"L’intervista di Piantedosi certifica il fallimento del progetto Albania. Di fronte a questo evidente insuccesso, il governo tenta adesso di riconvertirlo per evitare il danno erariale, ma il risultato è solo un ulteriore spreco di risorse pubbliche, peraltro con soluzioni del tutto estranee all’accordo siglato con l’Albania e alla sua legge attuativa. Il costo per le casse dello Stato italiano è già enorme: circa un miliardo di euro, che poteva essere investito in sanità, istruzione o sicurezza. Il governo ponga definitivamente fine a questa operazione, nata sotto il segno della propaganda e destinata a trasformarsi in un vero e proprio disastro finanziario".
Così in una nota le deputate e i deputati democratici Chiara Braga, Enzo Amendola, Simona Bonafè, Matteo Mauri e Matteo Orfini, che aggiungono: "Meloni dovrebbe prendere atto della gravità della situazione, con un governo in cui i ministri degli Esteri e dell’Interno, per usare le parole dalla stessa maggioranza, sono in evidente difficoltà".
“Adesso è tutto chiaro. Le vergognose parole della presidente Meloni sul Manifesto di Ventotene, ennesimo cambio di opinione dopo le accise, l’Europa, le banche e via dicendo, sono servite a coprire quella che sarebbe stata la quotidiana contraddizione del governo per mano salviniana.
Proprio ieri a Salvini è stato consegnato, a Bruxelles, la medaglia d’onore da parte del premier ungherese Viktor Orban, ‘per l’incrollabile difesa dell’Europa’ e per ‘aver combattuto con coraggio contro l’invasione di migranti illegali via mare’. Quello che il giorno prima ha vietato per legge il Pride e che tiene sotto minaccia magistratura e stampa. Una bella medaglia per la Meloni e il suo governo: il suo vicepremier putiniano che riceve dal più putiniano, razzista e antieuropeista dei governanti un premio alla vergogna. Se questa è la sua Europa, se questa è l’Europa del suo governo, Meloni fa bene a non dire di riconoscersi nell’Europa dei padri fondatori. Quella del suo vicepremier Salvini è la stessa Europa finita sotto due guerre mondiali e milioni di morti, quella dell’egoismo delle nazioni e del razzismo verso le minoranze”.
Così il deputato democratico, Silvio Lai.
"Il diritto d’asilo non è un favore, è un diritto. E il Governo deve rispondere su una vicenda molto grave: a Napoli e Catania, secondo diverse denunce, i richiedenti asilo vengono espulsi senza neanche poter presentare la loro domanda di protezione internazionale. Una pratica illegale e inaccettabile che lede i diritti fondamentali."
Lo dichiara Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico, annunciando il deposito di un’interrogazione parlamentare rivolta ai Ministri dell’Interno e della Giustizia.
"Le segnalazioni parlano chiaro: nelle Questure, i giudici di pace respingerebbero le richieste di asilo senza nemmeno farle arrivare alle Commissioni competenti, in violazione di ogni norma nazionale ed europea. Se confermato, sarebbe un abuso istituzionale che espone l’Italia a pesanti condanne internazionali. Per questo abbiamo chiesto al Governo di chiarire immediatamente: chi ha autorizzato questa pratica? Chi ha deciso di aggirare le leggi sul diritto d’asilo? Aspettiamo risposte. Perché il rispetto dei diritti umani non può essere messo in discussione."
“La notizia della liberazione di Aziz Tarhouni dall’inferno del CPR di Milo ci rende felici, ma questo intervento arriva in ritardo, dopo che enormi sono stati i danni psicologici e fisici subiti dal ragazzo nella struttura.
Struttura in cui non doveva neppure mettere piedi e che, invece, per troppo tempo lo ha visto vittima di abusi e sofferenze.
Nei giorni scorsi avevo visitato la struttura denunciandone i limiti e richiamando l’attenzione verso le condizioni al limite della sopportazione cui sono costretti i migranti li reclusi.
Oggi speriamo che l’intervento per sottrarre Aziz a un destino tristemente segnato non sia tardivo ma, per quanto felici per la notizia, continuiamo a chiedere nuove politiche sulla gestione dei migranti e la fine dell’inumano strumento dei CPR” così la deputata democratica, Giovanna Iacono.
La Meloni attacca i giudici e si lamenta perché lo Stato dovrà usare risorse pubbliche per risarcire immigrati trattenuti ingiustamente sulla Diciotti. Lei, che non si è fatta nessuno scrupolo a spendere un milione di euro per inutili centri in Albania, costosi e vuoti da mesi. Almeno il silenzio.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati.
"Condizioni di vita inaccettabili"
Dopo aver visitato i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) di Canino e Grotte di Castro, in provincia di Viterbo, gestiti dalla società Ospita Srl, ho presentato un esposto alla Procura della Repubblica. Le condizioni riscontrate sono inaccettabili: ambienti insalubri, carenza di servizi essenziali e persino bambini costretti a vivere tra infiltrazioni e muffa.
Nel nostro paese purtroppo il sistema di accoglienza è in stallo: nonostante le costanti denunce e sollecitazioni al miglioramento, continua a rappresentare più una sottrazione di diritti alle persone che un passo concreto verso l’integrazione. L’accoglienza, per funzionare, deve dare alle persone accolte le garanzie previste dalle norme internazionali e garantire degli standard a tutela e a vantaggio non solo di chi ne beneficia direttamente, ma della comunità territoriale tutta.
Non devono essere ammissibili leggerezza e noncuranza rispetto a un fenomeno complesso come la gestione delle migrazioni, proprio là dove invece sarebbero necessarie cura e visione. Se il sistema di accoglienza non viene gestito adeguatamente si crea lo spazio per le sue degenerazioni, fonte di insicurezza per le comunità ed emarginazione per le persone accolte.
La nostra attività ispettiva nei luoghi dell’accoglienza ha questo obiettivo: sostenere le autorità competenti nell’identificare e denunciare laddove vi sono problemi, in modo da poter cambiare, passo dopo passo, l’approccio complessivo alla gestione del fenomeno migratorio: superare le logiche emergenziali e di profitto, per valorizzare invece la dignità delle persone accolte e del personale che lavora in accoglienza, affinché sia uno strumento di sempre maggiore e più efficace integrazione e possa arrivare a rappresentare un elemento di grande valore per i territori.
Così la deputata del Pd Rachele Scarpa.
Da lunedì 3 marzo Laura Boldrini, deputata PD e Coordinatrice dell'Intergruppo della Camera per il disarmo nucleare, sarà a New York per partecipare al terzo meeting degli stati parte del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW) che si svolgerà fino al 7 marzo presso l'Onu. Il meeting, organizzato da Ican, campagna promotrice del trattato, arriva in un momento cruciale e cioè nell'anno dell'80esimo anniversario del lancio dell'atomica su Hiroshima e Nagasaki. Ma anche in un'epoca in cui la corsa al riarmo sembra la strategia predominante nella politica estera mondiale.
Durante la sua permanenza a New York, Boldrini incontrerà anche realtà della società civile impegnate nell'accoglienza dei migranti, nella battaglia per i diritti delle persone LGBTQIA+ e nella tutela della parità delle donne, tutti ambiti molto colpiti dalla nuova amministrazione Trump che sta erodendo ampi spazi democratici e civili della vita statunitense. Inoltre si confronterà con studentesse e studenti della Columbia University su temi riguardanti i diritti umani, ruolo delle Nazioni unite e politica internazionale.
"Due anni fa ci davano per morti e invece siamo qui, in piena forma, il primo partito dell'opposizione. Ho apprezzato che Elly Schlein abbia iniziato la sua relazione da un'analisi dello scenario internazionale che stiamo vivendo, condannando fermamente le parole del vice presidente della Knesset che ha parlato dei palestinesi di Gaza come "feccia e subumani" auspicando l'eliminazione degli adulti. E la ringrazio per avere condannato altrettanto fermamente il raccapricciante video di Trump su Gaza "riviera del Medio Oriente".". Lo ha dichiarato, intervenendo alla direzione del Pd, Laura Boldrini, deputata dem e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Se siamo tornati a crescere è perché abbiamo una linea politica chiara: lo è sull'immigrazione, avendo preso le distanze dalla stagione dei memorandum con la Libia, lo è sulle questioni sociali che riguardano da vicino le vite delle persone: il salario minimo, la sanità pubblica, le crisi aziendali sulle quali le lavoratrici e i lavoratori sanno che sanno che siamo al loro fianco - ha proseguito -. Questo impegno ci porta naturalmente a sostenere i cinque referendum della CGIL, in perfetta coerenza con le nostre scelte per un lavoro stabile e sicuro, oltre che per la riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana per quei ragazzi e quelle ragazze che sono nati e cresciuti in Italia".
"Ora serve meno timidezza sulla tassazione dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari: i fondi per il welfare vanno cercati dove ci sono - ha sottolineato Boldrini -. E serve anche che il Pd spinga il Partito socialista europeo e l'Ue a una risposta compatta e ferma alle pulsioni autocratiche degli Usa di Trump dove i pilastri dello stato di diritto stanno pericolosamente vacillando con l'attacco al diritto internazionale, i licenziamenti in massa di dipendenti pubblici e delle agenzie federali, le deportazioni di migranti, l'annullamento delle politiche per le persone LGBTQIA+, l'offensiva contro la libertà di stampa e l'autodeterminazione delle donne. Difronte a questa minaccia, l'Europa come ha reagito? Finora si è limitata a parlare solo di alzare la spesa militare magari pensando che ogni Stato debba riarmarsi fino ai denti, forse comprando le armi dagli Usa. Questa non è difesa comune e non è la risposta adeguata alla gravità del momento che impone un'elaborazione politica che manca". "Questi temi devono essere al centro del dibattito, anche pensando a mobilitazioni pubbliche per costruire, insieme, proposte politiche concrete che arginino questa deriva e dare un futuro alle nuove generazioni". ha concluso.
“Condivido molto la relazione della Segretaria Elly Schlein, in particolare sulla politica estera e sui referendum.
“Viviamo in un Paese in cui la produzione industriale cala, ma si contano ancora tre morti al giorno sul lavoro. È una battaglia che tiene insieme tutto: riguarda i nuovi cittadini, spesso impiegati nei settori più a rischio, e riguarda tutti i lavoratori che chiedono tutele, salari dignitosi e condizioni di lavoro sicure. Il Partito Democratico deve essere in prima linea per un lavoro di qualità, ben retribuito e sicuro"
“Quello sulla cittadinanza è fondamentale. Ne va del futuro del Paese e dell'Europa, è una battaglia di civiltà per riconoscere il presente che già esiste, dei nostri figli che vanno già a scuola insieme ai figli di migranti che devono essere uguali agli altri anche per legge.
“Sul lavoro non mi interessa discutere del passato. Abbiamo il compito di rilanciare le nostre proposte. Voglio aggiungerne una: una campagna ad hoc sulla sicurezza, fatta in più lingue perché spesso le vittime dei subappalti selvaggi della destra sono stranieri. Così teniamo insieme le diverse battaglie.”
Questa la sintesi dell’intervento di Chiara Gribaudo, vice presidente nazionale alla Direzione Nazionale del Partito Democratico, intervenuta da remoto “per dimostrare come si possa fare politica pur essendo neo mamme, nonostante qualche consigliera comunale di Fratelli d'Italia non sia d'accordo. Esserci e partecipare è il primo messaggio politico.”
“La vergogna dei centri per migranti in Albania si arricchisce giorno dopo giorno di altre perle. Non solo violano le leggi e le convenzioni internazionali; non solo sono uno sperpero ingente di risorse dei contribuenti; non solo restano sostanzialmente chiusi o tramutati in canili; oggi scopriamo, grazie ad una denuncia del sindacato Silp-Cgil, che i poliziotti italiani impegnati nella vigilanza non ricevono neanche il giusto compenso per la loro attività. Ritardi sui pagamenti degli straordinari, ma anche sulle altre voci della busta paga. Per il trattamento di missione all'estero, ad esempio, hanno ricevuto solo un acconto dall’agosto 2024 e nulla più. Si tratta di un trattamento inaccettabile per un personale che si è trovato senza colpa anche al centro di polemiche mediatiche proprio per la condizione di sostanziale inutilità della presenza in Albania. Il governo intervenga subito per mettere fine a questa doppia beffa e, soprattutto, faccia marcia indietro su un’operazione inutile, costosa e disumana”.
Così il deputato democratico, Matteo Mauri, responsabile Sicurezza del Partito Democratico.
“Due anni fa la strage di Cutro: il rovesciamento dell’imbarcazione portò alla morte di 94 migranti a pochi metri dalle coste italiane. Tra di loro 30 bambini. Un numero parziale perché, ancora oggi, non si sa quanti siano i dispersi mai ritrovati.
“Ancora oggi chiediamo verità e giustizia. Lo ha fatto anche la Segretaria @EllySchlein, presente a Cutro per la commemorazione della strage. Perché i soccorsi non sono partiti subito? Cosa o chi l’ha impedito? Com’è stato possibile far annegare tutte queste persone a pochi metri dalla costa? Ci sono processi in corso, ma le domande non sono giudiziarie ma politiche. Ricordiamo bene la conferenza stampa del Governo lì, le parole che furono usate, la freddezza.
“In 2 anni nel Mediterraneo sono morte altre 5400 persone secondo i dati OIM, UNICEF e UNHCR. Una strage figlia, anche, della continua criminalizzazione delle ONG, di chi viene accusato di salvare vite umane o addirittura spiato dagli spyware.
“L’esempio sono i pescatori di Cutro, di Lampedusa, di ogni luogo di mare e di frontiera. Donne e uomini che, con coraggio e senza pensare alla nazionalità o alla provenienza di chi sta naufragando, ha un principio saldissimo: in mare le vite si salvano, sempre. Ad ogni costo” lo scrive in un post sui social Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del PD.
Spieghi perché ha liberato torturatore Almasri
“Con che faccia oggi la presidente del consiglio Meloni ha dichiarato davanti ai prefetti d’Italia e ai capi delle forze dell’ordine che il governo ha tra le sue priorità la lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani?” Lo chiede Simona Bonafè, capogruppo democratica in Commissione Affari Costituzionali della Camera.
“Siamo ancora nel mezzo di una delle pagine più oscure della nostra Repubblica. Meloni continua con gli annunci, ma nei fatti il suo governo ha lasciato fuggire un torturatore e trafficante di esseri umani che era stato arresto proprio dalle forze di polizia italiane. Lo abbiamo già detto più volte: è inutile che la Presidente del Consiglio tenti di distogliere l’attenzione con nuove dichiarazioni. Meloni deve venire in Parlamento a spiegare perché il suo governo ha violato le leggi e i trattati internazionali, e perché non ha dato seguito al mandato di arresto della Corte Penale Internazionale nei confronti di Almasri” conclude Bonafè.
"La presidente del Consiglio dovrebbe incontrare Maysoon Majidi e ascoltare la sua storia emblematica per capire gli errori che produce il combinato disposto della legge sull'immigrazione e del decreto Cutro.
Oggi alla Camera, la giovane attivista curdo-iraniana, ingiustamente detenuta per 10 mesi con l'accusa di essere una scafista e poi assolta con formula piena, ha raccontato la sua incredibile vicenda frutto di leggi sbagliate e di un clima da caccia alle streghe che colpisce chi tenta di arrivare in Europa in cerca di libertà a sicurezza, ma lascia liberi i trafficanti veri, quelli che si arricchiscono restando comodamente nei loro paesi - lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, a margine della conferenza stampa che si è tenuta oggi in sala Berlinguer, alla Camera dei Deputati, alla quale hanno partecipato la stessa Maysoon Majidi, la capogruppo del Pd Chiara Braga, Marco Grimaldi (Avs), Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, e Parisa Nazari, attivista italiana del movimento Donna, vita, libertà.
"Ho conosciuto Maysoon Majidi a febbraio dello scorso anno, quando era detenuta nel carcere di Castrovillari e da subito la sua storia di rifugiata è apparsa credibile e coerente - spiega Boldrini -. Insieme al collega Marco Grimaldi, a Luigi Manconi, ad Amnesty, al movimento "Donna, vita, libertà" e a tante e tanti ci siamo mobilitati perché Maysoon non cadesse vittima di un tragico equivoco giudiziario e non diventasse un capro espiatorio, un numero da esibire per raccontare agli italiani che il governo fa la caccia agli scafisti mentre, invece, libera i torturatori e assassini come Almasri, quelli che sui migranti speculano e traggono profitti".
"Siamo felici che Maysoon Majidi sia finalmente libera, che la sua innocenza sia stata dimostrata. Ma non è l'unico caso. Penso ad esempio a Marjan Jamali, anche lei iraniana di trenta anni, scappata insieme al figlio di 8 da un regime teocratico e oppressivo, ma ancora agli arresti domiciliari, accusata dagli stessi uomini che durante il viaggio l'hanno molestata, di essere una scafista. Non vediamo l'ora che anche lei sia libera - conclude la deputata Pd -. Sono circa 1300 le persone detenute con la stessa accusa di essere scafisti: quanti di questi sono vittime dello stesso sistema che ha tenuto in prigione Maysoon Majidi e ancora detiene Marjan? Quanti sono finiti sotto la scure di quell'art.12 del testo unico sull'immigrazione che considera un crimine tenere il timone della barca per non farla andare alla deriva, soccorrere chi si sente male e ritiene il profitto solo un'aggravante e non un elemento essenziale e qualificante del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina? Sono i trafficanti a dover essere perseguiti, quelli che guadagnano migliaia di euro per ogni migrante che si imbarca, che non rischiano la vista in mare e restano a casa, non coloro che a bordo tentano di salvare la propria vita e quella degli altri dal rischio di morire in mare. Maysoon potrebbe fornire alla presidente Meloni importanti elementi di valutazione. La incontri".
Nuovo intervento legislativo sarebbe inutile accanimento
"La notizia dei licenziamenti di massa operati dalla cooperativa incaricata della gestione dei centri di Shengjin e Gjader conferma la debolezza e l'inadeguatezza di un progetto che fin dall'inizio ha mostrato evidenti criticità". Così la capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, Simona Bonafè, commenta la decisione della cooperativa Medihospes di interrompere i contratti della maggior parte dei dipendenti assunti per la gestione delle strutture in Albania.
"Il cosiddetto 'Progetto Albania', voluto dalla premier Giorgia Meloni per la gestione dei migranti, si sta rivelando un'iniziativa fallimentare e dannosa per le casse dello Stato. Si tratta di uno spreco di denaro pubblico che supera il miliardo di euro, risorse che potevano essere investite in servizi essenziali per i cittadini italiani, come sanità, istruzione e welfare".
“Il governo prenda atto del fallimento del progetto e non insista con ulteriori strappi istituzionali e interventi legislativi che rappresenterebbero solo un accanimento nel tentativo di mantenere in vita un'iniziativa ormai compromessa”