“Quali iniziative intende intraprendere il Governo per rafforzare il contrasto al fenomeno del caporalato, allo sfruttamento e alle molestie che le donne subiscono durante i turni di lavoro massacranti e come vuole agire per estendere ovunque in Toscana le sezioni territoriali della Rete per il lavoro agricolo di qualità”: è quanto chiedono i deputati Pd della Toscana, Laura Boldrini, Emiliano Fossi, Marco Furfaro, Marco Simiani, Simona Bonafè, Federico Gianassi e Arturo Scotto, in una interrogazione parlamentare già presentata alla Camera. Lo stesso atto verrà presentato anche al Senato dai senatori Pd, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli.
"L'inchiesta della Ong WeWorld in collaborazione con l’associazione Tempi Moderni ha portato alla luce una situazione di grave sfruttamento di donne straniere nelle attività agricole della Toscana, settore in cui il caporalato risulta essere una delle piaghe più gravi. Nonostante le importanti modifiche penali introdotte con la legge del 2016, gli strumenti di controllo e prevenzione appaiono ancora da rafforzare, così come risultano non insediate e attive in tutte le province toscane le sezioni della Rete per il lavoro agricolo di qualità, nate per arginare il fenomeno del caporalato attraverso la certificazione etica delle aziende che rispettano le regole”: conclude la nota.
“La condizione delle donne, quasi sempre migranti, che lavorano in agricoltura anche in Toscana spesso è basata sullo sfruttamento ed è indegna di un paese civile. Bisogna fare di più e rafforzare ovunque l’azione di prevenzione e di contrasto al caporalato, alle molestie e alle violenze. Questo non è lavoro, è schiavitù”: commenta la deputata Laura Boldrini.
"È una situazione inaccettabile. Una vera e propria violazione dei diritti, dei principi di sicurezza e della dignità umana. È necessario rafforzare i controlli e sostenere chi si trova in condizioni di vulnerabilità, perché è proprio in questo terreno che si muovono i reclutatori. Le vittime sono soprattutto persone migranti, trascinate in questo mondo di illegalità e sfruttamento perché non accompagnate nei percorsi di integrazione. Scegliere di scardinare i Sai porta anche a questo": aggiunge il deputato e segretario del Pd Toscana, Emiliano Fossi.
“Quanto sta avvenendo in queste ultime ore, con il governo che scarica sui sindaci l’onere di farsi carico delle 169mila famiglie che hanno ricevuto l’sms con l'indicazione che da agosto non riceveranno più il reddito di cittadinanza, è indecoroso per le Istituzioni repubblicane. Il governo deve venire urgentemente in Parlamento per spiegare come intende affrontare questa emergenza. Con quali risorse, personale e strutture, il governo pensa che i comuni possano gestire questa situazione? Quali misure di sostegno agli enti locali l’esecutivo ritiene necessarie attivare? La maggioranza e il governo delle destre lo devono spiegare al Paese. Basta giocare a nascondino dinnanzi a chi dalla sera alla mattina si è ritrovato senza alcuna forma di aiuto economico”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Sul salario minimo e il reddito di cittadinanza la destra ha scelto da che parte stare. Contro qualsiasi forma di sostegno a chi è in difficoltà. Non si rendono conto di quali siano le emergenze del Paese. Quasi quattro milioni di lavoratori e lavoratrici sopravvivono con redditi da fame, a questi si stanno aggiungendo tutti i percettori di Rdc che in questi giorni vengono espulsi dal programma di protezione con un sms. La destra ha scelto quali sono le sue priorità: docile con chi sfrutta, ammiccante con chi evade, feroce con chi non ha nulla”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Il taglio del reddito di cittadinanza sta mettendo a dura prova le città, soprattutto nel Mezzogiorno. Il Governo ha abbandonato il campo e lasciato soli i sindaci a gestire la rabbia di migliaia di persone mandate sul lastrico da un giorno all’altro. Meloni ci metta la faccia e convochi un tavolo con gli amministratori locali. Servono risorse immediate per assumere assistenti sociali, dare una risposta a chi perde il reddito e dare continuità ai progetti comunali del Pnrr le cui risorse sono state sottratte da Fitto. Non si è mai visto un governo che appicca incendi, anziché contribuire a spegnerli.
Così Arturo Scotto, capogruppo PD in commissione Lavoro della Camera.
“Comunicare via sms a una famiglia che non riesce a mettere il pranzo con la cena l’eliminazione del Reddito di Cittadinanza è oggettivamente un esercizio cinico. Ci vuole stile persino quando si dichiara guerra ai più poveri”.
Lo scrive su Twitter il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Tommaso Foti chiede tempo, come se fosse un passante e non il leader del Gruppo più grande del Parlamento. Sommessamente gli ricordo che la prima volta che è arrivato il salario minimo in Aula è stato il 30 novembre del 2022, esattamente 8 mesi fa con il voto sulle mozioni. Le audizioni in commissione sono iniziate il 22 marzo, circa 4 mesi fa. Le opposizioni sono partite da quattro proposte diverse e hanno fatto una sintesi il 4 luglio, 3 settimane fa. In questi otto mesi Fratelli d’Italia e il centrodestra hanno avuto tutto il tempo di presentare una propria proposta, molto più dei 60 giorni che chiedono oggi. Quando si è discusso di tutto questo la destra dove era? In Aula e in commissione con noi e non credo dormisse”. Lo afferma il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
“La verità – prosegue - è che non vogliono parlarne perché sono contro il salario minimo per legge. Cosa che con onestà intellettuale ribadisce persino oggi il capogruppo di Fdi. Dunque il rinvio, che la destra farà votare in Parlamento, non è dettato dalla scelta di avanzare un’altra idea di salario minimo, ma dalla volontà di trascinare la nostra proposta nel porto delle nebbie di una maggioranza confusa e divisa”.
“Prima – conclude Scotto - hanno provato a sopprimerla e non ci sono riusciti, ora vogliono silenziarla per mesi portandola su un binario morto. D’altra parte, il loro nervosismo ne è la prova: sono nel pallone e fanno le vittime”.
Nei fatti si tratta di un rinvio a gennaio
“La sospensiva a fine settembre della legge sul salario minimo proposta dal capogruppo di Fdi, Tommaso Foti, equivale a dire ‘non se ne fa niente’. E' abbastanza facile prevedere che questo tempo serva a depositare altre proposte di legge della maggioranza, improntate su ipotesi del tutto diverse. Questo presupporrà la ‘necessità’ di un ulteriore ciclo di audizioni in Commissione, allungando ancora i tempi. Per di più, contrapponendo misure di carattere fiscale al salario minimo, avremo proposte di legge che comporteranno ingenti oneri finanziari. Ma, come è noto, durante la sessione di bilancio non è possibile esaminare proposte che comportano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Quindi, nei fatti il rinvio è a gennaio, non a settembre. La destra ha scelto di inaugurare una singolare forma di ostruzionismo nei confronti dell’opposizione”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Se la destra vuole una sospensiva sulla discussione per l’introduzione del salario minimo è solo perché è in difficoltà nel rapporto con il Paese. Si è creato un corto circuito tra loro e il mondo reale. Ma la realtà morde, soprattutto in un'Italia che soffre di crescita limitata e socialmente non equilibrata e dove i tribunali sentenziano che non possono esserci contratti con retribuzioni sotto la soglia della dignità. Introducendo le nuove norme sulla cassa integrazione per maltempo e caldo, la maggioranza dimentica i lavoratori stagionali e i rider, proprio le due figure professionali più esposte. Nello stesso decreto si fanno slittare i versamenti allo Stato degli extraprofitti delle società energetiche, mentre non si interviene per i mutui delle famiglie in difficoltà. La verità è che questa destra preferisce un Paese che compete attraverso bassi salari e mercato del lavoro precario. L’esatto opposto della Germania che, pur con un salario minimo fissato a 12 euro, vede rinnovare il contratto dei metalmeccanici con aumenti dell’8,5%. Ma voi della destra ci andreste a lavorare per 4-5 euro l’ora? Altro che bandierina. Approviamo insieme il salario minimo, fissando per legge che sotto i 9 euro è sfruttamento. Se volete confrontarvi, avete i nostri numeri di telefono. Non scegliete la strada di rinviare il provvedimento. Noi pronti a discutere in Aula anche ad agosto”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro, Arturo Scotto, intervenendo in Aula alla Camera nella discussione generale sul salario minimo.
Voi oggi non aprite al confronto, certificate una vostra difficoltà. E’ andato per la prima volta in cortocircuito il rapporto con il paese. Per queste ragioni non votate l’emendamento soppressivo oggi. E per queste ragioni siamo riusciti insieme - con l’opposizione unità - a portare questo testo in aula nella discussione del Parlamento.
Lo ha detto poco fa il commissione il capogruppo alla Lavoro Arturo Scotto
Abbiamo chiesto il ritiro dell’emendamento che cancella la legge sul salario minimo. Se il Presidente Rizzetto ragiona sul fatto di non votarlo in commissione significa che ha funzionato la strategia dell’opposizione: abbiamo evitato uno sfregio a milioni di persone. Non mi convince però che si vada in aula e poi si sospenda il lavoro sul salario minimo. Magari perché si perda nel porto delle nebbie delle divisioni della maggioranza. Per noi si può lavorare anche ad agosto. Non ci interessa alcun rinvio e non lo sosteniamo
Lo dichiara il deputato democratico Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro
Dichiarazione di Arturo Scotto, capogruppo Pd commissione Lavoro
Memorandum sul salario minimo: la destra non ha mai proposto un tavolo. Soltanto un rinvio a settembre perché spiazzata dalla proposta unitaria delle opposizioni di tre settimane fa. Non hanno mai avanzato una obiezione sul merito della nostra legge, ma solo un emendamento soppressivo. Se ora ci hanno ripensato e vogliono confrontarsi, il macigno da rimuovere è quell’emendamento. E va fatto prima di martedì. Altrimenti sarà chiaro il bluff: hanno visto i sondaggi e si sono spaventati. E ora vogliono prendere tempo. Ma tempo non ce ne è innanzitutto per 3 milioni e mezzo di lavoratori.
Tweet di Arturo Scotto , capogruppo Pd commissione Lavoro
Pare che dalle parti di Palazzo Chigi si rifletta su un’apertura sul #salariominimo. Bene, sarebbe una novità. Chiediamo il ritiro l’emendamento che sopprime la nostra legge. Il tempo è poco perché la Commissione lavoro è convocata martedì prossimo per il voto. Ora servono fatti.
“Il ministro Musumeci dice che il salario minimo è una forma di assistenzialismo. Un commento stupefacente degno di un passante al bar, non di un uomo di governo. Non sa di cosa parla, tant’è che non ne vogliono parlare nemmeno in Parlamento. Per noi il lavoro va pagato in maniera dignitosa. Loro la chiamano assistenza, per noi invece è un diritto sancito dalla Costituzione. Quella su cui ha giurato Musumeci, forse non capendo nemmeno costa stava leggendo”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Povero Tajani, con tutti questi comunisti che ci sono in giro c’è davvero da preoccuparsi. La Svimez certifica che nel Sud il 25% dei lavoratori salariati sono sotto i 9 euro. Portarli sopra quella soglia significherebbe ridurre una parte rilevante del gap delle retribuzioni tra Mezzogiorno e resto del Paese. Ma, si sa, queste sono robe che succedevano in Unione Sovietica. Meno male che in Italia si possono fare plusvalenze da un milione di euro in 58 minuti vendendo semplicemente una casa. Quello sì che è un salario ricco, altro che salario minimo. In ogni caso, anche oggi in commissione Lavoro alla Camera continueremo a difendere la nostra proposta. Perché la destra deve ritirare quel vergognoso emendamento soppressivo che è uno schiaffo a 3 milioni e mezzo di lavoratori sottopagati”.
Lo scrive su Facebook il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Il problema fondamentale di questo Paese non è l’immigrazione, ma l’emigrazione di centinaia di migliaia di giovani che rifiutano i salari da fame e scelgono di andare all’estero o si rifiutano di lavorare per 700 euro al mese. Direi il falso se dicessi che questa situazione è colpa di questa maggioranza. E’ un fenomeno in atto dagli ultimi venti anni e se abbiamo dati inaccettabili rispetto agli altri Stati europei tutti i governi ne sono stati responsabili. Abbiamo la stessa analisi? Condividiamo la medesima urgenza? Allora è un dovere civico per il Parlamento intervenire a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori poveri e sfruttati. Il Parlamento si prenda uno spazio di libertà rispetto al governo. Occorre uno scatto. E’ lo scatto è il ritiro dell’emendamento soppressivo e, dopo una discussione franca, l’approvazione della legge sul salario minimo legale. Nessuno e nessuna può lavorare sotto i nove euro, altrimenti è incitazione allo sfruttamento”.
Così il capogruppo del Partito Democratico in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, intervenendo durante i lavori.