Chiesto anticipo dell'audizione del ministro per spiegare i tagli nella manovra
"Aspettiamo Giuli alla prova dei fatti. Da due anni chiediamo al governo interventi concreti per il sistema editoriale italiano, ma finora abbiamo ricevuto solo risposte negative e l'abbandono di misure virtuose che rispondevano alle esigenze del settore, come la legge sull’acquisto dei libri per le biblioteche dalle librerie di prossimità". Lo afferma in una nota Irene Manzi, capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, che oggi ha chiesto di anticipare l’audizione del ministro Giuli, prevista per il 7 novembre, affinché possa "spiegare anche il contenuto della manovra, che prevede pesanti tagli per i settori culturali, contrariamente agli annunci fatti finora".
"È urgente una legge sul libro – prosegue Manzi – e sfidiamo Giuli a redigerla in Parlamento, attraverso un percorso condiviso che coinvolga tutti gli attori interessati, incluse le proposte delle opposizioni, per ritrovare finalmente un clima di collaborazione, perso con le scelte divisive del ministro Sangiuliano. La cultura non deve essere usata come strumento di divisione o per affermare ideologie", conclude Manzi.
“Mentre Giuli taglia nastri, il ministero della Cultura subisce un ennesimo feroce taglio al bilancio che avrà effetti profondi su settori già fortemente colpiti dalle scorse manovre del governo Meloni” così in una nota la capogruppo democratica nella commissione e Cultura della Camera, Irene Manzi, commenta l’approvazione della manovra di bilancio da parte del Cdm. “I margini di azione politica sono irrisori, Giuli è già stato commissariato di fatto”.
“Il collega Amorese che cerca di difendere l’assenza di Giuli al Cdm di questa sera conferma, indirettamente, la sforbiciata in arrivo per i settori culturali. La chiamano ‘riduzione delle inefficienze’ ma sono tagli belli e buoni che tutti i settori culturali stanno denunciando e su cui gli stessi uffici del Mic, senza guida, sono in imbarazzo. A partire proprio dall’editoria Italiana, che ha più volte richiamato pubblicamente il governo Meloni a rivedere le scelte portate avanti finora. Giuli esca dal silenzio e spieghi pubblicamente la ragione di questi tagli profondi ai settori culturali contenuti nella Manovra. Invece di scappare dal parlamento, rinviando la sua audizione, venga immediatamente a riferire” così la capogruppo democratica nella Commissione e cultura della Camera, Irene Manzi.
“Giuli sarà assente giovedì in parlamento e molto probabilmente sarà assente anche questa sera in Cdm, non è proprio un buon inizio per chi dovrebbe promuovere i settori culturali e difenderli dai tagli annunciati dal ministro Giorgetti. Il governo Meloni ha determinato lo stallo del ministero della cultura a cui si appresta - temiamo- ad infliggere un ulteriore grave taglio nella prossima legge di bilancio che colpirà tutti i settori della cultura” così la capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi.
La capogruppo democratica in commissione cultura della Camera, Irene Manzi, esprime “forte preoccupazione per il clima di veleni e sfiducia che continua a caratterizzare il Ministero della Cultura, a seguito del ‘caso Sangiuliano’. Questa situazione sta paralizzando l'azione del Mic, con effetti evidenti su settori già in sofferenza.
Le scelte ideologiche e la gestione fortemente orientata a favorire gruppi di amici e cerchie ristrette stanno minando la credibilità delle istituzioni culturali e il loro potenziale di crescita. Questo approccio miope e autoreferenziale rischia di aggravare una situazione già critica, mettendo a repentaglio l'equilibrio e lo sviluppo di settori cruciali per l'identità e l'economia del Paese. L'Italia merita una politica culturale che sia all'altezza della sua storia e del suo patrimonio. Misureremo il neo ministro Giuli alla prova dei fatti quando potremo conoscere il testo della manovra di bilancio che, da quanto apprendiamo da Giorgetti, contiene anche una netta sforbiciata ai settori culturali con profondi tagli lineari”.
“Quanto accaduto in occasione della presentazione del libro di Italo Bocchino presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, con conseguente dimissione di tre autorevoli membri del Comitato scientifico, è molto grave ed è l’ennesima dimostrazione di una gestione inadeguata e divisiva del nostro patrimonio culturale da parte del governo. Siamo di fronte a un uso strumentale delle istituzioni culturali, che dovrebbero restare spazi di confronto libero e pluralista, lontani da qualsiasi ingerenza politica. Le dimissioni di tre componenti su quattro del comitato scientifico della Galleria nazionale non possono restare sotto silenzio, Giuli chiarisca in parlamento”. Così la capogruppo democratica in commissione cultura della camera, Irene Manzi.
GRIBAUDO: “Il calcio femminile un microcosmo di diseguaglianze. Per fortuna sta cambiando ma occorre impegnarsi di più”
Il libro “Volevo solo fare la calciatrice” di Alice Pignagnoli è stato presentato questo pomeriggio, mercoledì 9 ottobre, alla Camera dei Deputati nel corso di un dibattito organizzato dall’Onorevole Chiara Gribaudo.
Il libro racconta i sogni di una bambina che voleva diventare calciatrice e di quella calciatrice, che una volta diventata donna dovrà combattere non solo i pregiudizi dello sport e della società ma anche le ingiustizie del mondo del lavoro.
“Sono davvero felice di presentare la storia di Alice Pignagnoli in questo Luogo e con questa platea, perché il suo libro non è solo il racconto di una donna che ha inseguito con tenacia il sogno di diventare calciatrice, ma è anche uno spaccato autentico della realtà che molte ragazze hanno dovuto affrontare e continuano ad affrontare nel mondo dello sport” ha esordito l’Onorevole Chiara Gribaudo.
Ha spiegato poi Gribaudo: “Il libro ci prende per mano [...] e ci trasmette tutta la paura e la rabbia che ha provato come donna, come professionista, come lavoratrice, quando le viene comunicato che essendo incinta è fuori rosa, anzi è fuori rosa e senza più compenso. La sua storia ci ricorda quanto sia grande la disparità di trattamento e di opportunità tra uomini e donne, un gravissimo problema che attraversa trasversalmente la nostra società, dallo sport al lavoro, dalla politica alla cultura. È un'equazione ancora lontana dall'essere risolta.”
“Il calcio femminile - continua Gribaudo - è stato a lungo un microcosmo di queste disuguaglianze. Per anni è stato visto come qualcosa di strano, di marginale, di non conforme. Le donne calciatrici hanno dovuto lottare per conquistare spazi, visibilità e riconoscimento. Fortunatamente negli ultimi anni abbiamo assistito a una lenta ma inesorabile evoluzione. Sempre più ragazze si avvicinano al calcio. In tal senso un grande contributo è arrivato dai mondiali in Francia del 2019 dove quasi 7 milioni di italiani in TV seguirono le Azzure.”
La Vicepresidente Nazionale del PD ha poi toccato gli aspetti più politici: “Da lì in avanti grazie alle battaglie di AIC e di alcuni parlamentari del Pd è stato istituito il Fondo per il professionismo nello sport femminile, che ha messo a disposizione 11 milioni di euro per tre annualità per le federazioni che decidevano il passaggio al professionismo, che ha dato la spinta decisiva a tutto il movimento, inoltre grazie all’entrata dei club professionistici nel 2017 in questo mondo si è determinato un vero e proprio salto di qualità sia in termini di tesserate, oggi quasi 40 mila che di pubblico.
Infine uno sguardo sul presente e soprattutto sul futuro: “Ad oggi solo la serie A di calcio femminile è da considerarsi professionista, mentre le altre serie B e C femminili, sono da considerarsi dilettanti anche se con l’avvento della riforma del lavoro sportivo lo status di dilettanti esiste solo per la normativa sportiva, perché tutte sono da considerarsi lavoratrici sportive che stipulano contratti di collaborazione con le società con una, seppur modesta, contribuzione previdenziale. Questo non può e non deve bastarci, serve infatti continuare su questa strada partendo dal saldare ai club la terza annualità da 3.9 milioni del Fondo per il professionismo ed allo stesso tempo prolungarlo, applicare sgravi fiscali per i contratti delle giovani calciatrici , applicare una tax credit per realizzare strutture dedicate solo al femminile ancora carente di impianti dedicati solo al femminile e rafforzare le campagna di sensibilizzazione a partire dalle scuole.
“Alice voleva solo fare la calciatrice ma è diventato ben altro. Suo malgrado e per fortuna il suo coraggio ha permesso di trasformarla in un esempio per tutte le giovani atlete che sognano di fare carriera nel calcio” sono le parole con cui Chiara Gribaudo ha chiuso il suo intervento.
All’iniziativa organizzata in Sala Refettorio di Palazzo San Macuto hanno partecipato oltre all'autrice del libro personalità politiche come la Vicepresidente della Camera Onorevole Chiara Ascani e il deputato Mauro Berruto, già allenatore della Nazionale Italiana di Volley, le calciatrici della Nazionale di calcio femminile Laura Giuliani e Martina Piemonte e Astrid De Berardinis vicepresidente di Women in film, television and media Italia.
Il dibattito è stato moderato da Saverio Montingelli, inviato speciale Raisport.
“Incomprensibile la scelte di governo e maggioranza di bocciare il nostro atto per la tutela di centinaia di lavoratrici e lavoratori dei Musei statali a Firenze, dal Bargello all’Accademia passando per gli Uffizi, che da mesi sono molto preoccupati per le incertezze sul loro futuro e hanno chiesto al Ministero risposte che per ora non arrivano.
Le Organizzazioni sindacali e Comune di Firenze pretendono giustamente dal Governo un intervento netto e risolutore.
Noi insistiamo affinché il governo tuteli questi posti di lavoro, livelli occupazionali e trattamenti contrattuali. E’ un dovere per un Paese come il nostro che parla al mondo anche attraverso la bellezza dei suoi musei. Non possono essere fatti passi pericolosi indietro, noi non lo accettiamo” così in una nota il deputato dem Federico Gianassi sul suo ordine del giorno al Collegato Lavoro bocciato oggi, martedì 8 ottobre, dall'Aula di Montecitorio.
“Un performer più che un ministro. Oggi Giuli alla Camera avrebbe dovuto indicare la linea del ministero che è chiamato a guidare protettore, ha invece interpretato una performance per dimostrare al parlamento, e probabilmente a se stesso, di essere preparato. Tante parole su illustri del passato, nessuna parola concreta sulle politiche del governo. Forse ha male interpretato le ragioni per cui era stato convocato, ci aspettiamo che corregga rapidamente non vorremmo che, come ha fatto Sangiuliano, Giuli consideri il suo ruolo per ambizioni e carriere personali. L’unica conferma che abbiamo avuto oggi è quella degli imminenti tagli che arriveranno con la manovra di bilancio”. Così i componenti democratici delle commissioni Cultura di Camera e Senato.
“Giuli vuole tassare i cittadini che vanno al museo. Ai tagli preannunciati da Giorgetti che peseranno sul ministero della cultura adesso spunta anche una nuova tassazione. Non ci sembra un buon inizio”. Così la capogruppo democratica in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi commenta l’audizione del ministro al parlamento nel corso della quale il neo ministro ha parlato esplicitamente di una tassa di scopo sui biglietti dei musei. “Parole preoccupanti - sottolinea Manzi - che confermano che anche quest’anno il governo Meloni intende utilizzare la cultura per reperire i fondi necessari a coprire il fallimento della propria azione economica”.
“Le recenti dichiarazioni del ministro Giorgetti, che annuncia una manovra di “lacrime e sangue”, e l’esortazione della presidente Meloni al ministro Giuli di intensificare i tagli al Ministero della Cultura, rappresentano un attacco inaccettabile a uno dei settori più vitali e strategici del nostro Paese. Se quanto apprendiamo fosse confermato nei fatti, per il secondo anno consecutivo, la cultura verrebbe brutalmente colpita da una politica di tagli che non solo mina il futuro di un comparto già fragile, ma dimostra anche un approccio cinico, volto a penalizzare volontariamente quei mondi culturali percepiti come ostili alla maggioranza attuale. La cultura non può e non deve essere trattata come una semplice voce di spesa da cui attingere per fare cassa. È una follia che, invece di investire in un patrimonio che ci rende unici al mondo, si scelga di infliggere tagli che si ripercuoteranno su teatri, cinema, musei, biblioteche, editoria e su tutti quei luoghi che danno vita alla nostra identità culturale e storica. Questo Governo dimostra ancora una volta di non avere una visione per il futuro del Paese, preferendo logiche punitive e miopi, che danneggiano i settori creativi e culturali che invece dovrebbero essere sostenuti e valorizzati. Giuli smentisca questa nuova sforbiciata” così la capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi.
"Lo stato di agitazione proclamato dai sindacati di Opera Laboratori Fiorentini per fare chiarezza sul futuro di oltre 300 lavoratori è sacrosanto ed ancora una volta esprimiamo piena solidarietà agli impiegati nei servizi aggiuntivi del polo museale statale fiorentino. Sulla vicenda abbiamo già presentano numerose interrogazioni parlamentari senza però mai ricevere risposte chiare". E’ quanto dichiarano in una nota congiunta i deputati Pd Emiliano Fossi ed Arturo Scotto
"Le rassicurazioni verbali dello scorso luglio non hanno trovato conferme concrete negli incontri svolti al Ministero della Cultura. Il passaggio dei lavoratori di Opera impiegati all’Accademia, al Bargello e alle Cappelle Medicee, alla società Ales dal prossimo primo novembre non è stato ancora definito così come non è stato chiarito il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Si tratta di professionalità acquisite negli anni e che hanno garantito i record di visitatori del polo Museale. Lo stato di agitazione è oggi necessario e deve portare ad un’immediata chiarezza sul futuro delle maestranze. Lavoratrici e lavoratori non sono merce e non possono essere cavie di esperimenti gestionali", conclude la nota.
“Ribadiamo che quando si approccia allo Statuto del Friuli Venezia Giulia va seguito il principio di autonomia e specialità di quella regione. La modifica di tale statuto attraverso legge costituzionale è da considerare solo come extrema ratio perché c'è il rischio di rendere ordinarie anche le regioni a statuto speciale con un vulnus dell'assetto istituzionale. Non servono petizioni di principio ma disegni riformatori. La riforma sembra molto più un favore nei confronti dell'attuale governatore Fedriga verso il suo terzo mandato”. Lo dichiara il deputato Andrea Casu, Segretario d'Aula a Montecitorio intervenendo sulle modifiche alla legge costituzionale sullo Statuto speciale della Regione Friuli Venezia Giulia.
“Quindi – continua Casu - nessuna nuova cassetta degli attrezzi senza sapere quale sia l'esito compiuto, atteso e perseguito. Siamo favorevoli a enti sovracomunali non elettivi e alla stabilizzazione del numero dei consiglieri regionali in Fvg ma non pensiamo che sia necessaria una riforma costituzionale”.
Dal ministro Giuli arrivano parole becere. Denigrare uno strumento di politica industriale fondamentale come il tax credit vuol dire non comprendere l'importanza della filiera audiovisiva italiana. Il ministro non vuole ascoltare il grido d'allarme dei lavoratori del settore cinematografico oggi nello stallo completo. Evidentemente segue le orme del suo predecessore Sangiuliano non disposto al confronto e all'interlocuzione nei confronti del comparto e dei lavoratori del cinema, una delle industrie creative più importanti del Paese. Di fronte a un settore in crisi che non sa come muoversi a causa delle pessime riforme varate dal predecessore di Giuli ci saremmo aspettati un briciolo di attenzione e rispetto in più se non le scuse”. Lo dichiara la deputata Irene Manzi, Capogruppo Pd in Commissione Cultura, commentando le parole del ministro Giuli durante il Question Time riguardo al fatto che, a detta del Ministro, “il tax credit possa diventare il superbonus” per il mondo assistito da un reddito di cittadinanza cinematografico.
“C'è la totale inconsapevolezza da parte del ministro Guili del dramma che sta vivendo l'intero comparto della cinematografia italiana con migliaia di lavoratori alla fame perché il settore è fermo da mesi. Certo è stato Sangiuliano ha paralizzato l'intera filiera del cinema bloccando uno strumento di politica industriale che serve al Paese: il tax credit. Insomma uno stallo per una guerra ideologica”. Così il deputato Matteo Orfini in risposta al Question Time al ministro Guili sulla crisi del comparto cinematografico.
“Con il nuovo decreto il governo si è scagliato contro le piccole produzioni favorendo solo le grandi a discapito del cinema indipendente, ovvero contro il cinema italiano. State producendo la desertificazione culturale e mettete in discussione il pluralismo produttivo. Dalla cultura dipende la qualità della democrazia e, soprattutto, non si può misurare il cinema solo con gli incassi e i successi”. “Il ministro Guili si è dimenticato il suo passato da giornalista e ha sposato gli argomenti beceri del suo predecessore” conclude Orfini.