21/01/2025 - 13:39

"L'autonomia differenziata non solo è una legge sbagliata ma è una legge che abbandona il Sud, creando sempre maggiori divari e diseguaglianze. E' una legge spacca-Italia che fa arretrare il nostro Paese di anni luce. Non ci sono fondi per la sanità, le scuole, le infrastrutture, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia dove l'accesso alle cure e agli ospedali è molto più difficile, dove l'istruzione e l'accesso alle scuole è complicato e le infrastrutture purtroppo sono carenti. Ma il Pd continuerà a difendere i valori della democrazia e dell'eguaglianza e continuerà la sua mobilitazione". Lo dichiara Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione Difesa di Montecitorio.

20/01/2025 - 20:22

“La sentenza della Corte Costituzionale ha già sonoramente bocciato l’impianto delle legge Calderoli e la decisione di oggi sulla non ammissibilità del referendum per l'abrogazione dell’autonomia differenziata ne è una chiara conseguenza. Questa è una riforma che attenta alla coesione e all’unita nazionale e non riconosce il principio di sussidiarietà, creando cittadini di serie A e di serie B. Con l’autonomia leghista mancherebbero risorse per i servizi essenziali al Sud, si aggraverebbero le disuguaglianze e si renderebbe meno competitivo l'intero Paese. Per questo proseguiremo la nostra battaglia in Parlamento per impedire che la destra vada avanti, nonostante la sentenza della consulta, e chiederemo con forza che si blocchino le procedure per le intese già avviate con alcune regioni. Impediremo ogni tentativo di colpo di mano del Governo”. Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione bicamerale questioni regionali.

 

16/01/2025 - 18:04

“Il giudizio del Partito Democratico in merito al ddl costituzionale sulla separazione delle carriere è  pessimo. Ci siamo opposti e continueremo ad opporci a un provvedimento che è sbagliatissimo. La maggioranza ha assunto un atteggiamento punitivo nei confronti della magistratura. Non è un sospetto: sono le parole degli esponenti di governo a dirlo. Basti ricordare le parole di Matteo Salvini che dopo le sentenze dei giudici sul caso Albania, disse che occorreva mettere mano alla Costituzione e fare la separazione delle carriere. La verità è che è sgradita l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Tuttavia, non esiste una democrazia al mondo che non riconosca il principio e il valore dell'autonomia e dell’indipendenza della magistratura”. Così il deputato dem Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia.

“Questa destra – ha aggiunto l’esponente dem - è ossessionata dal furore ideologico. Continua a riproporre battaglie vecchie di 30 anni, mentre tutto il mondo è cambiato. Poiché è assolutamente incapace di guardare al futuro, si rifugia nella bandiera ideologica, in presenza di un comparto della Giustizia che è fragilissimo e che avrebbe bisogno, non di ideologia ma di fatti e azioni concrete. La destra ha appena approvato la manovra di Bilancio che taglia 500 milioni di euro per la giustizia dal 2025 al 2027. Il processo telematico è in tilt, i giudici di pace rinviano le udienze al 2023, il carcere e’ al collasso e di fronte a tutti i problemi della Giustizia il governo si volta dall'altra parte”.

“Questo provvedimento – ha concluso Gianassi - è pericoloso perché cancella il quadro che, sulla Giustizia, avevano saputo fare con grande saggezza i costituenti, ricostruendo l'Italia democratica. Questa riforma cambia norme, che garantivano equilibrio, e introduce una traiettoria molto pericolosa che oggi inizia e che domani può concludersi con la sottomissione del Pubblico Ministero all'esecutivo. Scenari davvero gravi che dobbiamo contrastare. Continueremo la nostra battaglia anche fuori dall'Aula di Montecitorio”.

16/01/2025 - 13:51

Non un emendamento, non un intervento su un provvedimento che mette mano alla Costituzione è stato possibile alle opposizioni, ma neppure alla maggioranza: il ddl di riforma costituzionale oggi approvato in prima lettura, è stato votato a colpi di maggioranza senza un vero confronto su un tema delicatissimo come la giustizia. Non si è affrontato nessun vero problema che interessa i cittadini come la durata dei processi o le risorse per il funzionamento. Però con la separazione delle carriere dei magistrati si attacca la loro autonomia e la loro indipendenza, si apre la strada all’assoggettamento del pubblico ministero al potere esecutivo, si persegue un modello che oggi è superato e messo in discussione in molti Paesi. Un altro provvedimento mosso da ideologia e da intento punitivo verso la magistratura. È così che si avvicina l’Italia ai peggiori modelli illiberali amici della Meloni”.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.

16/01/2025 - 13:50

Ma c’era proprio bisogno di questa riforma? Già la Corte Costituzionale aveva chiarito che per prevedere due concorsi differenti, la modalità per non transitare da un ruolo all’altro, era sufficiente una legge ordinaria, purché rimanesse un unico ordine e un unico CSM. Allora perché fare una legge di riforma costituzionale? A noi sembra chiaro l’intento punitivo di questa riforma, come chiaro ci appare il furore ideologico che l’accompagna. Al di là dell’affermazione di principio sulla unitarietà dell’ordine giudiziario, non ci si limita a separare le carriere, ma si fanno due distinte magistrature governate da due distinti CSM. Si prende quindi un potere unico per farne due mezzi poteri, indebolendo in questo modo l’ordine giudiziario ed intaccandone autonomia ed indipendenza. E questo è un fatto.
Si dice che la riforma serva per limitare lo strapotere del Pm nel processo. Ebbene, cosi come scritta determinerà esattamente il contrario. Indebolimento dell’ordine giudiziario e rafforzamento del pm che, già dotato di un proprio apparato di polizia giudiziaria, avrà anche di un proprio CSM con cui si autogovernerà. Non era meglio occuparsi del sovraffollamento delle carceri, o del processo telematico penale che non funziona, o del piano strategico delle assunzioni per il sistema giustizia ormai al collasso per evitare che le udienze vangano fissate al 2030? O delle richieste di maggiori investimenti che i giudici chiedono per fare le indagini sempre più complesse e combattere la criminalità organizzata? Questi sono i problemi che interessano i cittadini e gli operatori del diritto. Ma a voi non interessa costruire un servizio pubblico di giustizia per i cittadini. Del resto, cosi come state smantellando il servito pubblico sanitario, così smantellate il servizio della giustizia penale.

Così la deputata democratica e responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, intervenendo in Aula durante la dichiarazione di voto.

15/01/2025 - 14:29

"La separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente, così come proposta dal governo, rappresenta un grave pericolo per l'indipendenza del pubblico ministero. Questa riforma traccia un percorso che finirà per sottoporre il Pm al controllo dell'esecutivo, con conseguenze drammatiche per il nostro sistema democratico", ha dichiarato il capogruppo del Partito Democratico in commissione Giustizia alla Camera, Federico Gianassi.
"Se il pubblico ministero viene svincolato dalla cultura della giurisdizione e trasformato in un semplice accusatore seriale, come prevede questa riforma, si aprirà inevitabilmente una discussione politica sulla necessità di ricondurlo sotto il potere politico. Questo modello adottato in altri Paesi è oggetto di severa critica", sottolinea l’esponente PD. “Questa traiettoria – aggiunge Gianassi - rappresenta una regressione, che va contro principi di autonomia e indipendenza della magistratura sanciti dalla Costituzione italiana. Invece di rafforzare gli strumenti di garanzia e autonomia, il governo sta portando avanti una visione ideologica superata, che smantella modelli presi a riferimento a livello internazionale proprio per la loro capacità di garantire equilibrio e imparzialità".

14/01/2025 - 19:17

Gianassi: riforma punitiva e ideologica mentre giustizia collassa

"È gravissimo quanto sta avvenendo oggi in aula: la maggioranza e il Governo scelgono ancora una volta il silenzio su una riforma costituzionale che stravolge i principi fondamentali della nostra Costituzione. Siamo di fronte a una deriva autoritaria che segna un pericoloso precedente per il nostro sistema democratico," denuncia il capogruppo democratico nella commissione giustizia della Camera, Federico Gianassi.

L’esponente del Pd sottolinea come “l’approvazione della riforma sulla separazione delle carriere senza alcuna modifica rispetto al testo proposto dal Governo rappresenti un fatto senza precedenti nella storia parlamentare italiana. Mai prima d’ora – aggiunge - una riforma costituzionale era stata approvata dal Parlamento senza alcuna condivisione con le opposizioni né modifica. È il segno di un Parlamento ridotto a semplice passacarte delle decisioni di Palazzo Chigi," prosegue Gianassi.

“A preoccupare ancora di più è l’evidente bavaglio imposto ai parlamentari della maggioranza: "I patti interni ai tre partiti di Governo hanno silenziato ogni forma di dissenso, ma anche interventi a difesa del provvedimento, il che come dire nasconde o imbarazzo o debolezza o sudditanza. Il Partito Democratico – denuncia Gianassi – reputa questo pericoloso precedente e ribadisce la propria opposizione a una riforma dettata da intento punitivo verso la magistratura, mosso da pulsioni ideologiche, allergia ai principi costituzionali di autonomia e indipendenza della magistratura. E tutto questo avviene mentre la giustizia italiana è al collasso e dinanzi a questo disastro il governo si gira dall’altra parte. Noi non ci fermeremo e continueremo a opporci con forza a questo provvedimento”, conclude Gianassi.

09/01/2025 - 15:37

“La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere del governo, riduce l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, spingendo il pubblico ministero al controllo dell'esecutivo”. Così la capogruppo democratica nella commissione affari costituzionali della camera, Simona Bonafè che sottolinea come con la riforma “non vengono toccate le vere emergenze e priorità del sistema giudiziario italiano a partire dalla velocizzazione dei processi, ma si creano le condizioni per mettere la giustizia al servizio della politica cancellando anni di cultura giuridica italiana e facendo carta straccia del principio della separazione dei poteri alla base delle costituzioni liberali. Noi siamo disponibili a lavorare insieme per riforme che assicurino davvero funzionalità e garanzie nel processo ma siamo di fronte ad un approccio ideologico che nulla a che fare con la garanzia di un giustizia giusta per cittadini e imprese”.

09/01/2025 - 15:31

"La giustizia italiana ha tanti problemi: la mancanza di organico, la lentezza dei processi, il sovraffollamento delle carceri. Ma la riforma sulla separazione delle carriere che stiamo discutendo alla Camera non ne affronta neanche uno. Anzi, ne aggiunge altri e, per di più, è una punizione, un vero e proprio attacco all'indipendenza della magistratura e, dunque, alla Costituzione. Il tentativo è quello di trasformare i pubblici ministeri in una sorta di superpoliziotti che, quindi, saranno più legati al governo e meno indipendenti.
In più, si sdoppia il CSM creandone uno per i magistrati giudicanti e uno per i pubblici ministeri i cui membri verranno estratti a sorte. Un meccanismo che niente ha a che fare con il merito, di cui questo governo si riempie tanto la bocca, e che penalizza anche la rappresentanza di genere. Oggi, infatti, la maggioranza della magistratura è composta da donne, ma non nei suoi vertici. Un sorteggio di nomi non sanerà certo questa disparità.
Per questo abbiamo presentato emendamenti per garantire un'uguale rappresentanza tra uomini e donne. Ma la maggioranza e il governo della prima donna premier non sono interessatati alla questione. Su questo tema della parità di genere, principio costituzionale, così come su tutti gli altri aspetti della riforma non c'è stata alcuna possibilità di discutere per migliorare il testo. La maggioranza è rimasta quasi muta per tutto il dibattito, mera esecutrice degli ordini del governo. È così che si svilisce il Parlamento". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

09/01/2025 - 15:21

Il nostro giudizio sul provvedimento è molto chiaro. Pensiamo che riduca l'autonomia e l'indipendenza della magistratura spingendo il pubblico ministero sotto il controllo dell'esecutivo. Però il punto è che esiste un testo ed un contesto, e qui il contesto pluridecennale finisce con il prevalere sul testo per due ragioni: la prima è l'assenza di una urgenza della misura. Si denunciano i rischi di un passaggio di ruolo e di funzioni da una carriera all'altra, con un pubblico ministero che, transitando alla funzione di giudice, possa essere condizionato nei suoi giudizi dall'esperienza precedente. Ma lo sa anche la maggioranza: parliamo di circa 20 passaggi all'anno su 10.000 magistrati, quasi sempre dalla carriera di pubblico ministero a giudice. La seconda ragione è sul fatto che non c'è stata sempre una pregiudiziale ostile alla separazione delle carriere. Ma il contesto cambia nei primi anni Duemila, con accuse sempre più violente di una parte della maggioranza di oggi verso la magistratura; con manifestazioni di parlamentari eletti ed istituzioni democratiche dinanzi a singoli tribunali. E allora da qui nasce il sospetto sulla forzatura della maggioranza, anche alla luce di quegli attacchi anche personali che hanno caratterizzato la cronaca di questi anni, con dossier mirati e quindi con una manifestazione politica e ideologica che si proietta in questo provvedimento e che noi giudichiamo estremamente pericolosa. Infine, sul metodo mai vi è stata la ricerca di una vera riforma condivisa col prevalere di uno spirito di rivalsa della politica verso i magistrati. Oggi questa visione giunge a compimento con uno strappo costituzionale, con l'approccio tipico di una spallata neo-autoritaria. Un po' come i surfisti: voi cavalcate l'onda di una stagione che vede le destre sulle due sponde atlantiche aggredire i principi scolpiti nelle democrazie liberali.

Lo ha detto intervenendo in Aula il deputato del Pd Gianni Cuperlo.

09/01/2025 - 11:01

"Questa riforma non risponde alla domanda fondamentale dei cittadini: migliorare la giustizia. È, invece, animata da un intento punitivo verso la magistratura e da una visione populista che mina la cultura costituzionale della separazione dei poteri". Così Federico Fornaro, deputato democratico e componente dell'Ufficio di Presidenza del Gruppo PD alla Camera, è intervenuto in Aula durante l'esame della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere.

Fornaro ha denunciato l’obiettivo dichiarato della maggioranza di “indebolire lo Stato di diritto e di colpire l’architettura costituzionale sancita nel 1948”. "La creazione di due CSM e un'Alta Corte rappresenta un modello indiscutibilmente meno forte e meno autorevole rispetto a quello basato su un unico CSM. Questa riforma è un grimaldello per ridurre l'autonomia e l’indipendenza della magistratura, pilastri fondamentali della democrazia". Fornaro ha poi stigmatizzato “l'assenza di una reale cultura costituzionale nella maggioranza. Siamo di fronte a un fatto senza precedenti nella storia repubblicana: il testo della riforma costituzionale, voluto dal governo, sarà approvato dal Parlamento senza alcuna modifica rispetto a quanto deliberato dal Consiglio dei Ministri. È una negazione dello spirito costituzionale, che richiede dialogo, ascolto e confronto con le opposizioni, specie quando si parla di regole che riguardano tutti". Fornaro ha infine ricordato che "la Costituzione non è proprietà della maggioranza di turno, ma patrimonio di tutti i cittadini. Modificarla è possibile, ma richiede un approccio rispettoso e condiviso, non azioni unilaterali che indeboliscono le fondamenta della nostra democrazia”.

24/12/2024 - 11:21

“Apprendo con sgomento della morte di Eugenio Donise. Stanotte, a poche ore dal Natale, dopo una malattia che se l’è portato via in pochi mesi. Eugenio è stato uno dei più significativi dirigenti del Partito Comunista Italiano a Napoli, per anni segretario regionale: ha attraversato con convinzione, passione e autonomia tante stagioni da Valenzi a Bassolino, dagli anni difficili del colera a quelli della ricostruzione, dalle battaglie contro la deindustrializzazione del Mezzogiorno alla lotta contro la degenerazione morale del pentapartito. Ha rappresentato la città al Senato della Repubblica, animando per anni il dibattito politico e culturale di Napoli, anche dopo la fine del suo impegno istituzionale. L’ultima volta che ho visto Eugenio è stato a un convegno di cui lui era relatore alla Camera del lavoro della Cgil su Togliatti e la via italiana al socialismo, con una specifica finestra aperta sula costruzione a Napoli del ‘partito nuovo’ nell’immediato dopoguerra. Uomo di una cultura sterminata - lo incontravi tutti i giorni a Port’Alba dove ci sono ancora le librerie più belle del mondo -, bibliofilo competente e allo stesso tempo sempre con l’orecchio a terra sulla difficile condizione materiale del popolo napoletano. Mancherà a tanti di noi che lo hanno conosciuto e ai tanti lavoratori che lui ha sempre difeso. Addio Eugenio”.

Così sui social il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.

19/12/2024 - 15:22

Nuovo decreto dimostra fallimento della riforma voluta da Sangiuliano

“La bozza del nuovo decreto cultura che circola in queste ore conferma, senza ombra di dubbio, il fallimento della riforma del Ministero della Cultura voluta dall’ex ministro Sangiuliano. Neanche un anno di distanza, un nuovo intervento che ha l’unica volontà di piegare politicamente l’amministrazione ministeriale, riducendo l’autonomia degli uffici e centralizzando il controllo nelle mani del Ministro Giuli.
Il cuore del decreto riguarda infatti la creazione di due nuove strutture tecniche che prevedono l’assunzione di sei nuovi dirigenti, scelti esternamente e direttamente sottoposti al Ministro. Questi dirigenti saranno incaricati di gestire, programmare e addirittura controllare attività che rientrano già nelle competenze degli uffici ministeriali esistenti, portando a una duplicità di funzioni e risorse.
In sostanza, si tratta di un vero e proprio commissariamento politico dell'amministrazione ministeriale ed è incomprensibile come misure di questo tipo possano essere ritenute urgenti e quindi inserite all’interno di un decreto legge. Chiediamo al Ministro Giuli di spiegare le ragioni di questa scelta, così come di chiarire le modalità con cui verranno selezionate e assunte queste nuove figure, che andranno a sovrapporsi a quelle già presenti nell’organigramma del Ministero”.
Così’ in una nota i deputati democratici della commissione cultura della Camera dei deputati.

19/12/2024 - 12:45

“Le leggi di bilancio andrebbero lette nella loro integralità con una prospettiva complessiva e coerente. Abbiamo una maggioranza e un governo che stanno gestendo la manovra da dilettanti allo sbaraglio. Ancora stamattina il governo non era presente in Aula all'avvio della discussione generale alla Camera. La presidente del Consiglio continua a suonare il proprio disco rotto della propaganda sull'Italia, ma sembra l'Orchestra del Titanic che suona mentre il Paese affonda. La destra sta dando prova di confusione. Tensioni, divisioni interne, emendamenti che vengono presentati e poi ritirati. Norme inserite, poi cancellate, coperture che scompaiono nella notte. E il risultato è una legge di bilancio che sarà un incubo per i cittadini italiani tra aumento delle tasse, tagli agli enti locali, alla sanità e alla scuola. Niente sul salario minimo, niente per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie o per le politiche industriali, che vedono anzi un taglio di 4,6 miliardi del fondo per l'autonomia. Se aggiungiamo la misura vergognosa sulla cancellazione delle multe ai no vax e lo spreco di risorse da quasi 1 miliardo per i centri vuoti in Albania, il quadro è completo. Il Governo non ha fatto nulla di quello che serve agli italiani, che pagheranno purtroppo le spese di questa incapacità della destra”. Lo ha detto Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione politiche europee, a Coffee Break su La7.

18/12/2024 - 16:54

“Siamo estremamente preoccupati per quello che si sta verificando ancora una volta rispetto all’autonomia differenziata. Leggiamo che il Clep (Comitato per i Livelli essenziale di prestazione) avrebbe da poco terminato i suoi lavori, nonostante l’avvenuta sentenza della Corte, aggirando quindi nuovamente le prerogative parlamentari. Abbiamo sempre criticato la possibilità che il Clep utilizzasse criteri sbagliati, ingiusti e antistorici rispetto alla determinazione dei Lep e quindi dei diritti”. Così il deputato dem Marco Sarracino, responsabile nazionale Mezzogiorno del Partito Democratico.

“Ad esempio - conclude Sarracino - parametri come il costo della vita, non farebbero altro che aumentare divari e disuguaglianze. Il 3 dicembre la Corte ha dichiarato incostituzionale il Clep e stabilito che il lavoro fin qui svolto ha un valore meramente istruttorio e ricognitivo. Calderoli dunque, ancora una volta, fa rientrare dalla finestra ciò che la corte ha fatto uscire dalla porta, spostando peraltro risorse e personale dell’estinto Clep al dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie, cioè a se stesso”.

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