“Il Def è una cambiale in bianco sul futuro del Paese. Per evitare contraccolpi elettorali la destra ha evitato di definire i contenuti programmatici del Def e anche sul quadro macroeconomico tendenziale non va meglio. La previsione del Pil all’1 per cento contraddice tutte le stime fatte da Bankitalia, Europa e Fmi e la crescita del debito pubblico e del deficit apre ad un possibile prossima procedura di infrazione Ue”:
Lo dichiara la vice presidente del Gruppo Pd alla Camera, Simona Bonafè, sul parere relativo al Documento di Economia e Finanza votato in I Commissione.
“Il governo - aggiunge - non esplicita inoltre alcuna decisione sulle grandi priorità come la sanità, la scuola, il lavoro, gli investimenti e la politica industriale e gli enti locali. Non vi è nessuna anticipazione sulle misure da confermare che scadranno a fine anno come il taglio Irpef, il taglio dei contributi previdenziali, la detassazione del welfare aziendale e dei premi di produttività, la riduzione del canone Rai, il differimento di plastic e sugar tax, il rifinanziamento della legge Sabatini per gli investimenti e più in generale per la competitività del Paese. Quello che è certo - conclude - è che quando finirà la crescita, dovuta sostanzialmente all’attuazione del Pnrr, su cui pure ci sono ritardi dovuti alla riprogrammazione in atto, l’Italia rischierà la recessione”.
"Oggi in commissione Finanze abbiamo motivato il nostro parere contrario al Def, usato dal governo come espediente per non esporsi prima delle elezioni europee. Non contiene il quadro programmatico per i prossimi tre anni, cosa fatta finora solo governi dimissionari. La scelta del governo non rispetta le norme della legge di contabilità. Si procede con furbizia di breve respiro, senza una visione del futuro. Non ci sono indicazioni corrette di entrate e spese, in particolare su sanità, scuola, lavoro e investimenti. Ci sono misure a scadenza pari a 20 miliardi di euro, mentre la riduzione Irpef resta una tantum, senza affrontare il tema della crescita e del debito pubblico”. Lo afferma il deputato dem Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.
“Le previsioni del governo su questo – conclude Merola - sono smentite da Banca d'Italia e dall’ufficio parlamentare di bilancio. La riforma fiscale del governo non ha prodotto risultati strutturali: solo misure temporanee e contraddittorie e 18 sanatorie. La lotta all’evasione fiscale, finora praticata dai governi precedenti con il Pd, ha dato risultati con una riduzione di 24 miliardi dell’evasione fiscale e contributiva e un recupero dell’Iva. Questo governo invece favorisce una cultura dell’evasione da riscossione che porta a una riduzione del gettito fiscale e accentua l’ingiustizia verso i contribuenti onesti".s
Continuiamo ad essere molto preoccupati per l'atteggiamento di insofferenza che il governo ha ormai da quando si è insediato nei confronti del Pnrr, un piano che doveva essere di rilancio e di ricostruzione del Paese. Innanzitutto non possiamo non rilevare l'assenza del ministro Fitto che aveva il dovere di essere qui ad ascoltare il dibattito parlamentare, che è stato compresso dalla decisione di mettere ancora una volta la fiducia. Il Pnrr era volto innanzitutto a recuperare i divari che esistono tra il Nord e Sud e a eliminare le diseguaglianze di genere e generazionali. Di tutto questo non c'è l'ombra nel vostro ennesimo decreto omnibus, dove avete inserito l'accordo con l'Albania e le norme pro Brunetta. Gli unici dati che ormai emergono chiari e netti, nonostante i vostri tentativi di camuffare, sono i tagli di un miliardo e due di investimenti per la sanità. Mancano all'appello 500 progetti di case ed ospedali di comunità già finanziati, centomila posti in asili nido e miliardi di euro di progetti destinati alla riqualificazione delle periferie. Noi oggi vi chiediamo una cosa semplice: recuperare le risorse che avete tagliato a investimenti già programmati in scuola, asili e sanità, servizi essenziali decisivi per i cittadini, ancor di più nelle aree del Mezzogiorno. E risparmiateci i vostri toni di entusiasmo e di euforia quando parlate del Pnrr, perché anche le tensioni di questi giorni tra i ministri Giorgetti e Fitto evidenziano le divisioni all'interno del governo, che stanno pesando come un macigno sul futuro del Paese.
Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue della Camera, intervenendo in Aula durante la discussione sul decreto Pnrr.
In aula alla Camera uno show xenofobo senza precedenti da parte della Lega. Il ministro Valditara spalleggiato dal deputato Rossano Sasso ha ‘usato’ il question time di oggi per attaccare il Partito democratico che chiedeva di conoscere, nel merito, le nuove norme sul calendario scolastico annunciate da Valditara. “Il rischio - ha sottolineato nel corso della discussione la deputata democratica Ouidad Bakkali - è che questo intervento, figlio più della propaganda che della necessità, vada a compromettere l’autonomia scolastica degli istituti”. Il ministro, anziché rispondere al quesito, ha ‘innescato’ il suo compagno di partito, Rossano Sasso, che si è cimentato in lungo intervento provocatorio e condito della consueta propaganda a difesa di un fantomatico attacco alla nostra società da parte degli studenti stranieri. “Ministro esca dalla propaganda - aveva replicato a Valditara la capogruppo in commissione Cultura, Irene Manzi - e lo faccia per il bene della scuola e di quei valori di autonomia scolastica che non sono in contraddizione con la Costituzione e la legge, ma garantiscono, come recita la stessa legge, il pluralismo culturale. Autonomia per non lasciare indietro nessuno. La chiusura dell’istituto di Pioltello non si è verificata per motivi religiosi, ma didattici, come ribadito dalla delibera adottata all’unanimità dal consiglio d’istituto, come hanno ricordato i docenti dell’istituto Iqbal Masiq in una lettera aperta e come ha ricordato il presidente della Repubblica. Le scuole vanno ascoltate, aiutate e sostenute, nel loro percorso quotidiano mettendosi al fianco dei docenti, degli studenti e delle famiglie”.
"Non possiamo normalizzare la guerra e non possiamo permettere che l'Unione Europea, che è il più grande progetto di pace della storia, consideri la guerra un'opzione accettabile per dirimere i contrasti tra gli Stati. Così come non possiamo permettere che questa maggioranza snaturi la legge 185 del 1990 che regola il commercio di armi. Una legge che ha fatto scuola in Europa, che mette l’industria delle armi al servizio di una politica estera di pace e di tutela dei diritti umani. Una legge che sancisce principi fondamentali come la trasparenza nelle transazioni bancarie che, invece, la maggioranza vuole eliminare escludendo, dalla relazione al Parlamento, l'elenco delle banche che operano in questo settore: i cittadini e le cittadine hanno il diritto di sapere in cosa investe il proprio istituto bancario e di scegliere a chi affidare i propri risparmi. Ed è grave che si tenti di escludere le associazioni e le ONG dalla possibilità di segnalare i paesi in cui si violano i diritti umani e ai quali, in base alla legge, non si possono vendere armi. Infine, ma non per importanza, nella proposta di riforma della 185 non si fa alcun riferimento al Trattato internazionale sul commercio delle armi, ratificato dal Parlamento italiano all'unanimità nel 2013 e ispirato proprio alla legge 185. Una scelta gravissima, che disconosce il lavoro del Parlamento.
Tutto questo in un momento in cui si parla di guerra come un'opzione normale per risolvere le controversie tra Stati e non si fa di tutto affinché invece, sia la pace la strada da percorrere. Come ho ribadito oggi all'evento organizzato nella sede di Libera dalle associazioni pacifiste, ci batteremo in commissione e in aula perché la 185 non venga svuotata e snaturata per fare un favore, l'ennesimo, alle banche e alle lobby dei fabbricanti di armi". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Oggi ministro in aula alla camera
“Il ministro Valditara spieghi in Aula come intenda avviare un provvedimento normativo che disciplini il calendario scolastico senza limitare e ledere il principio costituzionale dell'autonomia scolastica. Nel corso del Cdm dello scorso 9 aprile, infatti il ministro dell’Istruzione avrebbe sollevato il tema della ‘chiusura delle scuole per festività non riconosciute dallo Stato’, anche in seguito alla decisione unanime del consiglio di istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello di una giornata di chiusura in occasione della festa di fine Ramadan. Tuttavia in materia di calendario scolastico la competenza spetta alle Regioni e se apparivano già quantomeno singolari gli interventi del Ministero a commento della delibera dell'istituto di Pioltello, appare quanto più lesivo l'annuncio di un provvedimento che limita il principio costituzionale dell'autonomia scolastica”. È questo il tema del question time di oggi promosso dai deputati del Pd Irene Manzi, Mauro Berruto, Matteo Orfini, Nicola Zingaretti, Valentina Ghio, Sara Ferrari, Andrea Casu e Federico Fornaro.
“Il ministro Valditara spieghi in Aula come intenda avviare un provvedimento normativo che disciplini il calendario scolastico senza limitare e ledere il principio costituzionale dell'autonomia scolastica. Nel corso del Cdm dello scorso 9 aprile, infatti il ministro dell’Istruzione avrebbe sollevato il tema della ‘chiusura delle scuole per festività non riconosciute dallo Stato’, anche in seguito alla decisione unanime del consiglio di istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello di una giornata di chiusura in occasione della festa di fine Ramadan. Tuttavia in materia di calendario scolastico la competenza spetta alle Regioni e se apparivano già quantomeno singolari gli interventi del Ministero a commento della delibera dell'istituto di Pioltello, appare quanto più lesivo l'annuncio di un provvedimento che limita il principio costituzionale dell'autonomia scolastica”. È questo il tema del question time di domani promosso dai deputati del Pd Irene Manzi, Mauro Berruto, Matteo Orfini, Nicola Zingaretti, Valentina Ghio, Sara Ferrari, Andrea Casu e Federico Fornaro.
“Ancora una volta la maggioranza trova nella fiducia l’escamotage per evitare di confrontarsi nel merito in parlamento sulle criticità del provvedimento e per nascondere tensioni e divisioni interne sul Pnrr. Il testo su cui il governo ha deciso di stroncare il dibattito è zeppo di incognite: mancano le schede tecniche dei progetti e degli investimenti per non far emergere i gravi ritardi nell'attuazione, molte misure per interventi importanti come scuola, asili e sanità, sono state definanziate, altre invece portate su risorse ordinarie di bilancio spalmandole in avanti su tempi infiniti. E non è un mistero che il ministro Giorgetti stia trattando in Europa per rinviare la chiusura dell’intervento a dopo il 2026. Siamo ormai al Piano Nazionale Ritardi e Rinvii”, così il capogruppo democratico nella commissione Affari europei della Camera, Piero de Luca commenta l’apposizione della fiducia al decreto Pnrr.
"Grave la forzatura della destra"
È molto grave la forzatura della maggioranza su un disegno di Autonomia divisivo che rappresenta una minaccia per la coesione nazionale. La riforma voluta dalla Lega come bandierina elettorale e avallata dalla Meloni è un progetto secessionista che aumenta il divario tra Nord e Sud e mina i servizi pubblici essenziali come scuola, sanità, assistenza e trasporti. L’opposto di quello che serve al Paese e di quanto avevamo programmato con il Pnrr. Perché non solo non contrasta le diseguaglianze, ma le cristallizza per legge. Peraltro questa riforma indebolisce profondamente l’intero sistema Paese non sostenendo gli investimenti e il rilancio economico. È un progetto dannoso perché, in un momento in cui è sempre più importante la dimensione sovranazionale, spezzetta invece in 20 differenti ordinamenti materie strategiche come le politiche industriali ed energetiche. Con questa riforma i sovranisti del governo Meloni stanno devastando il Paese e assestando un colpo letale al Sud.
Così Piero De Luca, capogruppo PD nella Commissione parlamentare per le questioni regionali, nel suo intervento in commissione Affari costituzionali sull’Autonomia differenziata.
“Fra le materie oggetto dell’autonomia differenziata ce ne sono alcune, come energia, portualità, scuola, sanità, che non devono essere ulteriormente frammentate perché necessitano di una regia nazionale per limitare le disuguaglianze, garantire i diritti dei cittadini e assicurare un’economia efficace e competitiva. Come è possibile, ad esempio, competere con 20 politiche energetiche, scolastiche o sanitarie diverse? Un discorso che vale anche per infrastrutture, porti e logistica: asset strategici dell’economia italiana, che hanno bisogno di una politica economica nazionale, con meno burocrazia e più semplificazione. Come continuano a richiedere gli stessi operatori del settore, mentre l'autonomia differenziata va in direzione opposta. La prospettiva per la scuola, invece, sarebbe quella di ritrovarsi con programmi e concorsi diversi per ogni regione, oltre al rischio del ritorno delle gabbie salariali. Un progetto improponibile che contribuirebbe solamente ad amplificare le disuguaglianze tra le regioni. Mentre le ricadute sulla sanità dell’autonomia differenziata sarebbero gravissime, mettendo a rischio il diritto alla cura di molte persone e logorando ulteriormente un sistema già in grande difficoltà. Innanzitutto amplificando il divario tra Nord e Sud e minando la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Quello che questo governo sta mettendo in campo è un regionalismo competitivo e non più solidale. Con l'autonomia differenziata il Governo Meloni sancisce definitivamente l'abbandono al proprio destino di territori e persone con maggiori fragilità", così la deputata e vicecapogruppo Pd alla Camera Valentina Ghio dopo l’intervento sull’Autonomia differenziata in commissione Affari costituzionali.
“Abbiamo chiesto più tempo per poter esaminare questo disegno di legge che arriverà in Aula il 29 aprile, giusto in tempo per poter sventolare la bandierina della Lega durante la campagna elettorale per le europee. Questo testo, pericoloso, va contrastato in ogni modo, perché mina la stessa unità nazionale, creando, di fatto, venti staterelli in maniera irreversibile. Non dimentichiamo che può portare anche a minare l'erogazione di servizi essenziali ai cittadini a partire dalla scuola, dalla sanità, con un’immigrazione dal Sud verso il Nord e un aumento delle liste d'attesa al Nord stesso. Questo provvedimento va anche contro la competitività del nostro Paese. Tant'è che è stato criticato dalle imprese, perché crea, di fatto, 20 sistemi amministrativi e burocratici diversi e quindi va nella logica non di semplificare, ma di aumentare i costi della burocrazia per chi vuol fare impresa”. Così Simona Bonafè, vicepresidente vicaria del Gruppo Pd alla Camera e capogruppo dem in commissione Affari costituzionali, intervistata sul sito web dei deputati Pd.
“Questo – ha concluso Bonafè - è un testo che va anche contro la Costituzione, perché la Costituzione prevede un regionalismo, intanto non competitivo, ma solidaristico e soprattutto la Costituzione si basa sul presupposto che questa è una Repubblica unica e indivisibile”.
"Con l'autonomia differenziata, ministro Calderoli, lei vuole realizzare il sogno di una vita: spaccare l'Italia. Del resto, la Lega Nord nasce come un progetto secessionista che non ha mai rinnegato le sue origini, nonostante gli opportunismi politici, ed ha sempre considerato il meridione come una zavorra di cui parlare con espressioni razziste e violente. Ricordiamo tutti frasi come "Vesuvio lavali col fuoco", solo per fare un esempio - lo ha dichiarato oggi in Commissione Affari Costituzionali, Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo -. L'Italia è notoriamente un Paese attraversato da profonde divisioni sociali, economiche, di genere e territoriali: lo dicono tutte le statistiche. Un governo che ha a cuore le sorti del Paese, dovrebbe lavorare per superare le disuguaglianze, per promuovere più coesione e pari opportunità per tutti.
Il ddl sull'autonomia differenziata, invece, produce ulteriori divisioni non solo tra aree, ma addirittura tra regioni. Le possibilità che la vita presenta a ciascuna e a ciascuno dipenderanno dal luogo in cui si nasce e questo è altamente discriminatorio - ha proseguito Boldrini -. In alcune regioni non si potrà vivere per mancanza di servizi: pochi ospedali, trasporti del tutto carenti, asili insufficienti, scuole inadeguate. Lei vivrebbe in una regione senza opportunità, ministro? Immagino di no. E cosa pensa che faranno le persone che nascono in regioni con sempre meno opportunità? Si muoveranno verso quelle che, invece, hanno buone prospettive. Questa riforma è un danno per tutto il Paese: ma che vi ha fatto di male l'Italia?
Sono tantissime le materie che possono diventare di esclusiva competenza delle Regioni: dall'energia al commercio con l'estero, dall'ambiente alla scuola fino ai trasporti - ha aggiunto -.
Questo creerà un effetto spezzatino: l'Italia si trasformerà in venti piccoli staterelli. Secondo lei, ministro, l'Italia così sarebbe più forte o più debole nella competizione globale? Ovviamente più debole. Ma che vi ha fatto di male l'Italia? E i "patrioti" di Fdi perché non sono in commissione a difendere l'autonomia differenziata? Forse perché hanno il mal di pancia.
Neanche le imprese vogliono questa giungla che renderà incredibilmente caotico fare investimenti in più regioni, così come non la vogliono tante italiane e italiani perché gli effetti negativi ricadranno su tutti.
Continuate a proporre misure bandiera che interessano soltanto voi: il ponte sullo stretto lo vuole solo Salvini, questa riforma la vuole solo lei, ministro Calderoli.
Autonomia differenziata e premierato - ha concluso Boldrini - sono due riforme che mirano alla disgregazione nazionale: altro che patriottismo e nazione! Uno scambio scellerato tra i due maggiori partiti di governo che porterà a un peggioramento della qualità della vita delle persone, al tracollo del sistema-paese e alla perdita del peso internazionale dell'Italia".
"Durante la visita di lunedì scorso all'Icam di Lauro avevamo segnalato la presenza di tre bambini in attesa di assegnazione di un pediatra di libera scelta. Ieri abbiamo avuto notizia che l'iter è stato concluso, garantendo per i minori certezza di assistenza medica". Lo affermano i deputati del Partito Democratico Michela Di Biase, Marco Furfaro e Marco Sarracino, che lunedì scorso aveva visitato la struttura detentiva in Campania. "Una notizia - proseguono Di Biase, Furfaro e Sarracino - che conferma l'importanza dell'impegno nei luoghi di detenzione e nelle carceri. Tra le questioni emerse durante la visita nell'istituto per detenute madri anche la necessità di rafforzare i progetti all'esterno dell'Icam per i bambini e le bambine. Quando finirà la scuola rischiano di doversi rinchiudere nell'istituto, non è accettabile. Ci spenderemo - concludono i deputati Pd - per trovare una soluzione che garantisca progetti estivi per i bambini di Lauro".
“Valditara combatte una crociata che non esiste, se non nella sua mente. I problemi della scuola sono altri non certo le festività religiose. Invece di perdere il suo tempo in proposte ideologiche e senza senso pensi a come risolvere il sovraffollamento delle classi, l’alta dispersione scolastica, l’inclusione e la carenza di professori. Questi sono i temi a cui le famiglie chiedono risposte”. Così la deputata democratica Ouidad Bakkali, commenta l’informativa al Cdm di Valditara sulla chiusura delle scuole per festività non riconosciute dallo Stato.
Siamo oltre la finanza creativa. Siamo alla presa in giro: il governo presenta un def “transitorio”, cioè non dice come coprirà le spese almeno fino alle Europee. Poi la ricetta sarà la solita: tagli a sanità, scuola, lavoro. Irresponsabili e incoscienti, a spese dei cittadini.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.