“È ormai chiaro che l’operazione Albania, presentata dal governo come un modello da esportare, si sia trasformata in un monumento allo spreco e all’opacità. Proprio mentre il governo sta raschiando il fondo del barile per cercare di reperire risorse per una legge di bilancio tra più povere degli ultimi anni, è inammissibile che continuino ad essere sperperati centinaia di milioni di euro di risorse pubbliche in strutture che restano vuote, in ritardo e circondate da gravi anomalie negli appalti e nelle procedure. Ad aggravare questo quadro vi è ora l’esposto formale di ActionAid Italia alla Corte dei Conti che conferma, con dati e documenti, i dubbi sulla gestione economica, sulle deroghe utilizzate e sulla reale utilità di questi centri. Di fronte a informazioni così gravi, il governo non può più negare la trasparenza. Per questo motivo presenterò una interrogazione in Parlamento”. Così in una nota la vicepresidente dei deputati Pd, Simona Bonafè.
“Mentre i costi esplodono e le responsabilità si accumulano, l’esecutivo continua a scaricare le responsabilità tutto su giudici nazionali ed europei. Pretendiamo trasparenza, responsabilità e l’intera documentazione tecnica e contrattuale. I cittadini non possono continuare a pagare per un’operazione fallita che neppure il governo riesce più a difendere”, conclude Bonafè.
“Il governo trovi una soluzione per il credito d’imposta delle pmi del settore moda: è stato infatti respinto il mio emendamento al Decreto Anticipi che avrebbe salvaguardato migliaia di piccole e medie imprese costrette a risarcire agevolazioni fiscali legittimamente erogate. Si tratta di Pmi in difficoltà che da anni stanno già subendo gli effetti di una gravissima crisi strutturale”: è quanto dichiara la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè sul DL Anticipi attualmente in discussione a Montecitorio.
“La proposta emendativa introduceva una misura di semplice buon senso che avrebbe introdotto un’interpretazione autentica sulla disciplina del credito d’imposta per ricerca e sviluppo previsto dal Decreto Legge 145 del 2013. Dopo la risoluzione numero 41 del 2022 dell’Agenzia delle Entrate, che ha applicato retroattivamente una lettura più restrittiva per il periodo 2015-2019, molte imprese – in particolare del comparto moda – si sono ritrovate coinvolte in contenziosi ingiustificati, vittime di un quadro normativo diventato improvvisamente incerto. Questa norma avrebbe azzerato ingiustizie ed avrebbe dato una boccata di ossigeno alle imprese”: conclude.
“Condanno con fermezza il grave atto intimidatorio messo in atto oggi da attivisti pro-Pal contro la redazione de La Stampa. La libertà di stampa è un pilastro della democrazia e nessuna causa giustifica la violenza o la pressione contro il lavoro libero dei giornalisti. Esprimo la mia piena vicinanza al direttore, ai giornalisti e a tutta la redazione, auspicando che venga garantita piena tutela a chi ogni giorno svolge il proprio lavoro con responsabilità e indipendenza”.
Così la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Simona Bonafè.
“Desidero esprimere il mio cordoglio per la scomparsa di Bruna Pinasco, una figura amata e stimata che ha accompagnato con discrezione e profondità uno dei protagonisti della nostra cultura. La sua presenza gentile e il suo ruolo umano, sempre vissuto con riservatezza, hanno lasciato un segno indelebile”: è quanto di chiara la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè sulla morte della moglie di Sergio Staino.
“Mi unisco al dolore dei familiari e di tutti coloro che le hanno voluto bene. La sua memoria resterà legata a una stagione significativa della vita culturale del nostro territorio, che continueremo a custodire con rispetto e gratitudine”: conclude.
“Con Domenico Mugnaini scompare una figura di grande valore del giornalismo toscano e nazionale. Con lui perdiamo un professionista serio, competente, appassionato, capace di raccontare la nostra regione e il paese con rigore, profondità e umanità. Nel corso della sua lunga carriera ha saputo affrontare pagine complesse della cronaca, della politica e della vita civile con un tratto sempre misurato e autorevole, diventando un punto di riferimento per colleghi e lettori; un cronista capace di unire passione, professionalità e profondo senso delle istituzioni. Alla sua famiglia, ai colleghi di Toscana Oggi e a tutti coloro che gli erano vicini esprimo il mio più sincero cordoglio”.
Lo dichiara la vicepresidente dei deputati Pd, Simona Bonafè.
“Altro che "locomotiva" d'Europa come ebbe a dire la Presidente Meloni nel 2023. Mentre l'Europa torna a crescere, l'Italia rallenta: i dati economici di Eurostat e Commissione ci dicono che la strategia del governo Meloni non funziona. Senza investimenti seri, senza una politica industriale e senza misure vere per sostenere redditi e consumi, il Paese resta fermo. Il problema non è fuori dai nostri confini: è a Palazzo Chigi” così la vice presidente vicaria del gruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè sui social.
“Il ddl Valditara è profondamente sbagliato e lo stiamo contrastando nel merito in Parlamento.
Attendiamo ancora le scuse del ministro Valditara, che ha insultato in modo sguaiato le opposizioni.
Il procedimento è al momento bloccato: auspichiamo che il suo rinvio porti il governo a modificarne almeno alcuni aspetti di merito, tenendo conto delle criticità che abbiamo più volte evidenziato” così la vice capogruppo vicaria del Pd alla Camera, Simona Bonafè.
“Abbiamo chiesto alla maggioranza di pretendere dal ministro Valditara le scuse alle opposizioni. Ma niente, nonostante l’imbarazzo. Abbiamo quindi chiesto di sospendere il provvedimento così delicato per ripristinare un clima di fiducia e serenità. Anche qui, niente: un muro di gomma.
La maggioranza si è impuntata, nonostante il comportamento platealmente sguaiato del ministro Valditara.
Proseguiremo nella nostra battaglia contro un provvedimento che riteniamo sbagliato e chiediamo al governo di fare un passo indietro — sia nel metodo che nel merito”.
Così la vicepresidente vicaria del gruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè, al termine dei Capigruppo della Camera.
“Da due giorni stiamo esaminando un provvedimento molto delicato, quello relativo al consenso informato in ambito scolastico. In queste giornate siamo sempre intervenuti nel merito, esprimendo le nostre perplessità sul testo e sui vari emendamenti, formulando proposte di modifica e interventi volti a migliorare il provvedimento. Ebbene, dopo due giorni di discussione, si è presentato in Aula il ministro Valditara, che evidentemente ha ritenuto opportuno prendere parte ai nostri lavori. Tuttavia, non lo ha fatto per ascoltare ciò che avevamo da dire o per contribuire al confronto. In dieci minuti, o poco più, il ministro è riuscito a non ascoltare, a intervenire per dire all’opposizione che si doveva vergognare, e subito dopo ha lasciato l’Aula. È un atteggiamento profondamente irrispettoso nei confronti di questa Istituzione. Quando si giura sulla Costituzione, bisognerebbe avere rispetto per il Parlamento, e questa mattina quel rispetto non è stato dimostrato”.
Così intervenendo in Aula la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Simona Bonafè.
“Noi - ha aggiunto - non solo non ci vergogniamo del nostro lavoro, ma non possiamo nemmeno considerare delle vere scuse quelle che il ministro sta facendo filtrare attraverso i giornali. Se si leggessero i verbali dei lavori di questa mattina, sarebbe chiaro a tutti che di scuse non si è trattato. Per queste ragioni, riteniamo che non vi siano le condizioni per proseguire serenamente l’esame di un provvedimento così delicato. Chiediamo dunque che venga convocata la Conferenza dei Capigruppo. In ogni caso - ha concluso - continueremo a stigmatizzare questo atteggiamento irrispettoso e anti istituzionale del ministro con tutti gli strumenti e le sedi che avremo a disposizione”.
“È impossibile proseguire con i lavori parlamentari, non ci sono le condizioni: le parole del ministro Valditara sono troppo gravi. Per questo chiediamo la convocazione di una capigruppo per capire come procedere.” Lo ha dichiarato la vicepresidente vicaria del Partito Democratico alla Camera, Simona Bonafè, appellandosi al presidente della Camera Lorenzo Fontana. “Abbiamo ascoltato insulti e parole offensive”, ha concluso Bonafè.
“Il Partito Democratico voterà contro questo provvedimento non perché contestiamo l’esigenza di semplificazione che, anzi, riteniamo auspicabile e necessaria. Ma questo Ddl trasforma la semplificazione da strumento di chiarezza e accessibilità a veicolo di accentramento e opacità normativa, attraverso norme che conferiscono deleghe in bianco al governo su tantissime materie e riducono il Parlamento a mero organo di ratifica. Un provvedimento, dunque, con una concezione verticistica e procedurale, per giunta a invarianza di bilancio, che non risolve problemi, non accelera processi, non dà risposte. Non si chiama allora semplificazione, ma presa in giro. C’è solo l’articolo 4 che va nella giusta direzione, quello sulla istituzione della valutazione di impatto generazionale, perché manda un segnale chiaro: il Parlamento si assume la responsabilità di considerare le conseguenze sociali e ambientali delle proprie leggi per chi verrà dopo di noi. Purtroppo però questa legge, dietro il nobile obiettivo della semplificazione, nasconde tutt’altro: una deregolamentazione senza benefici reali”.
Così la vicepresidente del Gruppo Dem alla Camera, Simona Bonafè, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Pd al Ddl Semplificazioni.
“Nel settore della moda, uno dei pilastri del made in Italy con 100 miliardi di fatturato, 80mila PMI e 600mila lavoratori, il governo Meloni continua a non intervenire. In legge di bilancio non c’è traccia di misure concrete per difendere e sostenere una filiera che oggi soffre l’impatto dei dazi e di una crisi che mette a rischio competenze e occupazione. L’unico risultato ottenuto finora dal ministro Urso è stato il rebranding del suo dicastero: ha cambiato nome al ministero, ma non si sta occupando davvero di made in Italy”. Così Simona Bonafè, vicepresidente vicaria del gruppo Pd alla Camera.
“La legge di bilancio – prosegue l’esponente dem – contiene misure generiche e del tutto insufficienti. Nessun intervento specifico per la moda, per il tessile-abbigliamento o per l’agroalimentare, che sono i cuori pulsanti del nostro sistema produttivo. In una recente interrogazione, ho chiesto al ministero lo stato di attuazione delle insufficienti risorse annunciate per il 2025 e perché ancora non ci siano fondi per la cassa integrazione necessaria a salvaguardare professionalità e saper fare artigiano che rischiamo di perdere per sempre”.
“Sul credito d’imposta – conclude Bonafè – poi è successa una cosa vergognosa: lo Stato prima ha incentivato le piccole e medie imprese a investire nell’innovazione e poi, retroattivamente, ha chiesto di restituire i contributi. Un colpo mortale per migliaia di aziende già in difficoltà”.
“Il Governo Meloni per la crisi strutturale del settore moda, nonostante le promesse, ha fatto poco e male. Lo svolgimento delle mie interrogazioni sul tema svolta alla Camera certifica impietosamente questa situazione”. Lo dichiara la vicepresidente dei deputati Dem Simona Bonafè in replica ad una interrogazione alla Camera.
“Gli incentivi annunciati dal Ministro Urso alle imprese vengono erogati con ritardo: sono oltre due anni che il comparto è in sofferenza e nel frattempo migliaia di imprese hanno chiuso o dichiarato fallimento. Manca poi una seria ed efficace politica industriale capace di rilanciare la filiera, a partire dalla riduzione dei costi energetici, e manca ancora il rinnovo annunciato della cassa integrazione per il comparto che rischia, oltre a penalizzare migliaia di lavoratori, di disperdere un patrimonio formidabile di competenze e professionalità alla base di uno dei pilastri del Made in Italy. Rimane poi aperta - prosegue Bonafè- l’annosa questione degli incentivi concessi e poi richiesti, in maniera retroattiva, alle Pmi. Un problema gravissimo che penalizza imprese che avevano investito in ricerca ed innovazione e che il Ministero del Made In Italy non solo non vuole risolvere ma che nemmeno conosce nel dettaglio; dal momento che non è stato in grado di fornire al Parlamento quante imprese sono coinvolte. La crisi della Moda non si può risolvere con questa superficialità”, conclude Simona Bonafè.
“Con quale faccia il ministro Urso si presenta oggi agli italiani per dire che “l’Italia è tornata in Serie A”, quando gli indicatori economici ufficiali raccontano un’Italia a rischio retrocessione? La produzione industriale é ferma da mesi, il nostro export sta crollando, le associazioni di categoria lanciano grida d’allarme, il Made in Italy è in profonda difficoltà e interi settori produttivi stanno rivedendo al ribasso i propri piani di investimento per timori enormi sul futuro.
Timori aggravati da un governo che ha scelto di non proteggere il sistema industriale italiano dalla furia dei dazi americani e dalla concorrenza internazionale, lasciando imprese e lavoratori senza una strategia industriale credibile.
E come se non bastasse, dopo tre anni il ministro si accorge solo ora che Industria 5.0 non funziona. Un ritardo colpevole che dimostra quanto questo esecutivo sia scollegato dalla realtà delle imprese, più attento agli slogan che ai risultati.
Altro che “Paese in Serie A”: oggi l’Italia è un sistema produttivo che rischia di retrocedere, mentre il governo continua a vantarsi di numeri da propaganda”. Così la vice presidente del gruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè che conclude dicendo: “per colpa del governo il sistema produttivo e Made in Italy sono in seria difficoltà, Urso ha poco da esultare”.
“È un grave errore che il Governo sottragga risorse ai Comuni, destinate a servizi e sviluppo dei territori, per finanziare politiche sociali che dovrebbero essere garantite direttamente dallo Stato. Così si tradisce il principio di sussidiarietà e si scarica sui bilanci locali la responsabilità di sostenere ambiti fondamentali come la disabilità e l’assistenza”. Lo dichiara la vice capogruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè, commentando le anticipazioni sul decreto Anticipi che prevede di destinare parte del gettito della tassa di soggiorno al Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità. “È incomprensibile – prosegue Bonafè – utilizzare la tassa di soggiorno per colmare carenze strutturali del Governo nella programmazione sociale. La decisione presa ieri in Cdm si traduce infatti in una grave riduzione delle risorse dei Comuni già in difficoltà, per compensare l’incapacità dell’esecutivo di trovare fondi nei ministeri competenti. È una scelta sbagliata anche sul piano della certezza delle risorse: le politiche per la disabilità non possono dipendere dall’andamento dei flussi turistici, naturalmente variabili. Servono fondi stabili, strutturali e garantiti, non misure tampone e improvvisate. Ci auguriamo un rapido ripensamento da parte del Governo” conclude Bonafè.