“L’annuncio del Dpcm sulla privatizzazione di Poste Italiane segna una marcia indietro del governo e una prima vittoria delle forze politiche, sindacali e sociali che si sono opposte fin dall'inizio alla svendita di un asset strategico dello stato. Attendiamo di vedere il testo per giudicarlo ma già possiamo dire che la linea che Giorgetti che voleva una drastica riduzione della partecipazione statale è stata ufficialmente sconfessata, resta adesso da vedere come il governo intende andare avanti e con quale piano: vendere partecipazioni di Poste Italiane per fare cassa rimane un errore strategico viste le ingenti entrate che le quote in mano pubblica già garantiscono. Poste Italiane rappresenta la storia e il futuro del Paese e non può essere svenduta e considerata come una mera fonte di liquidità. In parlamento continueremo a vigilare affinché alle dichiarazioni seguano atti conseguenti e il processo di privatizzazione non comprometta in alcun modo il controllo pubblico e l'efficienza del servizio offerto ai cittadini”. Così in una nota il deputato democratico, vicepresidente della commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della camera, Andrea Casu.
“Bocciata a maggioranza la richiesta di audizione del direttore generale, dell’ad e del direttore del Tg1 in vigilanza Rai. Nessuno spazio di confronto ormai è più concesso alle opposizioni” così i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai che hanno elencato “i diversi casi di "asservimento" del servizio pubblico da parte della maggioranza, dall’intervista fiume a Sangiuliano, a quella a Toti, al monologo autoassolutorio di Salvini”.
“La maggioranza non perde occasione per rendere la vita più difficile agli immigrati con una nuova norma che impedisce agli stranieri extracomunitari l'acquisto di una SIM telefonica con il solo passaporto, richiedendo invece sempre la presentazione del permesso di soggiorno. Una scelta sbagliata e inutile voluta dal Governo all'interno di una competizione a chi la spara più grossa tra i partiti di maggioranza. Una misura che, tra l'altro, non farà altro che favorire il mercato nero delle SIM, avvantaggiando così la criminalità organizzata e senza nessun vantaggio per gli italiani. Una norma paradossale, anche perché viene inserita in un provvedimento che dovrebbe invece mirare a migliorare la sicurezza delle persone” così il deputato democratico, responsabile sicurezza del Pd, Matteo Mauri, intervenendo in aula alla Camera.
“Dopo l'introduzione della “aggravante di luogo”, che inasprisce le pene per i reati commessi in stazione ferroviaria, e della “aggravante fisica”, che rende più severe le sanzioni per il blocco stradale a seconda dell'uso di un trattore o del proprio corpo, si aggiungono la punizione penale per la resistenza passiva in carcere e l’apoteosi dell’obbligo del permesso di soggiorno per l’acquisto di una scheda sim. Siamo di fronte a un’escalation di misure repressive e crudeli che rivelano un regime di tensione evidente, volto a distogliere l'attenzione dai fallimenti di questo governo”. Così la deputata democratica responsabile nazionale giustizia del Pd, Debora Serracchiani, è intervenuta in aula alla camera sul ddl sicurezza.
La deputata democratica Michela Di Biase è intervenuta alla Camera durante l’esame del ddl sicurezza per esprimere una "forte contrarietà" al nuovo reato che punisce la resistenza passiva nelle carceri. "Con questa norma – ha dichiarato Di Biase – il governo e la maggioranza stanno compiendo un grave passo indietro rispetto ai diritti delle persone detenute che rappresenta una vera e propria violenza allo stato di diritto. Peraltro – sottolinea Di Biase - il nostro codice penale già prevede punizioni per le rivolte violente in carcere. Non è chiaro, quindi, quale obiettivo stia perseguendo il governo, se non quello di impedire ai detenuti anche di denunciare e manifestare pacificamente il loro disagio di fronte a una condizione delle carceri italiane che è insostenibile e disumana, e che è frutto dell’inattività del governo", ha concluso Di Biase.
“Con il reato di resistenza passiva andiamo oltre la propaganda di questo provvedimento nel suo complesso perché siamo davanti ad un attacco alle fondamenta del nostro stato di diritto. La maggioranza e il governo insistono su scelte ingiuste e incostituzionali che arrivano addirittura a criminalizzare la resistenza passiva e non violenta” Così la deputata Simona Bonafè, vice capogruppo del Pd alla Camera che sottolinea come “il ddl sicurezza dimostra l’ossessione securitaria di questo governo che arriva a reprimere con la forza il dissenso anche se pacifico”.
“Il nuovo reato di resistenza passiva è incostituzionale perché viola i diritti essenziali e mette in discussione la libera espressione e la manifestazione del pensiero”. Così il deputato democratico, Piero De Luca, è intervenuto in aula alla Camera nel corso dell’esame del ddl sicurezza sottolineando che “è del tutto illogico e irragionevole equiparare una semplice manifestazione, senza violenza, ad atti di rivolta e di aggressione”.
“Il ddl sicurezza introduce una fattispecie di reato assolutamente nuova che per la prima volta punisce penalmente la resistenza passiva, cioè la resistenza non violenta nelle carceri. È una scelta irragionevole e incostituzionale su cui chiediamo alla maggioranza e al governo di ripensarci per scongiurare un pericoloso declino verso forme e modelli di democrazia illiberale e di inciviltà giuridica” così il deputato democratico, Federico Fornaro, è intervenuto in aula alla Camera nel corso dell’esame del ddl sicurezza.
“Il governo non ha voluto fermarsi e la maggioranza ha bocciato i nostri emendamenti al ddl sicurezza che correggevano quella scelta atroce, ottusa e incostituzionale di introdurre un nuovo reato che criminalizza addirittura la resistenza passiva, pacifica, non violenta. E’ una deriva pericolosa, autoritaria che rischia di compromettere libertà e diritti: questo provvedimento è una vera e propria violenza al codice penale che viene stravolto e brutalizzato”. Così il capogruppo democratico nella commissione Giustizia della Camera, Federico Gianassi.
“ Desidero esprimere le mie più sincere congratulazioni al generale Luciano Portolano nominato nuovo Capo di Stato Maggiore della Difesa. È un servitore straordinario del nostro Paese e la vasta esperienza operativa e di comando acquisita in contesti delicati, lo rendono adatto alla guida”. Così Nicola Carè deputato e componente della Commissione Difesa e Vicepresidente della sottocommissione difesa e sicurezza dell’assemblea parlamentare Nato.
Lo stop ai fondi del Pnrr previsti per la gigafactory di Termoli, annunciato oggi dal ministro Urso, è una pessima notizia, che è il risultato dell’incertezza del governo sulle politiche industriali legate all’automotive. È necessario invece procedere senza esitazione alla realizzazione della gigafactory, per questo chiediamo a Stellantis di rafforzare l’attuale produzione di motori e al governo di mantenere a disposizione di Termoli i fondi indispensabili al rilancio di un nuovo progetto industriale per rilanciare lo stabilimento e salvaguardare l'occupazione.
Così Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Commissione Attività produttive di Montecitorio.
“Questa commissione dovrà prendere delle decisioni esistenziali per il futuro dell’Unione Europea, come recentemente sottolineato da Mario Draghi nel suo rapporto. L'esordio non è certamente promettente: si tratta di nomine molto schiacciate sul Partito Popolare Europeo, di orientamento conservatore, senza il giusto livello di ambizione e innovazione, con un grande accentramento di potere nelle mani della Presidente. Al commissario Fitto, a cui vanno gli auguri di un buon lavoro, facciamo la richiesta di usare il suo ruolo per favorire una maggior integrazione dell’Ue, invece di esserne freno, come troppe volte il suo partito, i Conservatori e riformisti, hanno fatto in questi anni. Valuteremo se saprà mettere davanti agli interessi di parte gli interessi del nostro Paese e di tutta l’Unione, che coincidono con un rafforzamento e un approfondimento dell’integrazione dell'Unione europea”. Lo afferma la deputata dem Lia Quartapelle, vicepresidente della commissione Esteri.
"Un altro suicidio a Regina Coeli, il terzo dall'inizio dell'anno e tutti nella settima sezione del carcere romano. Ho potuto appurarlo con i miei occhi, le condizioni di detenzione in questa sezione sono disumane. Torniamo a chiedere l'immediata chiusura del reparto". Lo afferma la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
"Come hanno a più riprese denunciato il Garante dei detenuti del Lazio Anastasia e l'associazione Antigone, le persone recluse nella settima sezione restano in cella per 23 ore al giorno in una condizione di totale degrado, si superano i limiti della disumanità.
Poca luce, bagni senza intimità, ridotti posti letto perché i numeri del sovraffollamento hanno toccato vette mia viste prima" ha sottolineato la deputata Pd.
"Presenterò un'interrogazione parlamentare, perché è necessario che il Ministero attivi ogni verifica per fare luce sulle condizioni di detenzione, in modo particolare su quelle igienico-sanitarie, e sul piano di prevenzione del rischio suicidario" ha concluso Michela Di Biase.
Depositata alla Camera dei deputati la proposta di legge per introdurre il diritto alla disconnessione. Avanzata su iniziativa della realtà giovanile ‘L’asSociata’ (https://www.instagram.com/associata_roma?igsh=eDFvM3N0YXpqZmlq) la Pdl è stata presentata dal Capogruppo Pd in Commissione Lavoro Scotto con le firme della Vicepresidente Pd della Camera Ascani, della Capogruppo Pd alla Camera Braga, della Vicepresidente Pd Gribaudo e dei deputati Fossi, Laus, Sarracino, Guerra, Casu, Di Biase, Evi, Fassino, Ferrari, Forattini, Furfaro, Girelli, Madia, Manzi, Marino, Ricciardi, Roggiani, Scarpa, Serracchiani.
“La Pdl ‘Lavoro, poi stacco’ - frutto del lavoro e della collaborazione con ‘l’asSociata’ - intende promuovere una nuova cultura del lavoro che rispetti il tempo dentro e al di fuori dell’ufficio, tutelando i lavoratori e aumentando la produttività delle imprese, migliorando così la vita delle persone. Serve una nuova scommessa sulla qualità del lavoro. Dopo la pandemia questa domanda si è fatta ancora più stringente. E questa risposta la deve dare la politica”, ha dichiarato il primo firmatario Arturo Scotto.
“Reperibilità h24 e bassa retribuzione costringono tutte le generazioni di lavoratori alla precarietà - ha precisato la portavoce di asSociata - “il 28 settembre all’Arena Mancini a Roma, tutti insieme lanceremo la battaglia per approvare il diritto alla disconnessione“.
Qui il testo della proposta di legge: https://documenti.camera.it/leg19/pdl/pdf/leg.19.pdl.camera.1961.19PDL00...
“La ministra Calderone è tecnicamente sfiduciata. Dai suoi uffici innanzitutto. Che sembrano ormai dare i numeri. Sul collegato Lavoro si fa fatica a dare i pareri sugli emendamenti. E questa legge giace in Commissione da ormai 10 mesi e dovrebbe essere portata la settimana prossima addirittura al voto dell’Aula. Addirittura in extremis abbiamo appreso che saranno soppressi ben tre articoli su 23 per motivazioni che sono ancora ignote. Nel frattempo Forza Italia e Lega al Senato chiedono il rinvio della patente a crediti. Una misura voluta in prima persona dalla ministra. Calderone non ha più una maggioranza. E’ un fatto politico inequivocabile. Quando ne prenderà atto?”.
Lo dichiara il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.