Incertezza su nuovo tax credit cinema sta bloccando produzioni nazionali e internazionali
“Sangiuliano mente al parlamento e nega il brusco rallentamento che sta vivendo l’industria audiovisiva italiana. Ancora una volta, il ministro si presenta in aula con un discorsetto generico, privo di dati reali sugli effetti della sua inattività su un settore strategico per la nostra economia dove gli investimenti hanno forti effetti moltiplicativi”. Così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, che sottolinea “da quando si è insediato Sangiuliano, l’industria audiovisiva è stata messa all’angolo perché ‘non gradita’ all’esecutivo. Nel corso del question-time di oggi – sottolinea la deputata dem - il ministro ha dovuto inevitabilmente prendere atto del fatto che grazie ai governi del Pd sono cresciuti e si sono stabilizzati i finanziamenti a sostegno del tax credit mentre con la sue gestione sono ricominciati i tagli. Adesso, più che mai, è il tax credit cinema ad essere sotto attacco. Invece di apportare i giusti correttivi del caso – aggiunge Manzi - il ministro vuole limitare gli automatismi dei finanziamenti e reintrodurre le modalità selettive con nuove commissioni nominate dalla politica, senza alcun criterio di competenza, che potranno mettere becco anche sulle scelte autoriali. Sono soluzioni che avevamo per fortuna abbandonato - prosegue - e che ci riportano indietro di decenni allontanano l’Italia dal mercato internazionale che infatti sta virando su altri paesi con gravi ripercussioni economiche e occupazionali. L’incertezza e la politicizzazione della cultura - -conclude - è la cifra dell’azione di Sangiuliano al Collegio romano”.
“L’industria audiovisiva italiana sta vivendo un momento di grande incertezza che sta compromettendo importanti investimenti nazionali e internazionali, con effetti diretti sull’occupazione e sull’indotto del settore” così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, commenta quanto scritto oggi dal ministro della cultura su alcuni organi di stampa.
“Questa situazione - aggiunge Manzi - è determinata dalle folli scelte del governo che, per questioni tutte politiche, non sta intervenendo e, a distanza di un anno, continua ad annunciare una riforma del tax credit dagli effetti devastanti perché depotenzierà la misura, ingarbuglierà le regole, ripristinerà la politicizzazione dei finanziamenti arrivando addirittura a mettere bocca sulle scelte autoriali. Tutto questo è un dito negli occhi alle grandi produzioni nazionali e internazionali che chiedono regole semplici e tempi certi. E un grave danno per le produzioni indipendenti che sono state completamente abbandonate”.
“Era il segreto di Pulcinella: lo sapevano tutti da prima che ottenesse il prestigioso paracadute di direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte a Napoli gentilmente offertogli dal ministro della Cultura Sangiuliano. Oggi finalmente è ufficiale: Eike Schmidt è il candidato sindaco della destra e la prima cosa che fa è attaccare la nostra candidata del centrosinistra. Sara Funaro indicata in maniera monarchica? Vien da ridere: Funaro è stata scelta qui a Firenze dalla nostra comunità senza interferenze romanocentriche. Schmidt invece è stato scelto nei palazzi romani occupati dalla destra che ha l’unico obiettivo di abbattere Firenze.
Ora però viene il bello e non vediamo l’ora di sfidarli per mostrare alle fiorentine e ai fiorentini due modelli radicalmente diversi di città. Funaro negli ultimi 10 anni ha vissuto ogni metro della nostra città, servendola come assessora, mentre Schmidt nei 10 anni da direttore degli Uffizi è stato presentissimo nelle comparsate mediatiche e televisive, ma non si è mai affacciato nei nostri quartieri. Sara Funaro corre senza paracadute solo per amore di Firenze, Schmidt per assecondare la sua vanità con una poltrona bella e comoda dove tornerà in caso di sconfitta. E se mai decidesse di dimettersi dal museo di Napoli lo aspetterebbe un nuovo paracadute in qualche altro museo italiano.
Da molti mesi noi siamo in cammino per difendere la bellezza e la dignità di Firenze, da oggi siamo ancora più determinati al fianco di Sara Funaro per costruire insieme alle fiorentine ed i fiorentini la città di domani” dichiara il deputato dem Federico Gianassi.
“Il presidente Mollicone tenta una disperata difesa dell’azione del governo sul settore dell’audiovisivo che, numeri alla mano, ha visto tagli significativi e continua a vivere l incertezza per colpa della studiata inattività del ministro Sangiuliano. E sono le stesse parole di Mollicone a confermarlo, dopo più di un anno, il ritornello è sempre lo stesso: arriverà la revisione del tax credit. Ad oggi non c’è e quanto annunciato dalla sottosegretaria Borgonzoni - che cerca di mantenere il dialogo con un settore, ormai in rivolta - è molto preoccupante: il nuovo tax credit sarà politicizzato, ingarbugliato e definanziato. Invece di migliorare una misura certamente migliorabile la maggioranza l’affossa a scapito di grandi investimenti, che stanno virando in altri paesi e dei lavoratori del settore” così una nota dei deputati del Pd della Commissione Camera della Camera.
MiC taglia 50 milioni al fondo cinema e politicizza funzionamento Tax credit
“Il governo è responsabile della brusca frenata dell’audiovisivo italiano. È più di un anno che il settore chiede chiarezza e certezza normativa ma riceve solo rinvii, tagli alle risorse e un groviglio di nuove norme che complicano e politicizzano le modalità di finanziamento. Il ministro Sangiuliano ha una grave responsabilità: la costante mortificazione di questo settore industriale, che il governo percepisce come ostile, sta allontanando importanti investimenti esteri che stanno virando verso altri paesi con gravi ripercussioni economiche e occupazionali in Italia”. Così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, insieme al deputato dell’Ufficio di presidenza del gruppo parlamentare del Pd, Andrea Casu, che ha partecipato oggi all’incontro promosso dalle associazioni del settore. “È molto grave che per ragioni tutte ideologiche e politiche, il governo depotenzi il Tax Credit Cinema, che ha effetti moltiplicativi sorprendenti, e limiti gli automatismi dei finanziamenti, reintroducendo le modalità selettive con nuove commissioni nominate dalla politica senza alcun criterio di competenza che potranno mettere becco anche sulle scelte autoriali, nel nome della promozione dell’italianità. Sono soluzioni che avevamo per fortuna abbandonato - concludono - e che ci riportano indietro di decenni allontanando l’Italia dal mercato internazionale”.
Manzi: per governo è settore ostile, a rischio investimenti e posti di lavoro
“Dopo mesi di continui rinvii e balletti sulla definizione dei criteri del tax credit cinema e audiovisivo arriva oggi da Giorgetti e Sangiuliano un doppio colpo mortale per l’industria cinematografica” così la capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi che spiega: “nello stesso giorno in cui la sottosegretaria Borgonzoni ha anticipato il novo meccanismo di finanziamento dell’industria cinematografica del ministero guidato da Sangiuliano (che taglia i fondi, limiterà gli automatismi nel finanziamento, aumenterà i contributi selettivi e introdurrà norme a tutela dell’italianità delle produzioni), il ministro Giorgetti ha anticipato di voler limitare al massimo i crediti di imposta per sostituirli con contributi a singoli progetti di investimento. Siamo davanti a un doppio colpo mortale per un settore industriale fortemente proiettato all’estero che chiede, al contrario, certezza normativa e semplici meccanismi di finanziamento. Con questi interventi – sottolinea Manzi - ogni progetto sarà di nuovo al vaglio di commissioni ministeriali nominate dalla politica che andranno a valutare addirittura i soggetti e le scelte artistiche. Un brusco passo indietro, che trova conferma unicamente nelle dichiarazioni bellicose del ministro Sangiuliano che, in un suo recente comizietto, ha fatto capire come il settore sia considerato ostile dal governo e debba quindi essere penalizzato. Questo settore – che genera un fortissimo contributo al Pil e ai livelli occupazionali e che rappresenta un tassello fondamentale della nostra cultura - non merita tutto questo”, conclude Manzi.
“Ogni giorno assistiamo a dichiarazioni divisive del ministro Sangiuliano che, appropriandosi di investimenti e riforme che vengono dal passato, cerca di mostrare il proprio dinamismo. Purtroppo, al Collegio Romano si registra stallo e confusione come abbiamo visto questa settimana in parlamento con dietrofront continui e imbarazzi istituzionali anche sul riconoscimento dei teatri come monumenti nazionali. Oggi, leggiamo dichiarazioni che raccontano di una rivoluzione nel sistema museale italiano con l’apertura dei luoghi della cultura nel ponte pasquale. Al ministro diciamo di dare un’occhiata al proprio sito istituzionale dove potrà agilmente verificare che i musei, salvo per le restrizioni del Covid, sono stati aperti a Pasqua e Pasquetta dal 2014. Caro Ministro Sangiuliano, la smetta con questa bassa propaganda fatta di menzogne. Auguri invece ai tanti che decideranno di visitare il patrimonio culturale nelle prossime festività”. Così in una nota i deputati democratici della commissione Cultura della Camera.
"La voce di Ilaria Alpi era diventata, nei primi anni '90, la voce della Somalia, così come le immagini di Miran Hrovatin ci avevano fatto conoscere un Paese messo in ginocchio dalla guerra fratricida, dalla fame e dalla povertà.
Oggi, alla Camera, ho avuto l'onore di ricordarli nel trentesimo anniversario della loro uccisione.
Molti di noi ricordano bene quel giorno, il 20 marzo 1994.
Io ad esempio ero in Mozambico con il World Food Program delle Nazioni Unite.
Ci occupavamo del rientro in patria di cinque milioni di persone che si erano rifugiate nei Paesi confinanti a causa della terribile guerra civile che era durata 13 anni e aveva causato un milione di morti.
Con me c’erano anche i giornalisti Giuliana Sgrena e Alberto Negri. E fu proprio Negri a ricevere sul suo satellitare la notizia dell’uccisione di Ilaria e Miran.
Una notizia che ci sconvolse terribilmente.
Ilaria era una bravissima giornalista. Una inviata di primordine.
Una donna colta e coraggiosa.
Da quel giorno è iniziata una intensa battaglia per conoscere la verità sugli assassini e sui mandanti di quella che venne giustamente definita “un’esecuzione” progettata fin nei dettagli.
Così come fin nei dettagli furono predisposti tutti gli ostacoli al raggiungimento della verità e i depistaggi.
Da Presidente della Camera decisi che anche il Parlamento poteva dare un contributo alla ricerca della verità.
Perché era doveroso e anche per riparare al torto fatto da chi nel passato, presiedendo la Commissione d’inchiesta a Montecitorio, ebbe la sfacciataggine di dire che Ilaria e Miran erano in Somalia in vacanza.
Così a marzo del 2016 riuscimmo a desecretare circa 208 documenti, per un totale di 13.614 pagine che, insieme agli atti allora consultabili solo andando all’archivio storico della Camera, diedero vita all’ “archivio digitale Ilaria Alpi e Miran Hrovatin”, accessibile dal sito della Camera. Una scelta che puntava a mettere quei documenti alla portata di tutte e tutti.
La Rai contribuì con video e servizi realizzati da Ilaria e Miran.
Sono documenti che ci fanno entrare nel mondo di Ilaria, che ci fanno scoprire com'era e come lavorava; fanno emergere il profilo di una donna appassionata e di una giornalista di talento.
Della strenua lotta per la verità sull’assassinio di Ilaria e Miran il grande merito va innanzitutto ai genitori di Ilaria, a Giorgio e Luciana Alpi, ormai scomparsi e che voglio ricordare con gratitudine e affetto.
Insieme a loro va il nostro grazie a Mariangela Gritta Grainer, alla Federazione Nazionale della Stampa, all’Ordine dei giornalisti, all’associazione Articolo 21.
Dobbiamo impegnarci ancora al loro fianco perché a 30 anni di distanza la verità giudiziaria è ancora una meta da raggiungere.
Come recita lo slogan scelto per le commemorazioni di oggi, “noi non archiviamo”. Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Governo e maggioranza considerano spettacolo dal vivo terreno per nomine e amichettismo
“Ancora caos sulla cultura, l’accoppiata Sangiuliano-Mollicone naviga a vista”. Così la capogruppo democratica in Commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi, commenta il ritiro del provvedimento che riconosce i teatri come monumenti nazionali perché “incompleto, con troppe dimenticanze e privo dei requisiti necessari a definire la procedura di riconoscimento. Ancora una volta – sottolinea Manzi – siamo davanti a un provvedimento bandiera, che non ha effetti concerti e che non prevede alcun finanziamento aggiuntivo per un settore, come quello dello spettacolo dal vivo che meriterebbe, invece, investimenti maggiori. Purtroppo - sottolinea la democratica – il governo guarda a questo settore unicamente come terreno per nomine e amichettismo. La maggioranza utilizzi il rinvio per tenere conto delle tante falle del provvedimento e aprire un confronto per la definizione di criteri trasparenti ed oggettivi per il riconoscimento di monumento nazionale. Il Pd, attraverso i suoi componenti in commissione cultura, ha presentato un pacchetto di emendamenti per sollecitare la definizione di questi e completare la lista dei teatri, provando a colmare le tante ingiustificate assenze nel testo della maggioranza”.
Noi non archiviamo. Verità e giustizia per Ilaria e Miran
Si svolgerà oggi, martedì 19 marzo, alle ore 11.30, presso la Sala Stampa della Camera, la conferenza stampa di presentazione delle iniziative per il trentesimo anniversario dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo del 1994.
Partecipano: Mariangela Greiner, portavoce del cartello Noi non archiviamo; Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi; Daniele Macheda, segretario Usigrai; Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei giornalisti; Beppe Giulietti e Giulio Vasaturo, rispettivamente presidente e avvocato di Articolo 21; Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia.
L’iniziativa si pone l’obiettivo di rilanciare l’impegno a non archiviare la vicenda, di rinnovare la battaglia per la verità e la giustizia, di dare impulso alle nuove indagini avviate dalla Procura di Roma e di tutelare il giornalismo d’inchiesta.
Noi non archiviamo: verità e giustizia per Ilaria e Miran
Si svolgerà martedì prossimo, 19 marzo, alle ore 11.30, presso la Sala Stampa della Camera, la conferenza stampa di presentazione delle iniziative per il trentesimo anniversario dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo del 1994.
Partecipano: Mariangela Graimer, portavoce del cartello Noi non archiviamo; Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi; Daniele Macheda, segretario Usigrai; Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei giornalisti; Beppe Giulietti e Giulio Vasaturo, rispettivamente presidente e avvocato di Articolo 21; Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia.
L’iniziativa si pone l’obiettivo di rilanciare l’impegno a non archiviare la vicenda, di rinnovare la battaglia per la verità e la giustizia, di dare finalmente nuovo impulso alle indagini della Procura di Roma (anche in presenza di fatti ed elementi di cui tenere conto) e di tutelare il giornalismo d’inchiesta.
"Oggi la premier Giorgia Meloni incontrerà Al-Sisi, insieme a Ursula Von Der Leyen. In campo un altro accordo che vorrebbe fermare le partenze di migranti verso le coste italiane: ancora soldi a un autocrate che straccia le libertà politiche, civili e i diritti umani. Alla vigilia della seconda udienza del processo contro i quattro egiziani accusati di avere ucciso Giulio Regeni, Meloni metterà sul tavolo anche la collaborazione dell'Egitto per scoprire la verità sulla morte del giovane ricercatore italiano? O intende stringere ancora patti senza mettere condizioni chiare sul rispetto dei diritti delle persone come già avvenuto con il tunisino Kais Saied?" Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
In memoria di Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi, uccisi in via Fani mentre svolgevano il proprio dovere, per mano di chi voleva colpire la democrazia e la libertà. Non dimentichiamo.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
“Quarantasei anni fa la Repubblica italiana attraversava il momento più difficile dalla sua nascita. Le Brigate Rosse rapivano il presidente della DC, Aldo Moro, e uccidevano i cinque agenti della scorta, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi.
Ricordare il loro sacrificio e preservare la cultura democratica è il modo per onorare la loro memoria” così la vicepreside del gruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè.
Grave uso titoli capitali italiane per scopi politici, Mic riferisca
“A pensar male si fa peccato ma, come dice l’adagio, spesso si indovina. O forse è solo un caso che, a pochi giorni, dalle elezioni regionali in Abruzzo il titolo sia stato conferito proprio a La città de L’Aquila?” così in una nota il deputato democratico, Andrea Gnassi, che sottolinea come negli ultimi mesi Fdi, con la complicità del ministro Sangiuliano, ha usato il titolo di capitale della cultura per finalità elettorali. Negli ultimi giorni, poi, alcuni autorevoli esponenti del partito e di amministrazioni legate al ministero della cultura, dal Maxxi a Ales, hanno organizzato dei momenti di approfondimento proprio sul tema. Tutte casualità? Non ci crediamo, chiederemo in parlamento i fare luce sulle modalità con cui il Ministero della cultura sta gestendo l’attribuzione di importanti riconoscimenti culturali che, peraltro, generano significativi investimenti pubblici. Oggi è la volta de L’Aquila - a cui facciamo comunque i nostri complimenti - ma solo un mese fa, in un incontro politico a Reggio Calabria, il sottosegretario Durigon anticipava la proclamazione di Taurianova a capitale del libro a selezione ancora in corso. Al Collegio romano c’è un grande problema su cui il governo dovrà riferire”, conclude Gnassi.