“La Giustizia telematica rimane al collasso: anche oggi il Ministero della Giustizia registra problemi gravissimi alle infrastrutture telematiche che rallentano o impediscono le procedure in tutti gli uffici del paese, nell’assoluta inerzia del ministro Nordio palesemente incapace di affrontare e risolvere criticità ormai croniche”. Così in una nota congiunta i deputati Pd Debora Serracchiani e Federico Gianassi, rispettivamente responsabile nazionale Giustizia e capogruppo in Commissione Giustizia di Montecitorio.
“Questa destra ha alimentato soltanto demagogia e populismo con attacchi continui alla magistratura, mentre il processo telematico continua a registrare blocchi, ritardi e rinvii con disagi infiniti per avvocati, cittadini e imprese. Questa situazione disastrosa sarà aggravata dall’entrata in vigore a breve del processo penale telematico: come pensa il Governo Meloni, nell’attuale caos, di gestire il sistema giudiziario?”
“In queste settimane sta esplodendo la questione che riguarda l’inefficienza e l’inadeguatezza del processo telematico. Noi crediamo nel valore della digitalizzazione e una parte delle risorse del PNRR sono destinate proprio alla digitalizzazione dei processi e il governo si è fatto vanto di averli anche spesi. Ma se li ha spesi ci preoccupiamo ancora di più, perché i risultati sono zero. Già sul processo telematico penale abbiamo avuto un rinvio al 1 gennaio 2025 perché il governo si era reso conto che non funzionava. Ma stiamo arrivando alla fine del 2024 con i medesimi problemi, tanto che è arrivata la richiesta da parte di molti interlocutori della giurisdizione sulla impossibilità di far funzionare il sistema dal 1 gennaio 2025. Stiamo parlando di processo penale che coinvolge i diritti dei cittadini, quei temi su cui il governo fa sfoggio di furore ideologico e bandierine, però nel frattempo nemmeno lo strumento digitale funziona. Siamo molto preoccupati perché il rischio è che dal primo gennaio il sistema sarà ingestibile.” Lo ha detto Federico Gianassi, capogruppo PD in commissione giustizia di Montecitorio, intervenendo nella conferenza stampa del PD “La giustizia non giusta. Giudici di pace e processo telematico”.
“Ancora una volta arriva la proroga dello scudo erariale, peraltro solo per alcuni mesi, e quindi con l’ossessione della maggioranza e del governo di approvare in tempi stretti la riforma che stravolge il ruolo e le funzioni della Corte dei Conti. Il governo si fermi e rivaluti le proprie intenzioni. Servono equilibrio e condivisione, sino ad oggi mancati, quando si mettono in campo interventi così importanti che incidono in modo radicale sul funzionamento del nostro sistema e sulla tutela dei cittadini davanti ad azioni della Pubblica Amministrazione contrarie alle leggi.”
Così in una nota la responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi.
“Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un recente attacco alla magistratura, ha citato sondaggi secondo cui solo il 30% degli italiani avrebbe fiducia nell’operato dei magistrati. Un dato che il ministro ha usato per delegittimare l’intero sistema giudiziario. Tuttavia, risulta che il gradimento dello stesso Nordio, come membro del governo Meloni, si attesta anch’esso al 30%. Delle due, l’una: o il Ministro utilizza dati in modo pretestuoso per screditare una magistratura che non si piega alle derive illiberali del governo, oppure la sua credibilità è così scarsa da confutare le sue stesse affermazioni. Nordio farebbe meglio a concentrarsi sul proprio operato anziché attaccare chi è impegnato nella tutela della giustizia”. Così il capogruppo democratico nella commissione giustizia della Camera, Federico Gianassi, in un passaggio del suo intervento in aula durante l’esame della riforma costituzionale per la separazione delle carriere.
“Quella che chiamate riforma per la separazione delle carriere dei giudici in realtà è la separazione delle magistrature. Questo intervento è mosso da un intento punitivo nei confronti della magistratura che è autonoma e indipendente, ed è ispirato dalla tradizionale ossessione ideologica della destra in materia di giustizia. Il governo insegue scalpi e bandierine nel disinteresse più totale verso l’efficienza del sistema mentre, con la manovra di bilancio, taglierà risorse alla giustizia, 500 milioni dal 2025 al 2027”. Così il deputato dem Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia alla Camera intervenendo sul ddl costituzionale Giustizia.
“È una riforma costituzionale – continua il parlamentare - la cui relazione d'accompagnamento è una mezza paginetta, tutta improntata all’auto-difesa, per giustificare lo stravolgimento delle regole stabilite dai padri costituenti. Si finisce per trasformare il PM da organo di giustizia a accusatore seriale tutto teso e improntato allo scontro forense.” “La separazione delle carriere di fatto già esiste ma il governo vuole solo dividere gli attori della giurisdizione e il Paese perché non accetta che in una democrazia matura la magistratura è autonoma e indipendente e non invece chiamata a sostenere e realizzare il programma di governo” conclude Gianassi.
"Lo slittamento dell'approdo in Aula della proposta di legge sulla riforma della Corte dei Conti è una buona notizia ma non cambia la nostra valutazione: questa riforma è profondamente ideologica e rappresenta un attacco diretto all'indipendenza della magistratura contabile. È un intervento che mina l'equilibrio tra i poteri dello Stato, riducendo la capacità della Corte dei Conti di svolgere il proprio ruolo di controllo autonomo e imparziale. La maggioranza, invece di affrontare le priorità reali del Paese continua a portare avanti una visione divisiva e punitiva, volta a indebolire istituzioni che hanno sempre garantito trasparenza e legalità. L'annuncio di un emendamento atteso in extremis che potrebbe incidere sull’autonomia territoriale delle corti conferma l'improvvisazione con cui si sta gestendo questa riforma, un tema così importante che richiederebbe invece serietà e confronto aperto”. Così il capogruppo democratico nella commissione giustizia della camera, Federico Gianassi.
“L’approvazione in Commissione Affari Costituzionali del testo sulla separazione delle carriere è profondamente sbagliata e rappresenta un grave errore della maggioranza, che per equilibri interni sacrifica il funzionamento della giustizia a bandiere ideologiche e interessi di partito”. Lo dichiarano Simona Bonafé e Federico Gianassi, capigruppo del Partito Democratico nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera. “Riteniamo sbagliato rilanciare un tema già affrontato con la riforma Cartabia, che ha introdotto una separazione di fatto limitando a un solo passaggio il cambio di ruolo nel corso della carriera. Piuttosto che alimentare scontri e divisioni, sarebbe stato necessario monitorare gli effetti di quella norma per verificarne l’efficacia,” sottolineano i democratici.
“La separazione delle carriere non è una priorità per il sistema italiano, che attende ancora un grande piano d’investimento in ciò che conta davvero per i cittadini: risorse umane, formazione, edilizia giudiziaria e semplificazione burocratica, indispensabili per garantire processi più rapidi e diritti effettivi. “Il governo sta sprecando tempo prezioso su una questione che distrae dalle vere urgenze della giustizia e dalle reali esigenze dei cittadini,” concludono Bonafè e Gianassi.
La maggioranza è in frantumi. Ormai ogni giorno si fanno sempre più incolmabili le distanze tra Forza Italia e la Lega nel Parlamento italiano così come in quello europeo, come testimoniano gli scivoloni di oggi della maggioranza in Senato e la spaccatura sul voto della nuova Commissione Von der Layen. Altre che schermaglie, come si affretta a derubricarle la premier. Meloni farebbe bene a trarne le dovute conseguenze, così non si governa un Paese.
Così il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, Federico Gianassi.
Con la norma che prevede il nuovo limite alle intercettazioni dopo 45 giorni il governo impedisce ai magistrati di portare avanti le indagini anche per reati gravissimi. Come hanno evidenziato nelle loro audizioni in commissione Giustizia la settimana scorsa e oggi autorevoli esponenti dell’accademia e della magistratura italiana, questa limitazione ridurrà pesantemente la capacità di indagine e costituisce di fatto un divieto ad indagare. Il governo non si muova accecato dal furore ideologico contro la magistratura, si fermi e torni sui suoi passi perché il rischio di rendere inefficace uno strumento prezioso nel contrasto alla criminalità è altissimo.
Così in una nota la responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi.
Serracchiani e Gianassi, Governo si fermi, basta forzature ideologiche
"Le forzature ideologiche e l'accanimento nei confronti della magistratura e del sistema giudiziario non solo sono ingiustificabili, ma rischiano di danneggiare irreparabilmente il funzionamento della giustizia in Italia. Il Governo deve fermarsi, riflettere e rivedere le sue politiche, per evitare ulteriori danni a un sistema già in difficoltà" così in una nota la responsabile nazionale giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi, commentano la risoluzione del Csm per la tutela dei giudici di Bologna, gli stessi che rinviarono alla Corte europea di giustizia il decreto legge sui Paesi sicuri. “Siamo davanti a uno scontro istituzionale molto grave – sottolineano i democratici – che è alimentato dalla ormai quotidiana aggressione del Governo nei confronti della magistratura al punto che il CSM è costretto, dopo molti anni, a prendere una posizione ufficiale a tutela dei magistrati, segno di quanto sia grave la situazione. È ora che il Governo si fermi e rinunci alle forzature ideologiche, in particolare sulla separazione delle carriere, e all'accanimento che sta mostrando con il decreto flussi dove sta per mandare in fumo il lavoro prezioso ed efficiente dei tribunali specializzati per l’immigrazione a cui vengono ingiustificatamente sottratte competenze per trasferirle alle corti d’appello. Una decisione che non solo causerà caos, ma comprometterà gravemente il sistema giudiziario, aumentando i tempi e la complessità dei procedimenti” concludono Serracchiani e Gianassi.
“La Giustizia è al collasso: i giudici di pace fissano le udienze al 2030, la situazione del carcere è drammatica, gli organici sono scoperti e in questo quadro il governo disinveste”: è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Giustizia Federico Gianassi sulla discussione della sua interrogazione sulle criticità del comparto svolta a Montecitorio.
“La destra, mentre procede con strappi ideologici come per gli interventi sulla Corte di Conti o in materia di separazione delle carriere o come ha fatto con l’abrogazione dell’abuso, con la manovra prevede un taglio di 500 milioni nel triennio. Quanto ai fondi PNRR ammette di aver speso fino ad oggi soltanto il 40 per cento delle risorse disponibili per quanto riguarda il potenziamento degli organici. E laddove si vanta di avere speso le risorse come per la digitalizzazione assistiamo ogni giorno al fallimento del processo penale telematico. Un disastro quindi su tutta la linea”: conclude Federico Gianassi.
Il ministro Giorgetti nell’audizione di oggi non ha speso una sola parola sulla giustizia, confermandoci in questo modo il preoccupante taglio di 500 milioni per i prossimi tre anni previsto dalla manovra, che abbiamo denunciato fin da subito. I numeri nudi e crudi ci spiegano quanto il governo Meloni ritenga assai poco strategico un settore che è invece cruciale per la crescita del Paese, per la tutela dei diritti dei cittadini e per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Il governo è ossessionato da bandiere ideologiche come per la separazione delle carriere dei giudici e dimentica di occuparsi delle esigenze di buon funzionamento che stanno a cuore ai cittadini.
Così Federico Gianassi, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera.
Il disinvestimento su un settore cruciale per la crescita del Paese come quello della giustizia, oltre che per la difesa dei diritti dei cittadini, e sul suo funzionamento essenziale anche per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, è purtroppo evidente a tutti ed è stato ribadito anche nelle audizioni svolte alla Camera. Questi ulteriori tagli sul comparto giustizia e in particolare sul sistema dell’esecuzione della pena ci preoccupano molto considerato che siamo in presenza di una gravissima crisi del sistema penitenziario e che il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l’insufficienza e l’inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria rischiano di porre in discussione i diritti fondamentali della persona e di compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene.
Così Federico Gianassi, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera.
Da manovra nessun investimento in cybersicurezza
"Nordio scopre l’acqua calda. Dicendo che servono interventi per proteggere i dati dei cittadini, conferma solo ciò che sappiamo già e cioè che il governo non ha fatto e non sta facendo nulla per tutelare i dati sensibili delle istituzioni e delle persone”. Così dichiara Federico Gianassi, capogruppo democratico in Commissione Giustizia della Camera, che evidenzia: "la manovra di bilancio, arrivata alla Camera, parla chiaro: non ci sono investimenti aggiuntivi per la cybersicurezza. Ma quanto accaduto al Viminale non può passare sotto silenzio. Nordio non è un passante, spieghi se ha delle ricette concrete, nel caso dica chiaramente in cosa consistono e soprattutto spieghi perché non ci sono investimenti da parte del governo di cui fa parte”.
“Non c’è una volontà di migliorare il funzionamento della giustizia nel nostro paese ma unicamente di violentare la costituzione sacrificando il bene irrinunciabile dell’autonomia e indipendenza della magistratura” così in una nota i capigruppo del Pd nelle commissioni affari costituzionali e giustizia della camera, Simona Bonafè e Federico Gianassi che rendono noto la presentazione da parte del gruppo dem di 170 emendamenti soppressivi al ddl sulla separazione delle carriere.