Economia
SI FAVORISCONO I REDDITI PIÙ ELEVATI SOTTRAENDO RISORSE A SANITÀ E SCUOLA
La Camera ha approvato, con il nostro voto contrario, il disegno di legge contenente la delega al governo per la riforma fiscale.
Questa legge delega, però, non riforma il nostro sistema fiscale ma sancisce che non si vuole uscire da questo presente, ingiusto e preoccupante, per inseguire un consenso immediato, a scapito degli interessi generali degli italiani.
Un provvedimento che vuole dare a ciascuno il suo interesse particolare e ogni categoria o associazione chiede, nei fatti, di pensare solo al proprio interesse di parte, senza ingerenze nel proporre qualcosa nell'interesse generale del Paese e di tutti i cittadini.
In particolare, per quanto riguarda la principale imposta, l’Irpef, la riduzione degli scaglioni e delle aliquote – con l’esplicito obiettivo finale di una “flat tax” per tutti i contribuenti – ridimensionerà drasticamente la progressività del sistema e favorirà i redditi più elevati, sottraendo risorse essenziali per il finanziamento della sanità, della scuola, di tutte le principali politiche pubbliche.
A questo si aggiunga che la sostituzione dell’Irap con una sovrimposta Ires penalizza le imprese manifatturiere, asse portante dell’economia italiana, e mette a rischio il finanziamento della spesa sanitaria regionale.
E ancora il fatto che manca qualsiasi riferimento alla riforma del catasto, recentemente sollecitata anche dalla Commissione europea per eliminare l’attuale penalizzazione per i proprietari di immobili di minor pregio rispetto a quelli di maggior valore e per garantire più equità nel prelievo a parità di gettito e il federalismo fiscale, particolarmente importante alla luce della progressiva riduzione dei margini di autonomia impositiva degli enti territoriali.
Per quanto riguarda poi il contrasto all’evasione, che è pressoché inesistente, si introduce un concordato preventivo biennale per i titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo di minore dimensione, con il concreto rischio di legalizzare la sotto dichiarazione di ricavi e compensi, “istituti speciali di definizione” che possono nascondere condoni permanenti, sconti penali a chi aderisce ai vari condoni e rateizzazioni talmente lunghe da rendere conveniente, dal punto di vista economico, non pagare le imposte.
Insomma, per riassumere, quello che si delinea e viene reso istituzionale è un vero e proprio sistema corporativo, con imposte diverse per ogni categoria di contribuente e senza alcuna seria misura di contrasto all’evasione fiscale diffusa e al mercato nero.
Il governo si conferma incapace di uscire dalla logica della ricerca del consenso immediato e di indicare al Paese una precisa direzione di marcia.