“Oggi, Martedì 2 dicembre alle ore 11.00
presso la sala Berlinguer della Camera dei deputati
si terrà una conferenza stampa promossa dalla delegazione dei deputati del Pd appena rientrati dalla missione in Cisgiordania.
Interverranno Mauro Berruto, Laura Boldrini, Ouidad Bakkali, Sara Ferrari, Valentina Ghio e Andrea Orlando
Sono stati quattro giorni intensi di visite e interlocuzioni dai più alti rappresentanti istituzionali ad associazioni, a persone che hanno subito torture e prevaricazioni, espropri di terre e demolizioni di case.
Una situazione drammatica messa in atto dal governo israeliano con l’obbiettivo di annientare e scacciare il popolo palestinese dalla propria terra. È necessario raccontare per denunciare quanto sta accadendo e contrastarlo con le azioni che la politica mette a disposizione.
Sarà presente Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Partito Democratico.
“Il costo della vita è sempre più alto, anche solo per fare la spesa. Per riempire il carrello si stima che il costo sia lievitato a 174 euro in più rispetto a dodici mesi fa. Ma di questo poco importa al governo Meloni, che alternando il disco rotto del ‘tutto va bene e nuovo record storico’ alla continua e perenne campagna elettorale, non dà alcun segnale per venire incontro alle persone con più difficoltà. Dalla sanità abbandonata all’aumento della povertà, ora è il turno del morso dell’inflazione e dell’aumento dei beni di prima necessità. Questo sì che è un record storico ma in negativo”. Lo dichiara in una nota la deputata Pd, Ouidad Bakkali.
“Meloni e governo escano dai soliti schemi ideologici e capiscano, finalmente, che si possono aiutare persone ed economia approvando da subito il salario minimo”, conclude Bakkali.
“Ad oggi c'è una grande discrepanza tra il piano di grandi assunzioni sbandierato dal governo e l'effettiva carenza di personale presso le Procure della Repubblica con una media nazionale di scopertura del 30,63%, con punte oltre il 46% a Ravenna. Sono elementi di emergenza che in molti casi impediscono la fornitura di servizi essenziali e garantire l'accesso e la risposta della Giustizia” Lo dichiara in replica ad una sua interrogazione urgente, la deputata ravvenate del Pd, Ouidad Bakkali.
“In alcuni casi – sottolinea la parlamentare - a sopperire la mancanza di personale amministrativo è la stessa polizia giudiziaria a collaborare in forma integrativa e, da questo punto di vista, città come Ravenna sono in grande difficoltà per il mantenimento della legalità e della capacità delle indagini di medio e lungo periodo”.
“C'è un'evidente compressione dei diritti per chi è soggetto coinvolto o sotto indagine o sotto processo giudiziario. Oggi il governo fornisce nuovi numeri sulle assunzioni che il Pd continuerà ad attenzionare sperando che non siano le solite promesse, poi non mantenute. Queste sono le questioni riguardanti la giustizia che dovrebbero essere priorità del governo e non la riforma ideologica che non risolve mezzo problema”, conclude Bakkali.
“Il ministro ci aveva già dato qualche indizio sul suo approccio non solo alle istituzioni, ma anche al mondo dell’educazione, e lo fece qualche tempo fa, appena nominato ministro. Disse che umiliare un ragazzo o una ragazza poteva essere uno strumento utile per educarlo. Ecco, oggi, anche qui, non solo ha umiliato se stesso, ma ha umiliato l’istituzione che rappresenta. Noi chiediamo scuse, non ricostruzioni mistificate. Chiediamo che legga la norma, perché leggendo quel comma 5 si capisce una cosa molto chiara: nella gerarchia delle fonti, le linee guida non possono superare una legge dello Stato. Ed è in questo luogo che si legifera. Abbia quindi rispetto della Camera e dell’istituzione che rappresenta.” Lo ha dichiarato la deputata del Partito Democratico, Ouidad Bakkali, intervenuta in Aula durante il dibattito sul consenso informato.
“Nel suo intervento alla Camera, durante il dibattito sulla mozione sulla libertà di informazione, Mollicone ha trasformato la discussione in un attacco frontale contro Report e contro tutto il giornalismo d’inchiesta, definendolo “militante” e “di parte”. Un linguaggio violento e un atteggiamento che la dicono lunga sull’idea che il governo ha del ruolo della stampa libera. E non è un caso che a intervenire sia stato proprio il presidente della Commissione Cultura della Camera — lo stesso che, in più occasioni, ha mostrato fastidio di fronte alle domande scomode dei giornalisti. È la prova evidente di una linea politica: silenziare chi indaga, delegittimare chi racconta. Mollicone arriva perfino a giustificare l’invasione politica della Rai e i ritardi nella nomina della sua governance. Mai era accaduto che il servizio pubblico restasse così a lungo senza un presidente di garanzia, mentre la Commissione di Vigilanza Rai resta bloccata dai veti della maggioranza. La libertà di stampa non è un fastidio da sopportare: è la misura della democrazia di un Paese. E oggi, purtroppo, il governo e la sua maggioranza sta dimostrando di non tollerarla” così una nota della deputata Ouidad Bakkali, componente democratica della commissione di Vigilanza Rai a margine della discussione sulla libertà di stampa.
“Gli scioperi e le vertenze sempre più frequenti in Rai dimostrano un deterioramento delle relazioni industriali e della situazione di sostenibilità economica di un'azienda pubblica ormai sotto sequestro del Governo Meloni. Siamo ad un vero e proprio degrado, un depauperamento dell’area editoriale, siamo alla mortificazione dei diritti dei giornalisti. Vengono offerti stipendi troppo bassi a nuovi apprendisti. Non basta nemmeno più la teleMeloni tax per risollevare l’azienda”. Lo dichiara in una nota Ouidad Bakkali, deputata Pd della commissione di Vigilanza sulla Rai.
Bene stop al Porto di Ravenna
“Esprimo il mio pieno sostegno e la mia gratitudine al Presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale, alla Presidente della Provincia di Ravenna Valentina Palli e al Sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni per la presa di posizione chiara e coraggiosa contro il transito di armamenti destinati a Israele attraverso il porto di Ravenna. Avuta la conferma che siano in arrivo container con armi ed esplosivi da imbarcare dalle banchine del porto di Ravenna verso Israele la mobilitazione è stata immediata per chiederne il blocco. Il nostro porto non può e non deve diventare complice della fornitura di armi verso scenari di guerra e di violazioni sistematiche del diritto internazionale. Consentire che container di materiale bellico transitino da Ravenna significherebbe tradire la storia e i valori di una città che ha fatto della Resistenza, della pace e dell’accoglienza la propria identità.
Significa anche compiere una violazione della legge 185 e del principio costituzionale all’art.11 che impone il ripudio della guerra, significherebbe chei ministeri interessati e le dogane continuano ad operare come se nulla fosse. La legge è chiara si parla anche di transito e quelle armi verso Israele non possono passare. Ravenna non vuole essere complice di un genocidio, quello in corso a Gaza, nè di un piano feroce e barbaro di pulizia etnica, insostenibile sempre, ancora di più se vergognosi ministri come Smotrich parlano di “miniere d’oro” e affari immobiliari. Per questo sostengo con forza la richiesta avanzata alle autorità competenti e a Sapir di assumere ogni iniziativa utile per impedire il passaggio di armamenti, così come la proposta di inserire nel codice etico principi vincolanti di pace e rispetto dei diritti umani. Proprio in questi giorni in cui il Commissario Fitto diserta pavidamente il tavolo per decidere sulle sanzioni a Israele, oggi in cui chiediamo al governo che il Ministero della Difesa e le parti israeliane escano dal progetto Undersec e il Ministro Salvini risponde che non è affar suo, oggi che dall’Aula di Montecitorio abbiamo chiesto che Meloni venga a chiarire la posizione del governo italiana e capire se il nostro Paese voterà oppure no questo primo balbettante pacchetto di sanzioni a Israele, Ravenna incarna la postura che vorremmo vedere in tutte le Istituzioni italiane e a tutti i livelli.
In un momento dove il Governo italiano non assume alcuna posizione, vedere rappresentata la dignità e l’umanità dalle Istituzioni locali e regionali che rappresentano la Repubblica, nei lavoratori della portualità che hanno segnalato l’arrivo del carico mi inorgoglisce come ravennate e come parlamentare italiana”. Cosi la deputata democratica Ouidad Bakkali.
Presentata interrogazione su destinazioni navi ong.
“Condivido pienamente le parole del sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni: non si può accettare che la gestione degli sbarchi e la destinazione delle navi ong venga piegata a logiche elettorali o propagandistiche, come ha ben spiegato il ministro Tajani nelle dichiarazioni che rassicurano il sindaco di Ancona che non arriveranno più navi nel porto marchigiano. Quindi il criterio è il colore politico dell’amministrazione locale? A tal proposito, ho presentato un’interrogazione in merito a questa vicenda”. Così la deputata ravennate del Partito Democratico Ouidad Bakkali, componente della commissione Trasporti.
“Le città, come Ravenna – sottolinea l’esponente dem - hanno sempre fatto la loro parte con responsabilità e umanità, collaborando con le istituzioni competenti per garantire accoglienza e sicurezza. È grave constatare che alcune scelte del governo sembrino rispondere più a calcoli politici che non alla tutela delle persone. Se ad Ancona si evita l’arrivo delle navi in vista delle elezioni regionali, questo significa scaricare tutto il peso su altri territori, senza alcuna equità e senza una visione nazionale. Non ci sono mai stati criteri nelle assegnazioni e dopo le parole di Tajani si comprende che esiste solo una logica, quella del tornaconto elettorale”.
“Per questo – conclude Bakkali - sostengo con forza la richiesta del sindaco Barattoni di convocare al più presto un tavolo nazionale dei porti sicuri: serve una strategia condivisa, che metta al centro i diritti delle persone e la responsabilità delle istituzioni, la capacità di gestione e organizzazione del fenomeno, non il tornaconto di parte. La propaganda del governo Meloni non ferma gli sbarchi, mentre si continuano a sprecare risorse pubbliche in operazioni assurde, disumane e totalmente irrazionali come quella in Albania. È il momento di una politica seria, che affronti il fenomeno migratorio con umanità, responsabilità, efficacia organizzativa e rispetto delle comunità locali“.
“In risposta alla surreale nota stampa di Bonguerrieri urge rispondere perché la solita pratica di propaganda e disinformazione che questo governo pratica si fermi e smetta di speculare sulla pelle di alluvionati e dei territori. Nessuna schizofrenia, patologia che eviterei di tirare in ballo nel rispetto di chi ne soffre davvero. La malafede invece la rimandiamo al mittente, ovvero a coloro che da una parte usano toni trionfalistici approvando migliorie che vi chiediamo da due anni e che avete sempre, voi sí, rifiutato o ignorato. Oggi arrivate, dopo aver ripristinato un clima collaborativo che avevate contribuito ad avvelenare con le accuse dei vostri ministri a regione e sindaci - questo governo non è un bancomat, accuse di mala gestione, conferenze stampa in piena emergenza per polemizzare contro chi stava salvando vite, ricordate? Siamo al secondo Commissario in due anni, il quale con spirito repubblicano sta lavorando a stretto contatto con regione e sindaci e che grazie a questa cooperazione si sono fatti significativi passi in avanti. A loro, ai territori, ai sindaci, ai comitati degli alluvionati va il sostengo per aver lavorato nonostante tutto e nonostante le mancanze e le migliorie che solo oggi avete concesso loro dopo due anni di richieste. Il decreto risulta insufficiente sulla prospettiva, quella chiedono i cittadini, sapere se potranno rimanere nei propri territori perché le Istituzioni stanno realmente affrontando la crisi climatica e le sue conseguenze con serietà e responsabilità. Questo il punto che abbiamo reputato gravemente insufficiente e che ha motivato il voto contrario. Lasci stare quindi i malati psichiatrici e se ci chiedete se siamo in malafede allora no, siamo coerenti ed esigenti per i nostri territori e per il diritto a restare dei nostri cittadini e delle nostre imprese” così la deputata democratica Ouidad Bakkali.
“Il dialogo e il confronto nel merito della proposta e del testo sono il cuore del nostro lavoro nell’Istituzione parlamentare e non mancheranno. Non sia un altro dibattito agostano, come lo fu lo scorso anno, parliamo di vite e storie vere di ragazzi e ragazze che nascono, crescono qui e non si vedono riconosciuti come cittadini e come italiani e questo comporta reali sofferenze e concrete discriminazioni. Siamo pronti a confrontarci, a dialogare perché possano esserci miglioramenti concreti.
Noi abbiamo una proposta di legge depositata con proposte molto chiare sia per quanto riguarda sia lo ius soli che lo ius scholae, punto sul quale si esprime la proposta di Forza Italia che è chiaramente lontana dalla nostra per i tempi e per gli aspetti di meritocrazia che lega il diritto alla cittadinanza all’esperienza scolastica di questi ragazzi e ragazze. Questo percorso per parte nostra sarà affrontato tenendo aperto il dialogo anche con le associazioni e i movimenti che da anni promuovono questa riforma perché possano partecipare e continuare ad esprimere le loro proposte alle quali continueremo a dare voce”
Così la deputata democratica Ouidad Bakkali che chiede a Fi la calendarizzazione parlamentare della proposta.
“Oggi la Camera ratifica l’ennesimo decreto sugli eventi catastrofali. Un testo non all’altezza delle emergenze che stiamo vivendo, a partire dalla mancanza di prospettiva e organicità. Un provvedimento che ha un approccio sbagliato e di corto respiro, che aggiusta i precedenti decreti anche grazie a proposte che il Pd aveva presentato ormai due anni fa, se parliamo dei territori alluvionati, e un anno fa, se ci riferiamo ai territori dei Campi Flegrei. Richieste che erano giunte dai territori e dai loro amministratori. Bene almeno che la maggioranza abbia compreso che commissariare i governi locali non paga né elettoralmente, né sul fronte della ricostruzione e della prevenzione”.
Così la deputata democratica Ouidad Bakkali, intervenendo in Aula alla Camera per annunciare il voto contrario del Pd al Dl Alluvioni.
“Un programma straordinario di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico da un miliardo in dieci anni - ha aggiunto - è un segnale insufficiente, disarticolato e non in grado di rendere efficace una strategia nazionale, che purtroppo continuiamo a non avere. Non si garantisce così il diritto a restare nei propri territori. Non si contrasta in questo modo l’abbandono progressivo di molte zone a partire da quelle collinari, spesso all’origine della forza devastatrice di fango e acqua che arrivano a valle. Anche sui Campi Flegrei nessuna strategia chiara: siamo al terzo decreto dopo 10mila scosse, 130 edifici inagibili e una popolazione in allarme. In questo modo - ha concluso - il negazionismo climatico e l’approccio emergenziale continuerà a fare morire le persone e a portare distruzione e disperazione nei nostri territori”.
“Votare sì ai prossimi referendum è un atto di coerenza. In tema di cittadinanza l'Italia ha una delle normative più restrittive d'Europa che impedisce ai tanti giovani nati e cresciuti nel nostro Paese di essere italiani a tutti gli effetti. Vi dicono che così si regalerà la cittadinanza, falso. L’unica che regala cittadinanze è proprio Meloni ad esempio con Milei recentemente. E i criteri rimangono identici, reddito, italiano livello b1, nessun precedente penale ed essere in pari con tasse e versamenti, verrebbe da dire che alcuni ministri e sottosegretari vedrebbero la propria domanda rigettata. Oggi la burocrazia allunga fino a 14 anni il tempo per ottenere la cittadinanza e abbandona le persone in una condizione di precarietà e incertezza, legata ai continui rinnovi del permesso di soggiorno”. Lo dice in una nota la deputata Pd, Ouidad Bakkali.
“Mentre la presidente Meloni – sottolinea l'esponente dem - prende in giro gli italiani su quello che farà nel seggio e la seconda carica dello Stato addirittura invita all'astensione, il voto diventa ancora più cruciale per le sorti della democrazia in Italia. Votare sì non solo è giusto, ma è la risposta che il popolo italiano può e deve dare a chi, come questo governo, ha paura della partecipazione civile, paura dell'espressione del voto libero dei cittadini e agisce in spregio delle istituzioni democratiche”, conclude Bakkali.
“Antonio Tajani parla di riconoscere la cittadinanza a chi studia in Italia, ma poi tace sul referendum che propone proprio questo. L’Italia ha una delle normative più restrittive d’Europa. Tajani faccia un atto di coerenza e coraggio. Oggi ci vogliono almeno 14 anni per ottenere la cittadinanza, contando il tempo della burocrazia e con il referendum si arriverebbe a 9. Un tempo eccessivo, che di fatto esclude tantissimi giovani nati e cresciuti nel nostro Paese da opportunità lavorative e formative, costringendoli a una condizione di precarietà e incertezza, con rinnovi continui del permesso di soggiorno. Tajani è surreale: a parole accoglie, nei fatti il suo partito scoraggia la partecipazione e ignora il voto. Se davvero crede che 'chi studia qui è italiano', lo dimostri: sostenga il diritto di votare e si schieri con chiarezza. Basta paura, basta ipocrisie. La cittadinanza non si celebra nei congressi, si costruisce con atti concreti. Cosa vi spaventa?”. Così la deputata democratica Ouidad Bakkali in merito alle affermazioni del ministro Antonio Tajani al congresso di Forza Italia Giovani.
"Di nascosto e senza nessun tipo di informazione questo decreto colpisce violentemente anche i giovani e le giovani italiane senza cittadinanza che sono arrivate in Italia da giovanissimi.
Centinaia le pratiche ferme negli uffici di stato civile e che saranno rigettate ufficialmente se non si correggerà questo punto nel passaggio alla Camera e che riguarda i figli minori di stranieri naturalizzati italiani che non potranno avere la cittadinanza. Il ministro Tajani dice che finalmente la cittadinanza sarà concessa se vi sarà un legame autentico con l’Italia: ecco questo decreto infrange il sogno di tantissimi giovani arrivati in Italia in fasce o piccolini che non potranno diventare italiani a seguito della naturalizzazione dei propri genitori". Lo dichiara la deputata Pd, Ouidad Bakkali sull'approvazione del Dl Cittadinanza al Senato.
"L’attenzione - continua l'esponente dem - è stata concentrata giustamente sull’impatto che questo decreto avrà sulla comunità degli italiani all’estero e questo governo ne ha approfittato per colpire duramente i minori, bambini e adolescenti con background migratorio cresciuti in Italia, che qui studiano, che qui praticano sport". "Un governo pavido, che ha nascosto e ignorato questa conseguenza drammatica sulla vita di un pezzo importante di popolazione giovanile italiana. Volevano punire questa campagna referendaria, i suoi protagonisti e lo hanno fatto nel modo più meschino possibile", conclude Bakkali.
“A pochi giorni dal voto referendario del 9 giugno, ribadisco con forza il mio sostegno al ‘Sì’ per la riforma della legge sulla cittadinanza. Si tratta di un primo passo fondamentale verso una società plurale, inclusiva e laica, che riconosca e valorizzi le diversità già presenti nel nostro Paese”. Lo dichiara la deputata dem Ouidad Bakkali, intervistata per i canali social dei deputati Pd.
“La modifica che dimezza da 10 a 5 gli anni necessari per richiedere la cittadinanza – aggiunge l’esponente Pd - ha un impatto concreto: velocizzare un percorso oggi rallentato da lungaggini burocratiche che spesso si traducono in 13 o 14 anni di attesa. È una questione di giustizia e appartenenza, soprattutto per i più giovani, per quei bambini e quelle bambine che già si sentono parte della Repubblica e che vogliono contribuire a costruirla.”
“È inaccettabile – ha concluso Bakkali - che una figura istituzionale come il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che deve garantire la Costituzione inviti implicitamente all’astensione. Votare è un dovere civico. Il nostro impegno è informare, confrontarci e spingere alla partecipazione. Il 9 giugno abbiamo l’opportunità di scegliere una cittadinanza più giusta. Invitiamo tutte e tutti a recarsi alle urne, perché ogni voto conta nella costruzione della società della convivenza”.