Bonafè, stravolto provvedimento delle opposizioni, parlamento non è passacarte dell’esecutivo
“No a deleghe in bianco sul conflitto d’interesse, siamo contrari a questo intervento della maggioranza che stravolge un progetto di legge presentato dalle opposizioni. Dopo il salario minimo e il voto per i residenti all’estero siamo sempre allo stesso schema: le opposizioni presentano un progetto di legge in parlamento, la maggioranza lascia lavorare le commissioni di merito per poi intervenire alla fine dell’esame con una modifica che azzera tutto il dibattito e autorizza il governo a legiferare sulle materia in modo del tutto autonomo senza alcuna condivisione con il parlamento. È una vera e propria dittatura della maggioranza che vede il parlamento come passacarte dell’esecutivo che non possiamo accettare” così la deputata democratica, vicepresidente del gruppo del Pd della Camera, Simona Bonafè, è intervenuta oggi in aula a Montecitorio per dichiarare il voto negativo dei democratici alla proposta della maggioranza di delegare il governo a scrivere una riforma della legge sul conflitto d’interesse.
“Noi abbiamo sempre detto che questo accordo Italia Albania era inutile perché di fatto non fermerà il numero degli sbarchi e troppo costoso perché sono previsti 800 milioni di spesa. Abbiamo avuto ieri la prova che si è trattato solo di un tentativo da parte del governo Meloni di finanziare con 800 milioni la campagna elettorale per le europee, tentativo fra l’altro mal riuscito perché non c’è assolutamente niente di pronto nel territorio albanese. Quindi chiediamo alla presidente del consiglio di ritirare questo accordo e di investire questi 800 milioni sulla sanità pubblica così come abbiamo chiesto presentando la legge Schlein”. Lo ha detto Simona Bonafè vicepresidente vicaria del gruppo pd alla camera a margine della conferenza stampa del PD ‘fermiamo l’accordo Italia Albania’.
“Rifinanziare con 30 milioni di euro il ‘Decreto Franceschini’ che ha permesso negli scorsi anni l’acquisto di libri da parte delle biblioteche per promuovere la lettura quale strumento di integrazione ed inclusione sociale, soprattutto dei giovani”: è quanto chiede un emendamento del Pd, a prima firma della vicepresidente del Gruppo Simona Bonafè, al Decreto Sicurezza.
“Si tratta di una misura che ha aumentato l’offerta delle biblioteche pubbliche e private ma che il governo Meloni ha colpevolmente dimenticato. La lettura è una attività fondamentale lungo tutto l’arco della vita, gioca un ruolo fondamentale nel processo di crescita e sviluppo dei ragazzi ed è uno strumento universalmente riconosciuto per promuovere legalità e civismo. Questa norma ha inoltre sostenuto le librerie territoriali indipendenti da tempo in crisi, che hanno venduto i libri alle biblioteche e rilanciato il loro ruolo di presidi culturali e sociali. Ci auguriamo che la maggioranza appoggi e sottoscrivi la nostra proposta”: conclude Simona Bonafè.
"Il premierato rappresenta una violenza alla nostra Costituzione e mina l’equilibro fra i poteri della Repubblica. Ci batteremo in Parlamento per scongiurare l'approvazione di una riforma che, come sottolineato oggi anche dal Times, ci fa fare un salto nel buio. Meloni vuole far tornare indietro le lancette del tempo, ma 78 anni fa gli italiani hanno già scelto con chiarezza tra Repubblica e Monarchia”. Così la capogruppo democratica nella commissione Affari costituzionali e vicepresidente del gruppo parlamentare del Pd della Camera, Simona Bonafè.
“Solidarietà e vicinanza a Liliana Segre per le gravi minacce e i messaggi di odio che ha ricevuto. La sua voce libera non può essere messa a tacere, la nostra democrazia va difesa senza alcuna ambiguità: la politica e le istituzioni siano unite nella condanna dell’antisemitismo”. Così la vicepresidente del Pd alla Camera e capogruppo nella commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Simona Bonafè.
“Il crollo delle mura medievali di Volterra è un fatto allarmante che colpisce uno dei gioielli del nostro territorio. I vigili del fuoco sono subito intervenuti per mettere in sicurezza il tratto interessato ma dopo questa frana, vanno escluse altre possibili e pericolose criticità. E’ ora necessario uno studio accurato sulla tenuta strutturale della cinta muraria; sulla vicenda presenterò una interrogazione parlamentare per chiedere al governo un’attenzione specifica”: è quanto dichiara la vicepresidente dei Deputati Pd Simona Bonafè, sull’incidente avvenuto oggi nella cittadina in provincia di Pisa.
Bonafè, precedente pericoloso, è dittatura della maggioranza che si ripeterà con premierato
“La Camera non ha avuto opportunità di lavorare ed esaminare in modo approfondito il ddl Autonomia. La Camera dei deputati è stata ridotta a passacarte degli accordi di maggioranza siglati al Senato. Siamo davanti a un grave precedente che temiamo si ripeterà a breve con il testo sul premierato che arriverà blindato”. Così la capogruppo democratica nella commissione affari costituzionali della camera, Simona Bonafè, che ha aggiunto: “Il governo sta modificando radicalmente l’assetto delle istituzioni democratiche e lo sta facendo imponendo una vera e propria dittatura della maggioranza: è molto grave, siamo a una forzatura mai vista delle regole democratiche. Tempi di discussione contingentati, voti non riconosciuti, resoconti parlamentari non veritieri, votati solo il 2% degli emendamenti presentati, assenza di interventi da parte della maggioranza: le modalità con cui avvenuto l’esame dovrebbe imporre un immediato stop dei lavori”.
Bonafè: Ma quale mandato al relatore, hanno mandato a quel paese l’unità d’Italia_*
“Quanto accaduto in commissione affari costituzionali sul ddl autonomia è un grave precedente che avrà ripercussioni per tutta la legislatura. Il presidente Pagano ha piegato il regolamento ai voleri del governo e ha imposto a tutti gli effetti una dittatura della maggioranza. Tempi strozzati e voti irrisori, votati poco più del 2% degli emendamenti, nonostante il parlamento stesse esaminando un provvedimento molto complesso che stravolge l’assetto istituzionale dello stato e genera forti disparità di trattamento tra i cittadini.
Altro che mandato al relatore, con il voto di oggi hanno mandato a quel paese l’unità d’Italia” è duro il commento della capogruppo democratica in commissione Affari istituzionali della Camera, Simona Bonafè.
“Insieme a tutte le opposizioni non abbiamo partecipato al voto. Siamo usciti dalla commissione e non abbiamo votato l’emendamento. Si tratta di una gravissima forzatura, inaccettabile: siamo di fronte alla dittatura della maggioranza perché su questo emendamento c'era già stato un voto e il voto aveva espresso un risultato che non si è voluto riconoscere. Se tutte le volte che l’esito del voto non piace, si ripete la votazione, vengono meno le regole basilari della democrazia”. Lo dichiara la deputata dem Simona Bonafè, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali, a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali sul ddl sull'Autonomia differenziata.
“Il voto sull’emendamento del 24 aprile è stato approvato con una netta maggioranza a favore e secondo noi non ci sono gli estremi per ripetere il voto. Se il voto dovesse essere ripetuto, come sembra dall'andamento dei lavori della commissione, il Partito Democratico non parteciperá alla nuova votazione dell’emendamento”. Così la deputata dem Simona Bonafè, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali, a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali sul ddl sull'Autonomia differenziata.
“Il voto dell’altro ieri è stato molto chiaro e il tentativo di ribaltarne il risultato non è accettabile. La maggioranza è stata battuta, rivotare l’emendamento che è passato con 10 voti favorevoli e 7 contrari sarebbe un ulteriore strappo e una grave forzatura. Chiediamo al presidente Pagano di fermarsi” così la capogruppo democratica nella commissione affari costituzionali della camera, Simona Bonafè.
“La maggioranza è stata battuta in commissione affari costituzionali sul ddl autonomia ma il presidente Pagano non sta riconoscendo l’esito del voto”. Lo rende noto la capogruppo democratica in commissione,
Simona Bonafè. “Siamo davanti a un fatto di una gravità inaudita, è incredibile che dopo le continue forzature sull’esame in commissione, la maggioranza voglia adesso piegare l’esito di una votazione molto chiara. Non accetteremo questo tentativo di stravolgere l’esito di un voto così netto”.
Bonafè, Perimetro economico ancora non è chiaro. Solo 9 voti nella notte, impossibile andare in aula il 29
Forte ironia nella notte quando in commissione Affari costituzionali alla Camera il governo ha presentato la relazione tecnica-finanziaria al ddl Calderoli richiesta dalla capogruppo democratica, Simona Bonafè. Nel testo bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato, viene testualmente detto che il provvedimento non comporterà “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica in considerazione del suo contenuto di natura teolologica”. Il termine ‘teolologico’ ha attirato l’attenzione delle opposizioni che hanno ribadito che “è la conferma che tutto quello che è stato detto nel corso del dibattito da parte del governo è falso. Se la maggioranza non finanzia i Lep come farà a garantire che il provvedimento non determinerà disparità di trattamento tra i cittadini? Non si tratta di un tema marginale – ha sottolineato Bonafè – ed è grave che il parlamento ancora non sia ancora stato messo nella disponibilità di conoscere con esattezza il perimetro economico di questo intervento normativo che stravolge l’assetto istituzionale dello Stato italiano. I tempi imposti dal governo non consentono un esame approfondito - ha aggiunto la democratica - ieri sera sono state fatte solo 9 votazioni, oltre mille e cinquecento emendamenti non saranno discussi. Ribadiamo la richiesta al presidente Fontana di garantire maggiore spazio al dibattito e evitare ingiustificati contingentamenti”.
“Il Def è una cambiale in bianco sul futuro del Paese. Per evitare contraccolpi elettorali la destra ha evitato di definire i contenuti programmatici del Def e anche sul quadro macroeconomico tendenziale non va meglio. La previsione del Pil all’1 per cento contraddice tutte le stime fatte da Bankitalia, Europa e Fmi e la crescita del debito pubblico e del deficit apre ad un possibile prossima procedura di infrazione Ue”:
Lo dichiara la vice presidente del Gruppo Pd alla Camera, Simona Bonafè, sul parere relativo al Documento di Economia e Finanza votato in I Commissione.
“Il governo - aggiunge - non esplicita inoltre alcuna decisione sulle grandi priorità come la sanità, la scuola, il lavoro, gli investimenti e la politica industriale e gli enti locali. Non vi è nessuna anticipazione sulle misure da confermare che scadranno a fine anno come il taglio Irpef, il taglio dei contributi previdenziali, la detassazione del welfare aziendale e dei premi di produttività, la riduzione del canone Rai, il differimento di plastic e sugar tax, il rifinanziamento della legge Sabatini per gli investimenti e più in generale per la competitività del Paese. Quello che è certo - conclude - è che quando finirà la crescita, dovuta sostanzialmente all’attuazione del Pnrr, su cui pure ci sono ritardi dovuti alla riprogrammazione in atto, l’Italia rischierà la recessione”.
Bonafè (Pd), incomprensibile continuare esame, ddl Calderoli stravolge assetto dello Stato
La capogruppo democratica nella commissione affari costituzionali della Camera, Simona Bonafè, ha chiesto al governo di presentare la relazione tecnica sugli impatti economici dell’autonomia differenziata. La richiesta, prevista dal regolamento della Camera, è dovuta all’assenza nel testo governativo delle ripercussioni economiche del provvedimento. “La materia è complessa – ha sottolineato Bonafè - perché stravolge profondamente l’organizzazione e l’assetto dello Stato e non è comprensibile proseguire il dibattito senza che il parlamento sia messo a conoscenza dal Mef del perimetro economico del provvedimento”.
Nell richiesta presentata da Bonafè al presidente Pagano e sottoscritta anche dagli altri capigruppo delle opposizioni, Colucci (M5s), Carfagna (Azione) e Zaratti (Avs), si spiega che: “dalle numerose audizioni svoltesi dinanzi alla Commissione Affari costituzionali, è emerso un quadro fortemente critico del disegno di legge in esame anche con specifico riferimento al finanziamento delle funzioni che dovrebbero essere trasferite, mentre il provvedimento in esame prevede, come è noto, una clausola di invarianza finanziaria all'articolo 9, comma 1, dove viene espressamente stabilito che "dall'applicazione della presente legge e di ciascuna intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica". I livelli essenziali delle prestazioni di cui alla lettera m) dell'articolo 117, secondo comma della Costituzione, devono essere non solo determinati, ma anche garantiti ed attuati su tutto il territorio nazionale, per potersi poi procedere solo successivamente a forme di autonomia differenziata per le regioni che ne facciano richiesta. E quindi che la piena attuazione dei Lep su tutto il territorio nazionale richiede anch'essa necessariamente adeguate risorse e che il provvedimento in esame si limita invece a rinviare all'adozione di decreti legislativi per la determinazione dei Lep, senza indicare le risorse per procedere alla loro attuazione.