Per sostenere l’importante filiera dell’automotive chiediamo al governo Meloni una radicale inversione della sua azione sin qui debole e ambigua. È necessario che l’esecutivo si attivi nelle sedi istituzionali europee per sostenere e valorizzare il ruolo strategico dell’intero settore perché sia adeguatamente supportato nei prossimi anni, con politiche, strumenti e risorse aggiuntive per la riconversione delle imprese e la riqualificazione dei lavoratori. Chiediamo inoltre al governo di impegnarsi per favorire il rapido superamento delle situazioni di crisi industriale per evitare licenziamenti dei lavoratori e la delocalizzazione di importanti aziende e di adoperarsi affinché Stellantis mantenga in Italia non solo la produzione ma anche i settori della progettazione, dal momento che il design italiano è riconosciuto come elemento di grande valore in tutto il mondo. Serve un’azione decisa di politica industriale per essere anche attrattivi per nuovi investitori e sostenere la graduale transizione della filiera dei servizi dell'automotive, con appositi e mirati interventi finalizzati a favorire la riconversione delle produzioni e la realizzazione di prodotti innovativi.
Così Federico Fornaro, della presidenza del gruppo PD alla Camera, intervenendo in Aula.
Mercoledì question time PD a Calderone
Mercoledì prossimo al Question time in Commissione Lavoro chiederemo al Governo di vincolare gli incentivi su automotive alla salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti Stellantis. Non un posto di lavoro va perso e il ministro Calderone deve dare risposte certe su questo punto che è decisivo.
Così la deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd e tutti i componenti dem della commissione Lavoro della Camera Arturo Scotto, Emiliano Fossi, Chiara Gribaudo, Mauro Laus, Marco Sarracino.
Governo non ha mosso un dito per l’Automotive
“Dopo un anno e mezzo di Governo stiamo ancora aspettando un piano industriale per il Paese da parte di Meloni, un’idea per tutelare e rilanciare l’occupazione in Italia. Non hanno mosso un dito per fermare la delocalizzazione delle produzioni all’estero o attrarre nuovi investimenti per creare nuovi posti di lavoro. A pagare il prezzo piú alto sono le lavoratrici e i lavoratori di territori come il Piemonte, che vedono ormai completamente svuotata la propria vocazione storica di area industriale in particolar modo per quel che riguarda l’automotive.” denuncia Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito democratico.
“Veniamo da cinque anni disastrosi di giunta Cirio che non ha mai tutelato gli interessi piemontesi e difeso il lavoro.” - aggiunge la deputata dem - “Il Governo Meloni sta proseguendo su questo solco. Allora la domanda è molto semplice: come intendono tutelare la componentistica, attrarre gli investimenti delle nuove Gigafactory di produzioni elettriche, riattivare la produzione di veicoli che stanno tornando ad investire in Europa?”
“La crisi del settore sta producendo un dramma sociale in Piemonte. E il tempo delle chiacchiere è finito. Cara Presidente non sei più all’opposizione.” Ha concluso Chiara Gribaudo.
"Il Governo Meloni assiste inerme al progressivo impoverimento di capacità produttiva degli stabilimenti italiani di Stellantis che sono abbandonati al loro destino. Per questo motivo abbiamo presentato una interrogazione al Ministro Urso per sapere quali iniziative intende assumere soprattutto in vista del tavolo del 6 dicembre al fine di salvaguardare il futuro produttivo dello stabilimento di Pomigliano e avere adeguate garanzie sui modelli che verranno realizzati a tutela dei livelli occupazionali". Lo chiedono in una interrogazione presentata alla Camera i deputati Pd Marco Sarracino, Arturo Scotto, Chiara Gribaudo, Emiliano Fossi e Mauro Laus della commissione Lavoro e Cecilia Guerra della Segreteria nazionale.
"Abbiamo appreso, nel corso del vertice Italo-Serbo dalle parole del premier serbo, Aleksander Vucic, nell’ambito dell’incontro con la Presidente del consiglio Giorgia Meloni, che presso lo stabilimento di Kragujevac - scrivono gli esponenti dem - dove attualmente si produce la 500L, Stellantis trasferirà la produzione della Panda elettrica. Si tratta di una notizia molto impattante per l’automotive italiano, in quanto aumentano le incertezze sul futuro in particolare dello stabilimento di Pomigliano. Il prossimo 6 dicembre è previsto il tavolo con l’azienda sul futuro degli stabilimenti Stellantis in Italia, tavolo più volte rinviato. Le organizzazioni sindacali hanno già sollevato preoccupazioni e timori - ricordando i parlamentari Pd - rispetto ad un annuncio non solo inusuale nella modalità ma preoccupante nel merito".
“Chiediamo al ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, di riferire urgentemente in Aula sul caso della Lear di Grugliasco. Quanto sentito ieri all’incontro tenutosi al Mimit è molto grave. I vertici di Stellantis hanno parlato di chiusura parziale o totale dello stabilimento. Prima gli esuberi erano 260, poi sono saliti a 300, ma adesso sono a rischio tutti i 430 lavoratori, dei quali molte donne, in maggioranza con un’età media tra i 50 e i 55 anni, dunque lontani dall’opportunità di andare in pensione. Nessuno del governo si è recato davanti ai cancelli dello stabilimento e dobbiamo ringraziare i sindacati per aver saputo tenere alta l’attenzione su questa vicenda. Il ministro deve venire in Parlamento a riferire sulla vertenza Lear e, più in generale, a dirci quale futuro pensa per il comparto dell’automotive italiano. Fino ad ora non abbiamo sentito una parola, tanto meno una visione su tutte le altre grandi questioni sul tappeto”.
Così la deputata dem Chiara Gribaudo, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia e vicepresidente del Pd, intervenendo in Aula alla Camera sull’ordine dei lavori.
"Il governo ha annunciato di aver accolto la nostra proposta inserendo la camperistica tra i beneficiari del fondo automotive: ora però è necessario che venga definito nel dettaglio quante risorse saranno disponibili e con quali finalità specifiche". Lo dichiara Emiliano Fossi, deputato Pd, a proposito della sua interrogazione sul comparto degli autocaravan svolta a Montecitorio alla presenza del Ministero delle Imprese e del Made in Itay.
"Nel distretto della camperistica della Valdelsa, nelle provincie di Siena e Firenze, vengono prodotti il 90 per cento dei veicoli nazionali. Dopo la pandemia vi è stata una crescita esponenziale di ordini e fatturato ma sussistono criticità legate alla produzione della componentistica spesso realizzata nel sud est asiatico. Accogliamo con interesse le promesse del governo ma attendiamo con altrettanta attenzione che si concretizzino", conclude Emiliano Fossi.
Interrogazione del deputato del Partito democratico: “Persi oltre 250 posti di lavoro. Sofferenza causata dalla cronica carenza di materie prime prodotte quasi esclusivamente nel sud-est asiatico”
“Le imprese della camperistica della Valdelsa soffrono di una crisi dovuta alla mancanza delle materie prime, provenienti dal sud-est asiatico, che ha portato alla perdita negli ultimi mesi di 250 posti di lavoro. Il Governo come pensa di salvaguardare il settore? Intende riattivare in tempi brevi il tavolo sull’automotive?”.
A chiederlo è Emiliano Fossi, deputato del Partito democratico e componente della Commissione Lavoro della Camera, in un’interrogazione presentata al Ministero dello Sviluppo economico ed al Ministero del Lavoro.
“Le le aziende di camperistica della Valdelsa - spiega Fossi - sono state costrette, nel corso della prima metà del 2022, a ricorrere alla cassa integrazione per circa 500 lavoratori (1 dipendente su 5) a causa della cronica e prolungata carenza di materie prime, della componentistica e dei microchip che vengono prodotti quasi esclusivamente nelle nazioni del sud-est asiatico e la cui disponibilità è stata ridotta notevolmente a seguito della diffusione della pandemia da Covid. Tali criticità, aggravate anche dalle conseguenze della crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, hanno portato il tempo di attesa per un veicolo di nuova produzione dai 18 ai 24 mesi. Tanto che l’ultimo report di Intesa San Paolo, sull’andamento dei distretti toscani, ha certificato come il settore della camperistica abbia registrato nel primo semestre del 2022 una riduzione delle esportazioni (che valgono l'80% del business) del 28% rispetto allo stesso periodo del 2021. Problemi proseguiti nella seconda metà del 2022 nonostante la paradossale crescita della domanda stimata in 3,5 miliardi di euro nei prossimi 24 mesi”.
“Molte aziende hanno richiesto la cassa integrazione - sottolinea il deputato Pd - e negli ultimi mesi sono stati persi oltre 250 posti di lavoro mentre sono 420 i dipendenti con un contratto in scadenza. I sindacati ribadiscono da mesi la necessità di salvaguardare i posti di lavoro lanciando l’idea di istituire un tavolo a livello nazionale (e poi europeo) per rendere la produzione indipendente dalle componenti e dalle materie prime provenienti dai Paesi dell’est asiatico, richiesta condivisa e sostenuta anche dalla regione Toscana: il Governo, invece, come intende muoversi? Basti pensare che nella zona della Valdelsa (nei comuni di Firenze, Siena, Poggibonsi, San Gimignano, Colle Val d’Elsa, San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle) viene realizzato il 90% dei camper prodotti in Italia, con 3.000 mila addetti diretti e 5.000 nell’indotto”.
“Siamo vicini alla delegazione della Fiom-Cgil che il 2 giugno sarà in Francia per chiedere risposte all’Ad di Stellantis sul futuro produttivo degli stabilimenti italiani. Servono investimenti veri e risposte sui diritti dei lavoratori dopo le denunce sia a Pomigliano che e Mirafiori rispetto alle condizioni di lavoro in fabbrica. Stellantis da tempo non assume più, l’età media cresce e il ricorso alla Cig è diventato patologico. Serve una svolta da parte del governo italiano che rimetta al centro il destino dell’automotive”. Lo dichiara il deputato del Pd-Idp Arturo Scotto, della commissione Lavoro della Camera.
“L'auto elettrica si è già imposta come innovazione del settore e richiede un radicale ripensamento organizzativo e tecnologico delle filiere produttive: su questa linea Stati Uniti e Cina si sono attivati in modo deciso supportando l'industria e il mercato dei consumi con enormi investimenti. Il 28 marzo scorso l’Unione europea ha adottato definitivamente il regolamento che stabilisce lo stop alla vendita di veicoli a motore endotermico dal 2035. Chiediamo al ministro Urso quali politiche industriali il governo intenda attuare per affrontare la transizione e realizzare un piano straordinario per l'automotive, valorizzando le potenzialità nazionali di innovazione, prevedendo strumenti per la trasformazione industriale e l'innovazione e stanziando risorse adeguate per investimenti, ricerca, ammortizzatori sociali e formazione per la salvaguardia occupazionale”. Così il deputato del Pd Roberto Morassut nel corso del Question time alla Camera, rivolgendosi al ministro delle imprese e del made in Italy.
Nella replica a Urso il capogruppo del Pd in commissione Attività produttive Vinicio Peluffo si è detto “del tutto insoddisfatto della risposta del ministro, che ha ereditato dal governo Draghi il fondo istituito per favorire la transizione ecologica della filiera automotive di 8,7 mld da qui al 2030. Così come ha ereditato i fondi del Pnrr. Per citare solo la Missione 2: sviluppo delle infrastrutture di ricarica elettrica (risorse 740 m di euro), rinnovo delle flotte bus e treni verdi (risorse 3,64 mld di euro), rinnovabili e batterie (risorse 1 mld euro), bus elettrici (risorse 300 milioni euro). A cui si aggiungono le misure trasversali previste dal Pnrr nella Missione 1, 2 e 5. Il ministro Urso ha ereditato questi fondi, non è merito suo e adesso dimostri almeno di saperli spendere. Infine, il governo dispone anche del lavoro dell’Osservatorio sull’automotive promosso da Federmeccanica Fim, Fiom e Uilm, un contributo sostanziale delle parti sociali, un laboratorio di idee, di studi e di approfondimenti che esprimono posizioni condivise sulle condizioni e sulle prospettive del settore automotive italiano, che ha ancora grandi potenzialità di innovazione ma ha bisogno di una politica nazionale strutturata di sostegno al settore per renderlo protagonista nella transizione ecologica e digitale”.