Ho atteso un giorno, prima di scrivere queste note. Dopo la lettura della “Repubblica” di ieri, nonostante la stima nella giornalista Annalisa Cuzzocrea, pensavo che oggi avrei trovato qualche correzione, una lettera di precisazione, una intervista di riassetto.
Invece no. Quelle frasi, attribuite all’ex Presidente del Consiglio e leader “in pectore” del Movimento 5 Stelle, vengono assunte nella loro paternità.
“E’ evidente -ha dichiarato Giuseppe Conte- per per noi (il M5S) l’asse è quello di centro sinistra. (....) Al contempo, però, dobbiamo avere quel populismo sano che è stato il motore del mio primo governo, non per prendercela con gli immigrati o parlare alla pancia del Paese, ma per non subire le lobby che in Italia hanno influenza soprattutto sul centrosinistra”.
Vede, professor Conte, se questa è la sua prima lezione da leader di un partito che si propone di allearsi con noi, è proprio una lezione sbagliata.
Perchè nel centrosinistra, almeno quello che abbiamo in mente noi dai tempi dell’Ulivo in poi, non esistono spazi per gli ossimori. C’è la strada faticosa, e che a tratti si smarrisce, del riformismo e della solidarietà, della modernizzazione delle istituzioni come metodo per la garanzia dei diritti di tutti e dei più deboli in particolare, della democrazia dell’alternanza. Ma non c’è spazio per gli ossimori. Il suo “populismo sano” del suo primo governo, così come il “sovranismo gentile” sostenuto da Di Maio prima di ribattezzarsi “moderato e liberale” (Piero Gobetti da lassù si eserciti nella pratica del perdono...) non appartiene in alcun modo al nostro perimetro di azione. Noi fummo orgogliosamente all’opposizione di quel “populismo sano” che si genufletteva a Mosca, apriva la porta a Pechino, lisciava il pelo al suprematismo trumpiano. Noi fummo antagonisti di quel “populismo sano” che fu la camera d’incubazione e di pratica dei peggiori decreti della storia della Repubblica i “sicurezza 1 e 2” che furono un passaggio triste della pagina dei diritti e della libertà in Italia. Noi contestammo con radicalità e decisione il programma fiscale del suo primo governo, che si proponeva di introdurre la “flat tax” introducendo sul piano fiscale una normativa anticostituzionale che favoriva sfacciatamente i ricchi a scapito del ceto medio e dei più poveri. E potrei continuare.
E’ una lezione sbagliata politicamente, professor Conte, perchè in questo modo lei mette le dita negli occhi (deliberatamente?) a quanti tra noi -non mi ascrivo tra questi,ma ne riconosco l’onestà intellettuale di chi persegue questo obiettivo- hanno sostenuto che lei fosse un “punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”. La sua rivendicazione dell’azione di governo del suo primo gabinetto a me fa tornare in mente il sostegno del suo primo esecutivo al Venezuela di Maduro, alla vostra solidarietà coi gilet gialli che mettevano la Francia a ferro e fuoco, per tacere della prescrizione o di Bibbiano. E’ su queste basi che lei, nuovo “capo politico” di 5 stelle, immagina di intraprendere una relazione politica nell’ambito del centrosinistra? Sarebbe questo il “populismo sano”?
E infine, mi creda, lasci stare la pretesa di superiorità morale e di lezione di etica. Non solo perchè il Pd non è “il partito delle lobby”, ma è una comunità di milioni di donne e di uomini con una loro Storia di impegno e di passione al servizio delle loro comunità , che credono in valori e ideali e che meritano rispetto da tutti, avversari ed amici, per poter intraprendere qualsivoglia genere di relazione politica. Ma anche perchè lezioni da chi, nel proprio pedigree di azione di governo, si può fregiare dell’unico tentativo -fortunatamente sventato- di privatizzazione dei servizi segreti della storia della Repubblica, anche no.
Oggi il Movimento che lei si appresta a guidare chiede di aderire al gruppo del PSE. Vede, l’adesione del Pd al socialismo europeo (del Pd!, ovvero di un partito che aveva già al proprio interno esponenti di altissimo profilo del PSE e partiti originari iscritti al PSE) avvenne dopo anni di lunghissimo dibattito, perchè questo era un tema che rimanda all’identità di chi siamo. E si concluse con la nascita dei “Socialisti e Democratici Europei” non per un capriccio, ma perchè l’identità in politica è tutto, perchè se sai chi sei, saprai anche dove guidare i milioni di persone che rappresenti perchè saprai essere coerente con i valori e i principi per i quali ha raccolto il consenso e fanno di te un interlocutore credibile e attrezzato. Vede, il futuro della sinistra italiana ed europea è un tema serio. Non è un “pret-a-porter” nella quale si può essere indistintamente e contemporaneamente garantisti e giustizialisti, statalisti e liberali, socialisti e populisti.
Nel composito Pantheon del progressismo italiano ed europeo, infatti, Fregoli non trova casa. E questa cosa, professor Conte, ha troppo il sapore della furbizia levantina. Perchè sul piano giuridico si può certamente cercare di tenere insieme tutto. Ma sul piano politico i nodi arrivano al pettine sempre. Se pensa davvero che l’asse di riferimento della azione politica nell’ambito del centrosinistra sua e del Movimento che si appresta a guidare debba essere il suo primo esecutivo, forse prima di dare lezioni avrebbe bisogno di un buon ripasso sui fondamenti del progressismo. O forse di un corso veloce di apprendimento. Alla voce “garantismo”, ad esempio, le consiglio un autore: Emanuele Macaluso.
Poi ci si rivede. Buon lavoro, Professore.
Lo scrive in un post FB il deputato democratico Enrico Borghi, della presidenza del Gruppo