Mail pubblicata dagospia molto grave, rivelate informazioni sensibili e riservate su sicurezza delegazioni g7
“Chiediamo al presidente Mollicone la convocazione urgente della commissione cultura della Camera per potere sentire dalla voce del ministro Sangiuliano la ricostruzione di tutta questa opaca vicenda che ruota attorno a una sua consulente, mai formalizzata, che avrebbe avuto accesso a atti riservati e sensibili sul prossimo g7 sebbene completamente estranea all’amministrazione del ministero della cultura. Chiediamo al presidente Mollicone di convocare rapidamente l’ufficio di presidenza per calendarizzare, già questa settimana, un question time straordinario del ministro. Il silenzio di Sangiuliano sta alimentando il sospetto che vi siano ricatti o altre questioni poco chiare che gli impediscono di rendere pubbliche dichiarazioni. Un ministro sotto ricatto non è tollerabile” così in una nota la capogruppo democratica in commissione cultura della camera, Irene Manzi, dopo la pubblicazione sul sito dagospia della mail che dimostra che il parco archeologico di Pompei ha condiviso con la
Dott.ssa Maria Rosaria Boccia informazioni sensibili e riservate legate alla sicurezza delle delegazioni e dei ministri che parteciperanno al prossimo g7 cultura. Sulla vicenda il gruppo del pd della camera ha depositato la scorsa settimana un’interrogazione parlamentare a firma Manzi e Sarracino.
“Il ministro Sangiuliano esca dal silenzio e spieghi pubblicamente cosa sia accaduto al ministero. A una settima dalle prime indiscrezioni stampa sulla presunta nomina di una sua nuova consigliera, siamo ancora in un impasse istituzionale con indiscrezioni e fughe di notizie affidate ai social network e a persone estranee all’amministrazione che stanno mettendo in discussione l’onorabilità degli uffici del ministero della cultura italiano. Nomine millantate ma mai confermate, sostituzione della scorta del ministro, partecipazioni a missioni istituzionali poco chiare, uffici del gabinetto impegnati a gestire i presunti legami con una consulente mai istituzionalizzata a cui, da quanto si apprende, si sarebbe dovuta affidare addirittura l’organizzazione del g7 cultura a Pompei. Perché Sangiuliano non chiarisce? Non può farlo? Per qualche ragione un ministro della repubblica italiana si trova sotto ricatto?” Lo chiede la capogruppo democratica nella
Commissione Cultura della Camera, Irene Manzi.
Manzi e Sarracino, da Mic gestione opaca, nomina consigliera grandi eventi è stata formalizzata?
La capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi, e il responsabile nazionale Sud del Pd, Marco Sarracino, hanno presentato un’interrogazione parlamentare alla presidente del consiglio Meloni e al ministro della cultura Sangiuliano per sapere se la notizia della nomina della consigliera del ministro della Cultura per i grandi eventi, riportata dagli organi di stampa, sia stata formalizzata o se si è davanti ad una gestione opaca degli incarichi fiduciari del Ministro che rischiano di danneggiare l’immagine del Paese rispetto ad un settore quale quello della cultura di grande rilevanza strategica per l’Italia.
Ecco il testo dell’interrogazione.
Interrogazione a risposta in Commissione al Presidente del Consiglio e al Ministro dei beni Culturali
Per sapere
Premesso che:
- Attraverso i canali social la Presidente della Fashion Week Milano Moda, Maria Rosaria Boccia ha comunicato nei giorni scorsi di essere stata nominata consigliere del Ministro per i Grandi Eventi;
- Dal Ministero dopo che la notizia è apparsa anche sugli organi di informazione hanno reso noto che si tratta di una informazione destituita di fondamento in quanto si riporta testualmente: “la signora Maria Rosaria Boccia non è mai stata nominata Consigliere del Ministro per i "Grandi Eventi";
- Si è trattata di una pessima figura per il Ministro purtroppo non nuovo ad episodi del genere;
- Preoccupa la superficialità con cui persino incarichi di natura fiduciaria vengono gestiti dall’attuale Ministro esponendo l’immagine del Paese a pessime
figure anche sul piano internazionale.
Si chiede di sapere se la nomina riportata in premessa sia stata formalizzata o, in caso contrario cosa sia accaduto dal momento che ne appare una gestione opaca degli incarichi fiduciari del Ministro che rischiano di danneggiare l’immagine del Paese rispetto ad un settore quale quello della cultura di grande rilevanza strategica per l’Italia.
Furfaro e Manzi: diritti studenti disabili non possono essere subordinati a bilanci comunali
"Siamo molto preoccupati per la sentenza del consiglio di stato che respinge il ricorso di una famiglia di uno studente con disabilità, al quale il Comune aveva ridotto, per ragioni di bilancio, le ore di assistenza scolastica. Una sentenza che di fatto determina la possibilità di subordinare i diritti di uno studente con disabilità alle compatibilità di bilancio del Comune in cui è residente. Tutto in netto contrasto con la corte costituzionale che ha sancito, in più sentenze, l’intangibilità del diritto allo studio degli alunni con disabilità. Una decisione, quella del Consiglio di Stato, che permette così di considerare il Piano Educativo Individualizzato (PEI) come una proposta e non come un vincolo per le ore di assistenza scolastica e rischia quindi di indebolire uno strumento fondamentale per garantire un percorso educativo adeguato e personalizzato agli studenti con disabilità. Veder stabilire da un tribunale, anzi dal principale tribunale amministrativo, che i diritti di uno studente disabile possano essere subordinati alle compatibilità di bilancio del Comune è una decisione preoccupante per le famiglie che vivono quotidianamente le enormi difficoltà dei percorsi educativi e di inclusione. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione urgente al ministro Valditara e alla ministra Locatelli perché sia garantita la piena tutela di diritti delle alunne e degli alunni con disabilità che nella nostra democrazia non possono, in nessun modo, essere soggetti a condizionamenti di natura economica". Lo affermano Marco Furfaro e Irene Manzi della segreteria nazionale del partito democratico.
Iniziativa promossa da Serracchaini e sottoscritta da Di Biase, Gianassi, Ferrari, Forattini, Ghio, Lacarra, Malavasi, Manzi, Marino
Il gruppo del Partito democratico della Camera ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere alla Ministra dell’Università, AnnaMaria Bernini, quali iniziative intende assumere in merito all’impiego nei corsi di studio dell'ultima edizione del Manuale di diritto privato, edito dalla Esi e curato dal Prof. Francesco Gazzoni che presenta ‘tesi sessiste e un evidente pregiudizio di fondo verso i magistrati’.
L’interrogazione - promossa dalla responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e sottoscritta dalle deputate e dai deputati del gruppo del Pd della Camera, Di Biase, Gianassi, Ferrari, Forattini, Ghio, Lacarra, Malavasi,
Manzi, Marino - sottolinea come si tratti di ‘tesi che lasciano esterrefatti in quanto contenute all’interno di un manuale rivolto agli studenti di diritto e quindi con un obiettivo chiaramente formativo’.
“Il decreto tax credit conferma le aggressioni costanti e sistematiche che il governo sta portando avanti nei confronti dell’industria cinematografica e audiovisiva italiane. Interventi sbagliati che politicizzano addirittura le scelte artistiche delle produzioni, eliminano gli automatismi dei finanziamenti, riducono i fondi e complicano il lavoro delle produzioni che, infatti, stanno scappando dall’Italia”. Così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, commenta il decreto interministeriale firmato dai ministri Giorgetti e Sangiuliano. “Chiederemo alla presidenza della commissione Cultura della Camera di programmare al più presto l’audizione del ministro Sangiuliano per conoscere nel dettaglio e non a mezzo stampa le ragioni di questo intervento e lo stato dell’arte dell’industria audiovisiva italiana”.
“Si tratta di una grande occasione mancata per rafforzare l’istruzione tecnica e professionale e, soprattutto, contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico. Un errore consumato nella fretta che il ministro Valditara ha voluto imporre a questo testo, nella totale impossibilità per questa Camera di modificarlo correggendone limiti e storture e senza un confronto con il mondo della scuola”.
Così la capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo al Ddl sulla filiera formativa tecnologico-professionale.
“Sarebbe stato più utile - ha aggiunto - provare ad accompagnare le scuole verso questo nuovo progetto, avviandole ad una sperimentazione che tenesse conto dei rilievi espressi dal Cspi e della valutazione delle esperienze già attuate nelle precedenti sperimentazioni. Accompagnare questo percorso con le risorse occorrenti, che purtroppo mancano, sostenendo gli insegnanti ed adeguando il curriculum, prevedendo un adeguato orientamento degli studenti, definendo delle linee guida nazionali. Avevamo interesse e voglia di poter migliorare questo testo. Sarebbe stato utile anche per il governo visti i dati di adesione alla sperimentazione proposta alle scuole a tutta velocità: 171 istituti in tutta Italia. Un risultato che definire deludente è poco a conferma del fatto che agire in fretta, senza una efficace e reale consultazione dal basso del mondo della scuola non porta buoni frutti. Perché non ci si lancia in sperimentazioni dai contorni incerti, solo per fideistica missione affidata dal ministro. Doveva essere di monito quanto avvenuto anche con il Made in Italy che ha registrato un’adesione scarsissima. Invece, si è preferito concentrare tutto contemporaneamente nello stesso momento, saltando passaggi fondamentali ed utili. Affrontando, perché no, anche un tema più strutturale e profondo che è quello del complessivo riordino dei cicli. Non solo quindi il percorso più breve che passa dalla riduzione di un anno, ma una più seria e complessiva riflessione intorno al sistema scolastico e alla sua capacità di rispondere in modo adeguato alle sfide della contemporaneità. Ma la strada scelta è stata un’altra. Una strada che all’orizzonte ha anche un’altra parola d’ordine cara al governo meloni: l’autonomia differenziata. Questa riforma sembra un suo anticipo, proprio riguardo all’istruzione. Un’istruzione - ha concluso - che oggi la destra tradisce con un provvedimento confuso, incompleto e mancante di una visione di sistema che rischia di produrre effetti negativi sul percorso di formazione tecnica e professionale”.
“Nell’idea che si ha dell’Università c’è l’idea che si ha del Paese. Per questo motivo, la risposta della ministra Bernini sul taglio al Fondo di finanziamento ordinario agli atenei non ci lascia soddisfatti. Una risposta che fa seguito alle osservazioni critiche già espresse dal Consiglio Universitario Nazionale e dalla conferenza dei Rettori che denunciano un pesante taglio del prossimo Fondo di finanziamento ordinario delle Università. Si tratta di tagli che ci preoccupano, che mettono a rischio il futuro delle università e che fanno seguito alla controriforma annunciata del pre ruolo universitario che cancellerà il contratto di ricerca a favore di una selva di contratti a tempo determinato a scarsissima tutela, ultraleggeri ed ultra precari. E non ci tranquillizza la nota inviata agli atenei con la quale si propone di utilizzare, svincolandole, entro il 2 agosto, una quota di fondo di finanziamento ordinario per compensare i tagli effettuati, lasciando però alle Università la scelta in merito a quali fondi liberare. Una scelta che scarica sulle Università responsabilità di scelta: una ‘pistola puntata alla tempia’ degli Atenei. Sono necessarie risorse per garantire continuità nel reclutamento, tutela per i ricercatori, reale diritto allo studio”.
Così la capogruppo Pd in commissione Cultura, Irene Manzi, intervenendo nella replica del Question time alla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, sul taglio delle risorse agli atenei italiani.
Nell’illustrare l’interrogazione la deputata dem Rachele Scarpa, responsabile Giovani e Salute del Pd, aveva chiesto al ministro di “reperire i 513 milioni di euro risorse che mancano per l’adeguamento stipendiale del personale degli atenei e per sostenere il piano straordinario di reclutamento programmato per il presente anno, unica strada per la valorizzazione della qualità della ricerca e della didattica in una prospettiva di lungo termine”.
“Commissionare l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa è sbagliato nella forma e nella sostanza, nel merito e nel metodo: nella forma perché di fatto si commissaria l’Ente senza alcuna motivazione di tipo organizzativo o contabile, ma paradossalmente perché si ritiene affidabile tanto da prevedere per esso funzioni ulteriori e più dettagliate; nella sostanza perché gli attuali vertici stavano portando avanti un lavoro prezioso riconosciuto da tutti. Nel metodo perché è stato attuato con l’ennesimo colpo di mano della destra in un provvedimento omnibus e nel merito perché con la nuova governance i progetti portati avanti fino ad oggi per l’aggiornamento e la sperimentazione della didattica rischiano adesso di venire vanificati, così come viene messo a rischio il carattere di garanzia ed autorevolezza necessario per indirizzare la didattica e lo sviluppo del sistema scolastico italiano. Grazie al governo Meloni al posto di un Ente indipendente e guidato da rigorosi principi scientifici, seppur vigilato dal ministero dell’Istruzione, ci ritroviamo un ‘comitato di amici’ del ministro Valditara. La Scuola italiana non merita questo trattamento, ma attenzione e rispetto”.
Lo dichiarano la vicepresidente dei deputati Pd e la capogruppo dem in commissione Istruzione, Simona Bonafé e Irene Manzi, sui contenuti del Decreto Sport e Scuola in discussione alla Camera.
“Assistiamo all'ennesimo voto di fiducia su un decreto omnibus che è stato addirittura peggiorato nel passaggio in Commissione. Un insieme di norme privo di organicità che contiene al suo interno disposizioni palesemente discriminatorie e ingiuste. Non sfugge a nessuno che creare un percorso parallelo e temporaneo di formazione dei docenti di sostegno, realizzato da INDIRE, è nei fatti una sanatoria che rischia di creare disparità di trattamento tra docenti. Si trasmette il messaggio sbagliato per cui una formazione seria, qualificata del docente di sostegno -organizzata dagli Atenei- abbia un valore secondario. Le criticità croniche e strutturali determinate dalla carenza di docenti di sostegno richiederebbero un intervento serio, a cominciare dal tema degli organici. L'ultimo piano pluriennale di immissione in ruolo di circa 25 mila docenti di sostegno è stato fatto nel 2020 per merito di un altro governo. Qui non c'è nulla sugli organici e sull’accelerazione delle procedure di riconoscimento dei titoli esteri. In materia di sport arrivate addirittura a prevedere che “più paghi più conti”. Questa è una colossale svalorizzazione del sistema nazionale d'istruzione". Lo dichiara la capogruppo dem in commissione istruzione Irene Manzi, dichiarando in Aula il voto contrario alla questione di fiducia posta dal governo sul Dl Sport-Scuola.
"Ma anche rispetto all’integrazione degli studenti con background migratorio -aggiunge- non avete tenuto conto delle molte buone esperienze didattiche che in tante scuole del nostro paese si sperimentano. Almeno è stato approvato un emendamento -frutto del lavoro di ANCI che ringraziamo- con cui si estendono anche agli studenti con deficit linguistici le azioni previste per i NAI (studenti neo arrivati in Italia)".
“Il ministero che ha il 'merito' nel suo nome – conclude Manzi - crea docenti di serie A e di serie B. Il governo delle ingiustizie non ha ascoltato i soggetti auditi, né accolto i nostri emendamenti a partire dal pre ruolo universitario e le misure per i docenti all'estero. Ha puntato invece a privilegiare una platea di sanati, impedendo ai vincitori del concorso dirigenti scolastici 2017 -oggi fuori regione- il diritto al rientro. Non c'è che dire un capolavoro".
“Sangiuliano commissariato accetta in silenzio lo sfregio al patrimonio culturale che sta andando in scena in commissione ambiente alla camera dove il governo ha appena presentato una riformulazione di un emendamento di maggioranza che consente variazioni significative anche sugli immobili sottoposti a vincolo storico, artistico, architettonico, archeologico paesistico. Una norma irresponsabile dagli effetti incontrollabili che danneggerà profondamente il nostro patrimonio culturale” così la capogruppo del Pd nella commissione cultura della camera, Irene Manzi, commenta la riformulazione presentata dal governo ad alcuni emendamenti di maggioranza al dl casa.
Tagli e politicizzazione stanno bloccando tutte le produzioni
“I dati presentati dalla sottosegretaria Borgonzoni sono la conferma del successo della legge Franceschini del 2016. Una legge che, a quasi dieci anni dalla sua approvazione, può certamente essere perfezionata ma che è sbagliato smontare e definanziare con tagli drastici alle produzioni; eliminando gli automatismi dell’intervento pubblico; politicizzando le scelte, anche quelle artistiche; e immettendo incertezza e caos nelle modalità e nei tempi dei finanziamenti. I dati del 2022 presentati da Borgonzoni sono molto positivi - aggiunge Manzi - purtroppo non sarà così il bilancio della gestione Sangiuliano che sta affossando l’industria cinematografica italiana. A riguardo i dati sono inconfutabili e confermano la brusca frenata di tutto il settore: gli investimenti sono fermi; gli stabilimenti cinematografici sono vuoti; le grandi produzioni stanno virando verso altri paesi nostri concorrenti; e i lavoratori del settore in grande affanno. Il ticket Sangiuliano-Borgonzoni è catastrofico per il settore cinematografico e audiovisivo”, conclude Manzi.
Sangiuliano e Borgonzoni ai ferri corti, a Cinecittà nomine figlie dell’amichettismo
“Le produzioni cinematografiche italiane sono ferme e quelle internazionali stanno virando altrove a causa della scelta del governo di definanziare la legge cinema e modificare le modalità di finanziamento con regole poco chiare che eliminano gli automatismi e politicizzano le scelte. L’imminente entrata in vigore del decreto tax credit determinerà inoltre un commissariamento politico dell’arte cinematografica, che dovrà sottostare alle richieste e capricci del ministro di turno per poter accedere ai finanziamenti: un passo indietro drammatico per l’industria audiovisiva italiana”. Così in una nota la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi.
“Da quel che oggi evidenzia anche la stampa, al Collegio Romano - aggiunge la
democratica - è in corso un braccio di ferro senza precedenti tra Lega e Fratelli d’Italia, con la sottosegretaria Borgonzoni che fa di tutto per scippare definitivamente a Sangiuliano un settore a lui particolarmente ostile ma su cui vuole avere l’imprimatur. Anche Cinecittà è ormai trasformata in un territorio di spartizione dove amichettismo e vicinanza politica sembrano essere gli unici criteri per le nomine della nuova governance e delle figure manageriali interne”.
“Il commissariamento di INDIRE, senza alcuna motivazione, se non di spoil system, e’ un attacco diretto e un danno irresponsabile alla scuola italiana. L’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa è da quasi 100 anni il punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia. “La destra in Parlamento, dopo aver commissariato INPS e INAIL per sostituirne i vertici con persone politicamente gradite, sferra un attacco indegno anche all’ente che ha la delicatissima responsabilità di sostenere il miglioramento della scuola italiana. E’ un’azione infame - denuncia la deputata dell’ufficio di presidenza del gruppo PD a Montecitorio Sara Ferrari, insegnante, insieme alla capogruppo PD in commissione cultura Irene Manzi- con la quale il governo da un lato assegna a INDIRE nuovi compiti, dall’altra lo commissaria senza aver dato alcuna motivazione. E’ evidente- dichiarano le deputate che ieri in commissione con i colleghi dem hanno cercato di opporsi - che si tratta di una defenestrazione dell’attuale vertice, solo per sostituirlo con uno politicamente compiacente. E’ gravissimo che l’ansia da controllo politico-culturale della destra non risparmi nemmeno un pilastro laico e autonomo come deve essere la scuola italiana. Daremo battaglia per l’indipendenza dell’istruzione e dell’educazione dal condizionamento politico.”
Il blitz è fallito. Il tentativo del governo di approvare prima della pausa estiva il provvedimento Valditara per modificare il voto in condotta è fallito sommerso dai decreti dello stesso governo. Le opposizioni hanno avuto ragione nel contestare il calendario proposto nella riunione dei capigruppo. La scuola va trattata con tutte le attenzioni che richiede, è inaccettabile un esame sbrigativo dei provvedimenti che la riguardano. Quindi Valditara si dia pace e nell’attesa di reintrodurre il calamaio per decreto, trovi risorse per la scuola, non un parcheggio ma il luogo dove crescono i cittadini di domani.
Così in una nota Irene Manzi, capogruppo Pd in Commissione Istruzione alla Camera dei Deputati