“Le parole del Ministro Schillaci sul ricorso ai medici gettonisti confermano una gestione fallimentare e miope della sanità da parte di un Governo che intende distruggere, con i fatti, la capacità del sistema pubblico di programmare, assumere e garantire i diritti essenziali. Quella dei "gettonisti" non è certamente una situazione “improvvisa” e inaspettata: è un dato di fatto ed è il frutto di scelte politiche precise a cui servono risposte tempestive e urgenti per evitare che reparti e pronto soccorsi chiudano, infliggendo l’ennesimo colpo di grazia al SSN e al diritto alla salute. Il Ministro Schillaci sa perfettamente qual è la strada: togliere il tetto di spesa sulle assunzioni - cosa che chiediamo ormai da anni - aumentare le retribuzioni, rendere attrattive le professioni sanitarie, senza le scorciatoie del ricorso costante al privato, smettere di abusare delle prestazioni aggiuntive. Peccato che questo Governo stia facendo esattamente il contrario.
Visto che dall'inizio di agosto i gettonisti non si possono più rinnovare, quale è la risposta del Governo per tenere aperti i reparti, considerato che il 18% dell'organico dei pronto soccorsi è costituito da gettonisti che coprono turni fino al 60%? Chiediamo al Ministro coerenza, perché per essere credibile, bisogna dire cose vere e realistiche e purtroppo, finora, il Ministro Schillaci ha fatto annunci cui non sono mai seguiti fatti. Ora propone di usare le risorse dei gettonisti per fare assunzioni: è una buona idea, ma per farlo bisogna togliere il tetto di spesa del personale. Quando lo farà? Poi ha proposto un piano di assunzioni straordinarie. Quando lo farà?
Il Governo continua a guardare al passato, senza dare né risposte adeguate né soluzioni concrete. Il problema della sanità è ormai strutturale. Servono investimenti straordinari e immediati e non slogan o promesse.
Purtroppo l'unica cosa vera è il sottofinanziamento della sanità, il resto sole parole". Così la deputata democratica componente della commissione Affari sociali della Camera, Ilenia Malavasi commenta le parole del ministro Schillaci nel corso del question time della Camera.
“La scelta comunicata dal ministro della Salute con cui il governo ha rifiutato gli emendamenti al regolamento sanitario internazionale del OMS è qualcosa di particolarmente grave. Un passo irresponsabile e pericoloso, solo per inseguire una scelta scellerata in coda dell'amministrazione Trump. Una decisione miope e ideologica che ci allontana sempre di più dall'Europa e ci allinea a posizioni negazioniste e populiste che nulla hanno a che fare con la scienza e la ricerca”. Lo dichiara la deputata Pd Ilenia Malavasi chiedendo al governo di riferire in Aula sul rifiuto agli emendamenti del OMS.
“Non sono bastati i 200mila morti durante la pandemia del Covid – sottolinea l'esponente dem - e il governo ci viene a dire che l'Italia può fare da sola, meglio e di più della comunità scientifica internazionale. Tutto sbagliato. La prevenzione, la vaccinazione e la profilassi sono interventi imprescindibili per la salvaguardia delle nostre politiche pubbliche ma, alla prova dei fatti, il governo sceglie di isolarsi”. “Il ministro Schillaci venga in Aula a spiegare il perché di una decisione così pericolosa che ci conferma come il governo ci porti ad essere uno Stato vassallo degli USA. Il diritto alla salute non è in vendita”, conclude Malavasi.
"Le denunce dei sindacati Anaao Assomed e Cimo-Fesmed non possono restare inascoltate. Gli emendamenti presentati dalla maggioranza al DDL sulle prestazioni sanitarie rappresentano un attacco inaccettabile al cuore del nostro Servizio Sanitario Nazionale e ai professionisti che ogni giorno lo rendono possibile. Appaltare a terzi la gestione delle prestazioni ospedaliere, esternalizzando interi settori e imponendo obblighi agli specializzandi senza adeguate tutele e risorse, significa smantellare il sistema pubblico e minare alle fondamenta la qualità delle cure. I gettonisti, gli appalti ad esterni e le farmacie non possono sostituirsi alla sanità pubblica, né tantomeno ai medici formati e stabilmente inseriti nelle strutture ospedaliere". Lo dichiara in una nota Ilenia Malavasi, deputata del Pd della commissione affari sociali. "Ancora più grave -aggiunge la dem- è la proposta di sottrarre oltre 200 milioni di euro dai fondi contrattuali destinati alla valorizzazione di tutto il personale medico, per destinarli esclusivamente a una sola area, creando divisioni e disparità inaccettabili all’interno della categoria. Una misura miope e divisiva. Esprimo la mia piena solidarietà ai sindacati dei medici e lavoreremo in Parlamento per fermare queste misure. Serve un investimento serio e strutturale sulla sanità pubblica, non scorciatoie che indeboliscono il servizio e umiliano i professionisti".
“Io credo che le sentenze non vadano commentate, ma vadano, prima di tutto, rispettate. La vicenda di Bibbiano ha segnato un punto di non ritorno nella becera e violenta strumentalizzazione politica, cui io non mi voglio accodare perché penso che la politica sia altro. In questo caso - come ho sempre fatto - il mio primo pensiero va all’intera comunità di Bibbiano, che ha sopportato attacchi pesantissimi, che hanno generato ferite nel tessuto sociale e nelle relazioni davvero molto difficili da sanare, ma che ha saputo resistere, con dignità e restando unita. Sono poi al fianco delle tante famiglie che accolgono i bambini e le bambine vittime di violenze e lo fanno con enorme generosità: a tutte loro che sono state umiliate da una propaganda insensata e durissima, vanno la mia vicinanza e il mio abbraccio.
Infine, occorre fare una riflessione sulla delegittimazione cui è stato sottoposto l’intero sistema dei servizi: altro che “affidi zero”! Le fragilità, le emarginazioni, le povertà, vanno affrontate per trovare, insieme, soluzioni. Questa è politica, il resto è populismo inutile, con cui riempirsi ignobilmente la bocca solo per qualche voto in più” così la deputata democratica Ilenia Malavasi.
“Il comparto farmaceutico italiano è un pilastro strategico della nostra economia e un’eccellenza del Made in Italy. Con 56 miliardi di fatturato annuo, in larga parte destinato all’export e con il 20 per cento diretto verso il mercato statunitense, rappresenta un settore da proteggere con determinazione. E invece, di fronte alla minaccia dei dazi americani, il governo Meloni resta silente. Lo dichiara la deputata Pd Ilenia Malavasi, componente della commissione Affari sociali.
«Non si tratta solo di economia – aggiunge l’esponente dem - questo settore garantisce 70 mila posti di lavoro diretti e circa 150 mila nell’indotto. È un comparto che unisce innovazione, occupazione e salute pubblica. Difenderlo significa salvaguardare competenze, capacità produttive e il diritto alla salute dei cittadini. I dazi già ipotizzati al 25% rischiano di avere un impatto devastante, con una perdita dello 0,4% del PIL nazionale. Ma la prospettiva è ancora più grave: Trump ha annunciato l’intenzione di imporre dazi fino al 200 per cento”.
“Serve – conclude Malavasi - un’azione immediata e concreta da parte del governo italiano che non può limitarsi ad attendere. Chiediamo all’esecutivo Meloni di lavorare in sinergia con le istituzioni europee per proteggere la competitività di un comparto strategico e prevenire conseguenze che sarebbero pesantissime: carenze di farmaci, ritardi nelle forniture, aumento dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale e ripercussioni sui cittadini. Difendere la farmaceutica italiana significa difendere salute, lavoro e crescita. Il silenzio del governo non è più accettabile: occorre un impegno chiaro, immediato e strutturato”
“La decisione annunciata da Luigi Maramotti di sospendere il progetto del Polo della Moda nell’area delle ex Fiere di Reggio Emilia ha generato preoccupazione e amarezza. Perché si è arrivati a compromettere un’iniziativa tanto strategica? Dare una risposta non è semplice, soprattutto di fronte a dinamiche complesse che richiedono una conoscenza approfondita della vicenda, in un tempo in cui tutti parlano di tutto, spesso senza i necessari approfondimenti. Di certo, non aiutano le reazioni a cui stiamo assistendo in queste ore: prese di posizione che esasperano il confronto e rischiano di allontanare – semmai fosse ancora possibile – una riapertura del dialogo e una soluzione positiva. Reggio Emilia ha costruito, nel tempo, un rapporto costruttivo e virtuoso con il proprio tessuto imprenditoriale, fondato su un’idea di sviluppo condiviso, responsabilità reciproca e fiducia. È una sinergia che ha permesso al territorio di crescere, innovare e affrontare insieme le sfide del cambiamento. L’Area Nord, ad esempio, è solo l’ultimo risultato concreto di questo dialogo. Proprio per questo oggi serve un’assunzione di responsabilità collettiva, che parta dal rispetto di tutti gli attori coinvolti. È necessario che si abbassino i riflettori dello scontro politico e che si lasci alle amministrazioni interessate – Comune e Regione – tutto lo spazio e l’agibilità per tentare di riannodare i fili del dialogo e della collaborazione. Solo così si potrà comprendere fino in fondo se esistano ancora margini per ricostruire un percorso condiviso. Max Mara è un’eccellenza che ha reso Reggio Emilia riconoscibile nel mondo. Con la sua storia e la sua capacità di innovazione, rappresenta un pilastro del made in Italy e un orgoglio per il nostro territorio. La rinuncia al Polo della Moda non è soltanto la perdita di un progetto: rischia di essere un’occasione mancata per lo sviluppo e la visione futura della città. Sarebbe un errore grave lasciare che malintesi portino al naufragio di un’iniziativa che avrebbe potuto rappresentare una svolta urbana ed economica per Reggio Emilia. Se davvero queste sono le ragioni dello stop, l’auspicio non può che essere uno: che prevalga il buon senso. Il dialogo può – e deve – essere riaperto”. Così Andrea Rossi e Ilenia Malavasi del gruppo parlamentare del Pd della Camera commentano l’annunciato dietrofront del colosso della moda emiliano sull’investimento nel Polo della Moda nell’area dell’ex Fiera di Reggio Emilia.
“Usando le parole di Valeria, mamma di Alessio, vorremmo ricordare al governo che la disabilità non va mai in vacanza. Ma evidentemente per l'esecutivo non è così, visto che ha ridotto il fondo di 150 milioni stanziati per la prima volta nel 2020, oggi tagliato a 60, destinato agli enti locali per promuovere o sostenere centri estivi. Serve ampliare l'offerta per non lasciare sole le famiglie, né i comuni sempre più poveri con il rischio che l'estate diventi un acceleratore di disuguaglianza sociale”. Lo dice la deputata Pd, Ilenia Malavasi intervenendo durante il Question Time alla ministra Locatelli.
“I centri estivi – continua la parlamentare - oltre alla loro funzione di svago, rappresentano una fondamentale opportunità educativa per i bambini. Purtroppo oggi assistiamo ad un sistema classista e disomogeneo, perché solo chi ha i mezzi può garantire ai propri figli un'estate ricca e chi non li ha resta ai margini. Non tutte le famiglie si possono permettere di pagare 200 euro a settimana per i centri estivi. E peggio va per i bambini con disabilità le cui famiglie vengono chiamati o a pagare di più o ad avere offerte parziali, con rischi di esclusione e discriminazione sociale”, conclude Malavasi.
“Il nostro sistema sanitario nazionale è una priorità che richiede tutta la nostra attenzione e non solo delle forze di opposizione, ma di tutto il parlamento perché certamente è un dato di fatto che la condizione del sistema sanitario nazionale non sta migliorando e le proposte e i decreti legge messi in campo da questo governo non stanno certamente aiutando a superare quelle criticità oggettive che emergono da tutti i report e che gravano sulla pelle dei nostri cittadini.
I livelli essenziali di assistenza di cui si occupa questo articolato hanno dei dati di performance molto carenti. Ricordo a tutti noi che i Lea sono proprio quell’insieme di servizi che il sistema sanitario nazionale deve garantire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro un pagamento di ticket, perché è l’unico strumento che ci permette di assicurare uniformità ed equità nell’accesso alle cure su tutto il territorio nazionale. Il nuovo sistema di garanzia che ha messo in campo l’analisi di indici di misurazione evidenzia come la situazione sia fortemente disomogenea con divari territoriali molto evidenti, soprattutto su alcune aree, in particolare sulla prevenzione e sull’assistenza territoriale. Inoltre solo 13 regioni raggiungono gli obiettivi dei Lea mentre 8 sono insufficienti; quindi non vi è soltanto un divario fra nord e sud, ma anche all’interno dei territori regionali.
Ricordo che da un lato c’è un sistema sanitario nazionale che arranca dall’altro lato abbiamo famiglie sempre più povere che rinunciano alle cure. E la soluzione non credo che sia dimostrare che il pubblico è inadeguato e che non funziona per finanziare il privato”. Lo ha detto in Aula Ilenia Malavasi, intervenuta sulla discussione della pdl sul funzionamento del servizio sanitario nazionale.
“Vorrei raccontare quello che è stato detto a noi ieri, che eravamo proprio in missione in Albania, da un ragazzo che vive in Italia da vent’anni, parla benissimo l’italiano, ha la fidanzata a Bologna e ci ha detto che ha l’impressione di stare in un canile: quando devono pulire la gabbia dove viviamo - ha detto il ragazzo - ci spostano in un’altra gabbia. Puliscono dove siamo e poi ci rimettono in gabbia. Ecco, io mi sento come un cane. Credo di non meritare di essere trattato come un cane, perché vivo in Italia da vent’anni, ho lavorato nei campi, ho raccolto pomodori. Ho una fidanzata italiana; ci hanno portato con le fascette in un viaggio che è durato 13 ore, non sono potuto neanche andare al bagno e oggi mi chiedo quando potremo tornare in Italia che riteniamo sia la nostra terra, quando potremo tornare a lavorare e soprattutto perché siamo qua - e lo diceva con gli occhi smarriti di chi non capisce perché si merita tutto questo. Tutto ciò per noi è una vergogna, oltre che uno spreco assoluto di risorse”. Lo ha detto intervenendo in Aula Patrizia Prestipino, deputata Pd e Garante per gli animali di Roma Capitale, dichiarando di sottoscrivere l’odg a prima firma della collega Ilenia Malavasi al Dl Albania.
“Il governo MELONI dà sempre la colpa ad altri, all'Europa, al governo precedente, ai mercati, alla borsa, alle opposizioni, insomma quando le cose vanno bene il merito è suo, quando le cose vanno male (e il nostro paese va male e gli italiani stanno peggio), la colpa è degli altri. La verità però è che il governo Meloni sta smantellando la sanità pubblica e la colpa è solo sua. Dopo 3 anni di governo la colpa è solo della Premier Meloni e del suo governo. Le strutture ospedaliere sono al collasso, le liste di attesa non calano, aumenta il numero dei cittadini che non può più permettersi di curarsi. I dati parlano chiaramente: la spesa sanitaria pubblica sta scendendo al minimo storico. E ha ragione la segretaria del PD Elly Schlein quando dice che il governo mente, che non ha il coraggio di ammettere che la Premier Meloni sta realmente distruggendo il nostro sistema sanitario nazionale”. Lo dichiara Ilenia Malavasi, deputata Pd e componente della commissione affari sociali della camera.
“Ora basta scaricabarile. Il governo Meloni ha avuto tempo, strumenti e responsabilità. Ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti: nessun cambiamento concreto, zero risorse reali, solo propaganda e promesse non mantenute.” Così la deputata del Partito Democratico Ilenia Malavasi, componente della Commissione Affari Sociali della Camera, commenta le dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Senato sulle liste d’attesa in sanità. “Siamo al paradosso: Meloni da un lato rivendica decreti e poteri sostitutivi, dall’altro continua ad accusare le Regioni. La verità è che questo governo ha fallito: ha ripetuto decreti inutili, ha promesso piani straordinari di assunzioni rimasti sulla carta, ha ignorato il grido d’allarme dei cittadini e degli operatori sanitari. La misura è colma, servono risorse vere e un cambio di passo immediato: più personale, più risorse, più servizi. E serve soprattutto che il governo si assuma le proprie responsabilità. Perché oggi al governo c’è Meloni. E non ci sono più scuse.”
“La Ministra Locatelli non ha stanziato un euro in più per i caregiver: i 30 milioni di cui parla sono quelli che erano già previsti nel fondo caregiver, che é successivamente confluito nel fondo unico. Dunque, non c’è nessuna risorsa in più rispetto a quello che era già previsto. Bisogna dire la verità e non prendere in giro milioni di cittadini.
Peraltro, segnalo che si stanno "con prontezza" destinando alle regioni le risorse del 2024, quando il 2025 è iniziato da quasi sei mesi. L’ennesimo gioco delle tre carte di un governo che non tutela e sostiene in alcun modo i più fragili". Lo scrive Ilenia Malavasi, deputata del Pd della commissione Affari Sociali
“La Ministra nel suo comunicato elude la questione centrale: serve approvare la legge. Basta tergiversare. È una legge di civiltà che il Paese aspetta da anni. Finora si è solo perso tempo. Il comitato ONU per i diritti delle persone con disabilità ha condannato il nostro paese per il mancato riconoscimento giuridico della figura del caregiver, dandoci 180 giorni per colmare la lacuna legislativa e adempiere tempestivamente agli obblighi internazionali attraverso l'adozione di misure effettive di protezione sociale delle persone con disabilità e dei familiari che le assistono. Era il 3 ottobre 2022. Di giorni ne sono passati quasi 1000. Non sono più tollerabili vaghi annunci e promesse. Serve un'attenzione ampia e plurale per tutelare queste persone che svolgono un ruolo sociale importante, garantendo la tenuta del nostro welfare. Parliamo di quasi 8 milioni di cittadini, non solo conviventi come la Ministra si ostina a ripetere, tra cui tantissime donne che sono costrette a rinunciare al lavoro e alla loro libertà di autodeterminarsi, e che aspettano ancora una risposta. Nel 66 per cento dei casi, infatti, lasciano il lavoro, anche rinunciando alla propria indipendenza economica, mettendo a rischio l'esercizio dei propri diritti. Al Paese serve una legge moderna, equa e inclusiva per dare risposte a tutti i milioni di caregiver, senza alcun vincolo di convivenza, ma con tutele crescenti in base al bisogno assistenziale del paziente”. Così conclude la dem
Il governo Meloni ha completamente disatteso le promesse fatte sulla Sanità, e in particolare sull’abbattimento delle liste d’attesa. A quasi dieci mesi dall’annuncio del cosiddetto decreto liste d’attesa, non c’è traccia di alcun risultato concreto, nessuna risorsa stanziata, nessun progetto operativo. Quello che doveva essere un intervento strutturale si è rivelato solo uno strumento propagandistico lanciato a cinque giorni dalle elezioni europee”. Così la deputata del Partito Democratico Ilenia Malavasi, componente della commissione Affari Sociali, che aggiunge: “Il ministro Schillaci ha recentemente scaricato ogni responsabilità sulle Regioni, dimostrando l’inefficacia dell’intervento e la totale assenza di una regia nazionale. Nel Def approvato in questi giorni, la Sanità resta fanalino di coda, pochissime righe, nessuna misura concreta, e un sottofinanziamento ormai strutturale”.
“La situazione è grave – aggiunge l’esponente dem – non solo perché mancano risorse, ma perché mancano visione e volontà politica. Il piano straordinario di assunzioni per 30 mila operatori sanitari, annunciato mesi fa dallo stesso ministro, è rimasto lettera morta. Nel frattempo, i cittadini continuano a pagare le conseguenze di un sistema al collasso”.
“Con l’uscita del nuovo Dpcm si rompe definitivamente il patto tra Stato e Regioni. Il governo, che si è sempre definito autonomista, si trasforma nel più centralista degli esecutivi, arrogandosi poteri sostitutivi senza alcun confronto con le autonomie locali. È la prova evidente del fallimento del decreto liste d’attesa e dell’improvvisazione con cui si sta affrontando uno dei temi più urgenti per il Paese”.
"Schillaci accusa di disinformazione, ma è lui che sta nascondendo la verità. Il fallimento del decreto sulle liste d’attesa è evidente a tutti: la situazione è solo peggiorata, mentre il servizio sanitario pubblico continua a essere progressivamente indebolito. Se non si cambia rotta, la sanità rischia di diventare un privilegio per pochi, e non un diritto per tutti.” Così commenta Ilenia Malavasi, deputata del Partito Democratico e componente della Commissione Affari Sociali della Camera, che aggiunge: “Il ministro è nervoso perché i dati sul fallimento del decreto e del suo operato sono sotto gli occhi di tutti. Ogni giorno milioni di cittadini sono costretti a fare i conti con un sistema sanitario in crisi: lunghe liste d’attesa, cure rinviate e un personale medico e infermieristico sempre più esausto e mal retribuito.”
“Nella giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, chiediamo al ministro Schillaci quali iniziative intenda intraprendere, anche in accordo con le Regioni e gli enti locali, per consentire alle famiglie interessate di poter fruire pienamente dei percorsi riabilitativi intensivi appropriati al bisogno e alle fasi di sviluppo, senza costringerle a rivolgersi al tribunale per ottenere dal Servizio Sanitario i rimborsi previsti, come purtroppo è successo a Brescia, con un aggravio di sofferenza da evitare”. Così Gian Antonio Girelli, deputato bresciano del Pd, in un’interrogazione al ministro della Salute, sottoscritta dai componenti dem della commissione Affari sociali della Camera, Ciani, Furfaro, Malavasi e Stumpo.
“Il disturbo dello spettro autistico è una condizione molto frequente nella popolazione generale caratterizzata dalla presenza di un disturbo dell’interazione sociale e della comunicazione, associato a dei comportamenti ripetitivi e a interessi ristretti. Per contrastare questo disturbo, sono necessari interventi precoci, che possono avere anche un grave peso economico sulle famiglie come, ad esempio, per quel che riguarda le spese sostenute per i trattamenti Aba (Applied behavior analysis), orientati a migliorare le abilità comunicative e sociali nei bambini che possono costare anche 800-1000 euro al mese. Nella provincia di Brescia dove le persone con disturbo dello spettro autistico sono 3.010, molte famiglie sono state costrette a ricorrere alla magistratura per ottenere dal Servizio Sanitario i rimborsi previsti. Nelle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, è previsto infatti che l’intervento Aba rientri nei Lea, ma spesso per ragioni economiche e di personale le strutture pubbliche non sono in grado di erogarlo a tutti. Inoltre, le linee guida evidenziano il fatto che gli Aba siano trattamenti intensivi ma per carenza di risorse e di personale spesso vengono proposti, dopo uno o due anni di attesa, 45 minuti alla settimana di psicomotricità, mentre non a tutti viene concesso il necessario rimborso, costringendo molte famiglie a rivolgersi al tribunale per vedere riconosciuti i propri diritti”.