Morti sul lavoro. Serracchiani, è bollettino di guerra serve subito Strategia Nazionale
La capogruppo del Pd in Commissione Lavoro, Debora Serracchiani, presenta Pdl per la salute e la sicurezza sui posti di lavoro
La capogruppo del Pd in Commissione Lavoro, Debora Serracchiani, presenta Pdl per la salute e la sicurezza sui posti di lavoro
“Gli esponenti della maggioranza mistificano la realtà e propongono interpretazioni libere dei fatti. Questa volta nel mirino ci sono i posti di lavoro stabili in Veneto, che nel 2018 crescono grazie ai provvedimenti dei governi Pd e di certo non per un decreto entrato in vigore a due mesi dalla fine dell’anno. È il quarto anno consecutivo che aumentano le posizioni di lavoro dipendente in Veneto, ma il sottosegretario alla Presidenza Buffagni e l’assessora al lavoro Donazzan sembrano scoprirlo solo ora”.
“Domani mattina presenteremo una mozione per impegnare il governo a eliminare o comunque modificare l’ecotassa”. Lo dichiarano i deputati piemontesi del Partito democratico Stefano Lepri, Chiara Gribaudo e Davide Gariglio.
“Stanno licenziando nei call center a L’Aquila ed in tutta Italia. Le nuove cause? Innanzitutto il cosiddetto decreto Dignità approvato dalla maggioranza penta-leghista, anche con il via libera dei parlamentari abruzzesi eletti grazie al voto di quei lavoratori ora traditi; poi la mancata vigilanza sulla applicazione della clausola sociale e, quindi, la necessità di strumenti aggiuntivi per sostenere la qualità del servizio di call center.
“Dai balconi alle discoteche, i 5 stelle hanno preso il vizio di festeggiare sul nulla. Imbarazzante leggere anche oggi dichiarazioni di giubilo per i dati Istat, che confermano una tremenda stagnazione del mercato del lavoro italiano e dimostrano che il decreto Dignità sta producendo effetti sul tempo indeterminato solo nel breve periodo. Un rimbalzo tecnico, che sta già lasciando il posto ad un turn over fuori controllo e al sommerso: per incassare il reddito di cittadinanza infatti conviene lavorare in nero e non dichiarare mai niente.
“Il vicepremier Di Maio non ha nulla di cui vantarsi in questa disastrosa legge di Bilancio, così esulta per i tagli, in particolare a quelli all’informazione e ai posti di lavoro”.
Lo dichiara Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico
“Mi domando davvero con che faccia il Ministro Di Maio possa dichiarare di essere in prima linea per la sicurezza sul lavoro. Il bando ISI è uno strumento che esiste da anni e non è certo merito suo. Nei primi 8 mesi del 2018 le morti sul lavoro sono passate da 682 e 713 e nella Manovra la sicurezza e la salute del lavoro non ricevono un euro, ma un taglio di 310 milioni in tre anni, che il Ministro ha addirittura annunciato con orgoglio. Si dovrebbe vergognare”.
“Il ministro del lavoro, quello che doveva abolire la povertà per decreto, cancellare il precariato con un colpo di spugna e difendere i lavoratori della Gig economy, arrivato al dunque decide di fare cassa a spese della sicurezza sul lavoro”.
Lo dichiara Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico.
“Siamo alla totale mancanza di rispetto del Parlamento: non era mai accaduto che al 18 dicembre il governo non avesse ancora presentato il testo della manovra”.
Così il capogruppo democratico alla Camera, Graziano Delrio che sottolinea: “quella approvata alla Camera e che oggi è all’esame del Senato non è la manovra definitiva perché il governo sta ancora in alto mare. L’unica cosa certa è che le misure finora presentate non produrranno crescita né tantomeno lavoro”.
“Sono sconcertata dalle note di giubilo del Movimento 5 stelle alla Camera per i dati Istat sul lavoro. Festeggiano i posti di lavoro persi? Il terzo trimestre si è chiuso con meno 52mila occupati e più 79mila inattivi, e loro gridano alla vittoria? Tanti lavoratori nel 2019 rimarranno a casa per colpa del decreto disoccupazione di Di Maio e loro festeggiano? Le trasformazioni sono un rimbalzo delle loro norme folli. Si rifiutano di vedere che tutti gli indicatori tendenziali hanno il segno meno.