Una delegazione del Partito democratico composta dai deputati Debora Serracchiani, responsabile Giustizia della segreteria nazionale, Michela Di Biase, Andrea Casu, dalla senatrice Cecilia D’Elia e da Devis Dori deputato di Avs, ha visitato questa mattina l’area femminile del carcere di Rebibbia, la più grande d’Europa. Con loro Valentina Calderone, garante dei detenuti di Roma. I parlamentari hanno avuto incontri con la direttrice Fontana, il comandante della Polizia Penitenziaria Marghella e il personale che opera nel penitenziario. La visita ed i colloqui hanno messo in luce numerose criticità che vanno dalla carenza di organico per la polizia penitenziaria all’insufficienza delle risorse non solo per finanziarie progetti rieducativi ma anche la stessa manutenzione ordinaria della struttura. In particolare appare estremamente necessario trovare una soluzione che tenga conto, per le detenute con problemi psichiatrici ricoverate nel reparto infermeria della struttura, la cui visita ha profondamente colpito la delegazione, del diritto a cura e assistenza che risulta incompatibile con la detenzione in carcere nonostante l’impegno e la dedizione del personale in questa come in tutte le altre aree del carcere visitate tra cui il nido e l’area destinata alle madri con bambini. Sul punto, ribadiamo la necessità che le madri detenute ed i loro bambini non stiano in carcere. <Favorire, incentivare i progetti – affermano i parlamentari democratici che rivolgono anche un ringraziamento speciale ai dirigenti ed agli operatori della struttura – fondati su scuola e percorsi formativi per il lavoro è indispensabile e urgente se si vuole dare concretezza alla funzione rieducativa. Sarà nostra cura inoltre proporre iniziative legislative che costituiscano una alternativa al carcere per le detenute che hanno una situazione psicofisica incompatibile con la detenzione.
Discussa interrogazione al Question time di Laura Boldrini e Marco Simiani, deputati Pd
“Il lavoro non può essere solo un spot del primo maggio . Il lavoro è per noi democratici questione cruciale e per questo che riteniamo la vicenda dello stabilimento siderurgico Jsw di Piombino, che si trova in uno stato di prolungata inattività nonostante l'acquisizione oltre 4 anni fa degli impianti da parte del gruppo indiano Jindal, una crisi industriale che il governo deve affrontare con la massima urgenza”. E’ quanto hanno chiesto, nel corso del Question time odierno alla Camera, i deputati del Pd Laura Boldrini e Marco Simiani. Ed è toccato poi a quest’ultimo replicare al ministro Urso sulle responsabilità dell’attuale situazione.
“Il governo la smetta di fare solo campagna elettorale e di dare la colpa a chi c’era prima, perché è falso. L’attuale accordo di programma porta la firma dell’ex sottosegretario leghista Dario Galli. Quindi si cambi registro e ci si attivi per rilanciare un nuovo accordo di programma – ha insistito Simiani- che porti a un’intesa tra soggetti pubblici a Piombino. Il Pd solleciterà sempre di più il governo, ha sottolineato il parlamentare Dem, affinchè questo accordo si faccia su principi che riguardano il rilancio del polo siderurgico inserendo precise clausole sociali a difesa dei lavoratori e altrettanto specifiche clausole ambientali per favorire le bonifiche e la tutela del paesaggio. Dobbiamo rilanciare l’intero polo siderurgico nell’ottica della transizione ecologica e della produzione di energie rinnovabili. Chiediamo – ha concluso Simiani rivolgendosi al ministro Urso- lo stanziamento di fondi per il completamento dello sviluppo del porto e la realizzazione di infrastrutture per i collegamenti portuali. Piombino – ha concluso Simiani- anche attraverso l’approvazione della legge ad hoc con tutte le misure compensative a favore della città e del territorio, deve avere in futuro ravvicinato un rilancio complessivo, avendo al suo interno un’azienda siderurgica che possa commercializzare l’acciaio in tutte le parti del mondo”.
Creano nuova occupazione e sviluppo di qualità
"Occorre una legge nazionale per valorizzare ed incentivare la creazione dei distretti di economia civile, nati spontaneamente da anni in tutta Italia come laboratori di coesione sociale, capaci di creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo, migliorando, al contempo, la qualità della vita ed ambientale dei singoli contesti. Coinvolgendo quindi persone, competenze ed organizzazioni di tipologie diverse, pubbliche e private, profit e nonprofit".
Lo ha dichiarato Emiliano Fossi, deputato Pd, nel corso della presentazione del volume 'Soluzioni Civili', promossa oggi alla Camera da Legambiente.
"Da sindaco di Campi Bisenzio - ha aggiunto - ho subito creduto nella potenzialità di tali distretti promuovendo la prima esperienza di questo tipo in Italia. Oggi nel nostro Paese questi strumenti di aggregazione si stanno moltiplicando. Ritengo quindi utile un provvedimento di carattere nazionale che riesca a valorizzare queste iniziative mettendo in rete le esperienze positive fatte"
“Le continue drammatiche aggressioni al personale medico, alle lavoratrici e ai lavoratori del settore sanitario necessitano una riflessione non soltanto sul possibile inasprimento delle pene, ma soprattutto sulle misure di prevenzione messe in atto. La Legge numero 113 del 2020 prevedeva infatti già numerose azioni per garantire la sicurezza di tali lavoratori ed è oggi opportuno verificare la sua corretta applicazione”. Lo chiedono al governo i deputati del Pd Marco Simiani, Ilenia Malavasi, Simona Bonafè, Emiliano Fossi, Federico Gianassi, Christian Di Sanzo e Laura Boldrini depositando oggi una interrogazione su tale tematica.
“La Legge ha infatti istituito un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. Tale Osservatorio deve monitorare gli episodi di violenza commessi nell'esercizio delle funzioni; gli eventi sentinella che possano dar luogo ai suddetti fatti; l'attuazione delle misure di prevenzione e protezione previste dalla disciplina in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; la promozione di studi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti; la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza; corsi di formazione per il personale medico e sanitario, finalizzati alla prevenzione e gestione di situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti. Quante di queste misure di prevenzione sono state realmente realizzate? Il Ministro della Salute venga in Parlamento a chiarire”: concludono i deputati Pd.
Dichiarazione di Toni Ricciardi, deputato Pd
“Questo decreto adotta nuovamente quello che è ormai una prassi per questo Governo: un approccio emergenziale. Focalizzandosi su strutture di prima accoglienza e hotspot e non sui SAI , che sono gli effettivi strumenti di accoglienza e integrazione attraverso cui le persone vengono introdotte al mondo del lavoro oltreché a importanti strumenti di integrazione, come i corsi di lingua italiana.” Così Toni Ricciardi, deputato Pd, intervenendo in Aula alla Camera nella discussione sul decreto flussi. “L’emergenza non esiste – ha proseguito Ricciardi- ma la destra la vuole perché è utile e fa comodo. Anche lo stato di emergenza è cosa del tutto campata in area. E poi appalti, sub-sub-sub appalti a cascata, affidamenti diretti d’urgenza senza bisogno dell’evidenza pubblica”. Per Ricciardi , “da questo decreto nasceranno e aumenteranno le irregolarità, e l’accoglienza diventerà sempre più destrutturata e confusionaria con impatti negativi sulle comunità locali e risultati distruttivi per l’integrazione, che semplicemente viene ignorata. È del tutto evidente che il Governo non vuole governare questo fenomeno –ha aggiunto l’esponente Dem- e non vuole farlo nemmeno in un’ottica pragmatica, poichè il sistema di accoglienza italiana avrebbe l’opportunità di diventare un modello di riferimento europeo, con impatti positivi e di crescita per la nostra comunità e per i migranti se solo si affrontasse la questione con un approccio pragmatico e non propagandistico. I centri di accoglienza – ha concluso Ricciardi- potrebbero rappresentare risorse importanti per le comunità locali e attrarre forza lavoro specializzata e formata, come le figure dei mediatori culturali, operatori sociali e psicologi, strutturando il sistema su più livelli operativi. Ma una destra sorda e insensibile ha detto no a tutte le nostre proposte emendative, non vedendo nemmeno la vera emergenza migratoria del nostro paese: quella degli oltre 100mila ragazze e ragazzi che ogni anni sono costretti a lasciare il nostro paese. Questo è un decreto che crea nuovi problemi invece di risolverli e vuole lo stato di emergenza permanente perchè fa comodo al governo."
"Il taglio del cuneo fiscale per gli stipendi medio bassi è sempre condivisibile, quello che non è accettabile è spacciare un bonus di soli sei mesi con il taglio delle tasse più grande degli ultimi decenni". Lo ha detto la vicecapogruppo dei Deputati Pd, Simona Bonafè, nel corso della trasmissione 'Radio Anch'io' su Rai Radio 1, riguardo ai contenuti del Decreto Lavoro approvato dal Consiglio dei Ministri.
"E' inoltre palese che le nuove forme di precariato presenti nel decreto, dai voucher alla liberalizzazione dei contratti a termine, disincentiveranno la natalità: tema sul quale la destra promette molto senza mantenere nulla", ha concluso.
“Quello del governo è un decreto propagandistico che getta fumo negli occhi del Paese e prende in giro gli italiani, aumentando la precarietà e la povertà. Il taglio del cuneo fiscale - per esempio- pur essendo una misura condivisibile sulla carta, di fatto è, nell’ammontare previsto, assolutamente insufficiente per recuperare la perdita del potere d’acquisto degli italiani generato dall’inflazione. Tra l’altro siamo di fronte ad una misura spot, limitata nel tempo, quando ci vorrebbe un taglio strutturale come da più parti richiesto. Non ci sono inoltre in questo decreto risorse per l’aumento dei contratti pubblici nè per il sostegno a quelli privati. E sopratutto non si affronta il vero nodo, che resta irrisolto, dei circa 4 milioni di lavoratori poveri per i quali sarebbero necessari una legge sulla rappresentanza che consenta di mettere al bando contratti pirata e l’introduzione del salario minimo che intervenga laddove la contrattazione collettiva non arriva. Se a questo si aggiungono la liberalizzazione dei contratti a termine, l’aumento dei voucher e lo smantellamento del reddito di cittadinanza si capisce quanti siano i rischi per la tenuta economica e per la coesione sociale del Paese che questo provvedimento determina”, così Piero De Luca, deputato dem, intervenendo a Start su SkyTg24.
Il Governo aggiunge alla propaganda di un decreto varato nella giornata della Festa dei lavoratori e delle lavoratrici la decisione scellerata di allargare ancora di più le maglie della precarietà. Quando invece la priorità dovrebbe essere la lotta al lavoro povero e insicuro che condanna allo sfruttamento intere generazioni, continua a tenere fuori le donne, aumenta morti e incidenti con la liberalizzazione del subappalto selvaggio. Le poche risorse destinate a un taglio temporaneo e insufficiente del cuneo fiscale non servono certo a nascondere la gravità di un decreto che cancella ogni strumento di protezione dalla povertà e che allarga anziché ridurre le disuguaglianze sociali.
Lavoreremo per costruire in Parlamento e nel Paese le alleanze necessarie a cancellare i contratti pirata, approvare una legge sulla rappresentanza e definire un salario minimo sotto il quale sia impossibile scendere. Continueremo a batterci, oggi e ogni giorno, per un un lavoro dignitoso, sicuro e giustamente retribuito per tutte e tutti.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
Una giornata ricca di significato, oggi a #Hiroshima, con le associazioni che si occupano di sensibilizzare l'opinione pubblica, e i giovani in particolare, in merito all’abolizione delle armi nucleari. Questa mattina, un percorso in cui abbiamo potuto vedere gli 'hibaku tree', 170 alberi che, all’epoca molto piccoli, riuscirono a sopravvivere e a non venire bruciati dalla bomba atomica. Dei simboli di speranza: nonostante il male, non hanno smesso di donare ossigeno alla città devastata. Siamo poi giunti a casa della ‘ ibakusha' Toshiko Tanaka, sopravvissuta alla catastrofe di Hiroshima. Aveva appena 6 anni quando venne lanciata la bomba. A causa del trauma, non è riuscita a parlarne per i 70 anni successivi fino a quando ha sentito forte la responsabilità che portava su di sé, come sopravvissuta, di far conoscere al mondo l’atrocità accaduta. Così ha trovato le parole per descrivere come quel giorno ha cambiato il corso della storia e la vita di centinaia di migliaia di persone. 'Guardai in alto e vidi un flash incredibile, era come un milione di luci insieme: tutto divenne bianco, e non vidi più nulla'. E poi un grande calore, che ha bruciato il suo viso, il collo e il braccio destro. Poi il buio, a causa di cenere e polvere che coprivano ogni cosa.
140mila morti solo a Hiroshima, tutti i suoi compagni e compagne di scuola morirono quel giorno, e dell’amica del cuore non trovarono mai il corpo. Fu la generazione che pagò il prezzo più alto, e Toshiko rimane una delle ultime testimoni di quella tragedia. Questa donna, oggi, si è messa al servizio della pace, e instancabilmente gira il mondo, nonostante gli 84 anni e i problemi di salute, conseguenza di quel terribile giorno, per sostenere la pace e l'abolizione delle armi nucleari. L’invito a casa di Toshiko è stato per me un onore. Abbiamo parlato molto, e mi ha raccontato la sua vita, e io ho il dovere di dare seguito alle parole facendo conoscere questa storia e adoperandomi nell’ambito del mio lavoro di parlamentare. Spero di poterla invitare a un'audizione in commissione Esteri e presso l'intergruppo per il disarmo nucleare, che istituirò al mio rientro in Italia”.
Lo scrive sui social Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico.
"L'annuncio di Venator di sospendere l'attività a giugno è un fulmine a ciel sereno che rischia di compromettere il rilancio dell'azienda ed il lavoro di centinaia di dipendenti tra addetti diretti ed indotto. È necessario capire le reali motivazioni alla base di questa scelta, se si tratta di impedimenti burocratici per autorizzare lo smaltimento dei rifiuti vanno risolti in tempi brevi. È comunque ancora una volta emblematico il disinteresse del governo per le crisi produttive locali; Jsw di Piombino e Venator solo per citare le ultime due. Purtroppo il Ministro Urso è perennemente latitante sulle problematiche territoriali: invece di occuparsi solo astrattamente del Made in I’Italy, pensi alle crisi aziendali”. Lo dichiara l deputato dem Marco Simiani, in merito alla vicenda dello stabilimento produttivo di Scarlino, in provincia di Grosseto.
"Mi auguro che nel Decreto Lavoro, che il governo Meloni vuole approvare in fretta e furia il 1 maggio, ci siano misure efficaci e non solo norme spot. Ai redditi delle famiglie, duramente colpite dalla crisi energetica e dall'inflazione, non può certamente bastare il taglio di poche decine di euro per i redditi bassi o l'innalzamento dei fringe benefit, che riguarda soltanto una piccola platea di lavoratori. Spero che nel provvedimento, dopo le promesse mancate di questi mesi, venga almeno riproposta ‘Opzione donna' con parametri meno stringenti. In caso contrario, sarebbe l'ennesima beffa per le lavoratrici italiane”. Lo afferma la deputata dem Simona Bonafè, vicepresidente del Gruppo Pd, in merito al decreto che verrà licenziato lunedì prossimo dall’esecutivo.
“La Fimer di Terranuova Braccioli, nel Valdarno aretino, il 3 maggio rischia il fallimento, gli stipendi dei lavoratori sono bloccati. Cosa sta facendo il governo per salvaguardare la continuità occupazionale e produttiva dell’azienda?”. Lo chiede, con un’interrogazione al ministro del Lavoro, al ministro delle Imprese e del Made in Italy, il deputato dem Emiliano Fossi, componente della commissione Lavoro.
“Appare incomprensibile come il governo - aggiunge l’esponente Pd - che da sempre sottolinea la necessità di una produzione nazionale di impianti legati alla green economy, troppo spesso importati dai Paesi del sud-est asiatico, non si stia occupando attivamente della vertenza dell’azienda di Terranuova che coinvolge numerose professionalità ed imprese del settore: 320 lavoratori diretti e altri 250 impiegati nelle piccole e medie realtà imprenditoriali dell’indotto.Fimer è un’azienda attiva in 27 Paesi, sia in Italia che all’estero, nel campo dell’energia solare e della mobilità elettrica.L’azienda, che produce inverter per impianti fotovoltaici e colonnine elettriche e che ha il suo quartiere generale nella sede di Vimercate-Usmate, aveva acquisito un’altra azienda a Terranuova Bracciolini, nell’Aretino, arrivando a circa mille lavoratori. A causa degli effetti della pandemia, l’azienda si è trovata in una grave crisi finanziaria con debiti per 300 milioni di euro e dal 2021 è stata aperta una vertenza che oggi coinvolge, per quanto riguarda il polo produttivo di Terranuova, 320 lavoratori diretti e altri 250 dell’indotto. Nel 2022 Fimer è stata ammessa dal tribunale di Arezzo alla procedura di concordato in continuità diretta. Da tempo sono emerse indiscrezioni relative all’interessamento di fondi di investimento per garantire la continuità produttiva ed occupazionale di Fimer (in particolare il fondo Clementy e quello Greybull legato alla McLaren Applied Technologies). Il giudice fallimentare ha anticipato al 3 maggio l’udienza per la revoca del concordato preventivo, per motivo della decisione: la nomina di un nuovo Consiglio di amministrazione, la liquidità dell’azienda, sufficiente soltanto a coprire due settimane, il rischio che anche il fondo Clementy non concretizzi l’offerta. Il 28 aprile le associazioni sindacali hanno annunciato che lo stipendio di aprile per i lavoratori è bloccato”.
“A questo punto - conclude Fossi - il rischio è che il tribunale decreti il fallimento dell’azienda. Sindacati e lavoratori hanno perciò proclamato presidi e scioperi ricordando come la vertenza vada avanti da troppo tempo ed operi in un comparto di grande crescita ed interesse dal punto di vista del mercato. La Regione è in prima fila accanto ai lavoratori, adesso tocca anche al Governo fare la propria parte”.
"Ancora una volta la maggioranza su temi importanti come quello dell'immigrazione compie un vero e proprio atto di forza dando mandato in commissione Affari costituzionali al relatore sul decreto Cutro, nonostante il voto fortemente contrario dei deputati Pd. La maggioranza porta dunque il provvedimento in Aula senza discutere nemmeno la metà degli emendamenti presentati e dedicando alla votazioni meno di tre ore totali, impedendo di fatto all'opposizione di svolgere il proprio lavoro. Come al solito la maggioranza si distingue per i suoi comportamenti profondamente anti democratici e dimostra ogni volta di non rispettare il Parlamento e il lavoro dei parlamentari tutti. Questo per il Pd è inaccettabile". Lo dichiarano i deputati Pd della commissione Affari costituzionali di Montecitorio.
"Sullo scostamento di bilancio una figuraccia senza precedenti. Irridono i percettori del reddito di cittadinanza, dicono che le persone disoccupate preferiscono il divano e 500 euro di “mancia”, ma poi a non presentarsi a lavoro e al voto su un documento decisivo per l’economia italiana sono i deputati della destra. Pronti… a collezionare l’ennesima figuraccia". Lo scrive su twitter Marco Furfaro, deputato e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico.
"Questo Def 2023 è debole e deludente e d'altronde siete delusi anche voi stessi della maggioranza. Non si può nascondere la vostra piena responsabilità delle previsioni, degli indirizzi presenti, delle scelte da voi effettuate all’interno del documento.
Nel documento non ci sono direzioni di marcia; il taglio del cuneo previsto per 3-4 miliardi è totalmente insufficiente.
Le toppe non bastano, serve una strategia: un taglio del cuneo più grande e strutturale, una legge sul salario minimo, il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti. Per il fondo sanitario nel Def non è previsto un euro in più, mentre per arrivare al 7 per cento del PIL servirebbero 15 miliardi. Il sistema è in fase involutiva e rischia di crollare, con il commissariamento di molte regioni e, di conseguenza, il taglio dei servizi e l’aumento delle tasse locali. E la contrazione economica rischia di accelerare la sua involuzione organizzativa con la fuga di tanti medici dal sistema sanitario pubblico fragile e rigido. Su tutto questo il governo non sta dando risposte nel DEF.
Per noi la priorità è tagliare le tasse sul lavoro sui redditi medi e bassi. Il resto viene dopo. Non è accettabile dare priorità a misure inique e regressive come la “flat tax”, sacrificando a questo obiettivo ideologico la tutela dei redditi della larga maggioranza dei contribuenti.
Ci sarebbe la possibilità di fare molto meglio, accelerando il Pnrr , ma anche qui le scelte sono andate in direzione ostinata e contraria all’interesse del Paese". Lo ha detto il deputato del Pd, Silvio Lai, intervenendo in Aula sul Def 2023.