“La transizione ecologica sarà un bagno di sangue”, ha ripetuto la destra in questi anni. Ecco, Ministro, il bagno di sangue c’è già, ed è il frutto della mancata e tardiva transizione e lotta alla crisi climatica. Abbiamo apprezzato le sue parole contro il negazionismo, sulla “tropicalizzazione”. Meglio tardi che mai. Ma non deve dirlo a noi, lo dica ai suoi colleghi di partito e di governo. Alla Premier che solo qualche settimana fa diceva che la sua priorità era “fermare il fanatismo ultraecologista”. Oggi è lo stesso Ministro dell’Ambiente Pichetto a metterne in dubbio l’origine antropica dei cambiamenti climatici. Siete semplicemente imbarazzanti. Dovremmo riconoscerci tutti nelle parole del Presidente Mattarella, che ieri ha lanciato l’allarme all’Europa sull’emergenza climatica con la Presidente della Grecia perché il Mediterraneo è l’hot spot della crisi climatica. Non una volta la Presidente Meloni ha posto la questione. Ma cosa parlate a fare di Mediterraneo se non parlate di questo? È questa la minaccia alla nostra vita quotidiana.
Cosa ha fatto fin qui per aiutare la Sicilia, i comuni colpiti? Lo stato di emergenza lo abbiamo chiesto noi, ma non basta. Perché si tratta di far fronte a fenomeni sempre più violenti ma sempre più ordinari: si tratta di predisporre un grande piano strutturale di prevenzione e di messa in sicurezza del territorio, di mitigazione e di adattamento al mutamento climatico. Servono investimenti, nuove infrastrutture sostenibili. E proprio mentre lei in quest’Aula ci chiede unità, in un’altra stanza del governo stanno saltando tra i 16 e i 19 miliardi del PNRR destinati proprio alla gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. Una scelta non solo dannosa, ma pericolosa. Avete capito, non tutti, che il problema del cambiamento climatico esiste. Ma quando capirete che siete in ritardo? Siete il governo e dovete dare risposte ora.
Così Peppe Provenzano, della segreteria nazionale del Pd, intervenendo alla Camera durante l’informativa del ministro Musumeci.
Ci vuole davvero coraggio a eliminare dal PNRR più della metà dei fondi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico e tagliare progetti per le infrastrutture ferroviarie. È un insulto a un Paese sconvolto dagli eventi di questi giorni, dalla Lombardia alla Sicilia, all’Emilia Romagna e a territori colpiti dalle ultime alluvioni. L’esatto opposto di quello che servirebbe per accelerare la messa in sicurezza del territorio e contrastare il cambiamento climatico che è sotto gli occhi di tutti e colpisce soprattutto i più fragili. È un insulto al Mezzogiorno del nostro Paese che si vede tagliare progetti che servivano a ridurre i divari del nostro territorio. Siamo di fronte ad un governo davvero senza vergogna, che continua a negare l’urgenza della crisi climatica e le disparità tra Nord e Sud. Meloni fermi la scelta scellerata del suo Ministro, che contraddice le sue stesse promesse. Perché cancellare queste risorse significa voltare le spalle a un Paese che ha invece bisogno di risposte concrete e rapide.
Lo dichiarano i capigruppo del Pd di Camera e Senato Chiara Braga e Francesco Boccia.
"Secondo fonti di stampa più della metà dei fondi Pnrr destinati alla lotta al dissesto idrogeologico e per l’efficienza energetica dei comuni saranno eliminati perché non si riescono a spendere. Il Ministro Fitto deve chiarire immediatamente se è vero che di fronte ad alluvioni, frane e nubifragi violentissimi il Governo rinunci a 1,3 miliardi di risorse per mettere in sicurezza il territorio. Sarebbe una scelta inaccettabile per i cittadini e per tutto il Paese".
Così la deputata Pd Silvia Roggiani.
"Sul bando relativo ai contratti di filiera agroalimentare c’è l’impegno del governo per aumentare la dotazione delle risorse anche acquisendo quelle della riprogrammazione del Pnrr. La comunicazione è avvenuta a seguito di una mia interrogazione. Ora si attende il riscontro concreto e celere. I contratti di filiera sono una formidabile occasione per il comparto agroalimentare perché coinvolgono una pluralità di soggetti nell’ambito di un programma di sviluppo comune. Lo dimostra il fatto che un bando finanziato con le risorse del Piano Nazionale complementare al Pnrr ha visto la partecipazione di migliaia di imprese per complessive richieste di 5 miliardi di euro a fronte però dei soli 690 milioni di euro stanziati. Ne è scaturito il fatto che una gran parte delle aziende, molte delle quali rappresentano grandi marchi italiani, è risultata esclusa nonostante progetti credibili e a tutela delle produzioni di eccellenza del nostro Paese. Con là nostra interrogazione abbiamo attirato l’attenzione su questa criticità sia dal punto di vista delle risorse che dello scorrimento delle graduatorie che ha visto esclusi dal finanziamento migliaia di imprese dell’ agroalimentare italiano". Lo dichiara il deputato dem Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura.
Oggi la maggioranza ha certificato la propria volontà di mettersi contro l’Europa e di non voler combattere la corruzione. Il voto contro la direttiva anticorruzione è privo di buon senso oltre che irragionevole, vista la necessità di un dialogo costruttivo con l’Europa anche ai fini del Pnrr. Certo, l’Italia non si presenta con il vestito migliore. Del resto, questa maggioranza sembra avversare le regole, premiare gli evasori e cancellare reati come l’abuso d‘ufficio. Quest’ultima abolizione, peraltro, impedirebbe di punire comportamenti illeciti come i concorsi truccati, secondo quanto afferma una recentissima sentenza della Corte di Cassazione.
Così Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd.
“Le due vittime di queste ultime 24 ore, una ragazza di 16 anni del bresciano e una donna di Lissone, sono vittime del cambiamento climatico, un fenomeno che questa maggioranza si ostina a negare. Noi continuiamo a chiedere interventi a sostegno dei comuni colpiti, ma contro questi eventi estremi non servono misure spot ma una vera strategia e l’unica attuabile è quella che l’Europa ci indica con il Green Deal e con i fondi del Pnrr. Non c’è più tempo per continuare a negare la crisi climatica. L’anno scorso ci sono state 18mila vittime. Chiediamo a Governo uno scatto di responsabilità, per la nostra Italia e per tutti i cittadini”.
Così la deputata Pd Silvia Roggiani, intervenendo in Aula sul Decreto emergenza alluvioni.
“Quella del ministro Calderoli è una propaganda offensiva nei confronti dei cittadini del Mezzogiorno. A parlare sono i numeri oggettivi, forniti da ultimo dalla Svimez, che fotografano un Sud in estrema difficoltà. In questo contesto, il Governo non mette in campo nessuna politica economica per il Mezzogiorno, rallenta il Pnrr, continua a tenere bloccate gli oltre 20 miliardi di euro del Fondo di Sviluppo e Coesione (Fsc) 2021/2027, e addirittura porta avanti con ostinazione la riforma dell’Autonomia “spacca-Italia” di stampo leghista. Abbiamo di fronte il governo più antimeridionalista mai visto nella storia del Paese, che non farà andare più veloce il Sud, ma creerà solo un'Italia a due velocità. Calderoli eviti almeno le prese in giro”. Così Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche Ue della Camera.
“Con il governo Draghi le prime due rate del Pnrr sono arrivate puntuali, con il governo Meloni solo per ottenere in accordo al ribasso per l'erogazione delle terza rata ci sono voluti otto mesi di ritardo. La destra ha dovuto inoltre rinunciare a 500 milioni di euro e ammettere di essere palesemente in difficoltà con il cronoprogramma delle opere previste. Questo scenario certifica rischi concreti di non erogazione delle prossime tranche di finanziamenti europei. Nonostante ciò governo e maggioranza festeggiano: o sono irresponsabili o sono in malafede”.
Lo dichiara Simona Bonafè, vice presidente vicaria dei Deputati Pd.
Ci hanno fatto perdere mezzo miliardo di euro per progetti concreti. Ritardi e obiettivi saltati come quello sugli alloggi universitari. E ieri il Ministro Fitto non ne ha fatto alcuna parola davanti al Parlamento. Incapaci e inaffidabili. Non è così che si può gestire l’attuazione del PNRR
Lo ha scritto su Twitter Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“Dalla terza rata del Pnrr spariscono i fondi per gli alloggi universitari: il governo sceglie di nuovo di lasciare indietro chi è in difficoltà, ora gli studenti che lottano contro il caro affitti e per il diritto allo studio. Questa destra tutela solo evasori e poteri forti”.
Lo scrive su Twitter il deputato e responsabile Diritti del Partito Democratico, Alessandro Zan.
“Quadro preoccupante e pericoloso per l’Italia”
“La notizia appena appresa ci lascia senza parole. Consideriamo assolutamente sconvolgente che fino a ieri pomeriggio in Audizione in Parlamento, espressamente sollecitato al riguardo, il Ministro Fitto non abbia detto nulla su questa ipotesi di modifica e perdita di risorse sulla terza rata del Pnrr, continuando a nascondere la realtà al Paese. Nel merito, emerge la verità di un governo incapace, per nulla in grado di attuare nella sua integrità il Piano rispettando gli impegni previsti. Per questo ha deciso di definire una revisione al ribasso della rata rinviando alcuni progetti, con uno slittamento del pagamento di 500 milioni, che rischia però soltanto di aggravare ulteriormente il carico di impegni legati alla quarta rata, che in realtà dovevano essere raggiunti già entro lo scorso 30 giugno. Insomma, il quadro è estremamente preoccupante e pericoloso per il Paese”. Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue e con delega al Pnrr per la presidenza del Gruppo.
“Fitto prova a dare lezioni di galateo anziché rispondere alle richieste puntuali da noi avanzate.
Non ci ha dato infatti alcun chiarimento su una serie di questioni.
Quando conta di ricevere risposte dall’Ue sulla quarta rata e quindi quando presenterà su questa la domanda di liquidazione? Vorremmo sapere infatti quando l’Italia potrà ricevere questi finanziamenti, considerato che ancora deve ricevere la terza rata.
Perché hanno bloccato la liquidazione degli anticipi ai Comuni provocando così il blocco di molte gare d’appalto? Gare che, peraltro, hanno scadenze che i Comuni rischiano di bucare.
La famosa riforma della governance, da lui tanto caldeggiata, quante persone ha visto già incardinate e al lavoro presso la struttura tecnica che ha messo in piedi presso Palazzo Chigi?
E, infine, quando ci farà arrivare le schede tecniche di rimodulazione del Piano? Atteso che vorremmo avere questa informazione almeno una settimana prima dell’informativa fissata alle Camere per il primo di agosto”.
Lo dichiara il deputato democratico Ubaldo Pagano, capogruppo in commissione Bilancio.
“Dal ministro Fitto solo buio fitto. Continuiamo ad ascoltare da mesi solo buone intenzioni, senza dati e risposte concrete. La misura è colma. C'è bisogno di chiarezza e serietà. Da quando la destra è al governo l’attuazione del Pnrr è in clamoroso ritardo e il paragone con la tempistica degli altri Paesi Ue non ha senso: l’Italia è il maggior beneficiario e abbiamo 10 step con 10 rate; la Spagna 8 e ha già chiesto il pagamento della terza e inviato le modifiche al suo piano; la Germania 5. Il governo non ha più giustificazioni. Quando verrà erogata la terza rata da 19 miliardi? Quale problema Fitto non ha riferito al Parlamento che sta privando l’Italia di queste risorse? E quando sarà richiesta la quarta rata da 16 miliardi, riferita agli obiettivi già bucati del 30 giugno? Entro il 31 agosto il governo riuscirà ad inviare le modifiche al Pnrr e chiedere le risorse del RepowerEu? Su questo chiediamo ancora una volta di inviare subito al Parlamento le schede progetto sui programmi che si intendono modificare. Perché il prossimo primo agosto non potrà svolgersi solo una semplice informativa, ma dovrà realizzarsi un momento di pieno confronto e coinvolgimento con il Parlamento, che deve poter dare linee di indirizzo chiare e specifiche al governo come avvenuto nella precedente legislatura. La realtà è che la destra è inadeguata e sta rischiando di far saltare il Pnrr ai danni del Paese”.
Così Alessandro Alfieri, responsabile Pnrr della Segreteria nazionale Pd, e Piero De Luca, della Presidenza del gruppo Pd Camera con delega al Pnrr, intervenendo all’audizione alla Camera del ministro Fitto.
"Solo un quinto dei progetti dei contratti di filiera e di distretto agroalimentare ritenuti ammissibili, previsti da un apposito bando la cui graduatoria è stata pubblicata il 30 giugno scorso, saranno finanziati dal ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Sovranità alimentare. Una scelta parziale e non congrua rispetto alle necessità perché esclude molti progetti meritevoli e strategici per lo sviluppo dell’innovazione e della competitività delle imprese emiliano-romagnole e italiane. Eppure la misura da cui attingere le risorse risultava finanziata dal fondo degli investimenti complementari al Pnrr ed aveva una dotazione totale di 1 miliardo e 203 milioni. Tra le imprese escluse dal bando ci sono gruppi di grande prestigio, che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy nel settore agroalimentare, a partire dal territorio emiliano romagnolo; eccellenze nel settore biologico e altre aziende molto significative in ambito agroalimentare". Lo dichiara in una nota il deputato dem Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura.
"Le imprese interessate - aggiunge l'esponente dem - sono coinvolte direttamente o indirettamente nella produzione, raccolta, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e agroalimentari, in accordo di filiera su scala territoriale multiregionale. Gli investimenti ammessi riguardano attività materiali e immateriali all’interno delle aziende agricole e delle imprese di trasformazione, legate alla produzione agricola primaria, alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, alla trasformazione di prodotti agricoli in prodotti agroalimentari, alla partecipazione dei produttori di prodotti agricoli ai regimi di qualità e alle misure promozionali, all’organizzazione e partecipazione a concorsi, fiere o mostre, ai progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo, alla partecipazione alle fiere e alla produzione di energia da fonti rinnovabili".
Per questo - conclude Vaccari - con una interrogazione parlamentare a mia prima firma insieme ai colleghi del Gruppo Pd in commissione Agricoltura della Camera, Antonella Forattini, Stefania Marino e Andrea Rossi ho chiesto al ministro Lollobrigida di riferire in Parlamento su questa vicenda chiedendo altresì di assumere tutte le opportune iniziative per finanziare e rilanciare i programmi di investimento produttivi finalizzati al rafforzamento delle filiere produttive agroalimentari escluse dal bando. Solo così si potranno far scorrere le graduatorie e finanziare più progetti possibile garantendo al tempo stesso gli investimenti e la competitività delle imprese".
“Dichiaro il voto di astensione del Gruppo del Pd. Questo intervento era richiesto da tempo ed è diventato di stretta attualità perché inserito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un intervento talmente urgente che quest’Aula lo scorso 31 maggio è stata chiamata a votare la richiesta del governo della dichiarazione di urgenza per il disegno di legge. Poi, evidentemente, il governo e la maggioranza si sono dimenticati di questa urgenza, visto che è stato scavalcato da numerosi altri provvedimenti, dimostrando ancora una volta che, per voi colleghi della maggioranza, c’è sempre qualcosa di più urgente dell’attuazione del Pnrr”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Attività Produttiva, durante le dichiarazioni di voto sul disegno di legge che modifica il codice della proprietà industriale.
“Questo disegno di legge – ha concluso Peluffo - è l’ennesima occasione mancata, c’erano tutte le condizioni per un voto comune. Abbiamo presentato pochi e qualificati emendamenti chiedendo, tra l’altro, che la disposizione che stabilisce che i diritti nascenti dall’invenzione spettino alla struttura di appartenenza dell’inventore non si applichi quando l'invenzione industriale è fatta da studenti o da ricercatori e che la tempistica di deposito dell'invenzione e dell'istruttoria venisse dimezzata. Ricordo che nel caso in cui l’Università non optasse per la protezione dell’invenzione industriale, nulla è previsto per quanto riguarda i tempi che il ricercatore deve utilizzare per presentare la domanda, mettendo lo studente in una condizione di completa dipendenza e incertezza. Tutte le nostre proposte sono state bocciate. Gli argomenti e lo spazio per migliorare il testo c’erano ed è la maggioranza che non ha voluto adoperarli. Nonostante questo atteggiamento sbagliato il provvedimento rimane una necessaria riforma prevista dal Pnrr”.