“Quanto sta emergendo riguardo l'iniziativa ‘Turismo delle radici’ merita una immediata riflessione da parte del ministero degli Esteri. Occorre fare chiarezza subito perché ne va della trasparenza e delle credibilità della stessa Farnesina. Assegnare oltre 200 milioni di euro a progetti che includono stadi, palazzetti, piscine, parchi e infrastrutture sportive, con un’elevata concentrazione guarda caso proprio in Puglia e Campania a ridosso delle elezioni regionali, fa venire più di un sospetto sulle opache modalità di indirizzo di spesa di ingenti risorse pubbliche. In Irpinia, giusto a titolo di esempio, territorio dove opera un consigliere del ministro Tajani, gli interventi ammonterebbero a 69,5 milioni di euro. Sarebbero invece 37 i milioni che andrebbero a Brindisi per un nuovo stadio e il polo sportivo. Veramente la Farnesina ritiene coerenti con le finalità del ‘Turismo delle Radici’ queste spese? Sono stati acquisiti i pareri delle autorità competenti e attivati gli organi di controllo per verificare la congruità delle spese e la legittimità di queste opere?”.
Così il deputato e responsabile Esteri del Partito Democratico, Peppe Provenzano, nel segnalare che sull’intera vicenda il collega Fabio Porta ha presentato un’interrogazione parlamentare, firmata da tutti i membri Pd della Commissione Esteri.
“Secondo fonti di stampa, la Procura della Repubblica di Milano avrebbe aperto un fascicolo d’indagine relativo a un presunto gruppo di cittadini italiani che, tra il 1993 e il 1995, avrebbero partecipato all’assedio di Sarajevo in qualità di cosiddetti “turisti della guerra”: mercenari uniti alle forze militari serbo-bosniache per sparare contro civili inermi. Un reato di omicidio volontario plurimo aggravato dalla crudeltà e dai motivi abbietti, trattandosi di atti riconducibili a crimini contro l’umanità ai sensi del diritto penale internazionale.
I presunti “turisti-cecchini” avrebbero versato somme ingenti per partecipare a azioni di sterminio, arrivando a stabilire un vero e proprio ‘tariffario dell’orrore’, in base al quale ‘i bambini costavano di più, poi gli uomini (preferibilmente in divisa), le donne, mentre gli anziani potevano essere uccisi gratuitamente’. Una vicenda che, se confermata, configurerebbe fatti di estrema gravità morale, storica e giuridica, che ledono la memoria delle oltre 11.500 vittime civili dell’assedio di Sarajevo, che rischia di compromettere i rapporti bilaterali con la Bosnia Erzegovina e di danneggiare la reputazione internazionale del nostro Paese”.
Così si legge nell’interrogazione a prima firma del deputato e responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano con cui si chiede al governo quali forme di cooperazione giudiziaria internazionale intenda attivare con le autorità della Bosnia-Erzegovina per l’acquisizione di atti, testimonianze o prove utili all’indagine e per garantire che episodi di simile disumanità non possano ripetersi e che le vittime dell’assedio di Sarajevo ricevano pieno rispetto e giustizia.
“Lei, presidente Meloni, ha parlato degli orrori di Hamas. In noi provocano sconcerto. Si figuri quando abbiamo sentito paragonare quell'organizzazione terroristica alle opposizioni democratiche del suo Paese. Sarà il suo famoso appello alla responsabilità. Allora le faccio io un appello: nel piano Trump la prospettiva dei due Stati è avvolta nella nebbia e c’è un solo modo per diradarla: riconoscere lo Stato di Palestina, perché significa riconoscere non Hamas ma l'Autorità nazionale palestinese per dargli forza, condannare l'occupazione illegale e l’annessione della Cisgiordania. Lo hanno già fatto più di 150 Paesi e non è degno per l'Italia arrivare per ultima. I crimini compiuti non possono restare impuniti se vogliamo ricostruire l'integrità del diritto internazionale che ha Gaza è stato seppellito. Contro tutto questo si sono mobilitate le opinioni pubbliche. Trump ha detto a Netanyahu ‘non puoi fare la guerra contro tutto il mondo’. Lui lo ha capito, lei ancora No”.
Così il responsabile Esteri della segreteria del Pd, Peppe Provenzano, intervenendo in Aula alla Camera sulle comunicazioni della presidente Meloni.
“Non c'è pace senza l'Ucraina - ha aggiunto - e non c'è sicurezza senza l'Europa. Lo diciamo dal primo giorno, ma qual è l'iniziativa dell’Italia e dell'Europa? Il vertice tra Trump e Putin, che dovrebbe tenersi in Ungheria, non deve ripetere l'errore dell'Alaska, il cui unico esito è stata una rilegittimazione di Putin sul piano internazionale che lui ha usato per continuare a massacrare l’Ucraina, i civili inermi, chi eroicamente resiste. Questo provoca lo sdegno credo di tutto il nostro Parlamento. Ma una cosa è certa, il Vannacci supporter del macellaio del Cremlino non lo troverete qui tra i nostri banchi. Qui non troverete gli amici di Orban che sono amici di Putin. Meloni - ha concluso - continua a rimproverare l'immobilismo dell'Europa, ma quell'immobilismo è il frutto degli egoismi nazionali delle destre al governo e di una Commissione europea che vi corre dietro. E del potere di veto che volete difendere”.
“L’attentato contro Sigfrido Ranucci e la sua famiglia è un fatto di una gravità inaudita, un attacco diretto alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini di essere informati. Esprimo la mia solidarietà a Ranucci, alla sua famiglia e alla redazione di Report.
Chi colpisce un giornalista colpisce la democrazia. Serve una condanna unanime e serve riflettere sul clima che da troppo tempo si alimenta contro chi fa informazione libera e coraggiosa. La libertà di informare va difesa sempre”. Così il democratico Peppe Provenzano componente della Commissione Nazionale Antimafia.
“Chiediamo un’informativa urgente del ministro Piantedosi per i fatti drammatici che sono accaduti questa settimana a Palermo, dove è stato ucciso il ventenne Paolo Taormina. La sua colpa è stata quella di non essersi girato dall'altra parte e di essere intervenuto a difesa di un altro ragazzo. Un’emergenza che non riguarda soltanto Palermo ma tutta Sicilia, con casi a Catania e nel siracusano. Ormai tutti hanno un'arma e le rassicurazioni del governo non trovano alcun riscontro nella realtà. A preoccuparci è anche il brutto clima che avanza sempre più, questa mitologia mafiosa che emerge da intercettazioni e video, il tutto nel silenzio del governo. Ci ha colpito inoltre anche il comportamento del governo regionale. Domenica scorsa uno dei leader dell'opposizione in Sicilia è stato messo sotto scorta non perché ha litigato con un vicino di casa, ma perché ha accusato il governo regionale di precise connivenze con la criminalità organizzata. Dal presidente Schifani non è giunta alcuna dichiarazione di solidarietà. Quindi c'è un’evidente sottovalutazione del fenomeno. Ecco perché è necessario che il ministro Piantedosi venga in Parlamento”.
Così i deputati democratici Giuseppe Provenzano e Anthony Barbagallo, che è intervenuto in Aula sull’ordine dei lavori.
“Oggi a Gaza c'è una tregua, che dà sollievo e speranza. Noi la chiediamo da due anni. Ma tra la tregua e la pace ci sono ancora passaggi difficili e molte incognite. E c'è un passaggio essenziale: il riconoscimento della Palestina”, ha dichiarato il responsabile nazionale esteri del Pd, il deputato Peppe Provenzano, intervenendo questa mattina a Sky24. “Quanto sta accadendo a Gaza – ha proseguito Provenzano – con la resa dei conti tra bande e Hamas, rende urgente coinvolgere l’Autorità Nazionale Palestinese, garantendo il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. L’Italia, l’Europa, tutta la comunità internazionale devono impegnarsi ora per il raggiungimento delle altre parti dell’accordo. In questo quadro, il riconoscimento della Palestina è garanzia dell’approdo del processo alla soluzione due Stati, l’unica che assicura vera pace. Meloni continua a dire che non è ancora il momento: non vorremmo che l’Italia fosse l’ultimo Paese a riconoscere lo Stato di Palestina”
“Noi non possiamo andare avanti come se nulla fosse mentre Gaza brucia. Il mondo intero guarda attonito e sgomento e si chiede cosa fanno i governi, cosa fanno le istituzioni. Per questo chiediamo alla presidente del consiglio di rendere comunicazioni a quest’aula, non le solite informative di qualche ministro, ma comunicazioni ad horas in cui ciascuno di noi è chiamato a votare da che parte della storia vuole che sia l’Italia.
È un dovere di ciascuno di noi, nel giorno in cui persino una commissione delle Nazioni Unite parla di genocidio. L’invasione di Gaza con l’esodo della popolazione è un crimine di aggressione che merita la condanna unanime di questo Parlamento. Ma non basta. Abbiamo non solo il dovere morale ma anche l’obbligo giuridico internazionale di fermare tutto questo. Per questo servono azioni concrete, sanzioni durissime, sospendere ogni accordo. Chiediamo di convocare l’ambasciatore israeliano per esprimere condanna formale, comunicare le nostre decisioni, tra cui il riconoscimento dello stato di Palestina. E che un attacco alla Flottilla verrà considerato un attacco anche a noi. Con colpevole ritardo, l’Europa si è svegliata dall’immobilismo annunciando misure contro il Governo Israeliano. Il governo italiano non continui a opporsi. Oggi l’inazione non è più un’opzione, è complicità. Noi vi piace questa parola? Nemmeno a noi. Allora venite e agite. Agiamo insieme. L’Italia, per storia e geografia, non può essere complice”. Lo ha detto in Aula intervenendo in apertura di seduta Giuseppe Provenzano, deputato e responsabile nazionale Esteri del PD.
“Gaza brucia. Persino dalle Nazioni Unite parlano di genocidio. L’invasione di Netanyahu è un crimine dalle conseguenze enormi. Va punito e va fermato, anche perché porta la guerra nel Mediterraneo. Servono atti urgenti, sanzioni durissime. Giorgia Meloni smetta di opporsi in Europa e di accodarsi a Trump. L’Italia non può essere complice” così il responsabile nazionale Esteri del Pd, Peppe Provenzano parlando ai Tg.
"Ma quando Giorgia Meloni dice che in politica estera ha rimesso l’Italia al posto che le spetta, a cosa si riferisce esattamente? Ai ripetuti silenzi, su ogni scenario di crisi, in attesa di capire gli umori di Trump? All’inerzia e all’ignavia sul Medio Oriente, dove non ha fatto nulla, nulla, per fermare il suo amico Netanyahu, il macellaio di Gaza? Altri paesi stanno prendendo il nostro posto nel dialogo con il mondo arabo. Meloni, forse per non sentire gli strali di Vannacci, non ha avuto nemmeno il coraggio in Parlamento di difendere la scelta grave e sbagliata di impegnarsi alla NATO per spendere il 5% in spese militari. Ma forse rivendica il 15 a zero sui dazi Usa? Quando voleva fare la pontiera con Trump e invece ha contribuito alla resa dell’Europa, tanto il prezzo della sua amicizia politica lo pagheranno le imprese e i lavoratori. La Premier confonde il protagonismo diplomatico dell’Italia con il suo personale. La diplomazia non sono le cene di gala, è strategia, autonomia, coraggio di compiere scelte nei momenti più difficili. L’Italia ne è stata maestra per un lungo periodo. Giorgia Meloni, schiacciata su Trump, ha dilapidato una lunga tradizione che aveva fatto del nostro paese un protagonista assoluto nella costruzione di pace nel Mediterraneo". Così in una nota Peppe Provenzano, deputato, responsabile Esteri del Partito democratico.
“Il ministro Tajani smentito dal suo stesso partito in Europa”
Ieri in Parlamento abbiamo visto la solita storia: parole tardive e ancora troppo timide da parte del governo italiano nella condanna al macellaio di Gaza, Benjamin Netanyahu. Tajani non esprime soltanto le contraddizioni interne alla maggioranza di governo, ma è lui stesso in contraddizione. Forza Italia ieri ha votato al Parlamento Europeo una risoluzione che chiede il riconoscimento della Palestina e di appoggiare le sanzioni proposte da Ursula von der Leyen che, seppur in ritardo, comunque rappresentano un passo avanti importante. In Europa Forza Italia è d'accordo alle sanzioni e al riconoscimento della Palestina e il ministro degli Esteri di Forza Italia, nonché vice presidente del Consiglio del nostro Paese, è il protagonista di un'Italia che sta frenando misure e azioni conseguenti per fermare il massacro a Gaza.
Così il deputato Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Partito Democratico.
“Meloni in Tunisia parla con Saied di Piano Mattei e migranti, colpevolmente sorvolando sulle gravi violazioni dei diritti umani testimoniate da numerose inchieste. Ma di quale Piano parla? Evidentemente preferisce il dittatore tunisino al Parlamento, dove sul Piano Mattei è stata presentata una relazione di 20 paginette, prive di un elenco di progetti, cronoprogrammi, fonti di finanziamento, stati di avanzamento, valutazioni, risultati attesi. Dunque, il Piano non è un Piano. E non è nemmeno un documento politico, perché privo di ogni considerazione sulle questioni strategiche, anche sul piano istituzionale e politico che determineranno il futuro dell’Africa. Perché le questioni migratorie non vanno scisse non solo da quelle economiche, ma anche da quelle democratiche e di rispetto dei diritti umani. Piegare alla propaganda il discorso sull’Africa è molto triste e poco serio. Che Meloni senta il dovere di informare Saied meglio del Parlamento italiano si commenta da sé” così il responsabile nazionale Esteri del Pd, Peppe Provenzano.
“Nonostante la costruzione del Ponte Milena sulla SS189, sia stata annunciata nel 2020, gli automobilisti delle province di Agrigento e di Caltanissetta continuano a percorrere una arteria regolamentata da semaforo a senso unico alternato e in pessime condizioni. Le ripercussioni sul tessuto economico e sociale e il conseguente isolamento sono diventate particolarmente gravi. Ciononostante il ministro Salvini, anche nella sua recente vista in Sicilia, continua a parlare solo del Ponte sullo Stretto trascurando il resto della viabilità di competenza governativa, che in Sicilia è al collasso. Solo ieri il ministro è stato a Caltanissetta per inaugurare il ponte sul viadotto di San Giuliano, ma del Ponte Milena nessuna traccia o evoluzione”. Così si legge nell'interrogazione presentata oggi dal deputato Pd Peppe Provenzano (e sottoscritta dai deputati Iacono, Barbagallo e Marino) al ministro delle Infrastrutture sulle legittime sollecitazioni del territorio e delle forze sociali, al fine di realizzare con un cronoprogramma certo per la costruzione del Ponte Milena.
“Sarebbe doveroso – sottolinea il parlamentare dem - che il peggior ministro d'Europa venisse in Sicilia non a fare passerelle ma a spiegare perché il governo abbia tagliato i fondi FSC per la Sicilia per destinarli alla propaganda sul ponte sullo stretto, eliminato i fondi PNRR per i lotti della Ferrovia PA-CT, e perché abbia trasferito 900 milioni destinati alle strade della Sicilia alle regioni del nord”, conclude Provenzano.
“Se l'accordo tra l'Unione europea e il Mercosur è strategico come ci dice il ministro Tajani, allora perché non è stato inserito nel piano d'azione export che ha presentato il suo ministero? Non viene mai citato. Quei 5/7 miliardi in più di export che l'accordo garantirebbe, non sono la risposta migliore ai dazi del vostro caro amico Trump che tendete a minimizzare? 'Caro' non è a caso, perché il prezzo di questa amicizia la pagheranno per 20 miliardi le nostre imprese e i nostri lavoratori con 118mila posti di lavoro in meno. L'accordo con Mercosur non si può rinegoziare, bisogna dire ora sì: il messaggio che dobbiamo dare al mondo è che mentre Trump alza barriere e muri, noi siamo quelli che costruiscono ponti. L’Italia con l'America Latina può avere un legame speciale. E l'Europa può diventare il riferimento di quelli che non vogliono guerre commerciali ma credono, ancora, nella cooperazione economica e pacifica nel mondo”. Lo dice il deputato Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, in replica al ministro Tajani durante il Question time alla Camera.
“Dopo le parole del ministro Tajani – sottolinea l'esponente dem - siamo curiosi di aspettare anche la risposta di Lollobrigida che solo pochi giorni fa si era dichiarato contrario all'accordo con il Mercosur. L'ambiguità del governo sta indebolendo la posizione del nostro Paese. Servono compensazioni in agricoltura? Va bene. Serve un rafforzamento dei controlli, anche. Ma le opportunità per tutta l’economia e per l’industria, in un continente ricco di materie prime critiche, non si possono sprecare. E poi dobbiamo tener conto dei dati di realtà. La quota di carne bovina prevista nell'accordo equivale all'1,6% dell'intera produzione europea. Un dato che dovrebbe preoccupare solo per la nuova strategia della bresaola che ha in mente Lollobrigida”, conclude Provenzano.
“La decisione annunciata dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo di "remotizzare" l’unica filiale esistente sull’isola di Salina ha suscitato le proteste di cittadini e istituzioni”. Lo denuncia il deputato del Partito Democratico Peppe Provenzano, annunciando la presentazione di un’interrogazione parlamentare, sottoscritta anche dai deputati Barbagallo, Iacono, Marino e Porta, indirizzata ai Ministri per gli Affari europei, per la Protezione civile e per l’Economia.
“Il ridimensionamento di un presidio come quello in oggetto in una piccola isola determina come conseguenza enormi disagi per i correntisti e per le imprese in un territorio economicamente dinamico» – prosegue Provenzano – sottolineando come «la remotizzazione della filiale pregiudica l'accesso a un servizio essenziale e aggrava il processo di spoliazione dei servizi che penalizzano le comunità che risiedono sull’isola”.
Nell’interrogazione si evidenzia che “le isole minori non possono continuare a subire scelte che le marginalizzano e che alimentano il processo di spopolamento”, e si ricorda come la stessa istituzione di una Commissione parlamentare per il contrasto agli svantaggi derivanti dall’insularità rappresenti “il segnale della necessità di una attenzione maggiore e più incisiva nei confronti di questi territori”.
Per questo, conclude Provenzano, “abbiamo chiesto al Governo quali tempestive iniziative intenda attivare, supportando le istituzioni locali al fine di scongiurare la chiusura della filiale di Salina e garantire la presenza di uno sportello bancario pienamente operativo nell’interesse dei cittadini e del tessuto economico presente sull’isola”.
“Dobbiamo fermare questa guerra che può avere conseguenze incalcolabili e non possiamo accettare che l’uso della forza si sostituisca alla politica, alla diplomazia, al diritto internazionale. Questa è la posizione dell’Italia, la sua tradizione, il sentimento del nostro popolo e Giorgia Meloni deve presentarla al G7 con coraggio e senza ambiguità”. Lo ha detto Giuseppe Provenzano, deputato e responsabile Esteri e cooperazione internazionale del Pd, intervistato a Montecitorio.