“Ritorno alle lezioni e alle sessioni di esame in presenza negli atenei, riapertura delle biblioteche e dei laboratori sono obiettivi fondamentali. Ed è giusto che tutto avvenga nel rispetto delle norme sanitarie. Ma è irrinunciabile superare il disagio di questo periodo in cui, nonostante eccellenti esempi ottenuti con la Dad, sono mancate le relazioni, il rapporto fra studenti e docenti e in cui si sono conosciute inaccettabili differenze fra territori e condizioni economiche. Accogliamo perciò con favore l’annuncio dei piani di rientro da parte dei Rettori delle Università italiane e ci auguriamo si possa tornare al più presto alla normalità”. Lo dichiara la capogruppo democratica in commissione Cultura alla Camera, Rosa Di Giorgi.
“E’ necessario che il ministero delle Infrastrutture concluda la procedura per la concessione della tangenziale di Torino e dell’autostrada Torino-Piacenza. C’è bisogno con urgenza di un soggetto con piena operatività che assicuri la gestione, la manutenzione e gli investimenti sul sistema autostradale e che assicuri la continuità occupazionale per i lavoratori delle concessionarie uscenti”.
Così Davide Gariglio, capogruppo Pd in commissione Trasporti alla Camera, in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso presentato dal Gruppo Gavio, dopo che il Tar lo aveva escluso dal bando relativo alla gestione delle tratte autostradali.
“Mi paiono positive le parole del ministro Giorgetti dopo l'incontro su Iveco, con le quali si corregge in parte il tiro dopo l'esultanza un po' incauta con cui era stato accolto il fallimento della trattativa di vendita di Cnh ai cinesi di Faw. Giusto parlare di politica industriale, e giusto ribadire che non vi può essere alcun pregiudizio nei confronti di acquirenti stranieri, aggiungo io di qualunque Paese siano. L'unica condizione da soddisfare e da verificare, e su cui è bene che il governo si impegni, non è la provenienza dei capitali, quanto la serietà dei progetti industriali di chiunque si proponga di acquistare o rilanciare Iveco, a salvaguardia di un patrimonio industriale italiano e bresciano, e di posti di lavoro, che sarebbe sciagurato disperdere”.
Così il deputato bresciano del Partito democratico, Alfredo Bazoli.
“Approvata in commissione Cultura la tabella triennale che finanzia gli istituti culturali. Si tratta di associazioni, fondazioni, istituti nazionali, accademie storiche, società scientifiche che operano su tutto il territorio nazionale e che tramite il loro patrimonio documentario e museale, diffondono sapere e conoscenza. L'aumento degli enti ammessi al contributo e la crescita delle risorse dell’89,7% rispetto al precedente triennio sono segnali molto importanti che ci consegnano la fotografia di un settore vitale e in grande crescita”.
Così il deputato Pd in commissione cultura, Michele Nitti, primo firmatario del parere sulla tabella.
“Il fatto che in determinate aree geografiche insistano ancora poche istituzioni culturali - aggiunge il deputato dem - ci obbliga a promuovere ogni azione necessaria a diffondere la consapevolezza dell'importanza di raccogliere, riordinare e valorizzare, rendendole fruibili, le fonti del patrimonio culturale esistenti sui territori. Nessuno intende sollecitare forme di premialità legate a semplici rivendicazioni territoriali, ma è fondamentale sostenere una presa di coscienza del proprio patrimonio da parte di tutti i territori. Ribadisco pertanto - conclude Michele Nitti - l'imprescindibile funzione svolta da questi enti per la crescita socio culturale di tutto il Paese”.
“Il Parlamento ha deciso che le indennità che i lavoratori autonomi ricevono a causa dell’emergenza Covid non siano assoggettati a tassazione (Art. 10bis, dl 137/2020). L’Agenzia delle Entrate, nella risposta ad interpello n. 273, ritiene però che i lavoratori autonomi non siano tutti uguali, e che i titolari di contratti di collaborazione e i c.d. parasubordinati iscritti alla gestione separata siano da escludere dal beneficio di legge, perché i loro redditi sono assimilati dalla legislazione fiscale a quelli di lavoro subordinato. Una scelta da rivedere, non solo perché la legge si riferisce ai lavoratori autonomi, a tutti gli autonomi, a prescindere dal trattamento fiscale dei redditi prodotti, ma anche perché è veramente inaccettabile sottoporre a imposizione un beneficio ricevuto proprio perché si vive una crisi durissima come quella che sta attanagliando - ed è sotto gli occhi di tutti - il mondo del lavoro autonomo e indipendente. Per questo ho presentato oggi un’interrogazione in Commissione Finanze, nella speranza di un intervento chiarificatore del Ministero competente.” Lo afferma Antonio Viscomi, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.
“Le decisioni del governo, così come per tutto il tema delle riaperture, sono propedeutiche a favorire una riapertura delle attività economiche per garantire il massimo della sicurezza, sia per chi le gestisce, per i lavoratori e i cittadini, e al contempo, quindi, di valutare nelle prossime settimane se sia possibile procedere con gradualità nel valutare la possibilità di modificare la scelta fatta ora. Stupisce come la leader di FdI Giorgia Meloni e altri esponenti del centro destra usino questo tema tentando di far credere all’opinione pubblica che non ci sarà alcuna nuova valutazione fino al 31 luglio. Usare in modo così strumentale questa delicata questione arreca solo confusione e un danno per tutti. Sarebbe opportuno invece lavorare tutti nella stessa direzione per far ripartire il Paese in sicurezza per la salute di tutti, senza sterili polemiche solo per inseguire un facile consenso elettorale presso quelle le categorie produttive che hanno più sofferto a causa della pandemia”.
Lo dichiara la capogruppo democratica in commissione Affari sociali alla Camera Elena Carnevali.
“La risposta dei vertici Rai all'interrogazione mia e del collega Romano sulla questione della titolarità dei diritti televisivi del programma ‘La storia siamo noi’ non è certamente esaustiva ma almeno fornisce un elemento di chiarezza: Giovanni Minoli può vantare alcuni diritti sui testi ideati negli anni 2010-2013 ma senza la possibilità di disporne a favore di terzi in mancanza del consenso dell’azienda. Anzi, aggiunge la Rai, in nome di questi diritti, Minoli sta esercitando un potere interdittivo che impedisce al pubblico la fruizione delle opere prodotte nel suddetto periodo. Come si evince da questa risposta, la questione è un po’ diversa da come l'ha presentata il dott. Minoli nei giorni scorsi. Mi chiedo a questo punto cosa aspetti la Rai ad agire, anche legalmente, per riacquisire la piena titolarità pubblica del programma”.
Lo dichiara Michele Bordo, deputato Pd e membro della commissione di Vigilanza Rai.
“È necessario fare subito chiarezza - prosegue l'esponente dem - anche per comprendere fino in fondo se ci fossero i presupposti giuridici o addirittura responsabilità, quantomeno contabili, per l'intesa sottoscritta nel 2011 tra la Rai e Minoli. A questo proposito, sottolineo che i diritti di una trasmissione televisiva costituiscono un asset che l’azienda dovrebbe gelosamente custodire. E comunque, se anche ci fosse stata la volontà di cederli, sarebbe stata necessaria, a mio avviso, una decisione del consiglio di amministrazione, cosa che allora non avvenne”.
“Per quanto mi riguarda - conclude Bordo - ribadisco la gravità di questa situazione e la necessità di fare tutto il necessario perché ‘La storia siamo noi’ ritorni nella piena disponibilità pubblica. Allo stesso tempo, non sarebbe sbagliato se Minoli rimettesse alla Rai, gratuitamente o ad un prezzo simbolico, i diritti del programma, ponendo fine a questa vicenda. Un giornalista di lungo corso come lui, che tra l'altro lavora ancora con la Rai, non può non essere sensibile”.
"Finalmente è stata calendarizzata in commissione Affari costituzionali della Camera la proposta di legge presentata due anni fa dal PD per consentire il diritto di voto ai fuori sede nelle elezioni nazionali, europee e referendum". Lo affermano i deputati del Pd firmatari della pdl Madia, Ceccanti, Giorgis, Pini, Piccoli Nardelli, Pezzopane, Pagano, Critelli, De Filippo, Fiano, Bruno Bossio, Sensi, Quartapelle, Verini, Lotti, Bonomo, Serracchiani, Braga, Ciampi, Gribaudo, Navarra e Incerti.
"La nostra proposta è complementare rispetto al disegno di legge presentato in questi giorni dal Presidente Brescia, che interessa invece le elezioni regionali e amministrative. Chiediamo quindi di procedere velocemente nella discussione per arrivare il prima possibile all'approvazione. Sarebbe un passo importante che rafforzerebbe la nostra democrazia, soprattutto in questa difficile crisi pandemica".
“Il Def è un documento doverosamente sfidante e noi dobbiamo scommettere sulla crescita che possiamo creare con le ingenti risorse di cui disponiamo. In questa fase la manifattura è stata uno dei fattori di tenuta in questa crisi e per ripartire serve investire sul sistema produttivo con una nuova visione strategica industriale per il paese. Molte sono le azioni che a medio termine si possono e si debbono mettere in campo col PNRR, ma fra questo il sostegno alle filiere e’ sicuramente prioritario.
Si deve principalmente a queste, infatti, alla loro agilità e capacità di adattamento la resistenza del nostro sistema produttivo nella crisi. Le filiere hanno anche parzialmente consentito di contenere e superare il problema del “nanismo” delle nostre piccole aziende.
Ora serve consolidare questa ricchezza italiana, favorendo la patrimonializzazione delle aziende, la loro crescita dimensionale e la formazione di reti, aiutando la transizione verso la produzione di prodotti più sostenibili ed innovativi e verso metodologie di produzione più razionali e rispettose dell’ambiente. La crisi ha mostrato anche la fragilità delle catene globali della produzione, e il c.d. “reshoring” è una necessità, quanto meno a livello europeo, così come il sostegno alle filiere strategiche (tali per incidenza sull’economia nazionale o per il rilievo sul funzionamento del sistema industriale) diventa fondamentale. Si pensi all’acciaio che è fndamentale per tornate a crescere. Taranto deve ripartire. Così come Piombino cruciale per gli investimenti nei trasporti ferroviari; gli acciai speciali di Terni non possono essere abbandonati; serve un piano strategico per l’elettrosiderurgia del Nord Italia. Serve anche un piano per tutto il settore dell’automotive. Mentre anche altre filiere (es. biotecnologie, aereospazio, agroalimentare, moda) necessitano di specifica attenzione. Questa scommessa del tornare alla crescita può essere vinta. Il Governo può superare anche questa sfida e il Partito Democratico lo sosterrà su questi temi”. Lo ha detto il capogruppo Pd in commissione Attività produttive di Montecitorio,
Gianluca Benamati, intervenendo in Aula in discussione generale sul Def.
"L'Italia dovrà eliminare oltre 300 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2050. E nel 2030 le rinnovabili dovranno coprire il 72% del fabbisogno di energia elettrica, come definito dai piani dell'Unione Europea. Ma a livello climatico l'ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato per l'Italia, con una temperatura superficiale media superiore di 1,56 gradi (nel 2019) rispetto al periodo dal 1961 al 1990. E da diversi anni l’efficienza energetica del sistema economico ha smesso di crescere, oscillando attorno a 93 tep/M€. Ci sono conseguenze dirette sull'ambiente, sull'economia e sulla sicurezza. In occasione della Giornata della Terra è necessario riflettere più che mai sugli interventi per combattere la crisi climatica ed energetica". Così Alessia Rotta, presidente Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati.
"Come indicato dall'Ocse è necessaria una transizione energetica importante almeno in cinque settori: agricoltura, costruzioni, energia elettrica, industria e trasporti. Secondo gli Accordi di Parigi, entro il 2030 dovremo raggiungere un calo delle emissioni pari a quelle che si sono registrate nei mesi più rigidi di lockdown, a marzo e aprile 2020, quando si è verificata una riduzione del 35% rispetto all'anno precedente. Non possiamo salvaguardare la Terra fermando la nostra vita economica e sociale, di conseguenza è fondamentale avviare un percorso di transizione verde uniforme in tutto il Paese e anche coordinato a livello internazionale".
"Nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza - prosegue Rotta - gli investimenti per la transizione energetica devono quindi rivestire un ruolo centrale. I benefici non saranno solo nella tutela del territorio, ma determineranno un miglioramento della qualità di vita e potranno incentivare nuovi comparti lavorativi. Gli obiettivi su cui lavorare sono molteplici a partire dalla semplificazione dall'autorizzazione degli iter autorizzativi per gli impianti rinnovabili, per i quali oggi sono necessari anche 5 anni. La strategia per un'agricoltura sostenibile, legata a un piano alimentare più in chiave climatica. Sul fronte della mobilità sostenibile, bisognerà sviluppare una rete di infrastrutture elettriche per rispondere alle esigenze di 6 milioni di veicoli elettrici nel 2030. La riqualificazione degli edifici per un minor spreco di energia. E il miglioramento delle infrastrutture idriche, incentivando il recupero di acque reflue. Le imprese andranno sostenute nel processo di transizione, attraverso anche eco incentivi, per giungere finalmente ad elevati standard ambientali".
Un capitolo importante nella salvaguardia del pianeta è la gestione delle risorse. Si stima che entro il 2050 la società globale consumerà un numero di risorse pari a tre pianeti. Con un aumento verticale nell'uso dei materiali e una crescita dei rifiuti del 70%. "E' necessario modificare il nostro sistema di produzione, mettendo al centro una vera economia circolare - conclude Rotta -. La riduzioni degli sprechi, il miglioramento della raccolta differenziata con nuovi investimenti sul trattamento dei rifiuti e impianti di recupero, gli incentivi verso materiali con percentuali di riciclo sono passi chiave del nostro prossimo futuro. Dobbiamo realizzare un mercato di sbocco con i Criteri Ambientali Minimi (CAM), stimolare la progettazione di prodotti disassemblabili e a basso impatto ambientale, tessere collaborazioni territoriali per ottimizzare l'uso delle risorse industriali".
“C’è una questione che va affrontata con urgenza nella ripartizione di fondi per gli istituti culturali, la sperequazione tra Nord e Sud. Ci sono infatti differenze enormi tra settentrione e meridione nell'erogazione dei fondi e questo crea due problemi: che non c’è adeguata copertura e che al sud nn si riesce a creare qualcosa di adeguato. Questo è un problema che va affrontato perché, come ha ricordato recentemente anche il Presidente della Repubblica, la cultura, l’arte, la ricerca sono essenziali per la tenute di società complesse e non comprendere quanto siano rilevanti rispetto allo sviluppo sociale e economico del Paese è un errore. Abbiamo il dovere di fotografare questa tema e provare con gli strumenti che abbiamo ad affrontarlo, a stimolare l’intervento del governo, una presa in carico del tema che non significa solo più risorse ma soprattutto un lavoro territoriale perché se non arrivano fondi alle realtà del sud Italia, o se non nascono nuove realtà culturali autorevoli, spesso si tratta di un problema di valorizzazione di competenze locali, che non riescono a creare percorsi di valorizzazione dei patrimoni, bibliotecari e archivistici, pur fortemente presenti nei territori. Il termine sperequazione è emblematico: ci sono regioni dove non ci sono istituti culturali valorizzati dal ministero della Cultura. Per questo insisto sul fatto che non ci vogliano solo incentivi alla nascita ma anche valorizzazione della realtà culturali, e supporto allo sviluppo locale di eccellenze culturali. E voglio citare, per questo, due eccellenti esempi pugliesi. Il primo è la Fondazione Giuseppe Tatarella di Bari che rappresenta senza dubbio un valore aggiunto enorme per la città: si tratta non soltanto di mantenere vivo il ricordo di Pinuccio Tatarella, ma anche lo sviluppo delle sue idee e del contributo alla storia locale e nazionale che ha dato. Il secondo esempio si trova a Conversano, nell’istituto intitolato a Giuseppe Di Vagno, martire vittima della violenza fascista. Incide su un territorio molto piccolo ma si tratta di una esperienza eccellente ed innovativa, che al novero delle attività tradizionali ha aggiunto una scuola di politica, scommettendo sul fatto che anche al sud sia possibile fare politiche culturali e quindi vivere di cultura. Queste due esperienze pugliesi dimostrano come ogni centesimo in più investito su un istituto culturale, indipendentemente dall’appartenenza ad aree di influenza culturale, sia un valore aggiunto. Bisogna dimostrare attenzione e sensibilità verso queste iniziative, valorizzando il carico di innovazione che sta arrivando da queste realtà del Sud proprio in questa fase di transizione alla fine della pandemia e al contempo potenziano le opportunità di base affinché nuove realtà culturali trovino la forza per germogliare. Bisogna creare le condizioni di base, le opportunità uguali in tutto il Paese affinché nuove realtà possano nascere e crescere”.
Così il deputato dem, Paolo Lattanzio, della commissione Cultura.
“Lo Stabilimento siderurgico di Piombino, ex Acciaierie Lucchini, dal 2018 proprietà del gruppo JSW Steel Italy è il secondo stabilimento siderurgico italiano dopo quello di Taranto, specializzato nella produzione di un'ampia gamma di acciai di qualità e speciali, con diverse forme e dimensioni, destinati a diversi settori, dal ferroviario, all’automobilistico, all’energia;
particolarmente degni di nota sono i prodotti lunghi di cui lo stabilimento è di gran lunga il maggior produttore nazionale e per i quali rappresenta un asset irrinunciabile della siderurgia italiana considerando che nel settore ferroviario, Piombino è fondamentale in quanto è l'unico produttore italiano di rotaie di elevata lunghezza non saldate”. Lo dichiarano i deputati Pd in commissione Attività produttive di Montecitorio, il capogruppo Gianluca Benamati e la Presidente Martina Nardi, assieme ai colleghi Andrea Romano e Luca Sani che hanno presentato una interrogazione al Ministero dello Sviluppo economico.
“Sono stati presentati uno dopo l’altro una serie di piani industriali che prevedono investimenti sui tre laminatoi. In particolare a fine gennaio JSW recapita un ulteriore piano che prevede investimenti sui laminatoi per 85 milioni di euro ed una acciaieria elettrica da 1.200.000 t/a per un impegno stimato in 195 milioni di euro a fronte di incentivi pubblici. Tutto questo susseguirsi di piani industriali denota una situazione di preoccupante incertezza sul futuro di uno stabilimento strategico, delle prospettive occupazionali dei lavoratori e di un intero territorio”, proseguono i deputati dem.
“In questo contesto instabile si apprende che RFI starebbe valutando un contratto con JSW Steel Italy per la fornitura di rotaie, una commessa del valore complessivo di oltre 900 milioni di eruo, commessa che sicuramente sarebbe importantissima per il futuro dello stabilimento di Piombino. Chiediamo quindi al Governo di verificare se alla luce della elevata strategicità del polo di Piombino, le misure contrattuali definite per la fornitura di rotaie siano idonee a garantire e tutelare nel tempo lo sviluppo tecnologico di tale centro industriale, la sua produzione e conseguentemente l’occupazione”, concludono i deputati.
“Il dialogo e il confronto tra le forze di maggioranza sono importanti e decisivi. Altro è però minare l'unità e la compattezza del Governo su scelte delicate e sensibili che toccano la vita delle nostre famiglie, in una fase ancora emergenziale. Questo è il momento della responsabilità non della propaganda e della demagogia. Salvini e la Lega dimostrano una volta di più di essere inaffidabili e di pensare più ai sondaggi o ai propri interessi di parte che alle esigenze del Paese. Non ci sono altri commenti per descrivere l'atteggiamento di doppiezza mostrato dell’astensione in Consiglio dei ministri sul decreto Riaperture. Condividere le scelte e poi chiamarsi fuori per far concorrenza alla Meloni come forza di opposizione è semplicemente il segno dell’incapacità di essere forza di governo seria e matura”. Lo dichiara il vice presidente del Gruppo democratico della Camera Piero De Luca.