La reintroduzione della visita specialistica, abolita nel 2012 col decreto ‘semplificazioni’. Ma anche un controllo neurologico e una prova pratica di guida per il rinnovo della patente di guida agli over 80. Sono questi i punti salienti della proposta di legge, per apportare urgenti modifiche al Codice della strada voluto da Salvini, depositata dai deputati Pd in commissione trasporti. Anthony Barbagallo, primo firmatario, auspica un confronto parlamentare sano e costruttivo privo della retorica e della propaganda che contraddistingue il governo e la maggioranza di centrodestra.
Una iniziativa che prende spunto – non solo dalle osservazioni di buon senso avanzate dal Pd in fase di discussione del Codice nei mesi scorsi – ma anche e soprattutto dai diversi incidenti avvenuti nel corso dell’estate, alcuni dei quali con vittime, che hanno visto negli automobilisti over 80 la causa di scontri gravissimi e, in alcuni casi, mortali.
“Salvini ci ha raccontato che – spiega Barbagallo - il suo il codice della strada aumentava la sicurezza. Ma i gravissimi incidenti mortali avvenuti quest’estate provocati da persone particolarmente avanti con l'età dimostrano che c’è un vuoto evidente all'interno del suo Codice della strada. Una norma spot, utile solo alla propaganda, che non affronta in modo serio e strutturale i problemi reali della sicurezza stradale e questo degli over 80 nello specifico.”
Quello che sta accadendo in queste ore in Parlamento è vergognoso. In Commissione Affari Sociali, Fratelli d’Italia e Forza Italia stanno provando a scrivere nero su bianco una delle pagine più disumane di questa legislatura: escludere il Servizio Sanitario Nazionale dalle procedure sul fine vita. Vogliono che chi è costretto a scegliere il suicidio assistito per condizioni irreversibili, per dolori insopportabili, per dignità personale, non possa più contare sul sistema sanitario pubblico. Chi vorrà porre fine alla propria sofferenza dovrà pagare tutto di tasca propria: medici, farmaci, strutture. Vogliono trasformare anche la morte in un privilegio per pochi. Una visione violenta, classista, indegna, che umilia chi soffre e che punisce chi chiede solo di non essere costretto a vivere in condizioni disumane. Faremo di tutto per fermare quella che è una vera e propria vergogna sulla pelle delle persone più fragili. Un Paese civile accompagna chi soffre, non lo abbandona.
Così Marco Furfaro, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Affari Sociali della Camera e responsabile nazionale Welfare del PD.
"La situazione in cui versano i lavoratori e le lavoratrici della Liberty Magona di Piombino è molto preoccupante. Circa 500 famiglie, tra dipendenti diretti e interinali, senza stipendi in un'azienda che, oltre a non pagare gli stipendi, avrebbe dovuto presentare le procedure per la cessione dello stabilimento e, invece, non lo ha fatto lasciando nell'incertezza lavoratrici e lavoratori.
Una situazione che non riguarda solo chi lavora nello stabilimento, ma l'intera comunità di Piombino. Non avere lo stipendio significa mettere a rischio la tenuta delle famiglie, la possibilità di vivere dignitosamente giorno per giorno e di guardare al futuro con serenità.
Esprimo tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza a loro e ai sindacati. Saremo accanto ai lavoratori e alle lavoratrici di Magona in questa sacrosanta battaglia e auspico che il ministro Urso faccia di più per garantire la continuità occupazionale e la tutela di tutti i posti di lavoro". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata del Partito democratico.
“L’ipotesi di un addio di Sigfrido Ranucci alla Rai rappresenterebbe uno scempio e l’ennesima ferita al servizio pubblico. Se anche un professionista con il suo profilo, il suo rigore giornalistico e il suo radicamento nella tradizione di inchiesta di Report dovesse lasciare l’azienda, si sancirebbe in maniera definitiva la difficoltà del servizio pubblico a garantire autonomia, pluralismo e qualità dell’informazione.
Ci auguriamo che queste siano solo indiscrezioni di stampa e speriamo che non sia vero e che non accada una cosa del genere, altrimenti davvero sarebbe il segno più devastante che si vuole smontare completamente il servizio pubblico e di fatto si vuole privatizzare la Rai. Se così fosse sarebbe un disastro di ascolti e di share”. Così in una nota i componenti PD della Commissione di Vigilanza Rai.
“Il ministro Tajani smentito dal suo stesso partito in Europa”
Ieri in Parlamento abbiamo visto la solita storia: parole tardive e ancora troppo timide da parte del governo italiano nella condanna al macellaio di Gaza, Benjamin Netanyahu. Tajani non esprime soltanto le contraddizioni interne alla maggioranza di governo, ma è lui stesso in contraddizione. Forza Italia ieri ha votato al Parlamento Europeo una risoluzione che chiede il riconoscimento della Palestina e di appoggiare le sanzioni proposte da Ursula von der Leyen che, seppur in ritardo, comunque rappresentano un passo avanti importante. In Europa Forza Italia è d'accordo alle sanzioni e al riconoscimento della Palestina e il ministro degli Esteri di Forza Italia, nonché vice presidente del Consiglio del nostro Paese, è il protagonista di un'Italia che sta frenando misure e azioni conseguenti per fermare il massacro a Gaza.
Così il deputato Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Partito Democratico.
"La discarica dismessa di contrada Zuppà, a Mazzarrà Sant’Andrea nella città metropolitana di Messina, continua a rappresentare un grave problema ambientale e sanitario. Oggi, grazie al Pnrr, ci sono finalmente risorse e strumenti per avviare la messa in sicurezza e la bonifica del sito, ma i ritardi procedurali rischiano di vanificare questa occasione storica".
Lo dichiara la deputata Pd, Maria Stefania Marino, depositando un’interrogazione al ministro dell’Ambiente.
"Non possiamo permettere - aggiunge - che l’inerzia e la mancanza di controllo facciano perdere i fondi europei già destinati al territorio. Sarebbe un doppio danno: per l’ambiente e per i cittadini che da decenni convivono con questa ferita. Il governo non resti a guardare: serve un tavolo di monitoraggio con Regione ed enti locali per garantire tempi certi e scongiurare l’ennesima beffa”.
“Da mesi denunciamo, anche con atti parlamentari senza risposta, l’assenza di una strategia chiara del governo per il futuro della Magona di Piombino, ma nulla è cambiato: il ministro Urso continua a non dare risposte e a sconfessare gli impegni presi. Nel frattempo, centinaia di lavoratrici e lavoratori si trovano oggi senza stipendi, in una condizione di inaccettabile precarietà sociale ed economica. E' in questo caos che la proprietà sta vigliaccamente speculando sulla pelle delle persone, alimentando una rabbia sociale che rischia di esplodere. Va imposto a Gupta di pagare gli stipendi arretrati immediatamente”: è quanto dichiara il deputato Pd Marco Simiani, dopo la nuova mobilitazione dei dipendenti davanti ai cancelli dello stabilimento.
“Il rischio concreto è che la Magona, eccellenza del settore e parte fondamentale della filiera dell’acciaio in Italia, venga progressivamente svuotata e condotta verso la chiusura, con la perdita di tutte le sue commesse e dei suoi clienti storici. È una responsabilità grave che ricade interamente sul governo, incapace di intervenire per garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dei posti di lavoro. Le promesse fatte nei mesi scorsi sono rimaste lettera morta”.
“Chiediamo che il sito venga immediatamente incluso nel progetto del nuovo polo siderurgico di Piombino, legato all’investimento di Metinvest. Solo così si potrà dare una prospettiva industriale seria al territorio, insieme alla realizzazione della nuova banchina che il governo continua a rinviare ma che è indispensabile per il futuro del comparto siderurgico. Non basta rincorrere multinazionali inaffidabili: serve un impegno diretto dello Stato, con risorse e garanzie certe, per difendere l’unico stabilimento italiano che produce acciaio galvanizzato e che oggi è lasciato senza guida”: conclude.
“Le parole della Presidente Meloni sul Sud sono ancora una volta improntati ad una propaganda del tutto fuori luogo. I dati Istat non possono essere usati in maniera strumentale per giustificare e camuffare una realtà complessiva molto diversa purtroppo. Questo Governo si è rivelato finora nemico del Mezzogiorno. Anzitutto ha tagliato risorse fondamentali: 3,7 miliardi tolti al fondo perequativo infrastrutturale, oltre 1 miliardo sottratto al credito d'imposta della Zes Unica e relativa cancellazione del dimezzamento IRES per le nuove attività economiche, 5,3 miliardi venuti meno con la cancellazione di “Decontribuzione Sud”. Alla lista, che sarebbe ancora più lunga, aggiungiamo i ritardi drammatici nella spesa degli interventi PNRR, in settori strategici come infrastrutture, sanità, lavoro, istruzione, agricoltura, destinati in particolare al Sud. Senza considerare le numerose crisi industriali che non ricevono risposta e l'impoverimento reale delle famiglie per l'aumento drammatico del costo della vita e la riduzione costante dei salari reali. Altro che fine dell’assistenzialismo, il Governo sta mettendo fine al futuro del Mezzogiorno”. Lo dichiara Piero De Luca della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“D’altronde, l’antimeridionalismo è uno dei caratteri distintivi del programma di questo Governo e la Riforma sull’autonomia differenziata ne è la testimonianza più viva.
Questo progetto puntava a dividere e spaccare letteralmente in due l'Italia, cristallizzando per legge diseguaglianze e disparità oggi esistenti, violando il principio di unità, solidarietà e coesione nazionale, fondamento essenziale della nostra Costituzione.
Il Sud non ha bisogno di slogan su dati pur incoraggianti, che non riflettono però la reale condizione di vita nel Mezzogiorno – aggiunge De Luca – ma di un'attenzione concreta e di interventi strutturali seri per ridurre i divari e garantire pari opportunità a tutti i cittadini Non accettiamo narrazioni di comodo: il Mezzogiorno merita verità, non propaganda”.
"Da 300 giorni Alberto Trentini è letteralmente ostaggio di Stato in Venezuela. Detenuto in un carcere di Caracas senza sapere perché, senza che il consolato abbia potuto incontrarlo, senza processo. Una situazione che meriterebbe la massima attenzione da parte delle nostre autorità.
Il governo italiano invece non sembra finora essersi occupato di lui come il caso meriterebbe. Alberto Trentini, va ricordato, è un cooperante di lunga esperienza ed è stato arrestato a novembre dello scorso anno senza che mai fossero rese note le ragioni del suo arresto e della sua detenzione.
Dopo il tentativo, purtroppo, non riuscito della missione dell'inviato della Farnesina, è necessario trovare altre strade.
Torniamo quindi a chiedere di valutare attentamente la nostra richiesta di una missione parlamentare che possa recarsi a Caracas, incontrare Alberto, verificare le sue condizioni e aprire un canale diplomatico che porti alla sua scarcerazione e al rientro in Italia". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“L'intercettazione della Guardia di Finanza, prima, e dei Carabinieri, poi, al porto di Pozzallo (RG) e a Villa San Giovanni (RC) di due traffici illegali di migliaia di uccelli selvatici, nascosti all'interno di scompartimenti a -2 gradi, con limitate scorte di acqua e cibo, in minuscole gabbie con poca aria, ci conferma che il fenomeno del traffico illecito e del bracconaggio continuano a rappresentare un grave problema in Italia, soprattutto nelle regioni del Sud, anche in collegamento con mercati esteri (Malta, Nord Africa, paesi dell'Est)”. È quanto si legge in un'interrogazione dei deputati PD, Eleonora Evi, prima firmataria, Anthony Barbagallo e Patrizia Prestipino con cui si chiede al governo di fare piena luce sul traffico transfrontaliero di fauna selvatica protetta e sulle reti di intermediari.
“È altresì necessario – continuano i parlamentari dem - sapere cosa stia facendo il Tavolo di Coordinamento per il contrasto agli illeciti sugli uccelli selvatici per sollecitare i dati annuali mancanti delle Regioni, per attuare la parte del Piano d'Azione che prevede il ripristino degli organici della vigilanza venatoria provinciale e per inasprire le sanzioni rimaste al 1992”. “E' infine sempre più urgente l’adozione di linee guida nazionali per il progressivo superamento dell’uso dei richiami vivi”, concludono i deputati PD.
“Le agevolazioni per l’utilizzo dei nuovi Frecciarossa sulla tratta Torino–Genova–Roma rivolte ai pendolari residenti in Liguria, devono essere estese anche ai lavoratori e studenti di Toscana, Piemonte e Lazio, che percorrono quotidianamente le stesse linee ferroviarie. Si tratta di una evidente disparità di trattamento che va sanata”: è quanto dichiarano i deputati del Partito Democratico Marco Simiani, Andrea Casu, Valentina Ghio e Federico Fornaro presentando un’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.
“Dal 25 agosto Trenitalia ha sostituito i collegamenti Frecciabianca 8606 (Roma–Genova–Torino) e 8623 (Torino–Genova–Roma) con due Frecciarossa. Una decisione che non comporta alcun vantaggio in termini di tempi di percorrenza, ma che si traduce in un aumento del prezzo del biglietto: da 68 a 75 euro per la tariffa base in seconda classe. L’introduzione di un accordo transitorio con la Regione Liguria, valido fino al 31 ottobre 2025, consente comunque ai titolari della carta Tuttotreno di viaggiare sul Frecciarossa 8623 senza sovrapprezzo, ma solo per i residenti liguri. Una scelta che discrimina pendolari toscani, piemontesi e laziali, altrettanto colpiti dall’aumento dei costi”.
“Chiediamo al Ministro Salvini di intervenire con urgenza, di concerto con Trenitalia e con tutte le Regioni interessate, per estendere le agevolazioni anche a Toscana, Piemonte e Lazio e per garantire che la sostituzione dei Frecciabianca con i Frecciarossa non si traduca in un aggravio insostenibile a carico dei cittadini. È necessario tutelare i lavoratori e gli studenti, assicurando al contempo un servizio di qualità e un’equità di trattamento tra utenti di territori diversi”: concludono.
“Ricevere l’ingresso nella Hall of Fame 2025 della Camera di Commercio di Sydney è per me motivo di grande emozione e di profonda gratitudine. Questo riconoscimento non è soltanto un onore personale. Ha per me un valore speciale perché io provengo proprio da questo mondo: il mondo delle Camere di Commercio.È lì che ho mosso i primi passi, è lì che ho imparato che dietro ogni impresa ci sono persone, idee, sacrifici e speranze. È lì che ho compreso quanto sia fondamentale creare reti tra le persone, costruire ponti tra le imprese, favorire l’incontro tra economie e culture diverse. Oggi, ritrovarmi dall’altra parte, a ricevere un premio da quella realtà che ha contribuito a formarmi, significa chiudere un cerchio ideale. È come tornare a casa, ma con la consapevolezza di aver portato avanti nel mio percorso quei valori che mi sono stati trasmessi: la fiducia nel dialogo, la forza delle relazioni, la capacità di guardare sempre oltre i confini, trasformando le differenze in opportunità. Questo riconoscimento non è solo un tributo al passato. È, per me, soprattutto uno stimolo per il futuro: un impegno a continuare a lavorare con determinazione per rafforzare i legami economici, culturali e sociali tra l’Italia e l’Australia. Perché i rapporti tra Paesi non si costruiscono soltanto con i trattati o con le istituzioni, ma con il contributo concreto delle imprese, delle comunità e delle persone che ogni giorno scelgono di collaborare, innovare e crescere insieme. Voglio esprimere la mia più sincera gratitudine alla Camera di Commercio di Sydney per avermi accolto nella sua Hall of Fame.Un grazie che estendo a tutti coloro che mi hanno accompagnato in questo cammino: colleghi, amici, istituzioni e, naturalmente, agli imprenditori e alle imprese, che sono i veri protagonisti di ogni storia di successo. Accolgo questo premio con orgoglio, ma soprattutto con umiltà. Perché sono convinto che i traguardi personali abbiano senso solo se diventano patrimonio condiviso, se riescono a ispirare altri, se aprono la strada a nuove opportunità per le generazioni future.” Così Nicola Carè, deputato eletto all’estero e capogruppo dei democratici e socialisti dell’assemblea parlamentare Nato.
“Il ministro Nordio afferma che il caso Almasri è una vicenda politica e che come tale avrebbe dovuto essere trattata in Parlamento “dove avremmo detto tutto il possibile e tutto quello che poteva servire per far emergere la verità”. Vale la pena ricordare al ministro che grazie a lui, ai suoi colleghi e ad alcuni collaboratori, abbiamo almeno cinque verità diverse. Ancora una volta inoltre il ministro pretende che le decisioni di questo Governo non debbano incontrare limiti nella legge e che nessuno possa dire niente ma solo applaudire. Il Ministro Nordio ha comunque la piena possibilità politica di chiedere ai gruppi parlamentari di maggioranza che lo sostengono di autorizzare il Tribunale dei ministri a procedere. Sarebbe questo l’unico modo per affrontare con trasparenza e nelle sedi competenti della giustizia un caso che ha portato alla liberazione di un criminale efferato. Troppo comodo nascondersi dietro gli automatismi della legge: serve un atto di responsabilità politica, non di scarico istituzionale” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani risponde al ministro Nordio che ha detto che “la garanzia dalla legge costituzionale e' data alla carica e non e' rinunciabile”.
Quel giorno pensammo di aver visto tutto. Invece siamo ancora lì, a piangere innocenti vittime dell’odio e della violenza.
Se c’è un posto dove la pace ha messo radici è l’Europa. A noi spetta il compito di costruire ponti di dialogo, convivenza e tolleranza.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati.
“La pubblicazione dei resoconti ufficiali della Camera relativi alla seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri conferma tutta la gravità di una vicenda che getta un’ombra pesantissima sul Governo della Presidente Meloni e sui suoi principali uomini di fiducia e Ministri.
Dalla Relazione emerge che, nel corso delle riunioni straordinarie del 19, 20 e 21 gennaio, i principali esponenti di governo - tra cui il Ministro dell'Interno - hanno di fatto avallato la strategia del “mancato intervento”. Scelta politica che ha determinato la scarcerazione di un torturatore e omicida come Almasri, criminale ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità.
Legittimare un piano per lasciare libero un sanguinario capo milizia sarebbe un fatto gravissimo. Tanto più vista la retorica anti immigrazione che propinano agli italiani ogni giorno.
Altrettanto preoccupante è ciò che emergerebbe sul rafforzamento dei rapporti con la milizia Rada, organizzazione filo-islamista radicale, responsabile di violenze disumane e di persecuzioni religiose, a cui il Governo avrebbe di fatto appaltato la sicurezza degli interessi economici in zona di ENI e dei cittadini italiani in Libia.
Che sarebbero stati messi nelle mani di chi è accusato di torture, stupri e omicidi così come del traffico di esseri umani.
Il Parlamento non può tacere di fronte a una vicenda che mette a rischio la credibilità delle nostre istituzioni e la sicurezza degli italiani. È assolutamente necessario che si faccia subito chiarezza di fronte agli organi costituzionali e al popolo italiano.” così Matteo Mauri responsabile nazionale sicurezza del Pd commenta gli atti sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera.