Da Pagano fastidì surreali a modalità dibattito
“È surreale che il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera critichi le opposizioni per le modalità con cui hanno deciso di intervenire nei soli due giorni di esame consentiti dalla maggioranza per discutere un provvedimento che stravolge l’assetto della repubblica italiana. Invece di puntare il dito contro il regolamento e gli interventi da remoto di alcuni colleghi, Pagano dovrebbe spiegare perché la maggioranza sta imponendo tempi e ritmi serrati su un provvedimento che non ha alcun elemento di urgenza. E perché nessun deputato di maggioranza e nessun rappresentante del governo sia intervenuto nel corso dell’esame anche a seguito delle numerose critiche che sono emerse durante le audizioni che hanno sollevato questioni molto serie e preoccupanti sugli effetti di queste nuove norme. I partiti di governo stanno piegando il regolamento imponendo una vera e propria ‘dittatura della maggioranza’
per un patto scellerato che mercanteggia autonomia e presidenzialismo sulla pelle degli italiani”. Così la capogruppo democratica nella commissione Affari costituzionali della Camera, Simona Bonafè.
No allo spacca Italia e a forzature regolamentari
È in corso in commissione Affari costituzionali alla Camera una maratona ‘no-stop’ di interventi contro il provvedimento del governo sull’autonomia differenziata. I democratici hanno iscritto a parlare quasi l’intero gruppo parlamentare che sta smontando, nel merito, il provvedimento del governo i cui effetti, “saranno devastanti per l’assetto organizzativo del paese”. Gli interventi dei democratici prendono spunto dalle audizioni svolte alla camera dove è emersa la preoccupazione e la netta bocciatura di una riforma in contrasto con i principi fondamentali della costituzione di unità e indivisibilità dello stato la cui attuazione avrà effetti devastanti per i cittadini. Nel corso degli interventi, i dem hanno ribadito l’indisponibilità ad accettare qualsiasi ingiustificata accelerazione dell’esame di un provvedimento che non presenta alcuna natura di emergenza. “Non siamo in modalità ostruzionistica - hanno detto - ma rivendichiamo il diritto di poter discutere un provvedimento che cambierà questo paese in peggio. Vogliamo che tutti gli emendamenti che presenteremo martedì siano discussi e votati”.
Norma in contrasto con Pnrr, rischio per riservatezza dati
La maggioranza ha bocciato il nostro emendamento per sopprimere la norma del decreto Pnrr che prevede l'ingresso dell'Istituto Poligrafico (fino al 51%) e di Poste Italiane (per la restante quota) nel capitale di PagoPa. Una norma sbagliata, come sottolinea l’Antitrust, che presenta diversi elementi di criticità sia per la contestuale proposta di privatizzazione di Poste sia per le modalità con cui il governo intende operare in assenza di procedure concorsuali. È del tutto incomprensibile come il governo abbia inserito questa norma all’interno del decreto Pnrr che ha finalità opposte e considera la Pa centrale nella transizione digitale. PagoPA S.p.A rappresenta un modello di eccellenza, con un know-how essenziale per la transizione digitale del settore pubblico. La privatizzazione di Poste e la contestuale cessione di PagoPa rischiano di creare un enorme danno al Paese, ma il governo è interessato solo a fare cassa, senza alcuna visione di sistema e con effetti estremamente negativi in termini di concorrenza e protezione di dati sensibili dei cittadini”.
Così i deputati democratici Ubaldo Pagano, Anna Ascani, Silvia Roggiani e Andrea Casu.
“Sulla sicurezza sul lavoro abbiamo ingaggiato con il governo un confronto serrato in commissione Bilancio che ha portato ad alcuni passi in avanti, pur in un contesto che resta ancora molto difficile. Un importante risultato è avere ottenuto l’estensione agli appalti privati dell'obbligo già previsto per quelli pubblici delle tutele economiche e normative contenute nei contratti siglati dalle associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative in tutti i casi di appalto e subappalto. Non è però stata accolta la nostra richiesta di non applicare mai nei subappalti contratti peggiorativi rispetto a quelli applicati nell’anello appaltante superiore. Resta invece molto incerta la questione legata alla cosiddetta ‘patente a crediti’. Registriamo un passo in avanti nell’aver permesso l’esclusione dal suo utilizzo alle sole aziende in possesso di un certificato Soa di terzo livello e di aver parametrato le sanzioni in relazione al valore dei lavori commissionati. Resta però il grave errore di non aver esteso la patente prevista per l’edilizia a tutti gli altri comparti, come originariamente previsto nel decreto 81 sulla sicurezza, e di aver delegato, con una delega in bianco, ad un futuro decreto del governo aspetti dirimenti come le modalità di recupero o acquisto dei crediti da parte delle aziende, esautorando di fatto il Parlamento del suo ruolo. Alcuni problemi sono stati per ora accantonati, come quello che riduceva da 10 crediti a 2 quelli che si perdono quando l'incidente provoca l’inabilità temporanea e da 15 a 8 crediti l’inabilità permanente per l’azienda che violava le norme sulla prevenzione degli infortuni rispetto al testo presentato 40 giorni fa, e la partita resta aperta”.
Così Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd e deputata della commissione Bilancio.
Incertezza su nuovo tax credit cinema sta bloccando produzioni nazionali e internazionali
“Sangiuliano mente al parlamento e nega il brusco rallentamento che sta vivendo l’industria audiovisiva italiana. Ancora una volta, il ministro si presenta in aula con un discorsetto generico, privo di dati reali sugli effetti della sua inattività su un settore strategico per la nostra economia dove gli investimenti hanno forti effetti moltiplicativi”. Così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, che sottolinea “da quando si è insediato Sangiuliano, l’industria audiovisiva è stata messa all’angolo perché ‘non gradita’ all’esecutivo. Nel corso del question-time di oggi – sottolinea la deputata dem - il ministro ha dovuto inevitabilmente prendere atto del fatto che grazie ai governi del Pd sono cresciuti e si sono stabilizzati i finanziamenti a sostegno del tax credit mentre con la sue gestione sono ricominciati i tagli. Adesso, più che mai, è il tax credit cinema ad essere sotto attacco. Invece di apportare i giusti correttivi del caso – aggiunge Manzi - il ministro vuole limitare gli automatismi dei finanziamenti e reintrodurre le modalità selettive con nuove commissioni nominate dalla politica, senza alcun criterio di competenza, che potranno mettere becco anche sulle scelte autoriali. Sono soluzioni che avevamo per fortuna abbandonato - prosegue - e che ci riportano indietro di decenni allontanano l’Italia dal mercato internazionale che infatti sta virando su altri paesi con gravi ripercussioni economiche e occupazionali. L’incertezza e la politicizzazione della cultura - -conclude - è la cifra dell’azione di Sangiuliano al Collegio romano”.
“51 mesi per rinnovare un contratto di lavoro sono davvero troppi. Per oltre 400 mila lavoratori questo rinnovo rappresenterebbe una boccata di ossigeno in anni in cui il potere di acquisto degli stipendi è diminuito a causa di un caro vita senza controllo. Capisco che non va più di moda fare i video fuori le stazioni di servizio, ma vi do una notizia, la benzina è tornata a livelli non più sostenibili. Dieci giorni fa alla vigilia di Pasqua, i lavoratori di questo settore hanno scioperato sollecitando l’attivazione di un confronto, e altre iniziative di mobilitazione e protesta sono previste.
Purtroppo non abbiamo riscontrato un adeguato atteggiamento costruttivo da parte del governo che ha ignorato la protesta e le sue ragioni”. Così il deputato dem Marco Sarracino, responsabile nazionale Pd per la Coesione territoriale, in replica al Question Time in commissione Lavoro a sua prima firma, in materia di rinnovo del contratto della distribuzione moderna organizzata.
“Grazie al lavoro con i sindacati - ha concluso Sarracino - sono stati introdotti importanti strumenti di flessibilità organizzativa che hanno bisogno di essere adeguati alle innovazioni e alle trasformazioni che pure si sono registrate. Tuttavia, l’atteggiamento del governo non tutela né le imprese né i lavoratori, e finisce per avallare comportamenti scorretti. Chiediamo che, in linea con quanto già convenuto per settori analoghi quali quello del terziario, si possa trovare anche qui una intesa che porti al rinnovo e al recupero anche di questo vuoto di oltre 50 mesi. Continueremo a sostenere i lavoratori in questa mobilitazione e a chiedere al governo di farsi parte attiva nella soluzione di questa vertenza che riveste una importanza strategica nel nostro Paese”.
“Era il segreto di Pulcinella: lo sapevano tutti da prima che ottenesse il prestigioso paracadute di direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte a Napoli gentilmente offertogli dal ministro della Cultura Sangiuliano. Oggi finalmente è ufficiale: Eike Schmidt è il candidato sindaco della destra e la prima cosa che fa è attaccare la nostra candidata del centrosinistra. Sara Funaro indicata in maniera monarchica? Vien da ridere: Funaro è stata scelta qui a Firenze dalla nostra comunità senza interferenze romanocentriche. Schmidt invece è stato scelto nei palazzi romani occupati dalla destra che ha l’unico obiettivo di abbattere Firenze.
Ora però viene il bello e non vediamo l’ora di sfidarli per mostrare alle fiorentine e ai fiorentini due modelli radicalmente diversi di città. Funaro negli ultimi 10 anni ha vissuto ogni metro della nostra città, servendola come assessora, mentre Schmidt nei 10 anni da direttore degli Uffizi è stato presentissimo nelle comparsate mediatiche e televisive, ma non si è mai affacciato nei nostri quartieri. Sara Funaro corre senza paracadute solo per amore di Firenze, Schmidt per assecondare la sua vanità con una poltrona bella e comoda dove tornerà in caso di sconfitta. E se mai decidesse di dimettersi dal museo di Napoli lo aspetterebbe un nuovo paracadute in qualche altro museo italiano.
Da molti mesi noi siamo in cammino per difendere la bellezza e la dignità di Firenze, da oggi siamo ancora più determinati al fianco di Sara Funaro per costruire insieme alle fiorentine ed i fiorentini la città di domani” dichiara il deputato dem Federico Gianassi.
MiC taglia 50 milioni al fondo cinema e politicizza funzionamento Tax credit
“Il governo è responsabile della brusca frenata dell’audiovisivo italiano. È più di un anno che il settore chiede chiarezza e certezza normativa ma riceve solo rinvii, tagli alle risorse e un groviglio di nuove norme che complicano e politicizzano le modalità di finanziamento. Il ministro Sangiuliano ha una grave responsabilità: la costante mortificazione di questo settore industriale, che il governo percepisce come ostile, sta allontanando importanti investimenti esteri che stanno virando verso altri paesi con gravi ripercussioni economiche e occupazionali in Italia”. Così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, insieme al deputato dell’Ufficio di presidenza del gruppo parlamentare del Pd, Andrea Casu, che ha partecipato oggi all’incontro promosso dalle associazioni del settore. “È molto grave che per ragioni tutte ideologiche e politiche, il governo depotenzi il Tax Credit Cinema, che ha effetti moltiplicativi sorprendenti, e limiti gli automatismi dei finanziamenti, reintroducendo le modalità selettive con nuove commissioni nominate dalla politica senza alcun criterio di competenza che potranno mettere becco anche sulle scelte autoriali, nel nome della promozione dell’italianità. Sono soluzioni che avevamo per fortuna abbandonato - concludono - e che ci riportano indietro di decenni allontanando l’Italia dal mercato internazionale”.
“Il cronoprogramma serrato dei lavori in commissione Affari Costituzionali sull’autonomia differenziata è una grave forzatura e un profondo strappo della dialettica democratica. La maggioranza mercanteggia sulla pelle dei cittadini per meri interessi elettorali” Così la vicepresidente del gruppo parlamentare del Pd, capogruppo in commissione Affari costituzionali della Camera, Simona Bonafè, che sottolinea: “per arrivare in aula per il 29 aprile i lavori in commissione sono stati programmati con tempi e modalità che non possono permettere un lavoro serio nel merito, anche a seguito delle profonde critiche che sono emerse durante le audizioni che ancora non abbiamo terminato. È molto grave e continueremo a pretendere di poter svolgere il nostro esame rigoroso utilizzando tutti gli strumenti parlamentari che abbiamo a disposizione. Non è infatti accettabile che un provvedimento, che entra così profondamente nell’organizzazione dello Stato e nella vita quotidiana dei cittadini, sia affrontato con questa fretta e disinvoltura solo perché fa parte di un disgustoso baratto di maggioranza. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia – conclude Bonafè - stanno accelerando unicamente per piantare bandierine da sventolare nell’imminente campagna elettorale per le europee”.
Il Gruppo del Partito Democratico ha votato contro la privatizzazione di Poste Italiane S.p.a. e ha presentato un parere alternativo firmato da Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti e sottoscritto da tutti i componenti dem della IX commissione di Montecitorio, Ouidad Bakkali, Andrea Casu, Valentina Ghio e Roberto Morassut.
Nel parere si esplicita, in particolare, che allo stato attuale, non sono stati forniti dal governo elementi sugli effetti di riduzione del debito che potrebbero essere conseguiti dalla dismissione di quote azionarie. Un'operazione di oltre 4 miliardi non può essere portata avanti senza una relazione tecnica, assente sia alla Camera che al Senato. La dismissione di quote azionarie in Poste italiane da parte del Mef, non risulta collegata al piano industriale dell’azienda. Se la vendita delle quote avvenisse per intero, esiste il rischio di invertite gli attuali rapporti di forza all’interno dell’azionariato di Poste italiane: il mercato e i fondi di investimenti arriverebbero a pesare il doppio di Cdp. Il provvedimento non contiene misure a tutela del risparmio postale. Il 60 per cento delle risorse di Cdp (oltre 240 mln di euro) proviene dalla raccolta postale ed è utilizzata per finanziare infrastrutture, grandi opere e piccola imprenditoria. Dai contenuti del provvedimento non si comprendono quali siano le linee di indirizzo, le tempistiche, le modalità di esecuzione e gli stati di avanzamento del programma di dismissioni delle quote del Mef e appare del tutto inaccettabile il coinvolgimento forzato dei dipendenti di Poste italiane nell’acquisizione di azioni di Poste Italiane S.p.a. senza alcuna garanzia dei futuri livelli occupazionali Infine, la dismissione da parte del Mef delle quote azionarie, a cui si aggiunge l’operazione di acquisizione da parte di Poste italiane del 49 per cento della quota capitale di PagoPa, evidenzia l’utilizzo della più importante azienda italiana di servizi come fonte di finanziamento delle politiche del governo.
Delegazione Pd a garanzia dei diritti delle persone detenute e imputate in Ue
Le democratiche Laura Boldrini e Sandra Zampa saranno domani a Budapest in rappresentanza dei gruppi parlamentari del Pd di Camera e Senato per assistere alla nuova udienza del processo a Ilaria Salis in cui il giudice risponderà alla richiesta per i domiciliari presentata dai legali. Le democratiche saranno in tribunale per esprimere vicinanza e solidarietà a Ilaria Salis e alla sua famiglia e per ribadire che i diritti vanno rispettati ovunque, specialmente all’interno dell’Unione europea dove vigono regole chiare sul trattamento delle persone imputate e sulle modalità di detenzione.
Provenzano e Graziano, operazione dai contorni inquietanti, ministro avalla vendita a deputato Lega
“Domani il Governo dovrà chiarire in aula alla Camera i contorni della presunta vendita dell’Agi al Gruppo Angelucci”. Così i democratici Peppe Provenzano e Stefano Graziano che hanno promosso il question time di domani a cui dovrà rispondere il ministro Giorgetti che, fanno notare “si trova in un eclatante conflitto d’interesse dal momento che dovrà avallare - o ha già avallato secondo alcune indiscrezioni stampa - la vendita di un'agenzia giornalistica indipendente di proprietà di ENI, società di cui è azionista il Mef, a un deputato del suo stesso gruppo parlamentare. Un’operazione inaccettabile nelle modalità e dai contorni inquietanti – sottolineano i dem – perché in aperta violazione del pluralismo della informazione e in contrasto con i principi recentemente riaffermati nell’Unione europea nell'ambito dell' “European media freedom act”, che punta proprio a proteggere la libertà e il pluralismo dei media. Il ministro Giorgetti dovrà dirci: se corrispondano al vero le notizie riportate con insistenza in questi giorni in merito alle trattative in corso per la vendita dell’agenzia AGI ad Angelucci; per quali ragioni non sia stata intrapresa una procedura ad evidenza pubblica; quali sono le garanzie sull’autonomia e l’indipendenza giornalistica e gli effetti sull’organizzazione futura dell’agenzia”.
Provenzano e Graziano, operazione dai contorni inquietanti, Giorgetti avalla vendita a deputato Lega
“Mercoledì il Governo dovrà chiarire in aula alla Camera i contorni della presunta vendita dell’Agi al Gruppo Angelucci”. Lo rendono noto i democratici Peppe Provenzano, che ha già depositato un’interrogazione a cui il Governo non ha risposto, e Stefano Graziano, capogruppo dem in Commissione di Vigilanza Rai. Al question-time dovrà rispondere il ministro Giorgetti che, fanno notare i democratici, “si trova in un eclatante conflitto d’interesse dal momento che dovrà avallare - o ha già avallato secondo alcune indiscrezioni stampa - la vendita di un'agenzia giornalistica indipendente di proprietà di ENI, società di cui è azionista il Mef, a un deputato del suo stesso gruppo parlamentare. Un’operazione inaccettabile nelle modalità e dai contorni inquietanti – sottolineano i dem – perché in aperta violazione del pluralismo della informazione e in contrasto con i principi recentemente riaffermati nell’Unione europea nell'ambito dell' “European media freedom act”, che punta proprio a proteggere la libertà e il pluralismo dei media. Il ministro Giorgetti dovrà dirci: se corrispondano al vero le notizie riportate con insistenza in questi giorni in merito alle trattative in corso per la vendita dell’agenzia AGI ad Angelucci; per quali ragioni non sia stata intrapresa una procedura ad evidenza pubblica; quali sono le garanzie sull’autonomia e l’indipendenza giornalistica e gli effetti sull’organizzazione futura dell’agenzia”.
Democratici presentano interrogazione per la Cesano-Viterbo, e chiedono di conoscere altri casi in tutta Italia
“Il partito democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare sulla chiusura estiva della linea ferroviaria Cesano - Viterbo che genererà enormi disservizi ai pendolari. L’interrogazione promossa dal deputato democratico Andrea Casu e sottoscritta dai dem Paolo Ciani, Michela Di Biase, Marianna Madia, Claudio Mancini, Roberto Morassut e Matteo Orfini chiede al ministro Salvini “quali iniziative intenda intraprendere per evitare la sospensione totale del servizio e per dare garanzie alle migliaia di viaggiatori che ogni giorno utilizzano il treno, prevedendo, invece, in costanza di servizio misure alternative che riducano al minimo i disagi della cittadinanza. I democratici chiedono inoltre se il Ministro possa comunicare quanti siano ad oggi i lavori previsti sulla rete ferroviaria nazionale per l’installazione della tecnologia ERTMS (European Rail Transport Management System) e se vi siano altri casi di mancata o carente comunicazione oltre che di non previsione dei necessari servizi sostitutivi.
Ecco il testo integrale dell’interrogazione parlamentare
Al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, per sapere premesso che
La linea ferroviaria FL3 Cesano-Viterbo è un collegamento di fondamentale importanza per la cittadinanza del comprensorio sabatino, assicurando il servizio di trasporto per i numerosissimi utenti si recano o giungono a Roma, ed è utilizzato da tutti coloro – in particolare anziani- devono recarsi negli Ospedali della zona nord/est;
da notizie di stampa e da iniziative pubbliche si apprende che RFI ha stabilito la totale sospensione del servizio dall’11 giugno al 10 settembre 2024 per lavori volti ad attivare la tecnologia ERTMS (European Rail Transport Management System);
la decisione ha causato sconcerto e preoccupazione nella cittadinanza, come testimoniato dall’iniziativa che si è svolta il 9 marzo scorso ad Anguillara, che ha visto la presenza di numerosi sindaci dei comuni del territorio, e dove è stata denunciata la mancanza del rispetto dei termini di preavviso da parte del gestore, oltre al silenzio dello stesso per quel che riguarda i doverosi servizi sostitutivi;
il Contratto di Servizio per il Trasporto pubblico ferroviario di interesse regionale tra Regione Lazio e Trenitalia Spa (2018-2032) prevede, infatti, che ogni cambio dell’orario (e la chiusura del servizio per tre mesi va considerata tale) deve essere concordato con la Regione entro 270 giorni antecedenti l’entrata in vigore della modifica, cosa che non risulta esser avvenuta;
i tempi di preavviso sono, peraltro, funzionali e necessari per consentire ai cittadini di valutare o meno l’opportunità del rinnovo dell’abbonamento annuale al servizio che, in questo caso, risulterà ridotto di 3 mesi su 12 per tutti coloro che – per esempio – non potranno usufruire del servizio sostitutivo o fare uso di altro vettore con aggravio di ulteriori costi;
Trenitalia ha la responsabilità di prevedere servizi automobilistici sostitutivi di corse ferroviarie soppresse e di contenere al massimo le temporanee interruzioni o riduzioni dei servizi, anche ricorrendo a modalità sostitutive d’esercizio, informando tempestivamente e adeguatamente sia la clientela sia la Regione, indicando tempi e modalità delle citate sostituzioni e fornendo un “adeguato servizio sostitutivo”;
la Delibera ART 16/2018, prevede che il livello minimo di “adeguato servizio sostitutivo” debba fornire informazioni puntuali, esaustive ed aggiornate da garantire tempestivamente agli utenti a bordo dei treni sia presso gli impianti di stazione e fermata sino al compiuto ripristino della regolarità del servizio;
la suddetta Delibera ART 16/2018 (nonché il Contratto di Servizio che ne riprende l’impostazione) prevede precise misure di compensazione per quanto attiene al servizio sostitutivo su gomma (treno, bus, taxi);
non risulta che quanto sopra esposto sia stato realmente messo in atto, visto che gli utenti avrebbero saputo della prevista interruzione per vie non ufficiali, così come gli stessi Sindaci della zona hanno dichiarato pubblicamente;
inoltre, non sembra si siano valutate soluzioni alternative alla totale chiusura della linea per il periodo estivo, quali lavori solo nelle ore notturne, o “a scacchiera”, o comunque in modo da ridurre al minimo i disagi;
in linea generale non è chiaro quante siano nel nostro Paese le situazioni analoghe, con lavori decisi dal gestore senza alcuna comunicazione adeguata e senza la predisposizione di servizi sostitutivi;
quali iniziative di sua competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare la sospensione totale del servizio e per dare garanzie alle migliaia di viaggiatori che ogni giorno utilizzano il treno, prevedendo, invece, in costanza di servizio misure alternative che riducano al minimo i disagi della cittadinanza;
se il Ministro interrogato possa comunicare quanti siano ad oggi i lavori previsti sulla rete ferroviaria nazionale per l’installazione della tecnologia sopra ricordata e se vi siano altri casi di mancata o carente comunicazione oltre che di non previsione dei necessari servizi sostitutivi.
“Siamo allibiti che dopo le tragedie di Brandizzo e Firenze non vi sia ancora una risposta organica e corale da parte del governo. Solo interventi spot e nessun decreto ad hoc che tenga insieme tutti gli elementi che compromettono la sicurezza nei cantieri”. Così la vicepresidente del Pd, la deputata Chiara Gribaudo è intervenuta questa mattina nel corso dell’informativa del ministro del Lavoro sui tragici fatti di Firenze stigmatizzando il grave ritardo con cui il governo ha informato il parlamento. “Non è possibile che sia fatta una richiesta di un'informativa urgente su un tema così drammatico il 16 febbraio e sia concessa oggi, che è il 21 marzo. Su questi temi serve un'attenzione maggiore da parte del governo e un continuo coinvolgimento del Parlamento. All’indomani della tragedia di Firenze – ha sottolineato Gribaudo – ci saremmo aspettati da parte del ministro Calderone e della Presidente del Consiglio una riflessione sulle norme modificate solo un anno fa dal governo per reintrodurre i subappalti a cascata, in nome di quella velocità di regolarizzazione dei lavori che sindacalisti e ispettori presenti sul posto il giorno stesso della tragedia hanno riscontrato sui cantieri. Inoltre- ha aggiunto la democratica - non è stato detto nulla su un aspetto che non è un dettaglio e cioè che quei lavoratori non erano lavoratori qualunque, quei lavoratori erano lavoratori migranti. C'è quindi il lecito sospetto che ci troviamo di fronte all'ennesimo caso di sfruttamento e caporalato. Nel merito delle norme sul lavoro contenute nel dl Pnrr – ha aggiunto Gribaudo - serve un cambio di passo, non sono solo le opposizioni a criticare le modalità con cui è stata introdotta la cosiddetta patente a punti e a chiedere una riflessione aggiuntiva: sono tante le voci che stanno criticando il sistema introdotto che non risolvere i problemi e rischia di ingarbugliare ancora di più il sistema”.