“Con questo emendamento chiediamo di salvaguardare l’interesse nazionale nelle richieste di funzioni da parte delle regioni. L’autonomia infatti deve rispettare la solidarietà e l’interesse nazionale, altrimenti non è autonomia ma secessione. Oggi, lo ha certificato lo stesso ministro Calderoli, sappiamo che non ci sono risorse per i Lep, cioè del principale strumento redistributivo, di eguaglianza e di pari opportunità per i servizi e le prestazioni dei cittadini. Il sogno anacronistico del federalismo della prima Lega, in assenza di qualsiasi fondo perequativo, diventa così un incubo. Così si spacca l’Italia in 20 corporazioni istituzionali. Si fa male al Nord e non solo al Sud, escludendo di fatto i comuni e le città metropolitane, e si affida ai soli esecutivi regionali e di governo l’esito delle cosiddette trattative”.
Così il capogruppo Pd in commissione Finanze, Virginio Merola, intervenendo in Aula alla Camera sul Ddl Autonomia.
“In realtà - aggiunge - lo scambio denunciato tra autonomia differenziata e premierato rientra nella logica politica di questa maggioranza: frammentare, consolidare corporazioni, affidare alla decisione del premier eletto l’equilibrio e l’accoglimento delle richieste, nella logica del ‘divide et impera’, come già stiamo sperimentando con la riforma fiscale di questo governo, che contrappone lavoro autonomo a lavoro dipendente. Si aggravano le condizioni del Sud, ma anche di quelle del Nord, perché queste hanno bisogno di stare in Europa per crescere e investire. Hanno bisogno di uno Stato capace di cedere sovranità all’Europa, non di creare un nazionalismo e regionalismo corporativo. Oggi - conclude - la priorità è un Italia unita nel sostenere il federalismo europeo, e voi invece rendete istituzionale e sistematico un miope egoismo che condanna al declino il nostro Paese, che produrrà meno democrazia e più diseguaglianze”.