#millegiorni e oltre
Dove eravamo. E dove siamo. Quella di oggi è un’Italia diversa rispetto a cinque anni fa. Abbiamo ereditato un Paese sull’orlo della bancarotta, con un’economia malata e una credibilità internazionale azzerata. Lasciamo una nazione più forte, di nuovo in crescita, di nuovo rispettata nel mondo. L’Italia è tornata se stessa.
I dati macro-economici non lasciano spazio a dubbi. Nel 2017 il Pil è cresciuto dell’1,5%. Cresce il fatturato industriale. Cresce il reddito delle famiglie e il loro potere d’acquisto. Cresce la fiducia delle imprese e quella dei consumatori. L’export fa registrare un balzo record. Tutti gli indicatori compongono un quadro vicino all’Italia pre-crisi.
Gli strumenti usati dai governi Renzi e Gentiloni per accompagnare l’Italia fuori dalla crisi investono diversi settori dell’economia. Con il bonus da 80 euro abbiamo aiutato un italiano su cinque (11,2 milioni i beneficiari) e dato un impulso ai consumi. Questo effetto espansivo è stato ottenuto anche grazie al taglio delle tasse, con l’abolizione di Imu (sulla prima casa, agricola e sugli imbullonati) e Tasi, insieme allo sconto sull’Irap e alla riduzione di Ires e Iri.
Crescere implica raccogliere la sfida del cambiamento. L’Italia l’ha fatto con il Piano Industria 4.0, che ha come presupposto anche l’investimento nella sfida digitale. L’obiettivo è compiere il salto tecnologico necessario a colmare il gap con gli altri paesi europei.
La base di un’economia sana è un sistema bancario solido. E’ il risultato raggiunto con la riforma del settore. L’efficienza del sistema economico non può inoltre prescindere da un moderno sistema degli appalti e da mercati regolati dal principio della concorrenza, che riduce anche i costi per i consumatori. Stesso obiettivo del divieto di fatturare bollette a 28 giorni per compagnie telefoniche e pay tv.
Dal momento che pagare tutti significa pagare meno, un’ulteriore riduzione dei costi deriva dai successi nella lotta all’evasione fiscale. Un traguardo raggiunto anche grazie alla rivoluzione del rapporto tra il fisco e i cittadini, non più vessatorio ma basato sulla collaborazione. Il 730 precompilato, scelto da 2,3 milioni di italiani, ne è un esempio molto incoraggiante.
Un ruolo importante nel riportare l’Italia fuori dalla crisi ha avuto, infine, l’agricoltura, rilanciata fino a trasformarla da “cenerentola” a pilastro della nostra economia e del nostro export, con i suoi 38,4 miliardi di prodotti Made in Italy venduti in tutto il mondo.
Qualcuno anni fa prometteva “un milione di posti di lavoro”. Alla prova dei fatti, quell'impegno non solo non fu mantenuto ma è diventato l’emblema di tutte le promesse elettorali tradite. Noi, invece, senza grandi proclami e lavorando concretamente l’abbiamo fatta diventare una realtà. Anzi, siamo andati oltre: l’Istat ha recentemente certificato che dal febbraio 2014 ad oggi sono stati creati 1.029.000 posti di lavoro in più, che è stato raggiunto il record storico degli occupati dal 1977 e che sono diminuite le ore di cassa integrazione. Il Jobs Act ha dato i suoi frutti.
I risultati ci stanno dando ragione ma noi non ci accontentiamo. Occorre andare avanti nella direzione seguita fino a qui: contrastare la disoccupazione e la precarietà, sostenere il reddito, perseguire una vera giustizia sociale. La sfida, adesso, è migliorare anche la qualità del lavoro.
Con il Jobs Act degli autonomi sono stati finalmente estesi a 2 milioni di lavoratori (partite Iva, freelance, professionisti) diritti e tutele fondamentali finora negati, dalla malattia alla maternità, dal contratto scritto alla disoccupazione e con la riforma dell’equo compenso abbiamo creato un meccanismo per garantire, sempre agli autonomi, pagamenti proporzionati al lavoro svolto.
Con il divieto di dimissioni in bianco abbiamo posto fine allo scandalo dei licenziamenti “camuffati” da dimissioni prefirmate e poi fatte valere in momenti particolari della vita di un lavoratore e di una lavoratrice come la nascita di un figlio, una malattia o un infortunio.
Abbiamo portato avanti anche una profonda riforma del lavoro pubblico per rendere la pubblica amministrazione più efficiente, più vicina ai cittadini, più razionale nelle spese. In una parola, più moderna. Ci siamo occupati anche degli ultimi, di quei lavoratori così sfruttati e sottopagati che per descriverne le condizioni si è riesumato il termine “schiavitù”: grazie alla legge sul caporalato, in Italia non ci potranno più essere nuovi schiavi. Ecco l’ultimo tassello di una strategia complessiva che non solo ha dato più lavoro, ma lo ha anche reso più giusto.
Gli stessi obiettivi ce li siamo dati nell’affrontare i problemi della previdenza. Innanzitutto, correggendo gli errori e le ingiustizie della Legge Fornero a partire dal dramma degli esodati, a cui abbiamo posto rimedio con quattro nuove salvaguardie. Per scongiurare il rischio di situazioni simili o facilitare l’accesso alla pensione a chi svolge lavori particolarmente faticosi, abbiamo introdotto strumenti di flessibilità come l’Ape volontario e l’Ape sociale e attraverso la ricongiunzione gratuita abbiamo rimosso gli ostacoli che impedivano di andare in pensione ai tantissimi lavoratori con versamenti in casse diverse.
Anche se l’autorevole rivista scientifica "Lancet" ha classificato la sanità italiana tra le migliori al mondo in termini di qualità dei servizi offerti e accessibilità delle cure ponendoci al 12° posto su 195 paesi prima di Francia, Canada e Germania, abbiamo tenuto la salute sempre al centro delle nostre scelte politiche.
Molti traguardi sono stati raggiunti in questa legislatura, alcuni dei quali ci rendono particolarmente orgogliosi perché erano attesi da anni: dai nuovi Livelli essenziali di assistenza (LEA), che hanno ampliato ed aggiornato le prestazioni offerte dal Sistema Sanitario Nazionale (tra cui, per esempio, la fecondazione omologa ed eterologa gratuita, la terapia del dolore, i trattamenti per le patologie rare e croniche come endometriosi e celiachia, arti artificiali, sistemi di riconoscimento vocale, comunicatori oculari per persone con gravissime disabilità) alla riforma della sperimentazione clinica dei medicinali e delle professioni sanitarie, che ha riordinato i comitati etici e gli ordini professionali. Dal decreto vaccini, che li ha resi gratuiti e obbligatori e ha ottenuto in pochi mesi risultati straordinari per la salute pubblica prevenendo il rischio di pericolose epidemie (dopo questo provvedimento il 30% dei bambini non vaccinati si è messo in regola), ai fondi per i farmaci innovativi e oncologici. Dalla riduzione degli sprechi alla ridefinizione degli standard ospedalieri.
E poi abbiamo approvato la legge sul rischio clinico, che garantisce risarcimenti più rapidi ai pazienti danneggiati grazie all’obbligatorietà della conciliazione e rende più sereni i medici, perseguibili penalmente solo nel caso in cui abbiano agito in modo negligente o imprudente.
Sul fronte dei lavoratori, abbiamo varato norme per immettere in servizio i vincitori di concorso, per limitare il lavoro flessibile, per stabilizzare i precari e per permettere alle Regioni virtuose di avere meno vincoli per le assunzioni, in modo da poter completare organici scoperti da anni, a partire dalle carenze nei pronto soccorso e nelle terapie intensive.
Tutte misure che, accompagnate all’aumento progressivo e costante delle risorse (la dotazione del Fondo nazionale in questi anni è passata da 109 a 114 miliardi) hanno reso migliore nostro sistema sanitario rendendolo più equo ed efficiente.
Una visione precisa, molti provvedimenti organici e risorse adeguate per renderli operativi: è stata una legislatura proficua in tema di welfare e politiche per le famiglie, perché per noi le fragilità e le difficoltà sociali vengono prima di tutto il resto. Per noi, conta la comunità.
Partiamo dal Reddito di inclusione, la misura più importante mai varata in Italia contro la povertà assoluta: un assegno mensile fino a 534 euro, unito ad un progetto personalizzato di reinserimento sociale e lavorativo (e fondi dedicati ad assumere personale qualificato nei servizi sociali), per aiutare concretamente le famiglie che vivono in situazioni limite, a partire da quelle numerose o con figli disabili ai disoccupati over 55. Anche per loro, come per tutte le persone in condizioni di povertà, è pensata la legge contro lo spreco alimentare, che facilita ed incentiva la distribuzione dei prodotti invenduti, ma perfettamente utilizzabili. A proposito di situazioni limite, di condizioni di disagio sociale, la legge sul gioco d’azzardo dimezza il numero delle sale, aumenta le tasse sulle slot machine e investe in prevenzione e riabilitazione dei ludopatici.
Tante le misure rivolte alle famiglie: le detrazioni per i figli quasi raddoppiate, i congedi parentali utilizzabili fino ai 12 anni del figlio, il bonus bebè di 960 euro confermato per il quarto anno consecutivo, le nuove detrazioni per l’acquisto degli strumenti compensativi per i bambini e ragazzi con un disturbo specifico di apprendimento (DSA). Da sottolineare anche il provvedimento sul welfare aziendale: la detassazione avviata nel 2016 ha spinto più della metà delle piccole e medie imprese ad offrire benefit e prestazioni extra ai propri dipendenti come buoni studio, card prepagate o rimborsi medici che migliorano il benessere e la qualità della vita.
Quella verso il mondo della disabilità è stata un’attenzione ostinata: dopo la legge sull’autismo e quella sul Dopo di noi è arrivato il decreto sull’inclusione scolastica - e non è un caso che il Consiglio d'Europa abbia riconosciuto che “L'Italia è un esempio da seguire sull'inclusione dei bambini disabili nel sistema scolastico”.
Le periferie sono state rimesse al centro di politiche innovative di riqualificazione urbana grazie ai nuovi bandi: ben 120 progetti presentati (107 da Comuni e 13 da Città Metropolitane), 445 Comuni interessati e circa 23 milioni di abitanti coinvolti.
Infine con la riforma del Terzo settore, attesa da anni, abbiamo ridisegnato i perimetri del mondo no profit: un registro unico, la nuova figura degli Enti del Terzo settore e molte novità per l’impresa sociale, per il 5x1000 e per i donatori. Un settore chiamato “terzo” ma che non è secondo a nessuno, se pensiamo che negli anni più duri della crisi economica è cresciuto dell’11,6%: sono aumentati i volontari (+16%) ma soprattutto i dipendenti (+40%), offrendo un notevole contributo all’occupazione.
Si è molto parlato del presunto “complotto del sacchetto”. Eppure, questa assurda vicenda può essere utile per evidenziare due visioni opposte del futuro del nostro Paese: da una parte, quella del Partito democratico, che attua una direttiva europea per eliminare la plastica con l’obiettivo di combattere l’inquinamento; dall’altra, quella degli alleati nostrani di Trump con le loro idee oscurantiste sull’ambiente. In Italia ci sono 150 aziende che fabbricano sacchetti da materiali naturali e non da petrolio, con 4mila dipendenti e circa 350 milioni di fatturato. Anziché gridare al complotto dovremmo aiutare a creare nuove imprese e non avvantaggiare i concorrenti internazionali.
Ed è questo ciò che abbiamo fatto, complessivamente, puntando sulla green economy, premiando i comportamenti virtuosi di cittadini, imprese ed amministrazioni, in un settore che coinvolge un’azienda su quattro e oltre 3 milioni di green jobs. È questa la bella Italia che abbiamo presentato agli oltre 22 milioni di visitatori di Expo a Milano, con lo straordinario successo dell’esposizione mondiale su biodiversità, ricerca scientifica e lotta alla fame.
Nell’ambito del contrasto ai cambiamenti climatici legati al riscaldamento globale, si inserisce il provvedimento sulle energie rinnovabili, grazie al quale abbiamo ridotto le emissioni nocive, promosso l’innovazione tecnologica e superato il target dell’Ue per il 2020 per una crescita sostenibile. Questo, senza tralasciare la salvaguardia delle nostre risorse idriche minacciate dall’emergenza siccità. Con la riforma delle agenzie ambientali abbiamo inoltre riorganizzato il sistema nazionale dei controlli ambientali per creare procedure uniformi e condividerne i dati.
Abbiamo promosso una nuova cultura ambientale con incentivi e detrazioni fiscali (ecobonus) per riqualificazioni energetiche, messa in sicurezza dal rischio sismico, sistemazione del verde urbano (Legge di Bilancio 2018).
Tutelare l’ambiente vuol dire anche salvaguardare l’esistenza dei piccoli Comuni, come abbiamo fatto grazie ad una legge attesa da anni, che ne valorizza il territorio e il ruolo. Una cura del territorio e del patrimonio edilizio che, grazie al progetto “Italia sicura” per la messa in sicurezza da frane ed alluvioni, ha già permesso la realizzazione di opere utili per circa 30 miliardi di euro e l’uscita da una logica emergenzialista. Sempre nel segno della difesa dell’ambiente vanno ricordati il piano nazionale che mette al centro la bici invece dell’auto e la legge sulla biodiversità che tutela il nostro patrimonio inestimabile di oltre 67mila specie di piante e animali.
Infine, con la legge sugli ecoreati, oltre ad aver assestato un duro colpo alle ecomafie, sono stati introdotti nel nostro codice penale i reati di disastro ambientale, inquinamento ambientale e traffico e abbandono di materiali ad alta radioattività.
Noi la scuola italiana la stiamo cambiando. La stiamo cambiando in meglio. Abbiamo investito sull’educazione dei giovani sapendo che è questa la chiave del futuro, e per farlo abbiamo impiegato mezzi e risorse, a partire dalle 160 mila assunzioni di docenti in tre anni. Un risultato storico, ottenuto con la Riforma della Buona Scuola che, attraverso un investimento senza precedenti, dopo anni di attesa ha dato uno stop al precariato e ha consegnato agli alunni insegnanti preparati e aggiornati per la sfida messa in campo dal Piano nazionale Scuola Digitale. Stanziando 1,1 miliardi di euro puntiamo a rendere la scuola un motore della modernizzazione del Paese: attraverso internet per la didattica, il cablaggio delle scuole, la didattica digitale, il registro elettronico e le carte del docente e dello studente per gli aggiornamenti e le agevolazioni. Ma per rendere realmente valida la formazione scolastica è necessario ricucire il rapporto tra sistema educativo e realtà. Noi l’abbiamo fatto introducendo l’alternanza scuola - lavoro come un percorso strutturato e sistematico, una vera e propria metodologia didattica che permette agli studenti di misurarsi con le attività professionali sul campo. Abbiamo così dato l’opportunità ai giovani, ancora inseriti nel percorso scolastico, di orientarsi nel mercato del lavoro, acquisire competenze spendibili e aumentare le possibilità di occupazione.
Non sono mancate opportunità anche per chi prosegue negli studi universitari: con lo Student Act aiutiamo i ragazzi meritevoli a completare la propria formazione, indipendentemente dal reddito familiare. Con le borse di studio e l’esonero totale dalle tasse universitarie, viene garantito l’accesso ai massimi gradi dell’istruzione nel nostro Paese, per tutti. Sappiamo, però, che il percorso educativo parte dai più piccoli: abbiamo pensato anche ai bambini e alle loro famiglie con l’Istituzione di un sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni per garantire a tutti l’accesso ai servizi per l’infanzia.
Il filo rosso di tutti gli interventi è stata l’attenzione agli studenti, messi al centro della nostra azione. Lo abbiamo dimostrato anche con Scuole Sicure: l’investimento più grande degli ultimi venti anni per dare risposte agli alunni e alle loro famiglie, con uno stanziamento di 9,5 miliardi per costruire nuove scuole pubbliche e rendere sicuri gli oltre 42 mila edifici scolastici presenti nel Paese.
“Per ogni euro in più investito sulla sicurezza deve esserci un euro in più investito in cultura.” Con queste parole Matteo Renzi spiegò la posizione del Governo italiano dopo gli attentati di Parigi del novembre 2015.
È lo spirito con cui abbiamo scelto di investire sulla nostra storia, il nostro patrimonio e la nostra identità culturale a cominciare dalle nuove generazioni, che con 18App sono state avvicinate alla cultura grazie a un bonus di 500 euro per i diciottenni. Ma è stato con l’Art Bonus che abbiamo messo in campo un progetto di ampio respiro puntando sulla cultura come leva per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. I benefici fiscali hanno attratto investimenti per 158 milioni di euro provenienti da oltre 4 mila mecenati e hanno portato a un record di ingressi nei musei che, grazie alla riforma #museitaliani, sono arrivati ad accogliere 45,5 milioni di visitatori nel 2016 con una crescita degli incassi pari a 47 milioni di euro.
Un esempio per tutti è Pompei, che era divenuta tristemente nota per i crolli e ora, con il Grande Progetto Pompei, è il simbolo dell’Italia che si rimbocca le maniche e che porta a compimento gli impegni presi, raggiungendo anche il numero record di 3,4 milioni di visitatori nel 2017.
Anche in questo modo le bellezze del nostro Paese sono tornate ad essere location uniche per il cinema mondiale, grazie a una riforma virtuosa che ha incrementato le risorse e ha creato condizioni ineguagliabili per il rilancio del settore cinematografico. Nuove risorse sono arrivate anche per lo spettacolo dal vivo con 19 milioni di euro per i prossimi due anni e più di 22,5 milioni di euro dal 2020.
Non abbiamo ovviamente dimenticato lo sport che, oltre ad essere un settore economico rilevante, è un fenomeno sociale che coinvolge centinaia di migliaia di persone: abbiamo finanziato lo sviluppo dell’attività sportiva con i 100 milioni del Piano Sport e Periferie, la legge per i nuovi impianti e le ristrutturazioni, lo Sport bonus e i 40 milioni del Pacchetto sport nell’ultima legge di Bilancio, dando così un contributo importante all’integrazione e alla coesione sociale.
L’aumento delle risorse, però, non sempre corrisponde a un aumento delle spese: per la Rai, la più grande azienda culturale del Paese, è stato ridotto il canone di più del 20% senza diminuire il contributo pubblico che garantisce pluralismo e qualità dell’informazione e dell’intrattenimento, dimostrando che abbattendo l’evasione paghiamo tutti meno.
L’Europa è la nostra casa. Siamo tra i Paesi fondatori dell’Unione Europea. Abbiamo contribuito a fare del nostro continente un’area che vive in pace da più di settant’anni. Vogliamo che questo cammino continui rendendola sempre più trasparente, solidale, prospera e democratica. Vogliamo costruire gli Stati Uniti d’Europa.
Grandi progetti, dunque, ma anche passi concreti. In questi anni, ad esempio, abbiamo dimezzato le infrazioni da parte dell’Unione Europea nei nostri confronti. Infrazioni che pesavano sulla nostra credibilità internazionale e sui conti pubblici, con un risparmio di 2 miliardi di euro in tre anni.
Sappiamo che il piano su cui l’Italia è chiamata a muoversi è globale. Per questo siamo presenti sulla scena internazionale con le nostre missioni. Oltre 6 mila italiani, tra donne e uomini, lavorano in 36 missioni in 23 Paesi del mondo, per fornire un contributo importante alla ricostruzione, alla stabilità, al mantenimento della pace. Dall’Africa ai Balcani, dal Medio Oriente all’Asia, le unità italiane di peacekeeping sono impegnate in operazioni di pace condotte o autorizzate dalle Nazioni Unite.
Un significativo risultato per la nostra diplomazia è anche rappresentato dalla conquista, insieme ai Paesi Bassi, di un seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Ambasciatori dell’Italia nel mondo sono anche i tantissimi nostri connazionali che vivono all’estero. Per loro abbiamo aumentato diritti e rappresentanza e stanziato 12 milioni di euro per la diffusione della lingua e della cultura italiana. Perché più Italia nel mondo fa bene all’Italia.
Non è esagerato dire che abbiamo avviato una vera rivoluzione nel sistema giudiziario italiano. Cinque anni di lavoro intenso e i risultati si vedono.
Innanzitutto, abbiamo ribaltato i principi che hanno contraddistinto l’era berlusconiana, quando di giustizia si parlava solo per il suo uso “ad personam”. Le nostre riforme stanno cambiando l’intero sistema in modo da garantire più certezza, rapidità ed equità a tutti i cittadini.
La svolta si è avuta all'inizio della legislatura con la legge che ha reintrodotto il falso in bilancio, perché la sua cancellazione aveva rappresentato un vero insulto nei confronti di ogni cittadino onesto.
Con la Riforma del processo civile abbiamo puntato a snellire e velocizzare i procedimenti seguendo i principi di digitalizzazione, trasparenza ed efficienza. Incentivi ai Tribunali che smaltiscono gli arretrati, processi più rapidi in primo grado e scadenze più brevi per le impugnazioni, sono solo alcune delle misure adottate per aggredire ritardi e lentezze. Che i risultati stiano arrivando lo dimostrano i dati dell’ISTAT: dal 2015 il numero dei processi civili e penali pendenti presso i tribunali italiani è in calo. Si calcola che l’approvazione del processo telematico abbia già portato ad un risparmio di 130 milioni di euro in tre anni.
Giustizia significa anche salvare aziende e posti di lavoro. E’ l’obiettivo che ci siamo posti con la riforma del diritto fallimentare che introduce una misura preventiva di “allerta” per affrontare le situazioni di crisi delle imprese prima che diventino irreversibili.
Un’altra priorità del nostro lavoro è stata la battaglia per la legalità che ha portato alla legge anticorruzione e alla creazione del l’Anac, affidandone la presidenza ad un magistrato come Raffaele Cantone. La diffusione della corruzione richiede una speciale tutela per il testimone che denuncia: la legge sul cosiddetto whistleblowing è un nuovo prezioso strumento per la legalità per difendere tutti i cittadini che si espongono in prima persona contro la corruzione.
Abbiamo inoltre riformato il Codice degli appalti e introdotto per la prima volta il reato di riciclaggio per punire finalmente chi investe denaro “sporco”. Occorre colpire i criminali dove fa più male: il patrimonio. Per questo abbiamo varato il nuovo codice antimafia, che colpisce i beni di provenienza mafiosa e istituisce un Fondo per il credito delle aziende sequestrate. Nata da una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2013 da 120 mila cittadini e promossa da diverse associazioni, è la continuazione del cammino iniziato con la legge Rognoni-La Torre e proseguito con l’azione di Giovanni Falcone. Abbiamo poi inasprito la legge sullo scambio elettorale politico-mafioso che estende i casi di reato e colpisce duramente gli intrecci tra politica e criminalità.
Il sistema della giustizia penale andava profondamente rivisto e lo abbiamo fatto attraverso modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario.
Da sottolineare, infine, come la Legge di Bilancio del 2018 preveda, tra le altre cose, 1600 assunzioni di personale amministrativo, magistrati, agenti di polizia penitenziaria e assistenti sociali. Perché la giustizia cresce se crescono anche le risorse per il personale dell’intero settore.
Sul tema epocale dei migranti, l’Italia ha dimostrato di essere un grande Paese. In questi anni, per prima e da sola, ha affrontato il fenomeno migratorio dall’Africa, ha svolto il compito che doveva svolgere l’Europa, la quale per troppo tempo ha finto di non vedere. Oggi finalmente, anche attraverso le parole di Macron “Roma è una fortuna per l’Europa”, viene riconosciuto l’enorme lavoro svolto. Non solo abbiamo salvato migliaia di vite umane, ma stiamo governando l’immigrazione. Tra luglio e novembre, nel 2017 rispetto al 2016, siamo passati da 102 mila a 33 mila arrivi, un crollo impressionante. Un successo, non solo perché viene garantito un trattamento dignitoso, ma anche perché si delinea l’indebolimento dei trafficanti di esseri umani e un minor rischio dei migranti di morire in mare. Oggi più nessuno si può tirare indietro. Il fenomeno migratorio va affrontato a livello europeo. L’immigrazione va governata, puntando sulla lotta al traffico dei migranti, sull’accoglienza e su rimpatri più efficaci.
Abbiamo potenziato la Cooperazione allo sviluppo raddoppiando le risorse a disposizione. Solo per citare alcuni esempi, 40 nuove imprese e 280 posti di lavoro saranno creati nelle aree tunisine svantaggiate di Medenine e Tataouine grazie ad un progetto finanziato - per un valore di 1.750.000 euro - dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Un altro accordo, tra l’Italia e il governo etiopico, prevede un contributo di 2,5 milioni di euro per la creazione di opportunità di lavoro dignitose per giovani donne e uomini nel settore tessile. In particolare, saranno realizzati percorsi di formazione per facilitare l’impiego di operai di base e personale gestionale intermedio in aziende di medie e grandi dimensioni. Crediamo nelle potenzialità di iniziative come queste e quindi abbiamo deciso di investire di più nella cooperazione.
Con una legge attesa da dieci anni abbiamo infine aumentato le tutele per i minori non accompagnati. Bambine e bambini che fuggono da guerre, fame e orrori e che una volta giunti qui, soli, rischiano di essere arruolati dalla criminalità organizzata, di finire vittime di abusi e di sfruttamento del lavoro minorile, di rimanere intrappolati nel racket della prostituzione o dello spaccio. Bambini e ragazzi che vanno difesi ad ogni costo. Abbiamo voluto una legge per tutelarli, la prima del genere in Europa. Una legge organica frutto di un lungo e costante confronto con i sindaci e con le associazioni attive nel settore, che ha introdotto un concetto fondamentale: i minori non accompagnati, prima di essere rifugiati, migranti, cittadini di altri Stati, sono bambine e bambini che vanno tutelati.
Soffiare sul fuoco della paura e delle insicurezze delle persone è una pratica diffusa tra chi spera, con la demagogia, di guadagnare qualche facile consenso elettorale. Ma non è così che si danno risposte efficaci alle giuste esigenze di sicurezza, anche “percepita”, dei cittadini. È con la serietà, con la determinazione e con la concretezza delle misure di prevenzione e di repressione adottate. Misure che sono alla base della riduzione dei reati di microcriminalità del 9% e degli omicidi del 12% (fonte Ministero dell'Interno) nel solo 2017.
La legge sulle città sicure ha dato più poteri ai sindaci, ha previsto iniziative a tutela del decoro urbano, ha potenziato il numero unico di emergenza 112 e introdotto il “Daspo urbano”, simile a quello previsto per le manifestazioni sportive, per impedire il ripetersi di comportamenti illegali. Tutto questo disegnando un modello di sicurezza integrata sia dal punto di vista delle istituzioni coinvolte, con uno stretto coordinamento tra Stato ed Enti territoriali, sia rispetto agli ambiti di intervento, che vanno dalla riqualificazione sociale, culturale e urbanistica delle aree degradate all’eliminazione dei fattori di esclusione sociale, alla prevenzione della criminalità alla promozione del rispetto della legalità.
Un’importante azione è stata quella a sostegno delle donne e degli uomini delle Forze dell’Ordine e dei Vigili del Fuoco che la sicurezza devono gestirla ogni giorno. Dopo i tagli dei governi di centro destra si è invertita la rotta: dal 2013 ad oggi sono stati stanziati circa 7 miliardi per assunzioni, sblocco del turn over e rinnovo dei contratti.
Sul fronte del terrorismo internazionale e della minaccia portata dall’Isis, l’opera di prevenzione è stata continua e quotidiana. La legge antiterrorismo ha rafforzato il potere dei prefetti per il ritiro del passaporto e le espulsioni, ha istituito la Procura Nazionale Antiterrorismo come estensione di quella Antimafia e ha intensificato i controlli sul web dove, secondo i dati, avviene quasi l’80% delle radicalizzazioni.
Misure per l’industria, le imprese, i giovani, il turismo, la cultura e le infrastrutture: grazie alle politiche del Pd, il Sud Italia sta crescendo e soprattutto sta crescendo l’occupazione, con nuovi posti di lavoro. È il frutto di interventi che vanno dal Masterplan per il Sud ai Patti territoriali, dal credito d’imposta per gli investimenti al prolungamento dalla decontribuzione per le nuove assunzioni, fino ai grandi investimenti infrastrutturali, di risanamento ambientale e di valorizzazione dei beni culturali.
Fra le novità principali, per quanto riguarda le infrastrutture, ma anche da un punto di vista simbolico, c’è sicuramente il completamento dei lavori della A2, la cosiddetta Autostrada del Mediterraneo, che finalmente, dopo oltre cinquant’anni, collega Salerno a Reggio Calabria ed è stata inaugurata il 22 dicembre 2016.
Di grande rilievo sono le misure contenute nel recente decreto Mezzogiorno, che punta a dare un ulteriore impulso alla crescita del Sud. Si prevedono infatti semplificazioni e procedure più efficienti, si istituiscono zone economiche speciali, si interviene in favore dei giovani imprenditori del territorio, si destinano risorse per far fronte a situazioni di crisi con politiche di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Alcune norme sono rivolte al contrasto della dispersione scolastica e della marginalità sociale
In particolare “Resto al Sud” è la nuova misura per incentivare i giovani ad avviare imprese con un finanziamento fino a 40 mila euro, con una quota a fondo perduto del 35% e il restante 65% attraverso un prestito a tasso zero da restituire in otto anni. Introduciamo disposizioni riguardanti il riconoscimento dei Cluster tecnologici nazionali (Ctn), ossia organizzazioni formate da imprese e centri di ricerca sul modello dei poli di innovazione previsti da un regolamento UE del 2014. Istituiamo le Zone economiche speciali (Zes) al cui interno le imprese che avviano un programma di attività economiche o di investimenti potranno usufruire di procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, per ridurre i tempi e semplificare gli adempimenti rispetto alla normativa vigente, e di un credito d’imposta ampliato per l’acquisto di nuovi beni strumentali.
Si è chiusa la legislatura con il più alto numero di donne in Parlamento, grazie anche all’altissima percentuale di presenze nelle liste del Partito Democratico, che ha avuto tra gli eletti oltre il 37% di donne.
Con la ratifica della Convenzione di Istanbul abbiamo recepito nel nostro ordinamento un principio fondamentale: la violenza su una donna non è più un fatto privato ma una violazione dei diritti umani. Proseguendo su questa strada abbiamo approvato la legge contro il femminicidio, puntando su misure molto concrete di prevenzione e protezione efficace per le vittime; e abbiamo modificato quella sullo stalking impedendo che il reato potesse essere cancellato pagando alla vittima un semplice risarcimento. Abbiamo definito il “codice rosa” per l’accesso alle strutture ospedaliere di Pronto Soccorso per le donne vittime di violenza in tutte le Asl del territorio nazionale e abbiamo introdotto nuove tutele per i figli rimasti orfani a causa di crimini domestici, congedi retribuiti per le donne vittime di violenza e divieto di licenziamento per le donne che denunciano molestie nel luogo di lavoro. Insomma abbiamo davvero fatto ogni sforzo per arginare una piaga vergognosa e per consegnare alle prossime generazioni un Paese libero dalle violenze di genere.
Ma un Paese moderno, per donne e uomini, è anche quello in cui la maternità è una libera scelta: non un destino obbligato né un desiderio negato. Negli ultimi anni abbiamo lavorato proprio in questa direzione: con la legge contro le dimissioni in bianco del jobs act, con l'inclusione del periodo di maternità ai fini dell'assegnazione del premio di rendimento, con l’estensione dell’indennità di maternità anche nel caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, con l’estensione della maternità anche alle donne iscritte alla gestione separata, con le nuove norme sulla scuola d'infanzia che la rende parte integrante del sistema educativo nazionale, con il bonus universale per le neo-mamme e con il congedo obbligatorio di paternità non più sperimentale e in progressivo aumento.