“Il Coni annuncia l'avvio (il prossimo 8 settembre) di una commissione congiunta con il Governo per una riforma della giustizia sportiva, coordinata da un Presidente federale (!) e 13 esperti.
Buona notizia, che - per essere chiari- non sposta di una virgola la mia richiesta di indagine conoscitiva parlamentare. Se nessuno ha nulla da nascondere una cosa aiuterà l'altra” così il responsabile nazionale sport del Pd, il deputato Mauro Berruto.
Sono sconcertato di fronte alle parole del ministro Abodi che, nel respingere l'ipotesi di sospensione dalle competizioni sportive internazionali per Israele, sostiene che "quello della Russia è stato un fatto molto più cruento, molto più aggressivo che ha inciso sulla sovranità di una nazione che doveva essere sostenuta e difesa". Incredulo, sottolineo ancora una volta la doppia morale del governo, quasi come se alcune vite contassero in modo diverso rispetto alle altre. Siamo vicini alla nazione Ucraina, alla tragedia del suo popolo e del suo sport, ribadiamo la necessità e la giustizia del ban sportivo alla Russia, ma sinceramente non ci capacitiamo di come sia possibile voltare lo sguardo in questo modo di fronte a una delle tragedie più epocali di questo primo quarto di secolo, quella di Gaza, della Palestina (che ricordo essere una nazione riconosciuta da 138 stati delle Nazioni Unite), del popolo e dello sport palestinese.
Così Mauro Berruto, deputato del Pd e responsabile nazionale Sport del Partito democratico.
“Puntualissimo e inevitabile, arriva il ministro Salvini a commentare la richiesta dell’AIAC di esclusione per Israele dalle competizioni sportive internazionali: ‘Gli allenatori facciano gli allenatori!’. Me lo sono sentito ripetere centinaia di volte. Verrebbe da rispondere ‘il ministro dei Trasporti faccia il ministro dei Trasporti’ e invece no. Perché in queste parole del vicepremier passa il solito messaggio strisciante: gli sportivi, in fondo, dovrebbero essere buffoni di corte, zitti e buoni per far divertire il pubblico pagante. No, ministro Salvini: lo sport è una lente privilegiata per avere uno sguardo sul mondo e fin dalla antica Grecia un modo per rappresentare la propria ‘polis’, radice stessa della parola ‘politica’. Ringrazio il direttivo dell’AIAC e la sua presa di posizione che dimostra che esistono sportivi che hanno coraggio, capacità di saper stare al mondo e di saperlo leggere con intelligenza. In un Paese dove, al contrario, il lavoro degli allenatori pensano di saperlo fare tutti e che in certi momenti annovera 60 milioni di Commissari Tecnici, l’AIAC sia d’esempio!”. Così il deputato Mauro Berruto, responsabile nazionale Sport del Partito Democratico commentando le parole del vicepremier Salvini dopo che gli allenatori italiani di calcio hanno chiesto alla Figc di sospendere Israele dalle competizioni internazionali”.
“Il consiglio direttivo dell'AIAC (associazione italiana allenatori calcio) ha oggi votato all'unanimità un appello al presidente della FIGC Gabriele Gravina affinché si faccia portavoce della richiesta di sospensione di Israele dalle competizioni sportive internazionali a causa delle responsabilità politiche del governo Netanyahu nella catastrofe umanitaria di Gaza. Sono orgoglioso dei rappresentanti dei miei ex-colleghi del calcio che dimostrano, con coraggio, che il ruolo dell'allenatore va oltre le competenze tecniche e tattiche e non può ignorare cosa succede nel mondo”. Così il deputato Mauro Berruto, responsabile nazionale Sport per il Partito Democratico.
“Ora - conclude Berruto - visto che anche i 45 firmatari dell'appello del Pd e i quasi 20 mila sottoscrittori del documento, identico nei contenuti, stanno ancora aspettando un cenno di risposta dal Presidente del CONI e da quello della FIGC, ci auguriamo si avvii finalmente un dibattito con le istituzioni sportive nazionali. E attendiamo con fiducia anche la voce di atlete e atleti di qualunque disciplina, perché lo sport, per sua natura, non può tacere di fronte a drammi di portata epocale come quello in scena a Gaza”.
“La sospensione di Israele da tutte le competizioni sportive internazionali è un atto dovuto e di responsabilità non un gesto di vendetta. Anche per Israele sono validi i principi con cui la comunità sportiva internazionale ha scelto in passato la sospensione di federazioni: dalla Germania e Giappone del dopoguerra alla Jugoslavia, dall’Iraq all’Afghanistan, dal Sudafrica dell’apartheid (escluso per 24 anni dai Giochi) fino alla Russia, oggi sospesa per l’aggressione all’Ucraina”. Lo dichiara in una nota il deputato Mauro Berruto, responsabile per le politiche sportive del Partito Democratico e promotore insieme a 44 parlamentari dem dell'appello al Comitato Olimpico Internazionale, al Presidente del CONI e al Presidente della FIGC di farsi portavoce, presso CIO, FIFA e UEFA della sospensione di Israele.
“La distruzione dello sport nella Striscia di Gaza – continua Berruto - non è un effetto collaterale, ma una scelta politica per colpire un popolo anche nello spirito e nella speranza. Delle oltre 60mila vittime confermate, 636 sono atleti e il 90% delle infrastrutture sportive a Gaza è stato distrutto, rendendo impossibile ogni attività per almeno un decennio”. “Lo sport deve rimanere coerente con i valori di pace, uguaglianza e dignità umana sanciti nelle Carte e negli Statuti olimpici e federali”, conclude Berruto.
Berruto: Governo si attivi perché Israele sia fuori da competizioni sportive internazionali
“Questo decreto non parla di sport, ma solo del modo del governo di esercitarvi il potere”. Lo ha dichiarato in Aula Mauro Berruto, responsabile nazionale Sport del Partito Democratico e deputato alla Camera, durante la dichiarazione di voto sul DL Sport.
Berruto ha denunciato i gravi problemi di governance che affliggono il sistema sportivo italiano: “Non stiamo con chi rapacemente usa lo sport per occupare spazi di potere, incarichi, consulenze, poltrone”, né “con i micro-poteri che da decenni dominano molte federazioni sportive”, dove le dinamiche di voto sono condizionate “dal meccanismo medievale della raccolta delle deleghe, come in Corea del Nord!” sottolineato Berruto ricordando che questa espressione è stata coniata dal vicepresidente di Fdi della Camera Rampelli durante il suo braccio di ferro con il suo ‘alleato’ Barelli per subentrare alla guida della Federnuoto.
Berruto criticato duramente anche il “poltronificio”: “Non stiamo con enti di promozione sportiva diventati organi di partito, né con enti pubblici usati come centri di collocamento per amici”, ha detto. Al centro dell’intervento anche i diritti delle donne: “Le donne continuano a essere escluse dai ruoli apicali, mentre sul campo continuano a emozionarci e vincere, ma poi guarda un po’, non vanno bene per guidare una federazione o il Coni. E non vanno bene se nel corso della loro carriera si fermano per una gravidanza e perdono ogni status di lavoratrici. Servono regole e il rispetto dei diritti – ha detto rivolgendosi al Ministro Abodi - non solo solidarietà”.
Berruto ha anche ricordato il caso del professor Umberto Lago, inizialmente proposto come presidente dell’organo indipendente di controllo dei bilanci sportivi, poi sostituito con “il capo di gabinetto di Abodi”, che “ha incassato il voto di Claudio Lotito, proprietario di uno dei club da controllare”. Un esempio di “conflitto d’interesse che diventa apologia di interesse”.
Infine, una ferma presa di posizione sulla situazione a Gaza: “Anche lo sport giochi il suo ruolo per fermare l’olocausto di Gaza” ha detto Berruto, chiedendo che “il Governo e le autorità sportive italiane chiedano a CIO, FIFA e UEFA che lo stato di Israele, per responsabilità politica e morale di Benjamin Netanyahu, sia sospeso da tutte le competizioni sportive internazionali”.
“Voteremo contro questo decreto – ha concluso Berruto– perché pensiamo che uno sport democratico non sia un’utopia, ma semplicemente la battaglia che ci compete e che vale la pena combattere”.
“Le nostre atlete, soprattutto negli sport di squadra, continuano a vincere e a regalarci le emozioni più forti dello sport italiano, dal calcio alla pallavolo. Eppure, la loro dignità come donne e lavoratrici è ancora quotidianamente calpestata. La storia di Asia Cogliandro, cacciata perché incinta, come successe anni fa a Lara Lugli, è l’ennesima prova di quanto sia urgente cambiare. Anche perché a fronte di questi casi noti, tantissime sono le situazioni che non arrivano ad essere denunciate”. Lo dichiara Mauro Berruto, deputato del Partito Democratico e responsabile nazionale Sport del PD.
“C’è un grande elefante nella stanza: finché le donne saranno escluse dalla governance dello sport italiano, questi temi non verranno affrontati con la serietà e l’urgenza che meritano. Serve una riforma profonda, che garantisca alle atlete tutele reali — dalla maternità alla stabilità contrattuale — salari equiparati a quelli degli sport maschili. E serve che alle donne si apra l’accesso a ruoli apicali, a partire dalle federazioni sportive. Non è solo una questione di diritti: è una questione di civiltà, altrimenti continueremo ad applaudire atlete che vincono e a nascondere la testa sotto alla sabbia sulla loro condizione di lavoratrici”, conclude Berruto.
“Il decreto sport discusso oggi in Aula in realtà, con lo sport ha poco a che fare. È meglio definirlo per ciò che è: una rappresentazione plastica della voracità insaziabile di questo Governo rispetto all’occupazione di poltrone, spazi, potere nel mondo dello sport”. Lo dichiara il deputato Pd Mauro Berruto, responsabile per le politiche sportive del Partito Democratico, sul dl Sport.
“Ne sono esempi lampanti – sottolinea l'esponente dem - l’aumento dei componenti nella governance della fondazione Milano-Cortina arrivato nottetempo, l’America’s Cup ma senza la rappresentanza della Regione Campania e l’attacco frontale alle ATP finals che metteva a rischio l’assegnazione del torneo stesso all’Italia, fortunatamente scampato in base alla possibilità di mantenere l’attuale governance rinunciando al contributo pubblico, insieme alla soglia di 5 milioni al di sotto della quale si manterrà autonomia gestionale a tutele delle federazioni medio-piccole, frutto di un nostro emendamento. E ancora sub-emendamenti dell’ultimo minuto sulle figure di ipotetici commissari, la vergogna del contributo per la doverosa sicurezza dei Giochi Olimpici, stornato però dai risparmi del fondo di rotazione per le vittime di mafia, usura, racket e orfani di femminicidio nonostante tre diverse proposte delle opposizioni per trovare quel denaro da fondi diversi”.
“Tutto in un balletto di interruzioni, rinvii, emendamenti difesi e ritirati al punto di non permettere oggi la conclusione del provvedimento, come doveva essere. Siamo felici delle correzioni che siamo riusciti ad apportare al testo: in particolare quella orientata a promuovere l’equilibrio di genere all’interno delle governance dei grandi eventi sportivi, promossa, difesa e ottenuto grazie a un emendato che ho firmato insieme alla collega Sara Ferrari”, conclude Berruto.
“Serve riforma trasparente della giustizia sportiva”.
“L’assenza delle massime autorità sportive italiane alla finale di Wimbledon, vinta da Jannik Sinner, è stata un’occasione persa per rappresentare adeguatamente il nostro Paese in uno degli appuntamenti sportivi più storici di sempre. Ma se quegli spalti vuoti sono stati spiacevoli, mi preoccupano ancor più le poltrone piene: quelle che il governo tenta di occupare nelle governance dello sport”. Così Mauro Berruto, deputato del Partito Democratico e responsabile nazionale Sport, intervistato sui canali social dei deputati Pd, interviene in merito all’articolo contenuto nel decreto sport che modificherebbe la composizione della governance delle ATP Finals.
“L’introduzione di una prevalenza pubblica nella gestione di un evento privato – aggiunge l’esponente dem – sta già suscitando l’allarme dell’ATP, che ha messo in discussione l’accordo siglato appena 14 mesi fa. A rischio non c’è solo il prestigio, ma anche l’impatto economico positivo per il territorio torinese e nazionale: 500 milioni di euro generati in quattro anni, tra indotto e gettito fiscale. Stravolgere ora questo equilibrio mette a rischio il futuro stesso della manifestazione in Italia e a Torino".
Sul fronte della giustizia sportiva, l’ex CT della Nazionale Italiana Volley, ha inoltre chiesto l’avvio di un’indagine conoscitiva in Parlamento: “Vengo da quasi trent’anni di sport vissuto sul campo – sottolinea – e da meno di tre di esperienza parlamentare. Posso dire con chiarezza che il modello attuale della giustizia sportiva ha perso di vista la sua funzione: non garantisce equità, e in troppe occasioni si è trasformato in uno strumento di potere utilizzato contro avversari, per esempio nelle dinamiche elettive federali”.
“Serve – conclude Berruto – un confronto ampio e trasparente, che coinvolga tutte le componenti del mondo sportivo: presidenti federali, giudici, procuratori, rappresentanti di atleti, arbitri, dirigenti e tecnici. E serve un’analisi comparativa con i modelli internazionali. Il nostro obiettivo è semplice: restituire alla giustizia sportiva la sua funzione originaria, nel rispetto dell’autonomia, ma con garanzie democratiche, di trasparenza ed efficaci. Per questo ho chiesto che venga istituita un’indagine conoscitiva in commissione”.
"Il gruppo del Partito Democratico si è astenuto in Commissione Cultura della Camera sul parere relativo alla nomina del presidente del CONI." Lo rende noto il responsabile nazionale Sport del PD, il deputato Mauro Berruto, che spiega:
"Un’astensione che non contesta la scelta democraticamente espressa dagli 81 elettori – tra cui circa cinquanta presidenti federali – ma che vuole accendere i riflettori su un nodo strutturale: le modalità con cui vengono eletti quei “grandi elettori”, ovvero i presidenti delle federazioni."
"Abbiamo scelto di astenerci per una questione di metodo -spiega Berruto- perché nelle federazioni vige ancora un sistema elettorale medievale che si fonda sulla raccolta delle deleghe e che consente ai presidenti federali di mantenere contemporaneamente ruoli politici, anche di governo, senza alcuna incompatibilità. Questo genera un evidente conflitto di interessi e mina l’autonomia dello sport, che dovrebbe restare un ambito libero da influenze partitiche."
"Con questa astensione non guardiamo al passato né al presidente Buonfiglio, a cui rivolgiamo i nostri auguri di buon lavoro. Guardiamo invece al futuro, chiedendo un impegno concreto per riformare il sistema. Il Presidente Buonfiglio vuole farlo? Lo attendiamo in commissione alla Camera, dove gli manifesteremo la nostra richiesta urgente di intervenire per garantire maggiore democrazia, trasparenza e rappresentatività."
"Chiediamo al neo-presidente del CONI di aprire un’interlocuzione con la proposta di legge presentata dal Partito Democratico alla Camera, che introduce elementi fondamentali per il rinnovamento: voto elettronico, equilibrio di genere e generazionale, incompatibilità tra ruoli sportivi e incarichi politici, limite di tre mandati per i presidenti federali. E gli chiederemo anche quali siano le sue posizioni rispetto al tema della giustizia sportiva, altro ambito che necessita di una profonda autoriforma prima che qualcuno intervenga dall’esterno”.
"Siamo convinti che il mondo dello sport meriti regole nuove, all’altezza delle sfide di oggi. Per questo continueremo a batterci in Parlamento affinché queste riforme diventino realtà” conclude Berruto.
“Ho depositato oggi, dopo averla annunciata in ufficio di presidenza della 7 commissione, una richiesta di indagine conoscitiva sul tema della giustizia sportiva. Credo sia inderogabilmente giunto il momento di normare un sistema che è sfuggito dalle mani e dagli obiettivi originari, usato -con enorme spreco di tempo e risorse - sempre più spesso come clava per demolire gli avversari delle governance federali in fantomatici tribunali dove i giudici vengono scelti e nominati da chi dovrebbe essere giudicato. Uno strumento che non è più all'altezza del suo compito neanche rispetto ai contenziosi legati "al campo" per gli stessi clamorosi motivi. Ho indicato oltre venti soggetti da audire, da tutti i soggetti istituzionali competenti, a partire dal ministro per lo sport Andrea Abodi, fino alle associazioni atleti e soggetti che, sulla propria pelle, hanno vissuto l'esperienza di questa anomalia e stortura del mondo sportivo. L'indagine conoscitiva parlamentare ha proprio lo scopo di acquisire informazioni, accendere una luce su un tema che chiunque frequenti il mondo dello sport conosce nelle sue criticità e orientare strumenti normativi per migliorarlo. Mi auspico che il presidente della 7 Commissione Mollicone possa accogliere questa mia richiesta, inclusa l'indicazione su un tempo massimo di quattro mesi per condurre le audizioni e di successivi due per concludere i lavori” così il deputato democratico, responsabile nazionale sport del Pd Mauro Berruto.
“Tanto tuonò che piovve. Alla fine, Geronimo La Russa – figlio del Presidente del Senato – è stato eletto presidente dell’Automobile Club d’Italia. Un esito annunciato, che si inscrive perfettamente nel solco di una stagione politica in cui le nomine rispondono più alle logiche dell’appartenenza che a quelle del merito. L’amichettismo è la regola al tempo del governo Meloni che in questo caso è arrivato addirittura a modificare la legge per agevolare il figlio del presidente del Senato. È un epilogo che lascia poco spazio all’immaginazione e molto all’amarezza: nell'anomalia tutta italiana di avere un ente che è federazione sportiva ma anche ente pubblico (usandone a piacere i rispettivi benefici) anche all'ACI il merito viene prima di tutto, ma solo dopo il cognome. Il processo di "occupazione di tutto" procede, con particolare attenzione al mondo dello sport. In un Paese che avrebbe bisogno di valorizzare competenze, professionalità e autonomia delle istituzioni, assistiamo invece all’ennesima conferma di un sistema in cui il potere si concentra nelle mani degli ‘amici degli amici’. Quella di oggi non è solo una nomina, è il simbolo di un metodo. Ed è un metodo che non accettaremo in silenzio.” Così Mauro Berruto, Deputato dem e Responsabile nazionale Sport del Partito Democratico.
“Con un certo ritardo, in particolare rispetto alle necessità dei Giochi Olimpici di Milano-Cortina che sono alle porte, arriva questo decreto Sport. Il nostro sarà un posizionamento non certo ideologico, ma puntuale su iniziative e aspetti da migliorare. Ci sono cose che condividiamo ed altre assolutamente no, come il tentativo sempre più evidente di occupare spazi di potere nella governance di alcune grandi manifestazioni sportive. Tutti i nostri emendamenti sono stati dichiarati ammissibili e questo lo riteniamo un buon risultato per il PD perché abbiamo lavorato nella direzione del buon senso e del tentativo di migliorare il decreto. Gli articoli sono estremamente diversi fra loro: dai Giochi Olimpici a quelli Paralimpici (ci preoccupa l’incremento di oltre il 300% delle risorse che dovrà gestire, in pochissimi tempo, il commissario ai Giochi Paralimpici e chiederemo spiegazioni su cosa sia successo), all’America’s cup a Napoli, ai Giochi del Mediterraneo, al tentativo di ingresso a piedi pari nella governance della ATP Finals di tennis, ai compiti della neo-insediata commissione che dovrà valutare i bilanci delle società calcistiche, alla sicurezza sulle piste da sci. Come sempre il Partito Democratico farà il suo lavoro fino in fondo per migliorare il decreto”. Lo dichiara Mauro Berruto, deputato Pd e responsabile nazionale Sport.
"In un momento in cui nella Striscia di Gaza continua a consumarsi una tragedia umanitaria senza precedenti, con centinaia di sportivi palestinesi uccisi, impianti distrutti e un’intera popolazione privata di diritti e dignità, appare inaccettabile che si continui a fare finta di nulla, come se lo sport potesse essere estraneo alla realtà". Lo dichiara il deputato democratico, responsabile nazionale sporto del Partito Democratico, Mauro Berruto.
"Non compete certo all’Italia decidere se Israele debba o meno essere sospesa dalle competizioni internazionali, ma chiediamo con forza che questa decisione venga presa quanto prima dagli organismi competenti. La FIFA e il CIO hanno già sospeso altri Paesi in passato: non solo, recentemente, la Russia, ma per esempio il Sudafrica dell’apartheid che non poté partecipare ai Giochi Olimpici per 24 anni. Far finta che questa situazione non esista per Israele significa applicare un doppio standard ipocrita e inaccettabile", prosegue Berruto.
"In questo quadro, la partita tra Italia e Israele prevista a Udine non dovrebbe proprio svolgersi. È una scelta sbagliata, stonata, che ignora il contesto e manda un segnale pericoloso: quello dell’indifferenza. Ma se si dovesse comunque giocare, ci chiediamo almeno quale gesto simbolico deciderà di compiere la nostra Nazionale per non voltarsi dall’altra parte. Saremo in grado, almeno, per non rimanere in silenzio di fronte a un orrore che ha già colpito duramente anche lo sport palestinese, azzerando una generazione intera, di fare un gesto simile alle “magliette rosse” indossate dai nostri tennisti nella finale di Coppa Davis 1976 nel Cile di Pinochet?”, conclude Berruto.
“L’8 e il 9 giugno saremo chiamati ad esprimerci sui temi referendari, tra cui quello fondamentale del diritto alla cittadinanza. Mi rivolgo in modo personale e accorato, se posso, al mondo dello sport, agli sportivi e alle sportive, che questo tema lo hanno già affrontato e in parte risolto. Così il deputato dem Mauro Berruto, responsabile nazionale Sport del Pd, in un video pubblicato sui canali social dei deputati dem.
“Basta guardare – ha aggiunto l’esponente Pd - le immagini della nostra Nazionale di pallavolo femminile, oppure pensare alla squadra di atletica leggera, o a grandi campionesse come Jasmine Paolini o Sara Curtis: è evidente che lo sport rappresenta già un modello di società inclusiva e funzionante. Un modello dove il merito, l’impegno e la partecipazione sono riconosciuti prima ancora del luogo di nascita o della cittadinanza formale”.
“Per questo — ha concluso Berruto — rivolgo un appello a tutti gli sportivi e a tutte le sportive: diamo forza a questo modello, invitiamo al voto e sosteniamo con convinzione un grande ‘Sì’. È un piccolo passo, ma concreto, verso il riconoscimento del diritto di cittadinanza per tante ragazze e ragazzi che in Italia vivono, studiano, crescono, giocano e vincono. È un segnale importante che lo sport può dare al resto della società civile”.