“Su quanto avvenuto ieri in Aula, è bene separare la realtà fattuale dalle considerazioni politiche. Nella realtà fattuale, lo dicono i numeri, la maggioranza aveva 45 esponenti che non hanno potuto accedere ai lavori e il numero legale è venuto meno la prima volta per 15 voti e la seconda volta per 8. Ergo, se non ci fosse stata la circostanza del cigno nero imprevisto, la maggioranza sarebbe stata autosufficiente. Detto questo, è però finalmente emerso il fatto che avevamo un buco giuridico che la vicenda del covid ha introdotto: cioè l'impossibilità di poter configurare alcuni deputati che non hanno un regime di malattia, ma che non possono accedere all’attività parlamentare per il rispetto della profilassi. Un tema che il Pd aveva posto all’attenzione della presidenza della Camera già a marzo. Ma, come capita in questo benedetto Paese, non si riesce mai a lavorare in termini preventivi. Bisogna sempre che accada il problema per poi trovare la soluzione che infatti è stata trovata”.
Così Enrico Borghi, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo oggi in Aula sul tema della mancanza del numero legale di ieri.
“Credo che il messaggio che arriva - ha detto il deputato dem - valga anche per il governo e, quindi, bisognerà metterci un surplus di dialogo e di attitudine in più all’ascolto delle opposizioni. Le quali però si ostinano talvolta a operazioni di piccolo cabotaggio. Nella Germania della metà degli anni ’90, il cancelliere Schroeder si reggeva al Bundestag per due voti e quando due socialdemocratici per motivi non legati alla loro volontà erano costretti a non poter accedere ai lavori, due esponenti dell'opposizione, nella circostanza della Cdu, abbandonavano l'Aula per consentire che il rispetto dell'equilibrio popolare sancito dal voto venisse garantito. Quella è la differenza tra chi ha il senso delle Istituzioni e chi agisce invece per utilizzarle per la propaganda che, peraltro, visto l’esito delle elezioni di domenica da qualche parte è stata anche sterile”.