlo in una nota Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico.
“L’Italia è credibile se fa politica, non se urla nelle retrovie. Fondo sovrano, riforma patto stabilità, transizione green/energetica, gestione solidale immigrazione senza muri e blocchi navali. Basta questo per smettere il broncio e fare proposte e alleanze. Per unire l'Unione europea”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Esteri alla Camera, Enzo Amendola, commentando su Twitter la riunione del Consiglio europeo.
“La premier ha fatto oggi un intervento a tratti europeista, che ha destato un certo disorientamento, considerate le posizioni sostenute negli anni passati. Ha auspicato maggiore compattezza, integrazione e solidarietà europea sui temi strategici in agenda del Consiglio, dalla risposta all'aggressione russa in Ucraina, dall'energia all'immigrazione, dalla difesa comune al mercato interno, dalla sicurezza al vicinato meridionale. Una buona notizia che abbia cambiato idea rispetto al passato, se però alle parole seguissero azioni coerenti. Purtroppo finora così non è stato. Il governo Meloni infatti nelle sue prime settimane di vita si è distinto per aver isolato il nostro Paese e ostacolato il percorso che manterrebbe l’Italia pienamente protagonista in ambito europeo, così come fatto dai governi precedenti. Penso alla gestione disumana e controproducente dei fenomeni migratori, alla confusione rispetto all'attuazione del Pnrr o all'ambiguità sulla ratifica della riforma del Mes. Ci auguriamo che dopo stamani la Meloni inverta la rotta, considerando che le premesse non promettono bene”. Così Piero De Luca, vicecapogruppo Pd alla Camera.
Dichiarazione di Matteo Mauri, deputato Pd
"La presidente del Consiglio parla spesso di difesa dell'interesse nazionale in tema di fenomeni migratori. Ma qual è l'interesse nazionale in questo caso? Creare tensioni internazionali con gli altri Paesi europei è nell'interesse nazionale? Costringere i principali Paesi europei a ricordarci gli obblighi del soccorso in mare e dell'accoglienza, cioè i diritti umani fondamentali, è nell'interesse nazionale? Togliere risorse al sistema dell'accoglienza e dell'integrazione è nell'interesse nazionale? Siamo veramente sicuri che tutte queste scelte, queste dichiarazioni vadano nell'interesse di avere un'Italia più forte, più giusta, più credibile in Europa? O non vanno esattamente nella direzione opposta?" Così il deputato del Partito Democratico Matteo Mauri, intervenuto nel corso del dibattito in vista della riunione del Consiglio Europeo che, rivolgendosi direttamente alla presidente del Consiglio, aggiunge: “ abolire la protezione umanitaria, come ha fatto l'attuale Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, allora Ministro dell'Interno, creando dalla sera alla mattina, in pochi mesi, 30 mila nuovi irregolari che, altrimenti, sarebbero stati regolari, è nell'interesse nazionale?. Io penso – ha proseguito Mauri- che abbiamo fatto gli interessi del nostro Paese quando abbiamo rafforzato il sistema di accoglienza, non quando l'abbiamo indebolito; quando abbiamo proposto e realizzato il sistema di accoglienza diffusa sul territorio, non quando qualcuno ha fatto grandi centri di accoglienza dove stipare centinaia e centinaia di persone, magari in zone periferiche, per creare conflitto e provare a cavalcarlo. E se il prossimo Consiglio europeo – ha concluso Mauri- troverà un accordo avanzato sul tema migratorio - e noi lo auspichiamo molto fortemente -, non sarà per l'atteggiamento provocatorio e sbagliato che l'Italia e questo Governo hanno tenuto a Catania contro le ONG o obbligando delle navi ad andare in altri Paesi. Non sarà per quello, ma saranno nonostante quello. Per cui, noi tifiamo che quell'accordo si raggiunga e sappiamo che, se ci si arriverà, non sarà certamente grazie all'Italia, ma nonostante questo Governo.
“Meloni va a Bruxelles come leader del governo italiano, cioè di un Paese che ha sempre mantenuto una linea europeista e da fondatore dell’Europa, oppure come leader del Partito dei conservatori, che urlava dai palchi come quello di Vox che in Ue era ‘finita la pacchia’? Mi auguro che ci vada con lo spirito di voler rassicurare le cancellerie europee. Poi si tratterà di capire che cosa sarà in grado di portare a casa. Anche perché si trova una strada già aperta da Mario Draghi, che nell’ultimo consiglio europeo ha trovato l’accordo con gli altri Paesi dell’Unione, Germania compresa, per un tetto dinamico al prezzo del gas e sul disaccoppiamento tra il prezzo dell’energia elettrica prodotta dalle rinnovabili e quella prodotta da gas. Sono questi i due grandi temi sui quali capiremo cosa andrà a dire Meloni alle istituzioni europee. Se invece va a chiedere la rivisitazione del Pnrr, non potremmo certo aspettarci molto”.
Così la vice capogruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè, intervistata da Radio Immagina.
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