“Il monitoraggio dell’impatto del lupo, degli ibridi e dei cani inselvatichiti, sul comparto zootecnico è uno degli aspetti fondamentali per assicurare la conservazione del lupo e la tutela di imprese agricole e zootecniche, come ci insegna il lavoro svolto da Federparchi. Purtroppo oggi dal governo non abbiamo ricevuto risposte concrete. Le predazioni sono la principale causa della chiusura di molti allevamenti, con ripercussioni su biodiversità, occupazione e manutenzione del territorio. Occorre ritrovare un equilibrio sostenibile che preservi la specie del lupo in purezza (l’ibridizzazione recente o antica secondo il rapporto Ispra sfiora ormai il 30%) e riduca l’impatto dei cani inselvatichiti. Serve un piano per la progressiva eradicazione dei cani inselvatichiti e uno studio sulle presenze abnormi del lupo in alcuni areali, affidando alla scienza le strategie di controllo. Serve rivedere il sistema di risarcimento dei danni, oggi l’attesa è in media di 201 giorni, reintegrando all’agricoltore i costi di perdita del capo e di mancata produzione di latte o carne. Va previsto un adeguato regime di sostegno delle imprese e sistemi assicurativi i cui costi devono essere per il 100% a carico degli enti pubblici competenti. Non saliamo sulle curve tra i protezionisti di tutto così com’è o di chi ritiene che serva agire in maniera indistinta. Vedremo cosa emerge dalla nuova versione del piano di conservazione del lupo, ma siamo ancora in attesa del piano complessivo di gestione della fauna selvatica, strombazzato in sede di Legge di bilancio ed ancora non arrivato come la costituzione del comitato tecnico faunistico venatorio nazionale. Ci sarebbe urgente bisogno di una strategia, che però non abbiamo intravisto nelle risposte di oggi di un governo che sembra invece navigare a vista, capace solo di agitare quando serve la bandierina propagandistica”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari, in replica alla Camera alla risposta della sottosegretaria, Matilde Siracusano, all’interpellanza urgente di cui è il firmatario assieme alla capogruppo, Chiara Braga.
“Anas ha ribadito che entro aprile, dopo mesi di ritardi, invierà al Consiglio Superiore dei lavori pubblici la documentazione per elaborare il parere necessario al passaggio di consegne con Sat per la realizzazione della Tirrenica. E’ ora necessario reperire le risorse per completare l’opera in tempi certi: il nostro obiettivo è inserire tali finanziamenti nella prossima legge di Bilancio”, così Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio, sull’audizione di Anas che si è svolta oggi alla Camera.
“La drammatica esperienza della pandemia dovrebbe aver insegnato a tutti l'importanza decisiva di investire nel rafforzamento dei presidi sanitari pubblici nel nostro Paese.
Il Governo invece sta facendo l'esatto contrario. Dopo una legge di bilancio in cui ha ridotto i futuri impegni economici in sanità, la destra conferma questo grave disinteresse nel Def appena approvato e annuncia di considerare addirittura irrealizzabili i progetti delle case di comunità previsti dal Pnrr”. Così l'on. Piero De Luca, capogruppo PD in Commissione politiche europee alla Camera, intervenendo a Fuori campo su SkyTg24.
“È un atteggiamento grave e pericoloso per i nostri cittadini. Ci opporremo con forza a questi tagli sulla sanità, perché il diritto alle cure per tutti va difeso e tutelato in modo assoluto”, conclude.
"C'è una linea chiara e strategica del governo: il diritto alle cure si paga, non deve essere garantito in modo universale, chi può ricorrerà ai privati, gli altri dovranno accontentarsi di ciò che resta di una sanità pubblica definanziata e lasciata allo sbando. Prima, una legge di bilancio che copre a malapena gli aumenti del costo dell'energia e delle materie prime nel settore sanitrio, quindi una previsione di finanziamenti a scendere verso livelli pre pandemia, infine pochissime risorse nel Def e ieri pure gli annunci del ministro Fitto che considera le case di comunità, uno dei progetti importanti del Pnrr, irrealizzabili. La pandemia sembra non aver insegnato niente a questa destra. A pagare saranno come al solito i più fragili e chi non può permettersi di ricorrere ai privati. Penalizzare la sanità pubblica è uno schiaffo alla Costituzione italiana e agli operatori sanitari che ogni giorno tra mille problemi garantiscono agli italiani il diritto alle cure". Così Marco Furfaro, capogruppo dem in commissione Affari Sociali.
“Che i consiglieri regionali di Forza Italia inveiscano ingiustificatamente contro il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, non ci stupisce affatto. Ma questa volta il tentativo di nascondere le responsabilità del governo nazionale sul ‘buco da 200 milioni’ della nostra sanità è più goffo che mai. E siccome la realtà dei fatti è materia ormai sconosciuta alla destra, guardare ai numeri che giustificano quel ‘buco’ aiuterà persino i consiglieri di Forza Italia a comprendere la questione nel merito.” Così, in una nota congiunta, i deputati del Pd pugliesi Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra.
“Nella sola annualità 2022 – prosegue la nota - senza perciò considerare tutto quello che la sanità pubblica continua a ereditare dal biennio della pandemia, l’SSR pugliese ha dovuto sopportare maggiori costi per circa 710 milioni di euro. Una cifra enorme per affrontare costi contingenti come il rincaro dell’energia (110 mln), l’aumento dell’inflazione (40 mln), il mancato finanziamento della legge sui risarcimenti per gli effetti avversi dei vaccini (20 mln) e tutte quelle spese per contrastare l’emergenza pandemica che non sono state coperte dal governo. Extra-costi, a cui si aggiungono le somme per il rinnovo del CCNL del personale sanitario (105 mln), per le stabilizzazioni del personale assunto durante il Covid (100 mln) e altri aumenti come il finanziamento della spesa farmaceutica e per i servizi socio-sanitari e territoriali. A fronte di questi 710 milioni di nuovi oneri, il governo Meloni ha stanziato appena 260 milioni di euro, poco più di un terzo rispetto al necessario. “Comprendiamo le necessità convergenti di nascondere le mancanze del governo e di attaccare la giunta regionale in assenza di argomenti validi. Ma parlare di presunti aumenti delle addizionali regionali, usando i ‘cittadini come bancomat’, dimostra la totale malafede di quella parte politica. La Puglia, peraltro, è tra le poche regioni d’Italia ad aver bloccato ogni aumento delle sue aliquote nel lontano 2013. E anche invocare oggi ‘la mano santa’ del Presidente Meloni è quantomeno intempestivo. Nella serata di ieri la Regione Puglia ha garantito una soluzione che scongiura qualsiasi aumento delle tasse, trovando nel proprio bilancio le somme necessarie a coprire il ‘buco’, nella colpevole inerzia e sorda indifferenza del governo nazionale.”
“Allora – conclude la nota – ci permettiamo di dare un consiglio non richiesto ai conterranei di Forza Italia. Per quanto poco stia dimostrando di contare Forza Italia nel dirigere la politica nazionale, farebbero prima e meglio a imporsi nelle sedi opportune, a Palazzo Chigi per esempio, per garantire più risorse alla sanità del Mezzogiorno, messa in ginocchio dalle scandalose riforme che Berlusconi & Co. attuarono quasi vent’anni fa. Ma, d’altronde, vanno compresi. Apparire sui giornali è molto più semplice che governare veramente il Paese.”
“Il Documento di Economia e Finanza licenziato dal Consiglio dei Ministri riflette fedelmente la sconsiderata leggerezza con cui questo Governo sta gestendo l’eredità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la governance dei fondi strutturali europei. L’idea che emerge, e che rafforza il sospetto sorto dopo le recenti decisioni di accentramento del Ministro Fitto, è che queste risorse non siano ritenute utili allo sviluppo economico del Paese. Al contrario, tra lo smantellamento dell’Agenzia della Coesione e le ricorrenti uscite della maggioranza sulla possibilità di rinunciare a una parte delle risorse del PNRR, sembra sempre più chiaro che questo Governo non abbia alcun interesse nell’utilizzare questi importanti strumenti per rilanciare la nostra economia e i territori svantaggiati.”
Così, in una nota congiunta, Claudio Stefanazzi e Ubaldo Pagano, deputati del Partito Democratico, rispettivamente componenti delle Commissioni Finanze e Bilancio a Montecitorio.
“I numeri del DEF sulla crescita dei prossimi anni restituisce la fotografia di un Governo arrendevole rispetto alle capacità del Paese di risollevarsi. Invece di guardare ai fondi europei come una grande opportunità per rigenerare interi territori, continuiamo a registrare regolarmente passi indietro frutto dell’incapacità amministrativa di molti Ministri e della totale mancanza di lungimiranza nella gestione della cosa pubblica.”
“Come testimoniato dal documento di economia e finanza, sono bastati pochissimi mesi a questo Governo per abbattere la crescita del Paese e riportarla ai tempi dello “zero-virgola”. “Merito”, sì, di misure inique e controproducenti, a vantaggio di pochi e – com’è sempre più evidente – sulle spalle di tutti gli altri, con chiare ripercussioni sull’intero sistema produttivo; ma anche della completa incapacità di realizzare i progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e persino di dare attuazione alla loro stessa legge di bilancio. Ben l’85% delle misure è ad oggi inattuato e per un quarto dei decreti attuativi da adottare i tempi sono già scaduti. Ritardi e incompetenza che costano miliardi e miliardi di euro agli italiani. Ma non erano loro quelli bravi?
Lo dichiara Ubaldo Pagano, Capogruppo PD in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“Il Def che è stato approvato dal CdM di questo pomeriggio non affronta le grandi questioni del Paese, tra cui l'emergenza economica ed il potere d’acquisto delle famiglie italiane. È chiaro che con il duo Meloni-Giorgetti il Paese ha smesso di investire sul futuro e si limita a portare avanti i cavalli di battaglia ideologici della destra. Parlano della discesa della pressione fiscale senza indicare con che modalità intendono raggiungere l’obiettivo: una chiara presa in giro per alimentare aspettative. Distruggono la sanità pubblica con un finanziamento del tutto insufficiente a mantenere il livello delle spese minime per far funzionare i presidi sanitari e la medicina territoriale, scaricando sulle Regioni il compito di dover aumentare la pressione fiscale o ridurre i servizi per far fronte agli aumenti contrattuali del personale ed agli extra costi energetici”. Così il deputato democratico Ubaldo Pagano, capogruppo in commissione Bilancio.
Dichiarazione di Anthony Barbagallo, capogruppo Pd commissione Trasporti Camera
“Il Pnrr è un’occasione unica per il nostro Paese. Ma c’è un buco nero che riguarda la trasparenza sui reali dati di attuazione dei progetti. Il Governo Meloni è inadempiente, anche da questo punto di vista, non rispettando quanto previsto dalla legge di bilancio 2021 che impegnava il governo a pubblicare i dati di attuazione finanziaria, fisica e procedurale di ciascun progetto. Così non è, sul sito www.italiadomani.gov.it l’ultimo aggiornamento risale a fine ottobre scorso. Un black-out informativo inammissibile su cui chiediamo chiarimenti urgenti all’Esecutivo”. Lo dichiara il capogruppo PD in commissione Trasporti della Camera e segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo, che ha depositato una interrogazione urgente sulle criticità sull’attuazione del Pnrr “in seguito ad una analisi approfondita basata su un corposo dossier realizzato da Cleo Li Calzi, componente della segreteria regionale del PD Sicilia e coordinatrice del dipartimento regionale Pnrr. “La mancata e costante diffusione dei dati di attuazione – spiega Barbagallo – impedisce di avere la reale situazione sulla spesa. Desta quindi perplessità pure l’ultimo provvedimento del governo che modifica la governace del Pnrr accentrando ulteriormente i poteri nelle mani di Palazzo Chigi senza offrire una concreta soluzione alle criticità sollevate da Bruxelles. Per l’esponente Pd, “desta inoltre preoccupazione che nel settore strategico della Salute il tasso di avanzamento della spesa a marzo 2023 sia dello 0,5%. Inoltre - conclude Barbagallo- non c’è ancora traccia delle piante (oltre un milione e 700 mila) che avrebbero dovuto rigenerare e rendere più salubre l’aria nella 14 Città metropolitane, già nel 2022. Conosciamo i dati solo attraverso la Corte dei Conti. Da queste verifiche – come scrivono i giudici contabili - è emerso che ‘solo alcune Città metropolitane sono andate oltre la fase di progettazione e la quasi totalità di esse ha piantato in vivaio semplici semi, invece di collocare piante già cresciute nei luoghi prescelti”.
Di seguito la dichiarazione del deputato Dem Claudio Stefanazzi sull’approvazione in Commissione bilancio del Senato dell'emendamento proposto da Fratelli d’Italia e riformulato dal Governo, per la nomina di un commissario straordinario dei Giochi del Mediterraneo di Taranto in programma nel 2026.
“Ciò che più temevamo è infine accaduto – ha commentato Stefanazzi –.Il Ministro Fitto, oramai uomo solo al comando, dopo aver paralizzato la spesa PNNR, FSC e POR, ora blocca il grande lavoro fatto su una manifestazione internazionale che dovrebbe segnare il definitivo rilancio di Taranto. Purtroppo questa per la Puglia è una triste storia che si ripete: correva l’anno 2003 quando l'allora presidente della Regione Raffaele Fitto, avocando alla presidenza il POR 2000/2006, bloccò tutti i bandi, affondando quel ciclo di programmazione. Oggi, dopo mesi dall’insediamento del Governo Meloni, non solo Fitto non ha fatto avanzare di un millimetro la spesa a valere su praticamente tutti i fondi a disposizione di Stato centrale e amministrazioni locali, ma continua nella sua strategia di accentramento, senza alcun vantaggio per i territori, anzi contro gli stessi.
Se non fosse una tragedia ci sarebbe da ridere immaginandolo, novello Gollum, invocare il suo tesoro! Infine, fatto assai grave, l’emendamento prevede la remunerazione del commissario e della struttura tecnica a sostegno dello stesso per un importo esorbitante pari a circa 6 milioni di euro su 200 milioni di opere. Attualmente, il comitato organizzatore dei Giochi agisce a titolo gratuito. E, a conferma di quanto la cifra prevista sia spropositata, voglio ricordare che il commissario dei Lavori della Linea 2 della Metropolitana di Torino (1.5 miliardi di opere) agisce a titolo gratuito.
Non ci resta che capire chi otterrà questo incarico, quali competenze abbia e soprattutto non ci resta che capire quanto il Ministro Fitto – salentino di nascita – abbia a cuore la sua terra, al di là dei rancori per le battaglie politiche qui perdute. Ma questo, lo abbiamo tristemente già compreso”.
“Al Parco dell'Asinara siamo al paradosso. Il governo Meloni infatti ha fatta decadere, dal primo marzo, per decorrenza dei termini, il Commissario del Parco senza provvedere alla sua sostituzione”. Così inizia l’atto d’accusa del parlamentare Dem della commissione bilancio Silvio Lai. “Ergo il Parco è senza rappresentante legale e in un periodo cosi importante della stagione non dispone di una guida per assumere decisioni organizzative e strategiche anche ai fini della promozione turistica e della tutela. Un grave danno di immagine ed economico che riafferma, se mai ve ne fosse bisogno, dell'assoluta inconsistenza della giunta Solinas nei palazzi istituzionali e governativi visto che si sarebbe potuto giungere a soluzione, nel rispetto della norma, a fronte di un accordo tra Regione e governo già prima del commissariamento o in questi cinque mesi nei quali i selfie con il vicepremier Salvini sono stati frequenti quanto improduttivi”. “Perché non è avvenuto? Sciatteria o perché non c'è stata intesa sul nome da proporre? Sul balletto delle poltrone, tra dimissioni e rimozioni, il presidente Solinas ha dato il meglio di se in oltre 4 anni. Che poi il parco naturale nazionale dell’Asinara non sia in cima ai suoi interessi lo dimostra il ritardo con cui ha nominato la comunità del Parco dopo oltre tre anni e mezzo dall’inizio della legislatura.
Come al solito a pagarla sarà la comunità sarda e gli operatori del territorio che attraverso Il Parco presentava il suo biglietto da visita e che ora è ridotto all’ordinaria amministrazione. Noi da parte nostra con il deposito di una interrogazione inizieremo una battaglia vigilando perché il governo non perda tempo e dia un presidente, o riconfermi il commissario, al Parco dell’Asinara”.
“La proposta del governo Meloni di un Liceo del Made in Italy per tutelare l’identità italiana è ancora una volta una proposta vuota e poco concreta. Un’inutile contrapposizione tra licei e istituti tecnici che nasconde l’incapacità di leggere le reali difficoltà della scuola e di mettere in campo misure di intervento concrete, necessarie e indispensabili per la formazione dei giovani a partire dal garantire a tutti l’accesso all’istruzione, riducendo le disuguaglianze. Si parla del Liceo del Made in Italy, ma è scomparso dal radar politico il tema della lotta alla dispersione scolastica, un argomento primario di cui il governo dovrebbe occuparsi insieme alle Regioni a partire dalla Liguria, dove la percentuale di Nett nel 2020 è cresciuta del 10% rispetto al 2019, con oltre 40mila ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, un numero che sale a 56mila nella fascia tra i 15 e i 34 anni”.
Lo dichiara la deputata Pd, Valentina Ghio.
“È di questo - aggiunge - che dovrebbe occuparsi il governo, insieme alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, che in tutta Italia sono vetusti e necessitano interventi di messa in sicurezza, nella sola Liguria il 40% degli edifici scolastici è stato costruito prima delle normative sull’edilizia scolastica e nella sola Genova ci sono 90 edifici su 290 costruiti prima del 1900 riadattati a scuole. Questi sono i problemi e i nodi da sciogliere, insieme a una maggiore attenzione anche al benessere psicologico degli studenti, da un’indagine condotta dall’Istituto di Ricerche economiche e sociali dell’Emilia Romagna su quasi 30mila studenti medi e universitari di tutta Italia, pubblicata dalla rivista 7 del Corriere della Sera, il 91% degli studenti medi e universitari chiede lo psicologo nelle scuole, ma il governo non ha rifinanziato questo servizio nell’ultima legge di Bilancio, preferendo puntare sulla figura del docente tutor. Quindi - conclude - invece di pensare a fare il restyling dei nomi dei licei il governo pensi ai veri problemi della scuola, alla necessità di adeguare gli stipendi degli insegnanti a quelli della media europea e metta in campo tutte le azioni necessarie affinché la scuola sia il luogo di emancipazione sociale e di educazione che deve essere. Sono gli stessi giovani a chiederlo”.
“La proposta del governo Meloni di un Liceo del Made in Italy per tutelare l’identità italiana è ancora una volta una proposta vuota e poco concreta. Un’inutile contrapposizione tra licei e istituti tecnici che nasconde l’incapacità di leggere le reali difficoltà della scuola e di mettere in campo misure di intervento concrete, necessarie e indispensabili per la formazione dei giovani a partire dal garantire a tutti l’accesso all’istruzione, riducendo le disuguaglianze. Si parla del Liceo del Made in Italy, ma è scomparso dal radar politico il tema della lotta alla dispersione scolastica, un argomento primario di cui il governo dovrebbe occuparsi insieme alle Regioni a partire dalla Liguria, dove la percentuale di Nett nel 2020 è cresciuta del 10% rispetto al 2019, con oltre 40mila ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, un numero che sale a 56mila nella fascia tra i 15 e i 34 anni”.
Lo dichiara la deputata Pd, Valentina Ghio.
“È di questo - aggiunge - che dovrebbe occuparsi il governo, insieme alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, che in tutta Italia sono vetusti e necessitano interventi di messa in sicurezza, nella sola Liguria il 40% degli edifici scolastici è stato costruito prima delle normative sull’edilizia scolastica e nella sola Genova ci sono 90 edifici su 290 costruiti prima del 1900 riadattati a scuole. Questi sono i problemi e i nodi da sciogliere, insieme a una maggiore attenzione anche al benessere psicologico degli studenti, da un’indagine condotta dall’Istituto di Ricerche economiche e sociali dell’Emilia Romagna su quasi 30mila studenti medi e universitari di tutta Italia, pubblicata dalla rivista 7 del Corriere della Sera, il 91% degli studenti medi e universitari chiede lo psicologo nelle scuole, ma il governo non ha rifinanziato questo servizio nell’ultima legge di Bilancio, preferendo puntare sulla figura del docente tutor. Quindi - conclude - invece di pensare a fare il restyling dei nomi dei licei il governo pensi ai veri problemi della scuola, alla necessità di adeguare gli stipendi degli insegnanti a quelli della media europea e metta in campo tutte le azioni necessarie affinché la scuola sia il luogo di emancipazione sociale e di educazione che deve essere. Sono gli stessi giovani a chiederlo”.
Se c'è un'urgenza, a proposito del Superbonus è quella di risolvere con certezza il tema dei crediti incagliati. Dopo giorni e giorni passati dal ministro Giorgetti a dire che si stava lavorando alla soluzione, con dichiarazioni di esponenti della destra sullo strumento degli F24, dopo tante rassicurazioni, il decreto non contiene nulla sui crediti incagliati. Si affida il tema a una soluzione extraparlamentare. Quindi il governo Meloni ha creato aspettative, ha infranto la fiducia dei cittadini che si erano fidati di una legge vigente, l'ha bloccata senza risolvere l'urgenza dell'urgenza, rinviandola a una cosiddetta “piattaforma” privatistica che non richiederebbe un intervento legislativo, per la quale ci vorranno molti mesi perché sia operativa. Noi diciamo oggi qui con chiarezza che non accetteremo la pratica dei debiti fuori bilancio.
In verità questo decreto inadeguato e iniquo non nasce per la paura di un buco di bilancio che non c'è e che non è dimostrabile, ma per la necessità del governo di avere margini nel 2023 per le proprie politiche, scelta legittima, ma che andrebbe dichiarata. L'urgenza del blocco sancita dal decreto non è dunque la salvaguardia dei conti pubblici. Se non fosse così, come sarebbe credibile che un governo che a fine dicembre approva una legge di bilancio, a febbraio scopra un'emergenza pochi giorni dopo le elezioni regionali? Noi abbiamo detto e ribadiamo che anche nella prospettiva di attuare la direttiva europea sulle case Green va riorganizzato, riformato e razionalizzato il sistema degli incentivi in edilizia per renderlo sostenibile dal punto di vista economico, perché non bastano incentivi per le detrazioni, ma occorre un fondo nazionale ed europeo mirato all’efficientamento energetico e antisismico. Bisogna avere fiducia nell'Ue per risolvere i nostri problemi anche sul tema della casa, ma il governo Meloni è incagliato in una direzione contraria all’Europa e perciò ai nostri interessi nazionali.
Così il capogruppo Pd in commissione Finanze Virginio Merola, intervenendo in Aula per la dichiarazione di voto sulla fiducia.
"Dopo l’informazione Rai, la giustizia, gli artisti di Sanremo e la Guardia Costiera, ora la destra vorrebbe tentare di mettere il bavaglio anche all’Anac, considerata colpevole di aver espresso critiche, attraverso il presidente Giuseppe Busia, al codice degli appalti del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Anac che ha quale missione principale quella di prevenire la corruzione, promuovere la trasparenza e la cultura della legalità. Di tutto questo ha timore la destra? Dietro il paravento della velocizzazione ci sono altri interessi da tutelare? Perché si vuole rendere il sistema degli appalti pubblici più vulnerabile? I primi atti di questo governo confermano che la strada scelta è ben altra rispetto al rigore e al rispetto delle norme, per buona pace degli appetiti della criminalità organizzata. Per questo abbiamo aderito alla manifestazione del primo aprile promossa dalla Cgil decidendo di stare al fianco delle parti sociali e dei sindacati per chiedere che sul codice degli appalti, come sul Superbonus, questo governo risolva i problemi che ha creato". Lo afferma in una nota il deputato dem Silvio Lai, della commissione Bilancio.