Istituzioni
La nostra proposta per il voto ai fuori sede stravolta dal governo
La proposta di legge approvata dall’Assemblea della Camera dei deputati non è la proposta della deputata Marianna Madia presentata dal Partito Democratico, che ne aveva chiesto l’esame nella quota di provvedimenti che spettano, per regolamento all’opposizione.
L’Assemblea, purtroppo, si è vista sottratta con una forzatura la prerogativa di discutere del voto dei fuorisede nel merito della questione.
La nostra proposta prevedeva di regolare l’esercizio del diritto di voto degli elettori che hanno stabilito temporaneamente il loro domicilio in una regione diversa di quella di residenza per le elezioni politiche, europee e referendum, attraverso la presentazione, tramite SPID, di una domanda da parte dell’interessato.
Il voto sarebbe stato esercitato in un giorno antecedente a quello previsto per la votazione nel territorio nazionale, in seggi appositamente allestiti, nel comune in cui si è domiciliati, in una sezione elettorale presidiata.
L’istituto del “voto anticipato presidiato” – come emerge dal libro bianco redatto dalla commissione di esperti – sembra infatti offrire maggiori garanzie, per quanto riguarda la segretezza, la personalità e quindi la libertà del voto, rispetto all’istituto del voto per corrispondenza (attualmente utilizzato per il voto dei cittadini italiani che risiedono all’estero o che si trovano temporaneamente all’estero per motivi di lavoro, di studio o di cura).
Ma il 17 maggio 2023, a sorpresa, la maggioranza di centrodestra ha approvato, in Commissione, un emendamento del relatore interamente sostitutivo del testo base. Il nuovo testo, infatti, delega il governo, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento, a disciplinare il voto fuori del comune di residenza.
Il testo è stato ulteriormente modificato in Aula dalla maggioranza restringendo la possibilità di votare fuori dal proprio comune solo per le consultazioni referendarie o europee.
La Camera ha quindi approvato una delega che ha tempi lunghissimi, tempi che vanno oltre le prossime elezioni europee. Una delega che non precisa in alcun modo le modalità tecniche di voto. Una delega che prevede la gravissima esclusione delle elezioni politiche.
Abbiamo di fronte una maggioranza sorda, che stravolge una proposta di legge in quota opposizione sul voto ai fuori sede, togliendo la possibilità a milioni di persone, spesso giovani studenti o lavoratori, di votare alle elezioni politiche.
Oltre al metodo poco democratico, perché una proposta in quota opposizione viene trasformata in una delega quasi in bianco al governo, c’è un problema di merito: quello di togliere di mezzo le elezioni politiche, ovvero quelle più importanti, cuore dell’introduzione nel nostro ordinamento di questo diritto di voto per i fuori sede.