“Meloni e Salvini sono direttamente responsabili della paralisi del Tpl nelle città italiane: senza maggiori risorse al fondo nazionale, richiesto non solo dal Pd e dalle opposizioni ma da Regioni, Comuni, sindacati e imprese, i servizi sono a rischio per i maggiori costi dei fattori della produzione, dal carburante alla manutenzione e per la carenza di autisti dovuta ai bassi salari, con conseguenze devastanti soprattutto nelle aree interne e nelle periferie già più penalizzate. Serve dare una risposta immediata al rinnovo del Contratto collettivo nazionale che riconosca il giusto salario per far fronte alla diminuzione del potere di acquisto delle retribuzioni”. Lo scrivono in una mozione i deputati Pd Casu, Barbagallo, Pagano, Bakkali, Ghio, Guerra, Lai, Mancini, Morassut e Roggiani.
“Lo scorso 27 settembre - continuano i parlamentari- rispondendo a una nostra specifica interpellanza in Aula il Governo ha ancora una volta scelto di non impegnarsi direttamente per garantire subito le risorse necessarie a salvare il trasporto pubblico locale. Ha però aperto perlomeno alla possibilità di una mediazione del Mit tra le parti interessate al rinnovo del contratto nazionale non più rinviabile. A distanza di oltre 10 giorni da quella risposta abbiamo deciso di convertire la nostra interpellanza in mozione per chiedere che questo tavolo ministeriale per la risoluzione della vertenza venga convocato al più presto”. “Anche nelle audizioni sul Piano Strutturale di Bilancio enti locali e regioni hanno evidenziato la mancanza di fondi adeguati per i trasporti ci aspettiamo dunque che nella scrittura della legge di Bilancio il Governo apra gli occhi e si renda conto che senza un immediato intervento si sta assumendo la responsabilità politica di bloccare il paese”, concludono i deputati Pd.
Intervenire sui 40 miliardi di debiti insoluti
“Con la prossima legge di bilancio occorrerà aprire uno specifico focus sulle cartolarizzazioni sociali introducendo elementi di semplificazione che consentano di evitare le aste immobiliari che peraltro non hanno consentito di recuperare i crediti accumulati. Sono stati infatti svenduti, in questi ultimi anni, circa 450.000 immobili residenziali, il 75% con un valore inferiore a 115.000 euro, ricavando solo 20 miliardi a fronte di un valore complessivo di 60 miliardi. Risulta evidente il risultato negativo per le società di recupero debiti ai quali le banche avevano ceduto i crediti deteriorati e risultato altrettanto negativo per i cittadini sulle cui spalle sono rimasti 40 miliardi di debiti insoluti”.
Così il deputato dem, Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera.
“La strada maestra - aggiunge - potrebbe essere quella che consente alle REOCO sociali, previste dalla legge 130/99 costituite dalle stesse SPV detentrici del credito o da società terze di acquistare i crediti di immobili all’asta e dopo aver acquisito la casa, attraverso specifici accordi sostenibili, affittarla, con possibilità di riscatto od anche con un accordo di pagamento dilazionato, anch'esso regolamentato per legge ai precedenti proprietari. Una strada virtuosa per restituire dignità alle persone attanagliate dal debito, per evitare i pignoramenti e l'ingolfamento dei Tribunali. Mi auguro che la maggioranza - conclude - come si fece 28 anni fa per la benemerita legge sull'usura, voglia discutere con l’opposizione per trovare soluzioni adeguate ed unitarie. Ciò che non si può fare è rinviare ulteriormente la soluzione di una problematica davvero inquietante per migliaia e migliaia di cittadini”.
“Questo Piano strutturale di bilancio doveva essere un documento molto importante, perché va a delineare le sorti della nostra finanza pubblica e con essa, ovviamente, le sorti dell'economia per i prossimi 7 anni.
Dicevo che avrebbe dovuto essere un'occasione molto importante, perché una prospettiva di questo genere avrebbe dovuto aprire una discussione, un confronto che coinvolgesse tutta la società italiana, a partire dalle sue rappresentanze sociali, imprenditori e sindacati, le opposizioni, il Terzo settore e così via. Non è avvenuto niente di tutto questo, ma quello che è drammatico è che non è avvenuta neppure una riflessione adeguata rispetto a che cosa significhino questi 7 anni futuri. Abbiamo il minimo sindacale richiesto dalla Commissione europea - cioè il profilo dell'indicatore nuovo scelto, la spesa pubblica netta -, ma non sappiamo praticamente niente, se non parole molto generiche, su quello che accompagnerà quel percorso”. Lo ha detto la deputata del Pd, membro della commissione Bilancio di Montecitorio, Maria Cecilia Guerra, intervenendo in Aula sul Piano Strutturale di Bilancio.
“In particolare, le linee guida della Commissione europea chiedevano specificamente ai Governi che chiedono un'estensione del Piano fino a 7 anni di indicare per le riforme e gli investimenti previsti non solo genericamente dei titoli - come avviene in questo documento fuffa - ma di indicare con precisione, così come è stato fatto per il PNRR, gli obiettivi, gli indicatori attraverso cui misurarli e i tempi della realizzazione. Niente di questo è presente in questo Piano, anche con un piccolo giallo, perché nella prima versione che abbiamo avuto erano indicate nell'indice le tabelle in cui queste cose dovevano essere declinate, che poi non erano nel testo e infatti il testo è stato ritirato ed è arrivato un indice senza questa indicazione”, ha aggiunto la dem.
Dopo la Corte dei Conti europea anche l'Ufficio parlamentare di bilancio certifica quello che denunciamo ormai da molti mesi: il governo non è in grado di mettere a terra i progetti previsti dal PNRR e c'è un problema enorme di stato di avanzamento della spesa. Per tenere il passo del cronoprogramma 2024 l'Italia dovrebbe spendere 43,96 miliardi, ma finora le uscite si fermano a 8,93 mld, il 20,3% del budget. Un risultato a dir poco disastroso ed estremamente preoccupante. Mentre sta finendo il quarto dei sei anni previsti per l'implementazione del PNRR, la spesa complessiva è ferma sotto il 30%. Parliamo di interventi fondamentali per lo sviluppo in un Paese dove la crescita è inchiodata secondo le ultime stime allo 0,8%. Il Governo batta un colpo e spieghi al Paese cosa intende fare per accelerare la spesa del PNRR. La situazione, peraltro, rischia addirittura di peggiorare: se Fitto dovesse diventare commissario chi si occuperà di questo Piano Strategico? Ad oggi non abbiamo chiarezza al riguardo e siamo sull'orlo di un fallimento clamoroso per colpa delle scelte sbagliate e dell'inefficienza di questo Governo". Lo scrive in una nota Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche UE alla Camera.
“Dal ministro dell’economia nessuna risposta agli appelli delle parti sociali”
“Giorgetti ammette che la crescita del Pil dell’1% nel 2024 non ci sarà. Si sgonfia così tutta la propaganda della destra. Dopo mesi di slogan e promesse, il governo stesso ammette che l’obiettivo che si era dato è irraggiungibile. È molto grave che dal ministro dell’economia non sia arrivata nessuna risposta sulle sollecitazioni e sugli appelli di sindacati, Confindustria e enti locali, che hanno denunciato il pericolo di austerità selettiva per i prossimi anni. Il governo non sta mettendo in campo le necessarie misure per stimolare la crescita e garantire una vera transizione ecologica, mentre decide di portare avanti politiche che colpiranno i soliti noti: lavoratori, pensionati e servizi pubblici, mentre chi evade continuerà a beneficiare dei soliti condoni”.
Così Silvia Roggiani, Deputata Pd in Commissione bilancio.
“Eccesso di ottimismo, mancanza di trasparenza e nessuna chiarezza sul percorso per correggere i conti” è netto il giudizio del capogruppo democratico in commissione bilancio alla camera, Ubaldo Pagano che, nel corso dell’audizione alla camera del ministro Giorgetti ha stigmatizzato come “il Psb sconta gravissime carenze in termini di leggibilità e trasparenza che non consentono al parlamento di poter esaminare nel dettaglio la politica economica. Dal Mef targato destra una gestione torbida come non mai. Il Governo ha infatti approfittato della modifica delle procedure di bilancio per nascondere informazioni fondamentali che erano prima presenti nel Def e nella Nadef. La prossima manovra sarà una sorpresa per il parlamento e questo è sicuramente un passo indietro che non consente di poter valutare cosa dovremo attenderci dal governo. Ed il tutto è aggravato da alcune sibilline definizioni che non vengono chiarite come “il cuneo cambia fisionomia”. Vuol dire che il Governo vuole applicare un decalage ma è evidente che in tale ipotesi ci sarebbero dei/lle lavoratori/trici che ci perdono e la misura costerebbe meno. Solo una cosa è certa: l’ambizioso piano di privatizzazione presentato lo scorso anno è fallito, e nulla si sa su quali asset il governo vuole adesso mettere in vendita”.
Governo sia coerente, in manovra fondi per società sportive
“È stato approvato all’unanimità alla camera l’ordine del giorno del partito democratico che impegna il governo a dare piena attuazione alla riforma del lavoro sportivo. La conseguenza di questo importante impegno che ha preso davanti al parlamento deve essere che già dalla prossima manovra di bilancio il Governo definisca un sostegno economico da erogare direttamente alle società sportive, anche in considerazione del nuovo gettito fiscale che la riforma ha generato. È questo il passo necessario per portare a compimento questa importante riforma” così in una nota il responsabile nazionale Sport del Pd, il deputato democratico, Mauro Berruto.
“Nella prossima legge di bilancio il PD proporrà emendamenti al governo per invertire la rotta e ricominciare a mettere più risorse in sanità ed investire in salute. Il rischio che la salute non sia più un diritto garantito è enorme soprattutto se non verrà fermata l'autonomia differenziata che favorisce la qualità della vita di pochi a scapito di molti”. Così il deputato dem Gian Antonio Girelli a seguito del settimo rapporto Gimbe presentato oggi al Senato.
“Come emerge dal report Gimbe – continua il parlamentare - il SNN rischia l'implosione in termini di capacità di garantire il diritto universale alla cura consegnando al mercato privato l’offerta sanitaria”. “È inaccettabile che 4,5 milioni di persone rinuncino alle cure così come è inaccettabile il calo dell'investimento in prevenzione”, conclude Girelli.
“Un performer più che un ministro. Oggi Giuli alla Camera avrebbe dovuto indicare la linea del ministero che è chiamato a guidare protettore, ha invece interpretato una performance per dimostrare al parlamento, e probabilmente a se stesso, di essere preparato. Tante parole su illustri del passato, nessuna parola concreta sulle politiche del governo. Forse ha male interpretato le ragioni per cui era stato convocato, ci aspettiamo che corregga rapidamente non vorremmo che, come ha fatto Sangiuliano, Giuli consideri il suo ruolo per ambizioni e carriere personali. L’unica conferma che abbiamo avuto oggi è quella degli imminenti tagli che arriveranno con la manovra di bilancio”. Così i componenti democratici delle commissioni Cultura di Camera e Senato.
“Il Piano strutturale di bilancio conferma le nostre preoccupazioni anche sui profili del finanziamento della sanità pubblica. Oggi questi timori sono stati condivisi da tutti gli auditi, a partire da Regioni ed enti locali, fino al Presidente del Cnel che ha dovuto ammettere la necessità di uno sforzo maggiore da parte del governo per colmare la grave carenza di organico nel comparto. Il SSN è ampiamente sottofinanziato rispetto agli altri Paesi Ue e Ocse e le previsioni contenute nel documento di Giorgetti preannunciano una ulteriore riduzione della spesa sanitaria. Al contrario, il governo dovrebbe smetterla di mistificare la realtà e cominciare a dare un contributo concreto alla sanità pubblica. Il rischio, altrimenti, è andare incontro a un collasso del sistema che si tradurrebbe immediatamente nell’incapacità di raggiungere chi non può permettersi l’assistenza sanitaria privata e, di conseguenza, nella rinuncia alle cure di milioni di cittadini”.
Così Ubaldo Pagano, Capogruppo del Partito Democratico in commissione Bilancio alla Camera, commenta le audizioni in corso nell’ambito del Piano strutturale di bilancio di medio termine.
"I comuni hanno già subìto un ingente taglio di spesa con la scorsa legge di bilancio che ha sottratto ai loro bilanci ben 250 milioni annui, con criteri di ripartizione penalizzanti per le amministrazioni che hanno progettato le opere e investito meglio le risorse del PNRR. Questo significa che i tagli sono stati più pesanti per chi ha costruito o sta costruendo ad esempio più asili nido, più case-famiglia o più infrastrutture sociali e si trova a dover fare i conti con una maggiore spesa corrente per fare funzionare questi servizi. E' del tutto evidente che un ulteriore taglio di spesa sarebbe insostenibile per gli enti locali alle prese con la necessità di garantire i servizi con bilanci sempre più ridotti e criticità accentuate dagli effetti dell’inflazione, dai costi energetici e dalla necessità di assistere i più fragili visto che il governo ha pensato bene di smantellare il reddito di cittadinanza". Lo scrive in una nota Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione bicamerale questioni regionali.
"Dopo il duro colpo dell'ultima legge di bilancio, il governo la smetta quindi di fare cassa sui comuni. Condividiamo le forti preoccupazioni espresse da Anci durante l'audizione alle Commissioni congiunte di Camera e Senato sul Psb. Gli enti locali hanno già dato. Il rischio è dover tagliare ulteriormente i servizi ai cittadini e non possiamo permetterlo". Così conclude Piero De Luca
“Il grido d’allarme lanciato oggi da Anci e Upi è inequivocabile: i tagli imposti dal governo rischiano di compromettere definitivamente la stabilità degli enti locali. Il ministro Giorgetti non può ignorare il segnale chiaro che arriva: continuare su questa strada significa spingere molti enti verso il dissesto finanziario”. Così Silvia Roggiani, deputata Pd in commissione Bilancio alla Camera, a margine dell’audizione di Anci e Upi sul Piano Strutturale di Bilancio. “La legge di bilancio attuale mette a nudo le reali intenzioni del governo, che vuole continuare a tagliare risorse agli enti locali, a costo di far saltare i servizi essenziali per i cittadini. È una scelta irresponsabile che la destra deve assumersi di fronte agli italiani”.
“Dagli enti locali arriva un No unanime all’imposizione di nuovi tagli da parte del governo. Il ministro Giorgetti prenda atto dell’avvertimento lanciato oggi dai rappresentanti di Anci e Upi: una nuova spending review indiscriminata come quella dell’ultima manovra rischia di mandare gambe all’aria migliaia di enti locali”.
Così Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in commissione Bilancio alla Camera, commentando l’audizione dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani e dell’Unione Province d’Italia nell’ambito del Piano strutturale di bilancio di medio termine.
“Con questa legge di bilancio - aggiunge - tutti i nodi stanno venendo al pettine, ma se credono di poter spremere gli enti locali per racimolare risorse, è giusto che gli italiani sappiano quali sono le conseguenze: comuni in default finanziario e servizi pubblici azzerati”.
“Il tentativo del vicepremier Tajani di silenziare Giorgetti è una toppa peggiore del buco perché conferma che il ministro dell’economia è ormai commissariato” così in una nota il capogruppo democratico in Commissione Finanze della Camera, Virginio Merola, che sottolinea “i fallimenti dell’azione di politica economica del governo Meloni è stata certificata dall’Istat che ha rivisto a ribasso le stime di crescita del Pil, nascondere questi dati è impossibile: Il governo si appresta a mettere in campo una manovra di bilancio fatta di nuove tasse, incremento della pressione fiscale e tagli a welfare e sanità”.
“Mentre i dati ISTAT confermano le gravi difficoltà economiche del Paese, segnando un fallimento evidente delle politiche economiche messe in campo dal governo Meloni, il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti si arrampica sugli specchi per nascondere la realtà. Ma sul suo tavolo giace una bozza di manovra di bilancio che prevede nuove tasse, un complessivo inasprimento della pressione fiscale e drastici tagli a tutti i ministeri” così in una nota il capogruppo democratico nella commissione bilancio della camera, Ubaldo Pagano.