"Migliaia di migranti continuano a partire dalla Tunisia e molti rimangono alla deriva a bordo di insicuri barchini in metallo. Una situazione tanto più pericolosa negli ultimi giorni, poiché la guardia costiera e la guardia di finanza di Lampedusa non possono intervenire. Non si tratta però di un rifiuto, né di una indicazione politica. Si tratta di mancanza di carburante. Lo so che si fa fatica a crederlo, ma purtroppo è così. E quindi, dopo che il governo per decreto ha impedito alle Ong di fare soccorsi multipli, la guardia costiera è costretta a chiedere a Open Arms di intervenire più volte per evitare che le persone muoiano affogate". Lo scrive sulle sue pagine social Laura BOLDRINI, deputata del Partito democratico e presidente del Comitato permanente della Camera sui Diritti umani nel mondo. "Ricapitoliamo - prosegue l'esponente dem -: il memorandum Ue-Tunisia presentato in pompa magna come una svolta per bloccare i flussi migratori in partenza da quel Paese ('Con l'accordo con la Tunisia stiamo facendo il blocco navale', ha dichiarato improvvidamente il ministro Piantedosi) non sta affatto fermando le partenze come auspicato da Giorgia Meloni, che si è ripetutamente inchinata davanti all'autocrate Kais Saïed; il decreto contro le Ong voluto dal governo come necessario per ridurre i flussi si sta dimostrando un boomerang, e i corpi dello Stato chiedono alle stesse Ong di disattenderne il contenuto; il centro di accoglienza di Lampedusa, che può ospitare 400 persone, ne sta contenendo migliaia in condizioni disumane. E questo nonostante la dichiarazione dello stato di emergenza, misura che dovrebbe velocizzare le procedure e rendere possibili immediati trasferimenti altrove; il sistema di accoglienza, distrutto da Salvini, non riesce a dare risposte adeguate ai circa 92mila migranti giunti dall'inizio dell'anno, oltre il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; le gare per trovare chi gestisce l'accoglienza vanno deserte perché i capitolati, ridotti da Salvini, sono troppo bassi e inadeguati a fornire servizi, mettendo i sindaci, anche di destra, in enormi difficoltà. E potrei continuare con le disfunzioni del sistema d'asilo causate dal decreto Cutro". "Insomma, la gestione dell'immigrazione, che tanto consenso ha portato alla destra prodiga di slogan inattuabili, e che è stata oggetto di provvedimenti nocivi dettati dalla propaganda, si sta rivelando un disastro su tutta la linea. Una vera débâcle della destra", conclude.
“Quali iniziative intende intraprendere il Governo per rafforzare il contrasto al fenomeno del caporalato, allo sfruttamento e alle molestie che le donne subiscono durante i turni di lavoro massacranti e come vuole agire per estendere ovunque in Toscana le sezioni territoriali della Rete per il lavoro agricolo di qualità”: è quanto chiedono i deputati Pd della Toscana, Laura Boldrini, Emiliano Fossi, Marco Furfaro, Marco Simiani, Simona Bonafè, Federico Gianassi e Arturo Scotto, in una interrogazione parlamentare già presentata alla Camera. Lo stesso atto verrà presentato anche al Senato dai senatori Pd, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli.
"L'inchiesta della Ong WeWorld in collaborazione con l’associazione Tempi Moderni ha portato alla luce una situazione di grave sfruttamento di donne straniere nelle attività agricole della Toscana, settore in cui il caporalato risulta essere una delle piaghe più gravi. Nonostante le importanti modifiche penali introdotte con la legge del 2016, gli strumenti di controllo e prevenzione appaiono ancora da rafforzare, così come risultano non insediate e attive in tutte le province toscane le sezioni della Rete per il lavoro agricolo di qualità, nate per arginare il fenomeno del caporalato attraverso la certificazione etica delle aziende che rispettano le regole”: conclude la nota.
“La condizione delle donne, quasi sempre migranti, che lavorano in agricoltura anche in Toscana spesso è basata sullo sfruttamento ed è indegna di un paese civile. Bisogna fare di più e rafforzare ovunque l’azione di prevenzione e di contrasto al caporalato, alle molestie e alle violenze. Questo non è lavoro, è schiavitù”: commenta la deputata Laura Boldrini.
"È una situazione inaccettabile. Una vera e propria violazione dei diritti, dei principi di sicurezza e della dignità umana. È necessario rafforzare i controlli e sostenere chi si trova in condizioni di vulnerabilità, perché è proprio in questo terreno che si muovono i reclutatori. Le vittime sono soprattutto persone migranti, trascinate in questo mondo di illegalità e sfruttamento perché non accompagnate nei percorsi di integrazione. Scegliere di scardinare i Sai porta anche a questo": aggiunge il deputato e segretario del Pd Toscana, Emiliano Fossi.
“Il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, e la sua leader Giorgia Meloni avevano promesso di risolvere il problema degli sbarchi, degli irregolari, dell’insicurezza delle nostre comunità. Oggi Tomasi dichiara che gli sbarchi sono fuori controllo e non riescono a gestire un bel nulla. Poi, come usano fare da quando sono al governo quelli di FDI, prova a scaricare sulla Regione chiedendo di aderire allo Stato di emergenza. Come Tomasi sa, la Regione Toscana ha più volte dichiarato la disponibilità al confronto ed a discutere di un'intesa che rafforzi il sistema di accoglienza di cui ha beneficiato pure lui. Ma quello che non si può fare, è prendere in giro i cittadini. Chiedo a Tomasi, fuori da ogni ideologia: togliere la protezione speciale e rendere ancora più complesso e parcellizzato il sistema SAI, ha migliorato la gestione dell’immigrazione sul territorio? Mettere risorse irrisorie e dichiarare lo stato d’emergenza per costruire grandi centri in cui buttare la gente, bypassare il codice appalti per assegnare grandi affari agli amici degli amici ha generato più sicurezza nelle nostre città? Basta prendere in giro le persone. E sull’uso delle istituzioni, ricordo a Tomasi che c’è una differenza netta tra il governo Meloni e la Regione Toscana e di ricordarsela bene: al governo ci sono quelli che hanno lasciato senza motivo bambini appena nati e donne incinta in mare per quattro inutili giorni. Quei giorni di tortura sono costati un aborto per una giovane donna. Non ricordo parole di cordoglio, di sdegno verso il governo. Però ricordo bene dove stava la Regione, le assessore Monni e Spinelli, il personale della protezione civile, i volontari: erano ad accogliere le persone per non far ricadere i disagi causati dal governo ai migranti e ai toscani. L’ipocrisia a volte funziona, ma non sempre. Caro Sindaco, chiami la Presidente del Consiglio nonché sua compagna di partito Meloni e si rivolga a lei per il fallimento delle vostre politiche, che i cittadini sono stanchi di essere presi in giro”. Così Marco Furfaro, deputato pistoiese del PD e componente della segreteria nazionale.
“Un emendamento di FdI al Decreto sulla Pubblica Amministrazione ha allargato la possibilità di assumere lavoratori extracomunitari oltre la Bossi-Fini e oltre i Flussi già previsti. Ancora una volta così si dimostra che la realtà è molto diversa dalla propaganda della maggioranza. Da una parte il centrodestra fa la faccia feroce contro gli stranieri con il "Decreto Cutro", parlando di invasione e sostituzione etnica, e dall'altro è costretto a fare un decreto flussi per mezzo milione di stranieri. Nel frattempo la Presidente Meloni ha dichiarato alla Conferenza internazionale sui migranti che "L'Italia e l'Europa hanno bisogno di immigrazione" e che "al centro dei flussi migratori ci sono le persone e noi dobbiamo occuparci del loro destino". Incoerenze e contraddizioni che non possono sfuggire a nessuno e con cui la maggioranza deve fare i conti, anche al proprio interno.
Come PD abbiamo votato a favore dell'emendamento per evidenziare proprio queste gigantesche incoerenze. Nel frattempo l'aumento esponenziale degli arrivi via mare dimostra quello che abbiamo sempre detto. E cioè che la legislazione nazionale e la presenza delle OnG in mare per salvare le vite umane non sono in nessun modo un pull factor. Speriamo che il Governo inizi a fare i conti anche con questa assoluta verità. Aspettiamo che cambino idea anche su questo. E siamo pronti a discutere su come superare finalmente la Bossi-Fini e arrivare a un nuovo testo unico sull'immigrazione”. Lo dichiara il deputato democratico Matteo Mauri.
Giorgia Meloni oggi non si limiti a qualche dichiarazione in una Conferenza, ma dia un segnale di impegno concreto su sviluppo e migrazioni: firmi il Global compact dell’ONU, il patto globale per il governo dei flussi e per lo sviluppo dei paesi da cui partono i migranti.
Così su Twitter la deputata democratica Lia Quartapelle, vice presidente commissione Esteri
Interrogazione del deputato del Partito Democratico, insieme ai colleghi Scotto, Furfaro, Boldrini, Gianassi e Simiani: “Si sta mettendo a rischio la vita delle persone”
“Il Governo smetta di ritardare gli sbarchi. Basta rallentare l’azione delle organizzazioni umanitarie impegnate a salvare nuove vite nelle rotte migratorie del Mediterraneo”.
A chiederlo è il deputato e segretario toscano del Partito Democratico Emiliano Fossi che, insieme ai colleghi Arturo Scotto, Marco Furfaro, Laura Boldrini, Marco Simiani, Federico Gianassi ha presentato un’interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Interno dopo aver appreso che la nave Geo Barents di Medici senza Frontiere sbarcherà i 346 migranti soccorsi nel Mediterraneo, e recuperati in 12 salvataggi consecutivi, in due fasi successive: il 19 luglio a Marina di Carrara ed il 20 luglio a Livorno.
“Una decisione delle autorità italiane, quella di sbarcare i migranti prima a Marina di Carrara e poi a Livorno, che arriva inoltre un giorno dopo la richiesta di sbarcare 116 persone a Lampedusa. In totale sono stati quindi assegnati tre diversi luoghi di sbarco per i sopravvissuti salvati tra il 15 e il 16 luglio, tra cui moltissime donne e bambini - sottolineano Fossi, Scotto, Furfaro, Boldrini, Simiani e Ginassi -. La Regione Toscana, con le assessore Monni e Spinelli, ha espresso forte contrarietà alla scelta di dividere in due porti lo sbarco dei 346 migranti della Geo Barents: così facendo si rende il viaggio ancora più disumano”.
“Concordiamo con le assessore della Regione Toscana Monni e Spinelli: quello che il Governo non vuole capire è che le persone non scendono dalla nave, salgono sui pullman e tutto finisce lì. Quando le persone scendono dopo mesi di tribolazioni e giorni di navigazione, in condizioni estreme, devono essere curate e assistite - spiegano i deputati Pd - Per le donne occorre attivare la procedura anti-tratta, farle parlare con operatori specializzati per capire se sono state vittima di stupro o violenze. Per i minori servono controlli pediatrici e devono essere accolti in strutture adeguate alla loro età e alla loro condizione di fragilità. Procedure che richiedono tempo ed organizzazione, che è difficile garantire in due porti diversi e distanti tra loro”.
“Decisioni che rallentano l’attività delle navi stesse che, invece di salvare altre vite, sono costrette a navigare lungo le coste in cerca di approdi disponibili. Anche in relazione agli ultimi dati resi noti dall’Unicef che ha stimato come 289 bambini siano morti in naufragi sulla rotta migratoria del Mediterraneo dal Nord Africa all’Europa” concludono i deputati del Partito Democratico.
"Dall'Egitto è giunta una notizia che non avremmo mai voluto sentire: Patrick Zaki è stato condannato a tre anni di carcere con l'accusa di terrorismo e minaccia alla sicurezza nazionale, ed è stato portato in prigione. Per tutte e tutti noi che seguiamo da sempre le sue tribolazioni, è un fatto impossibile da digerire". Lo scrive Laura Boldrini (Pd) sui social. "Il regime di AlSisi - prosegue - continua a colpire il nostro Paese perseguitando un ragazzo che studiava in Italia, laureato da poco all'Università di Bologna, e impedendoci di giudicare gli assassini di #GiulioRegeni. Servirebbe una reazione forte del #Governo italiano contro chi calpesta i #dirittiumani e la dignità del nostro Paese. Ma la Presidente #Meloni ha un debole per gli autocrati dell'altra sponda del Mediterraneo: purché fermino i #migranti diretti verso le nostre coste, passa sopra a qualsiasi cosa. Un'ossessione che sta facendo molto male all'Italia", conclude.
“Inserire in sede di ratifica, tra le condizioni di attuazione del Memorandum d’intesa per un partenariato strategico e globale tra l’Unione Europea e la Tunisia, il ripristino dello stato di diritto, dell’indipendenza della magistratura e della normale dialettica democratica, nonché l’immediata liberazione di tutti i prigionieri politici, sindacalisti e attivisti della società civile, la garanzia della libertà di stampa e di manifestazione, la cessazione di campagne d’odio nei confronti dei migranti e il rigoroso rispetto dei loro diritti umani e civili riconosciuti dei Trattati e nelle Convenzioni internazionali”.
È quanto chiede al governo la risoluzione presentata dai deputati del Partito democratico della commissione Esteri.
“Altrimenti - spiega il deputato e responsabile Esteri del Pd, Giuseppe Provenzano - l’unico a guadagnarci da questa operazione di Giorgia Meloni sarebbe Saied. Ma non si aiuta la Tunisia sostenendo il dittatore, esponendoci ai suoi ricatti. Non si possono chiudere gli occhi di fronte a gravi violazioni dei diritti umani. Anche perché la crisi democratica contribuisce alla crisi economica e questo favorirà la fuoriuscita migratoria”.
"L’accoglienza diffusa è la soluzione che, fin dall’inizio dell’ intensificazione migratoria degli ultimi dieci anni, il Pd ha sostenuto e valorizzato come la formula più adatta per garantire allo stesso tempo i diritti umani dei migranti, una gestione migliore e sostenibile del fenomeno e le risposte alle preoccupazioni delle comunità di inserimento. Gruppi contenuti, seguiti, ben inseriti ed integrati con progetti ad hoc.Questo è il modello che ha preso forma concreta nel sistema dello SPRAR o nei progetti europei come “6+6x6” (accoglienza in famiglia). Questo è il modello che ha trovato la ferrea opposizione di Matteo Salvini e dei suoi sodali, che appena arrivato al potere lo ha smantellato con una determinazione cieca, realizzando la sua proposta: maxi hub dove infilare come bestiame centinaia, se non quasi migliaia, di migranti, senza alcun tipo di servizio e isolati dal contesto, con buona pace dei territori che se li ritrovavano realizzati in casa. Come abbiamo potuto leggere anche oggi sulla stampa, il rischio che si torni in Veneto ai maxihub, alle tendopoli, a quel sistema fallimentare, è purtroppo concreto, se non si trovano alternative”. Lo dichiara la deputata dem Rachele Scarpa.
"Abbiamo davanti a noi, tuttavia - aggiunge l’esponente Pd - un’opportunità. Finalmente a livello regionale si sta capendo, anche da parte di chi guida la nostra Regione, che l’accoglienza diffusa è il modello da preferire e portare avanti. Desidero pertanto rivolgermi ai Prefetti e a tutti coloro che fanno parte del tavolo di lavoro per la gestione dell’immigrazione affinché si persegua con determinazione il sistema che prevede la distribuzione di piccoli gruppi in maniera estesa sul territorio. Si faccia appello alla responsabilità collettiva e si proceda speditamente con tutti i sindaci che vorranno prendere parte alla costruzione del sistema veneto di accoglienza diffusa, che sono certa non siano e non saranno pochi. Andiamo avanti con chi ci sta. I cittadini hanno diritto a capire se siamo o meno davanti a una situazione strumentale dove una regia politica di Lega e Fratelli d'Italia vuole punire chi già si sta impegnando a collaborare facendosi poi pure belli sulla stampa nel dire 'Noi non accoglieremo mai'. Per scongiurare questo timore, a questi amministratori di buona volontà e animati da un sincero senso dello Stato e delle Istituzioni va garantita una cosa semplice: nessun maxi hub o tendopoli troverà realizzazione nei loro comuni. Non avrebbe infatti alcun senso, se non per una qualche arbitraria e incomprensibile scelta politica, penalizzare chi si è reso disponibile a trovare una soluzione giusta e di buon senso. Per chi invece sceglie, legittimamente, di non collaborare e di non promuovere l’accoglienza diffusa, altrettanto legittimamente vedrà il proprio territorio eventualmente e giocoforza candidato per ospitare la costruzione di uno o più grandi centri di accoglienza".
"Chi si impunta ideologicamente - conclude Scarpa - contro decisioni di buon senso come l’accoglienza diffusa non può far pagare il conto della sua cecità a tutti quanti. Se il sindaco di Borgoricco vuole i maxi hub e le tendopoli, se li facesse costruire nel suo comune: chi invece sceglie un’altra strada, quella della gestione, dell’accoglienza e dell’integrazione, la migliore e la più sicura sia per i migranti sia per i territori, non venga lasciato solo in balia del cinismo salviniano che vuole creare più insicurezza per poi lucrare sulla paura della gente”.
"L’ipocrisia della destra non ha limiti. In questi giorni in Veneto assistiamo ad un surreale dibattito in cui vediamo il Presidente Luca Zaia e una parte dei sindaci leghisti scoprire l’accoglienza diffusa, proponendo dei protocolli che non stanno in piedi proprio perché il problema risiede nelle scelte nazionali definite dalla stessa Lega a Roma. Quello che sta succedendo è infatti esattamente ciò che temevamo e che avevo già denunciato a maggio con un’interrogazione proprio al ministro dell’Interno: dopo un decreto-bandierina che taglia e restringe l’accesso al sistema di accoglienza, la gestione del fenomeno migratorio viene scaricato tutta sulle amministrazioni locali, con conseguenze e rischi nefasti per le nostre comunità. il Decreto Cutro, come prevedibile, non ha in alcun modo limitato o scoraggiato gli arrivi di migranti in Italia, e in più ha sprecato l’occasione di investire e rafforzare l’attuale sistema di accoglienza, che era già da tempo in sofferenza, andando anche a eliminare la protezione speciale". Lo dichiara la deputata dem Rachele Scarpa.
"Zaia - aggiunge l'esponente Pd - ha un bel coraggio a parlare di accoglienza diffusa quando le scelte del governo sono destinate a creare delle vere e proprie tendopoli, a pochi chilometri o addirittura dentro le nostre città, dove non è affatto certo che si riescano a garantire gli standard minimi di dignità e rispetto dei diritti umani e rendendo ancora più complesso avviare processi di integrazione, insegnamento della lingua, avvicinamento al territorio e alla regolarizzazione. Che protocolli vuole costruire Zaia se Piantedosi e Salvini continuano ad emanare decreti, come quello 'Cutro', in cui il modello che si vuole realizzare è quello dei maxihub?".
"Le chiacchiere - conclude Scarpa - stanno a zero: il Presidente Zaia dica chiaro e tondo se intende agire con forza col ministro del suo partito perché in Veneto non ci sia nemmeno l’ipotesi di un maxihub. Abbia il coraggio di denunciare la cecità ideologica vergognosa della sua stessa Lega, che se decide di insistere su questa linea si prenderà la responsabilità di creare il caos nelle nostre città, speculando sulla dignità di migliaia di persone e degradando scientificamente la qualità della vita nei nostri territori. Delle parole di circostanza i veneti si sono veramente stufati: vogliamo fatti concreti. Da parte mia, come parlamentare veneta, quelle domande a Piantedosi le ho poste e continuerò a pretendere, nero su bianco, delle garanzie da parte sua e del governo, dato che ad oggi continua a non rispondere e a perseverare in un imbarazzante silenzio".
Meloni dice: non c’è scontro con la magistratura, ma attacca i magistrati e ne contesta le decisioni; l’Italia è centrale in Europa, ma viene scaricata dagli alleati sovranisti sui migranti;
solidarizza con una ragazza che denuncia, ma comprende La Russa.
Quanta coerenza.
Così in un tweet Alessandro Zan , responsabile Diritti del Pd
I leader sovranisti di #Polonia e #Ungheria dicono no a #Meloni e fanno saltare il Patto europeo sull’#immigrazione.
Lei però si dichiara soddisfatta. Ma di cosa?
Troppe parti in commedia, Presidente Meloni. Così non si fanno gli interessi né dell’Italia né dell’Europa.
Così su Twitter la deputata democratica Laura Boldrini
“In linea generale, voteremo a favore delle missioni internazionali, incluse le nuove missioni. Tra queste vorrei menzionare in particolare il nostro fermo sostegno alla missione europea per l’addestramento delle truppe ucraine: è anche così che aiutiamo quel paese a contrastare l’invasione di Putin. Ci distingueremo su una sola missione, quella bilaterale di supporto alla guardia costiera libica, su cui voteremo contro. Ho chiesto la parola per motivare le ragioni del nostro voto in particolare su questo ultimo punto contrario. La Libia di oggi non è la Libia del 2016. Allora si pensava che si potesse evitare il collasso dello Stato libico e l’Italia era fortemente impegnata prima di tutto nel tenere la Libia unita e stabile con iniziative quotidiane dei membri del governo: visite, incontri, promozione di iniziative diplomatiche e politiche. Oggi quella situazione di instabilità e fragilità delle istituzioni è diventata cronica. In Libia si sono insediate la Turchia e la Russia. Sono emerse notizie atroci sulla situazione dei diritti umani nei campi libici.
E’ diventato evidente che in queste condizioni una piccola missione bilaterale di supporto alla guardia costiera libica non è uno strumento in grado di condizionare le istituzioni libiche e impegnarle a contrastare il traffico dei migranti e promuovere i diritti umani. Tutto l’opposto. Per questo pensiamo che si debba fermare quella missione e agire in modo diverso.
Restano però validi i principi che animavano le azioni dei governi Renzi Gentiloni: le persone in mare vanno salvate. I trafficanti vanno puniti. L’Europa va coinvolta e responsabilizzata. Bisogna avere un rapporto con i paesi di provenienza e di transito dei migranti perché senza di loro è impossibile gestire le migrazioni.
Sulla base di quei principi di azione, oggi serve lanciare un’altra iniziativa: coinvolgere l’Unione europea nella stabilizzazione del quadro libico e le Nazioni Unite nella gestione dei migranti in Libia, chiudendo i campi e gestendo i migranti in modo umano e sostenibile. Questo chiediamo al governo”.
Lo ha detto la deputata democratica Lia Quartapelle, vice presidente della commissione Esteri, nella dichiarazione di voto in Aula
«Per il Governo la Tunisia è un Paese sicuro», ha esordito la deputata del Partito Democratico Laura Boldrini rivolgendosi oggi all’Esecutivo in Commissione Esteri. «Un’affermazione azzardata e improvvida. Il presidente tunisino Kaïs Saïed ha ormai accentrato nelle proprie mani tutti i poteri: ha sciolto il Parlamento e il Consiglio della Magistratura, ha fatto arrestare sindacalisti, esponenti e leader dell’opposizione, ha incitato all’odio razziale contro i migranti subsahariani accusati di programmare una “sostituzione etnica”. Ciò nonostante, il nostro Governo ci viene a dire che chi proviene da un Paese così, in cui si sta costruendo una vera e propria dittatura, non avrebbe ragione per chiedere la protezione internazionale perché proveniente da un paese di origine sicuro? Ma ci credete davvero?»
La deputata dem ha poi sottolineato: «La realtà è che non volete vedere questa stretta autoritaria perché siete ossessionati da un’unica cosa: che vengano fermati i migranti, costi quel che costi. E per ottenere questo risultato la Presidente del Consiglio è andata a Tunisi per ben due volte nel giro di una settimana, a implorare l’autocrate Saïed di bloccare i migranti prima che partano. E chi se ne importa se tra quelli che vogliono lasciare la Tunisia ci sono persone che per le loro idee vengono arrestate e portate in carcere o cose anche peggiori. Ma che Paese stiamo diventando?»«La presidente Meloni si è impegnata addirittura a mediare con il Fondo Monetario Internazionale, ad agire da “ambasciatrice” di un autocrate: e questo sarebbe difendere la dignità dell’Italia?» ha aggiunto Boldrini. Per poi proseguire: «La Presidente del Consiglio e diversi esponenti del suo partito hanno più volte detto che finalmente non si va più a Bruxelles con il cappello in mano. A Bruxelles non si dovrebbe andare con il cappello in mano e a Tunisi invece sì? E si va con il cappello in mano a pregare il presidente Saïed di essere ancora più duro con le persone che vogliono fuggire da quel Paese per raggiungere l’Italia e l’Europa».
Laura Boldrini ha infine concluso: «Quella che sta compiendo il governo Meloni è una scelta di campo che volta le spalle alle opposizioni democratiche, ai sindacalisti e agli attivisti dei diritti umani che si aspettavano dall’Italia un sostegno per ripristinare lo Stato di diritto. Ma badate che anche i dittatori passano, e quando la Tunisia cambierà e tornerà alla democrazia, quelli che oggi stanno soffrendo si ricorderanno di essere stati traditi dal Governo di un Paese, l’Italia, che ha dato man forte a chi negava loro libertà e benessere. Altro che patriottismo. State svilendo la storia e la dignità del nostro Paese».
Di fronte a quella che appare essere la più grande tragedia del mar #Mediterraneo – circa 650 morti al largo del Peloponneso, di cui almeno 100 bambini – tutti i Paesi bagnati dal Mare Nostrum dovrebbero sentire il dovere di proclamare il #luttonazionale. Così come sarebbe opportuno esporre a Bruxelles la bandiera a mezz’asta.
Sarebbe un gesto di umanità e di rispetto verso i tanti che hanno perso la vita e giacciono nel fondo di un mare che è europeo. E anche verso le loro famiglie, alle quali rivolgo il mio più sentito cordoglio.
Basta morti nel Mediterraneo. L’#UE lanci subito una missione europea di #ricercaesoccorso.