"Finalmente in Europa si muove qualcosa: l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, chiederà di sospendere il dialogo politico tra Ue e Israele. E' un primo passo che permette di discutere delle violazioni dei diritti umani a Gaza e in Cisgiordania e che potrebbe mettere in discussione l'Accordo di associazione tra l'UE e Israele. Una misura che, insieme ad altri, chiedo da tempo.
"Israele ha il diritto e il dovere di difendersi, ma quello che si sta facendo a Gaza non è salvare gli ostaggi: è contro i civili ed è davvero troppo. Lo riferiscono i militari israeliani che tornano dalla Striscia e scelgono di raccontare ciò che hanno visto. A Gaza prima arrivano i volantini con l'ordine di evacuare: chi resta viene considerato un terrorista e può quindi essere ucciso anche se non rappresenta una minaccia immediata e anche se non ci sono indizi che sia un terrorista. Poi l'attacco con l'artiglieria, i bombardamenti, l'esercito che entra sparando casa per casa e, infine, i bulldozer che distruggono tutto.
Uno degli obiettivi dell'IDF è causare quanti più danni possibili anche alle infrastrutture civili perché a Gaza non ci deve essere più speranza e le persone possono solo andare via.
Sono questi i racconti che ci hanno fatto oggi in audizione del Comitato diritti umani della Camera che presiedo, i rappresentanti di "Breaking the silence" (BTS), ong israeliana composta da ex militari che vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica, sia israeliana sia internazionale, su quanto sia ingiusta l’occupazione e su quanto alimenti il risentimento dei palestinesi su cui si fonda il terrorismo.
Cancellare l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, come sta tentando di fare la Knesset con le leggi appena approvate, secondo BTS mira a cancellare lo status di rifugiati ai palestinesi. In questo modo le persone possono essere portate via dalla Striscia e si possono ricreare insediamenti israeliani a Gaza e in Cisgiordania: così, del resto, prevede fin dall'inizio il programma del governo di Netanyahu che crede nella supremazia ebraica mentre ritiene che i palestinesi non abbiano diritti.
Gli ex militari, che hanno chiesto l'anonimato per questioni di sicurezza, hanno raccontato di come a Gaza tutto sia amplificato in termini di arbitrio. Ogni codice di comportamento viene regolarmente infranto, così come le leggi e il diritto umanitario internazionale. Tra i soldati regna un forte senso di impunità perché le inchieste per queste violazioni si trascinano per anni quando ormai non ci sono più né le prove né i testimoni.
Alcuni soldati si sono rivolti a BTS per denunciare uccisioni di massa e bombardamenti a tappeto. Ma parlare significa mettersi in pericolo. Un militare che ha scelto di raccontare ai media internazionali come l'IDF, nei tunnel, usi i civili palestinesi come scudi umani, ci è stato riferito durante l'audizione, è dovuto scappare in un altro paese perché in pericolo. La stragrande maggioranza dell'opinione pubblica israeliana non vede Gaza e quello che sta accadendo lì, ma conosce solo la versione del governo e del portavoce dell'esercito perché tranne poche eccezioni, i media sono fortemente controllati. In alcune città, come Haifa, le proteste per la pace vengono represse violentemente e si può essere arrestati per molto poco.
L'appello di "Breaking the silence", infine, è lo stesso che già ci aveva rivolto la rappresentante di un'altra ong israeliana: B'Tselem. I paesi amici di Israele facciano di tutto per fermare Netanyahu: il cessate il fuoco deve essere immediato anche per salvare gli ostaggi ancora vivi. Continuare a bombardare indiscriminatamente non li farà tornare a casa". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Il voto con cui la Knesset, il parlamento israeliano, mette al bando le attività dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi e taglia ogni rapporto tra l'agenzia e lo Stato di Israele è di una gravità inaudita.
Una decisione scellerata che va contro la Carta dell'Onu, indebolisce pericolosamente il sistema multilaterale e, non ultimo, toglie a milioni di palestinesi il più importante sostegno in grado di fornire aiuti vitali e i servizi essenziali ai civili.
E mentre a Gerusalemme si consuma questo voto senza precedenti, a Gaza l'Idf fa un'altra strage di civili con almeno 65 vittime.
L'Italia condanni fermamente quanto accaduto alla Knesset come hanno immediatamente fatto ieri sera i governi di Irlanda, Spagna, Norvegia e Slovenia. Anche il Regno Unito attraverso il ministero degli Esteri David Lammy ha definito le norme approvate alla Knesset “totalmente sbagliate”.
Serve una reazione unitaria della comunità internazionale per salvare l'Onu e le sue agenzie da questi attacchi inaccettabili. E la voce dell’Italia non può mancare". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Il messaggio che arriva dalle sette piazze che si sono mobilitate oggi in tutto il Paese per chiedere pace e disarmo è molto forte. Il governo italiano non può fare finta di nulla. Decine di migliaia di cittadini hanno sfilato pacificamente per chiedere che la diplomazia riprenda a parlare, che il cessate il fuoco sia una priorità. Nel giorno in cui l’Onu dichiara che l’intera popolazione a nord di Gaza rischia di morire per gli effetti drammatici della guerra a partire dall’emergenza sanitaria è ora che si dica a Netanyahu di fermarsi. Non è accettabile un tale livello di impunità e di disprezzo per regole basilari del diritto internazionale”. Lo ha detto il deputato dem Arturo Scotto, che oggi a preso parte alla manifestazione per la pace a Firenze intitolata "Fermiamo le guerre, il tempo della pace è ora".
"Hanno tra i 19 e i 28 anni, sono israeliani e palestinesi e hanno una cosa in comune: rifiutano la guerra. E per questo pagano un prezzo altissimo.
Sofia Orr, israeliana di 19 anni, ha subito 85 giorni di carcere per essersi rifiutata, sono le sue parole, "di prendere parte all'occupazione e ora al genocidio" del popolo palestinese. Daniel usa un nome di fantasia e parla protetto da una mascherina perché teme ritorsioni come l'arresto e il licenziamento perché ha scelto di non arruolarsi nell'Idf. "In Israele ci sono manifestazioni contro la guerra che vengono represse con arresti - ha raccontato -. Le persone vengono sorvegliate e la polizia interviene anche solo per un post che esprime empatia per i bambini uccisi a Gaza". Sono rappresentanti di Masarvot, rete di attivisti israeliani nata nel 2015 contro l’occupazione della Palestina che sostiene gli obiettori di coscienza. E poi c'è Tarteel Yasser Al Junaidi, giovane donna palestinese di Hebron, in Cisgiordania, e attivista di "Community Peacemaker Teams - Palestina" che ha sottolineato il clima pesante in cui i palestinesi trascorrono la loro esistenza. "Cresciamo nella violenza sapendo che le nostre voci non saranno mai ascoltate e che le nostre vite non hanno valore. Per questo che noi palestinesi nasciamo naturalmente attivisti". "A Hebron la vita è durissima: ai checkpoint vengono controllati fisicamente anche i bambini che vanno a scuola e le nostre manifestazioni pacifiche sono soffocate con la violenza. Chiediamo ai governi europei di fare pressione perché questo cessi," è stato il suo appello.
Le loro voci di attivisti pacifisti e non violenti sono state ascoltate questa mattina al Comitato diritti umani della Camera, che presiedo, e oggi pomeriggio in una conferenza stampa voluta dalla Rete italiana pace e disarmo e dal Movimento nonviolento che li sta accompagnando in un tour in tutta Italia nell'ambito della campagna di obiezione alla guerra.
Storie di grande coraggio e forza di giovanissimi che si ribellano con strumenti non violenti e che vogliono costruire la pace tra israeliani e palestinesi. "Senza giustizia non ci sarà pace" hanno detto. E per avere giustizia chiedono che la comunità internazionale fermi Netanyahu e la sua guerra. E chiedono che i loro diritti di obiettori vengano tutelati. Sono loro "la meglio gioventù" che può davvero porre le basi per un futuro migliore fondato sul rispetto reciproco e la convivenza civile e è a loro che andrebbe passato il testimone.
Presenteremo un'interrogazione per chiedere al governo cosa intenda fare affinché il governo israeliano riconosca l'obiezione di coscienza e garantisca il diritto di espressione a chi invoca la pace. Inoltre chiederemo che a chi come queste ragazze e a questi ragazzi si rifiuta di prestare il servizio militare di ottenere lo status di rifugiato nel nostro Paese". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Chiediamo al ministro Tajani come intenda fare pressione sul governo israeliano affinché consenta alle persone che hanno già ricevuto il nulla osta per il ricongiungimento familiare di uscire da Gaza e recarsi presso l’Ambasciata italiana al Cairo per ottenere il visto per motivi familiari”. Così la deputata del Pd Laura Boldrini, presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, in un’interrogazione al ministro degli Affari Esteri firmata da tutti i componenti del gruppo PD in commissione Esteri.
“Nel mese di febbraio 2024 diverse famiglie palestinesi provenienti da Gaza, con numerosi bambini malati e feriti dai bombardamenti israeliani, sono giunte in Italia attraverso il corridoio sanitario organizzato dal Governo italiano. A molte di queste persone è stato riconosciuto lo status di rifugiato e sono state inserite nel sistema di accoglienza SAI. Alcune Prefetture, ad esempio di quella di Firenze, hanno rilasciato il nulla osta al ricongiungimento familiare per i parenti che sono ancora a Gaza, ma non possono recarsi presso l’Ambasciata italiana al Cairo per richiedere il visto di cui hanno diritto perché non viene consentito loro di uscire dalla Striscia. Il 9 ottobre 2024 alcuni genitori delle bambine e dei bambini giunti in Italia da Gaza con il corridoio sanitario, hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esprimendo tutta l’angoscia che provano nel temere che i loro cari ancora a Gaza possano cadere vittime dei bombardamenti che stanno incessantemente distruggendo le loro città e i loro villaggi e uccidendo ancora migliaia di persone innocenti e chiedendo aiuto per consentire ai loro congiunti di raggiungere l’Italia in sicurezza. Il governo si attivi per togliere queste famiglie separate dalla guerra da una condizione ingiusta e dolorosa.
Vergogna, 80 tonnellate da mesi ferme a Genova
“E’ semplicemente una vergogna che da mesi siano stoccati 80 tonnellate di aiuti per Gaza a Genova raccolti dalla Ong Music for Peace e non riescano ad arrivare a destinazione. Sono il frutto di contributi di giovani lavoratori pensionati che in maniera generosa e disinteressata hanno sposato una causa umanitaria. Da troppo tempo, nonostante interrogazioni parlamentari e tante sollecitazioni, si aspetta uno sblocco degli aiuti. Nel frattempo veniamo a conoscenza da un’intervista del ministro Tajani che proprio dal porto di Genova partiranno 15 camion di aiuti per Food for Gaza. Benissimo, ma non si capisce perché questa missione non tenga affatto conto del lavoro di Music for Peace. Chiediamo risposte vere”.
Così il deputato democratico, Arturo Scotto, incontrando i volontari e i responsabili dell’Ong Music for Peace a Genova.
"Dopo il capo politico, Haniyeh, anche il capo militare di Hamas, Sinwar, è stato ucciso in un raid dell'Idf, a Rafah. Entrambi, per altro, oggetto di una richiesta di mandato di cattura internazionale da parte della Corte penale dell'Aja.
Questo, comunque, significa che Hamas stessa è decapitata, al prezzo di 43mila palestinesi uccisi a Gaza, tra cui 17mila bambini. Per Netanyahu è sufficiente perché cessi il fuoco, finisca il massacro del popolo palestinese e venga finalmente accolta la richiesta dei familiari degli ostaggi di aprire una trattativa per farli tornare a casa? La comunità internazionale non faccia cadere questa ennesima richiesta, non lasci sole queste famiglie e il popolo palestinese. Basta guerra". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Stop bombing Gaza - stop genocide". Per avere esposto un cartello con questo messaggio nel suo banco al mercato del Comune di Desio, l’apicoltore Marco Borella si è visto fare una multa da 430 euro.
Un provvedimento che ha tutto il sapore del tentativo di limitare la libertà di espressione di Marco Borella.
La multa riporta, infatti, la violazione dell'art.23 del codice della strada che regola l'esposizione di cartelli, insegne, manifesti che ostacolino ostacolino la viabilità o la segnaletica stradale o che contengano messaggi razzisti, discriminatori, offensivi, razzisti o sessisti.
Ma nessuna di queste circostanze riguarda lo striscione esposto da Borella perché era rivolto verso l'interno del mercato, quindi non verso il traffico automobilistico, e perché conteneva un chiaro messaggio di pace e non violento.
Per queste ragioni ho presentato un'interrogazione al Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Rivolgo a Borella la mia solidarietà e vicinanza, e ritengo che il suo messaggio sia assolutamente condivisibile: milioni di persone sfilano nelle strade di tutto il mondo con lo stesso cartello per dire basta alla carneficina in corso a Gaza. Così come abbiamo fatto e continueremo a fare molti di noi parlamentari.
Siamo davanti alla volontà di impedire a un libero cittadino di esprimere la sua opinione, pacifica e non lesiva nei confronti di nessuno e questo non è accettabile". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Abbiamo chiesto un atto concreto del governo per il riconoscimento dello Stato di Palestina come hanno fatto altri paesi europei. E nel ribadire la condanna dei crimini commessi dal governo d’Israele a Gaza e in Libano, chiediamo il blocco totale della fornitura delle armi. Bisogna andare oltre gli impegni generici della Premier Meloni” lo ha detto questa mattina Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, intervenendo a Radio Anch’io.
“Serve una reazione molto più forte che l’Italia può garantire anche grazie alla storia di relazioni diplomatiche che ci lega al Medio Oriente – ha proseguito Braga – Chiedere il riconoscimento della Palestina significa rafforzare gli attori alternativi oggi indeboliti, come l’Autorità Nazionale Palestinese e gli organismi internazionali che agiscono nella regione, per costruire condizioni di pace messi sotto attacco da Netanyahu”.
Quanto alla nomina del Ministro Fitto nella Commissione Europea, Braga ha chiarito che “ascolteremo tutti i commissari e poi valuteremo a differenza di quanto fece la Meloni nel 2019 quando chiamò in piazza gli italiani contro la nomina di Gentiloni. Sappiamo già da oggi che con la nomina di Fitto perdiamo un portafoglio molto consistente, che priva l’Italia di investimenti comuni che del resto Meloni in Europa contrasta. Certo, Fitto non si presenta con un buon biglietto da visita perché, a differenza di quanto afferma la Premier, l’Italia non è il paese più virtuoso sui fondi del Pnrr di cui al momento risultano utilizzati solo 10 miliardi di euro su 40. E comunque non accettiamo lezioni da chi ha nella sua maggioranza forze che hanno già votato contro la Von der Layen e che si apprestano a farlo contro la Commissione” ha concluso la capogruppo del Pd.
Il prossimo Consiglio è chiamato a prendere decisioni fondamentali in un momento di grande tensione internazionale. Si occuperà anzitutto della situazione in Medio Oriente. L’attacco israeliano contro le basi Unifil è un atto inaccettabile, una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Ciò che sta accadendo a Gaza è un massacro intollerabile che va oltre il legittimo esercizio della difesa. È ora di lavorare per un immediato cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi, e il rilancio del processo di pace, sostenendo gli appelli all’embargo di armi a Israele e adoperandosi anche per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Vi chiediamo di confermare in Consiglio gli impegni presi finora per sostenere l’Ucraina con tutte le forme di assistenza necessarie. È fondamentale però che l'Europa avvii anche uno sforzo negoziale maggiore per una soluzione diplomatica di pace, una pace giusta e sicura. Un altro tema centrale sarà la gestione dei flussi migratori. Dopo anni di slogan tra “porti chiusi” e “blocchi navali”, avete dovuto fare i conti con la realtà di un fenomeno epocale che richiede soluzioni strutturali. Se vuole fare passi avanti presidente Meloni, lavori a Bruxelles non a Tirana, le soluzioni si ottengono in Europa e con l’Europa. Il Consiglio discuterà poi di competitività e governance economica. Tanto del lavoro da fare è indicato nei report di Enrico Letta e Mario Draghi, che ringraziamo per il loro straordinario contributo. Perché noi tra le idee di Letta e Draghi o quelle di Orban e Le Pen, non abbiamo dubbi su quale scegliere per il bene dei nostri cittadini e il futuro dell’Europa. Abbiamo bisogno di più Europa, non di meno Europa Presidente per difendere gli interessi dei nostri cittadini. Questo è il percorso che vi invitiamo ad intraprendere a partire dal prossimo Consiglio.
Così il capogruppo Pd in commissione Politiche europee Piero De Luca, intervenendo in Aula sulle comunicazioni della premier Meloni in vista del Consiglio Ue.
"Le dure reazioni internazionali, inclusa quella del ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, all'attacco dell'esercito israeliano al contingente Unifil delle Nazioni Unite, sono giuste e condivisibili ma, come prevedibile, non sortiscono alcun effetto. Oggi registriamo ulteriori, preoccupanti, aggressioni contro i Caschi Blu con altri due feriti di cui uno grave. Come ha detto ieri Romano Prodi, attaccare l'Onu equivale ad attaccare il mondo intero: una mossa inammissibile e intollerabile.
Ha ragione Crosetto a parlare di crimini di guerra. E' così. Ed è quello che denunciamo da un anno. E' un crimine di guerra attaccare un contingente di peacekeeping come è Unifil, voluto a suo tempo anche da Israele, e sono crimini di guerra i bombardamenti indiscriminati compiuti su Gaza mietendo oltre 42 mila vittime tra cui 17mila bambine e bambini, molti dei quali neonati. E' un crimine di guerra uccidere 170 giornalisti. E' un crimine di guerra sparare e uccidere 226 operatrici e operatori umanitari dell'Onu, come altri appartenenti ad ONG internazionali. E' un crimine di guerra bombardare scuole, ospedali, ambulanze. E' un crimine di guerra affamare un'intera popolazione impedendo l'ingresso di sufficienti aiuti umanitari dentro la Striscia di Gaza. Ed è illegale occupare, assaltando case e uccidendo le persone, intere porzioni della Cisgiordania che le risoluzioni Onu attribuiscono alla Palestina. Tutti questi fatti, che violano il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale vanno condannati allo stesso modo.
Netanyahu e il suo governo di ultradestra commettono reati gravissimi sostanzialmente indisturbati e, anzi, ricevendo forniture di armi dai paesi alleati con le quali colpiscono civili inermi.
Giusta la condanna di Crosetto, ma il momento delle parole è finito da tempo. Bisogna passare ai fatti: basta armi a Israele, sanzioni a Netanyahu e ai suoi ministri e sospensione dell'accordo di Associazione tra Ue e Israele. Lo chiediamo nell’appello rivolto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen #StopCrimesInPalestine su change.org firmato da decine di migliaia di persone che non tollerano più questa situazione". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"L'attacco dell'esercito israeliano contro il contingente Onu Unifil, nel sud del Libano, è inaccettabile. Come fa il ministro Guido Crosetto a parlare di "incidente" quando apprendiamo dallo stesso ministro della Difesa che l’esercito israeliano ieri sera ha preso di mira il sistema di video sorveglianza, l'illuminazione e il sistema radio del quartier generale del contingente internazionale dove si trovano anche i nostri soldati? Oggi, poi, sono stati esplosi colpi di arma da fuoco all'interno della base dove due soldati sono rimasti feriti, per fortuna, lievemente. Dunque si tratta di aggressioni deliberate che vanno condannate con fermezza.
Dopo avere attaccato l’Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, tentando di ostacolarne il lavoro e di delegittimarla con pesanti accuse, dopo avere definito l'Onu "una palude antisemita" e il Segretario generale Guterres "persona non grata", ora il governo israeliano colpisce la missione di peacekeeping delle Nazioni unite di stanza in Libano. Ieri, insieme all'Intergruppo per la pace tra Israele e a Palestina, abbiamo incontrato la responsabile di Unrwa per l'Europa, Marta Lorenzo Rodriguez, che ci ha riferito di un quadro drammatico a Gaza e non solo dal punto di vista umanitario. Alcuni progetti di legge in discussione alla Knesset, il parlamento di Tel Aviv, punterebbero addirittura a classificare l'Unrwa come "organizzazione terroristica" e, in buona sostanza, a impedire all'agenzia qualsiasi attività in Israele e in Palestina.
E' evidente che ci sia un disegno preciso che punta a screditare l'Onu e a smantellare il sistema multilaterale, il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale, un tentativo che va fermato immediatamente da parte di tutti gli Stati. Il mondo non può ritornare indietro, alla legge del più forte. La comunità internazionale agisca immediatamente e senza esitazioni". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.