n. 125 - 1 agosto 2025

 

DECRETO UNIVERSITÀ E RICERCA: IMPALPABILE PER LA SUA POCHEZZA

Senza risorse e senza visione

Dopo essere stato approvato dal Senato, anche la Camera ha dato il via libera al decreto-legge n. 90 del 2025, contenente disposizioni in materia di università e ricerca.

Il Partito Democratico ha votato contro, poiché il provvedimento viene giudicato largamente insufficiente di fronte alle criticità che affliggono il sistema scolastico ed universitario. Le piccole e piccolissime misure approvate, infatti, rappresentano un mosaico disorganico, senza una visione d’insieme, senza una strategia, senza un piano strutturale per la ricerca, senza le garanzie necessarie a sostenere il lavoro e la professionalità dei ricercatori nel nostro Paese.

Uno dei nodi principali è sicuramente quello delle mancate risorse. Il decreto non recupera nemmeno i tagli effettuati con l’ultima legge di Bilancio, e nonostante le dichiarazioni di membri del governo, sembra di assistere più che altro al gioco delle tre carte: con un provvedimento si effettuano tagli drammatici e con il successivo si finge di immettere risorse nel sistema. Ma la somma è purtroppo largamente negativa.

TEMI DELLA SETTIMANA

POCO SPORT MOLTA OCCUPAZIONE DI POLTRONE NEL DECRETO SPORT

Il Pd ha votato contro

Quello approvato dalla Camera è un provvedimento che sulla carta avrebbe dovuto garantire lo svolgimento di grandi eventi sportivi, di rilevanza internazionale, che interesseranno l’Italia nei prossimi mesi e anni. Tra gli altri, i Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026, i Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, le finali ATP di Torino, l’America’s Cup di Napoli 2027.

Manifestazioni di prestigio, e allo stesso tempo occasioni straordinarie per valorizzare il nostro Paese dal punto di vista culturale, turistico, sociale, se gestite con visione, equità e trasparenza.

Qualità che purtroppo mancano a questo decreto-legge, il quale in realtà ha poco a che fare con lo sport, impegnato, più che altro, a soddisfare la voracità del governo rispetto all’occupazione di poltrone, spazi e potere nel mondo dello sport.

 

NEL DECRETO NIENTE PER IL PRESENTE E PER IL FUTURO DELL’EX ILVA

 

Governo incapace di costruire anche una strategia minima

 

Il decreto ex Ilva, l’ennesimo, è un provvedimento che contiene misure disparate – una sorta di “mini decreto omnibus” – e che non riesce a dare risposte alla questione più importante che avrebbe dovuto affrontare: il nodo industriale, ambientale e sociale dell’ex Ilva di Taranto. 

Siamo davanti ad una scatola vuota: zero per i lavoratori, zero per le bonifiche, zero per la tutela della salute, zero per la sicurezza, zero per la manutenzione, zero per la diversificazione dell'economia del territorio.

Chiuso il capitolo della fallimentare gestione di ArcelorMittal, la società
attualmente è in amministrazione straordinaria e si è arrivati alla procedura di vendita dei beni e dei complessi aziendali di Acciaierie d’Italia, in una situazione in cui però si rischia lo stop per mancanza di risorse: con un solo altoforno attivo la produzione è ai minimi storici, le perdite sfiorano i 2 milioni al giorno e con 200 milioni ancora in cassa si potrà andare avanti, come hanno ammesso gli stessi commissari nel corso delle audizioni, ancora solo per qualche mese.

Ad essere messo drammaticamente in evidenza, oggi, è tutto ciò che non ha funzionato nella politica industriale del Governo Meloni negli ultimi tre anni. Perché è vero che si parla di una crisi profonda che ha radici lontane, ma è altrettanto vero che nell'ultimo triennio il quadro è precipitato per l’incapacità dell’esecutivo di costruire una strategia vera, coerente e lungimirante. Fin dall’inizio si è scelta la strada del rinvio, del galleggiamento, del prendere tempo. Dell’opacità.

 

MELONI RIFERISCA IN AULA COME INTENDE REAGIRE AI DAZI

Il governo è immobile e senza idee

Abbiamo chiesto un’informativa urgente alla Premier Meloni in merito all’accordo con gli Stati Uniti sui dazi al 15%.

È un dovere del Governo venire in Parlamento e restituire in questa sede, e al Paese, i contenuti di quell'accordo. E illustrare le misure che il governo italiano intende fare. È un dovere nei confronti dei lavoratori, delle imprese italiane.

Non è per niente sostenibile per un Paese che ha una produzione industriale bloccata da 26 mesi, che ha una crescita al minimo sul PIL, che ha sacche di povertà che crescono, un potere d'acquisto delle famiglie che si riduce di giorno in giorno e che vede interi settori colpiti pesantemente dall'effetto di dazi, continuare a non sapere se e quali misure di compensazione verranno prese.

 
 

 

ACCADE ALLA CAMERA

 
A cura del Gruppo Parlamentare del Partito democratico

 

QUESTION TIME

RICONOSCERE LA PALESTINA PER UNA PACE GIUSTA E DURATURA

Crediamo sia necessario che l’Italia riconosca lo Stato di Palestina entro i confini del 1967 e con Gerusalemme capitale condivisa, per salvaguardare la prospettiva dei due Stati e contribuire a una pace giusta e duratura.

Centoquarantasette Paesi hanno già compiuto questo passo ed è di questi giorni la notizia che anche Francia e Gran Bretagna sono pronte al riconoscimento dello stato di Palestina. L’astensione dell’Italia all’ONU e le ambiguità del governo Meloni rappresentano un grave arretramento rispetto alla nostra tradizione diplomatica e un’occasione persa per l’Europa.

È infondata la tesi sostenuta dal ministro Cipriani secondo la quale la Palestina non riconosce Israele: l'Autorità nazionale palestinese, unico interlocutore istituzionale per la Palestina, lo ha già fatto fin dagli Accordi di Oslo, con il mutuo riconoscimento tra Israele e Olp nel 1993. Continuare a negare il riconoscimento dello Stato palestinese significa isolare l’Italia e rinunciare al nostro ruolo storico per la pace nel Mediterraneo.

Per questo, durante il question time, abbiamo chiesto che il governo dica chiaramente quando intende riconoscere la Palestina. Non c’è più tempo da perdere. La risposta del ministro Ciriani, però, è stata ancora una volta ipocrita e insoddisfacente.

In Aula, inoltre, con l’intervento di Laura Boldrini, abbiamo chiesto un’informativa urgente alla Premier Meloni sulla situazione a Gaza.

Tutti capiscono l'importanza di riconoscere Gaza dal punto di vista politico, dal punto di vista del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, anche come forma di pressione, tutti ne colgono l'importanza, tranne Meloni e Tajani?

La domanda che vorremmo fare alla Presidente del Consiglio è proprio questa: quando sarebbe il momento, Presidente? Quando?

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IN AULA LA PROSSIMA SETTIMANA

Parlamento in seduta comune
Martedì 5 agosto 2025, alle ore 13, Parlamento in seduta comune per l’elezione di un componente il Consiglio superiore della magistratura.

Composizione e incompatibilità giunte e consigli regionali
Lunedì inizio della discussione della proposta di legge riguardante le disposizioni in materia di composizione di giunte e consigli regionali e di incompatibilità.

Proroga termini spettacolo
Lunedì anche la discussione sulle linee generali del disegno di legge in merito alla 
proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previsto dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, in materia di spettacolo.

Potenziamento elaborazione dati
Lunedì esame della proposta di legge riguardante la delega al Governo per l’organizzazione, la realizzazione, lo sviluppo e il potenziamento dei centri di elaborazione dati.

Dl economia
Da lunedi esame e discussione del decreto legge recante disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali.

Mozioni
In Aula anche il seguito dell’esame della mozione concernente iniziative volte a contrastare l’aumento delle spese militari a favore di politiche in campo sociale e ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

 

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