"Finalmente il Governo ha risposto alle interrogazioni che abbiamo presentato per portare in Parlamento la voce dei cittadini di Settebagni stanchi di dover convivere ogni giorno con l’inquinamento acustico insopportabile causato dalle linee ferroviarie e dall’autostrada che passano a pochi metri dalle proprie case. Per quanto riguarda la ferrovia gli interventi del Piano di risanamento acustico di RFI per Settebagni sono previsti nella quinta annualità, con 3.869 metri di barriere antirumore in questa fase e altri 294 metri nelle successive. Tuttavia, RFI potrà progettare e realizzare le barriere solo dopo che il Ministero dell’Ambiente avrà completato l’iter di approvazione delle annualità successive alla quarta. Per quanto riguarda l’autostrada invece, il Piano di risanamento acustico nazionale di Autostrade per l’Italia prevede una barriera di circa 260 metri a protezione delle abitazioni limitrofe, ancora in fase di progettazione, con l’avvio dei cantieri previsto nel 2026". Così in una nota il deputato Pd Andrea Casu, vicepresidente in Commissione Trasporti alla Camera.
"Come ho ribadito nella mia replica, è importante riconoscere la necessità di queste opere, ma serve di più, bisogna intervenire subito e con tempi certi. Per questo, insieme al Capogruppo Pd della Commissione Ambiente, Marco Simiani, ho sollecitato un sopralluogo della Commissione, per invitare tutti i commissari a vedere da vicino una situazione che richiede interventi immediati e non più rinviabili". "Il nostro impegno per Settebagni continua, insieme al Consigliere di Roma Capitale Riccardo Corbucci, continueremo a portare avanti nelle istituzioni l’impegno su tutte le problematiche che ci sono state segnalate dal comitato di Quartiere", conclude Casu.
"Bene che il Governo assuma un’iniziativa rispetto alla vertenza che si è aperta alla Yoox con l'annuncio dell'azienda di 211 licenziamenti. Importante che il Ministro Urso abbia annunciato la convocazione di un tavolo fra le parti. Avevo presentato, negli scorsi giorni, un’interrogazione parlamentare al Ministero delle Imprese e per il Made in Italy proprio per sollecitare l'attenzione del Governo. È importante ora che tutta la filiera istituzionale lavori insieme e che tutte le forze politiche diano un messaggio di unità e impegno comune. Come abbiamo fatto in altre occasioni, penso a La Perla, solo lavorando uniti faremo la nostra parte per i lavoratori e per il nostro territorio".
Cosi Andrea De Maria, deputato PD
“Dai resoconti ufficiali della Camera dei deputati, pubblicati oggi, relativi alla seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri, emergono elementi di estrema gravità. Il Governo Meloni non solo ha scelto di non intervenire, favorendo la liberazione di Almasri, ma, da quanto riportato, ha finito per rafforzare i rapporti con un gruppo islamista radicale come la milizia Rada, responsabile di crimini efferati e violenze disumane anche strumentalizzando in maniera blasfema la religione. È inaccettabile che l’Italia, per mera convenienza politica, si sia affidata a un’organizzazione che perseguita, tortura e uccide persone innocenti. Almasri non è un ricercato qualsiasi: come emerge dal mandato d’arresto della Corte penale internazionale, a suo carico ci sono accuse di eccezionale gravità. Parliamo di 34 omicidi accertati, di cui 12 per torture, 16 per mancanza di cure mediche, 4 per ferite da arma da fuoco e 2 per esposizione a condizioni climatiche estreme. A questi si aggiungono 22 violenze sessuali documentate, perpetrate contro donne, uomini e minori. Le imputazioni comprendono torture sistematiche, incarcerazioni arbitrarie, trattamenti disumani e persecuzioni religiose e morali contro cristiani, atei, omosessuali e oppositori politici. Affidare a figure come queste la gestione delle persone migranti e di sicurezza è una vergogna nazionale. Il Governo ha il dovere di chiarire immediatamente in Parlamento perché ha scelto di sacrificare la verità e la dignità del nostro Paese sull’altare di un patto scellerato con chi rappresenta l’opposto dei valori democratici e umani che la nostra Costituzione tutela” così Paolo Ciani, vice capogruppo Pd-Idp alla Camera e segretario di Demos, commenta gli atti sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera.
«Quanto emerge oggi dagli atti ufficiali della Camera dei deputati sulla seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri è di una gravità senza precedenti. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha mentito al Parlamento e agli italiani quando ha sostenuto che la scarcerazione di Almasri fosse stata una scelta autonoma della magistratura. L’istruttoria del Tribunale dei ministri dimostra invece che vi fu una precisa strategia del Governo, concordata nelle riunioni del 19 e 20 gennaio, fondata sul “mancato intervento” del Ministero della Giustizia: una scelta politica che ha reso inevitabile la liberazione del criminale libico. È altrettanto evidente che la successiva espulsione di Almasri non fu il frutto di un automatismo tecnico, come fatto intendere da Meloni, ma l’esito di un piano deciso a tavolino, con tanto di volo già predisposto prima ancora della scarcerazione. In quella riunione del 20 gennaio – a cui parteciparono ministri, sottosegretari e i vertici dei nostri apparati di sicurezza – si discusse consapevolmente di come non intervenire per lasciare che la Corte d’Appello disponesse la liberazione, così da poter poi procedere all’espulsione. Siamo davanti a una menzogna inaccettabile da parte della Presidente del Consiglio. Per questo chiediamo che venga immediatamente a riferire in Parlamento: la trasparenza è un dovere, non un optional” conclude Antonella Forattini, capogruppo democratica in Giunta delle autorizzazioni a procedere commentando gli atti sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera.
Intervenendo in aula, a seguito dell’informativa del Ministro Tajani e alla vigilia del trecentesimo giorno di detenzione in Venezuela del cooperante italiano Alberto Trentini, il deputato del Partito Democratico Fabio Porta ha denunciato le eccessive prudenze con le quali governo e Parlamento hanno affrontato il caso in questi mesi:
“Questa sarà la notte numero trecento per Alberto Trentini in una buia cella di un carcere venezuelano – ha esordito il parlamentare - 300 notti senza ricevere nemmeno una visita consolare e soprattutto senza conoscere i motivi (che ovviamente non esistono) della sua arbitraria detenzione. Il governo italiano – ha proseguito Porta - che pochi giorni fa si è fatto vanto (senza averne nessun merito) della liberazione di due cittadini italo-venezuelani, ha il dovere di mettere in atto tutte le azioni possibili per riportare Alberto a casa, a partire dalla nuova missione dell’inviato speciale Luigi Vignali della quale a oggi non abbiamo più alcuna notizia. Noi del gruppo del Partito Democratico – ha concluso il deputato eletto in Sudamerica - rinnoviamo l’invito al Parlamento a inviare una delegazione in Venezuela, perché anche la diplomazia parlamentare possa dare il suo contributo decisivo alla soluzione di un caso che merita la massima considerazione da parte di tutte le nostre istituzioni.”
“Chiediamo una informativa urgente del ministro Urso in quest’Aula per sapere quali iniziative intenda adottare per invertire il trend di caduta del settore dell’automotive. I dati pubblicati lo scorso 6 agosto ci dicono che il settore dell’automotive ha registrato un decremento quasi del 20 per cento solamente nei primi 6 mesi del 2025. L’indice di produzione dei veicoli è calato, così come l’indice di produzione delle carrozzerie e degli accessori. Insomma, secondo l’Istat, tutto il settore dell’automotive ha registrato una variazione negativa. Nello stabilimento torinese di Stellantis che rappresenta idealmente un po’ la bandiera della produzione automobilistica in Italia nel primo semestre del 2025 sono state prodotte 15.000 unità, un calo del 21% rispetto al 2024 e di oltre il 56% rispetto al 2021. Oltre 7850 lavoratori hanno subito dei profondi tagli ai propri stipendi. Le iniziative finora intraprese dal governo per cercare di risollevare il settore dell’automotive evidentemente non hanno avuto efficacia. Di fronte a questi dati diventa fondamentale avere un’informativa da parte del governo; il ministro Urso ci dica quante risorse nuove intende investire per favorire il rilancio della produzione di autovetture negli stabilimenti italiani di Stellantis, a Mirafiori, Pomigliano d’Arco, Cassino, Melfi e Termoli”. Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Alberto Pandolfo.
"Oggi in aula abbiamo avuto una prova di quanto può essere forte l'indignazione del ministro Tajani. Di quanto veemente può diventare davanti a un insulto fatto alla sua persona. Un'indignazione e una veemenza che non abbiamo mai visto davanti a 20mila bambine e bambini uccisi dall'esercito israeliano a Gaza. Davanti a quegli stessi soldati israeliani le cui vacanze di decompressione sono tutelate dalle nostre forse dell'ordine nei resort della Sardegna e delle Marche.
Soldati esecutori materiali di un genocidio ordinato da Netanyahu che, però, Tajani non ha mai citato nel suo discorso in aula. Non ne ha il coraggio, evidentemente. Condanna quello che succede nella Striscia senza mai dire chi ne sia il mandante. Un'ipocrisia insopportabile.
Com'è insopportabile che rispetto alle parziali e tardive sanzioni ai ministri estremisti del governo israeliano proposte ieri da Ursula Von der Leyen, Tajani abbia detto che il governo "valuterà". Cosa c'è da valutare, ancora, signor ministro?
Sono misure che andavano prese almeno un anno e mezzo fa e ancora dovete valutare?
Pensa che sia inaccettabile quello che succede a Gaza, il piano di deportazione dei palestinesi e l'annessione della Cisgiordania? Sospendete il memorandum militare con Tel Aviv, sanzionate Israele, chiudete le porte dell’Italia a chi commette il genocidio e riconoscete lo Stato di Palestina, come chiesto oggi dal Parlamento europeo. Basta chiacchiere". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, a margine dell'informativa del ministro Tajani resa oggi a Montecitorio.
“Il Parlamento europeo ha lanciato un segnale politico forte e chiaro, chiedendo agli Stati membri di riconoscere lo Stato di Palestina e di sostenere con convinzione la linea indicata dalla presidente Ursula von der Leyen. È un passaggio cruciale per la pace e la stabilità in Medio Oriente e per la credibilità stessa dell’Unione Europea come attore globale.
La presidente Giorgia Meloni che ne pensa? Cosa farà? L’Italia non può restare indietro né assumere un atteggiamento ambiguo: è tempo che il nostro Paese faccia la sua parte, con coraggio e responsabilità.
Chiediamo alla presidente Meloni di dire chiaramente da che parte sta: se con l’Europa e con il diritto internazionale, oppure in una posizione isolata e di retroguardia. In un momento così delicato, serve una scelta netta e coerente con la tradizione diplomatica italiana e con i nostri valori costituzionali di pace e cooperazione tra i popoli”. Lo dichiara Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione Difesa di Montecitorio.
“Presentata interrogazione su grave crisi L.P.E.”
“Il Governo Meloni ha più volte sbandierato la centralità strategica dei semiconduttori, settore cruciale per la sovranità tecnologica europea, ma nei fatti non ha predisposto strumenti concreti per tutelare e rafforzare la presenza italiana nella filiera. Esemplare è il caso della grave crisi in cui versa L.P.E. S.p.A. di Baranzate (MI), azienda strategica per il comparto, riconosciuta tale anche dal Governo Draghi nel 2021 quando, per impedirne la cessione a Shenzhen Investment Holding (Cina), venne esercitato il potere speciale di golden power. Nel 2022, sempre il Governo Draghi ha autorizzato la cessione del 100% ad ASM (Olanda), imponendo alcune prescrizioni che, a distanza di tre anni, appaiono oggi in larga parte disattese: il sito di Baranzate non ha ricevuto investimenti in innovazione, è stato marginalizzato rispetto ai piani globali del gruppo e si trova di fronte al rischio di drastica riduzione produttiva dal 2026, con conseguenze pesantissime per i 134 lavoratori. Per questo chiediamo al ministro Urso se sia consapevole della gravità della situazione in cui versa L.P.E. e delle conseguenze industriali e occupazionali derivanti dal disimpegno del gruppo ASM.
Vogliamo sapere quali prescrizioni fossero state poste al momento della cessione ad ASM, per quale ragione non sia stata attivata alcuna verifica sul loro rispetto e quali iniziative urgenti si intendano assumere per garantire investimenti che consentano la continuità produttiva e l’innovazione necessaria e la tutela dei 134 lavoratori dello stabilimento di Baranzate. Chiediamo, inoltre, come il Governo intenda intervenire per fronteggiare la crisi che riguarda non solo L.P.E. ma anche STMicroelectronics e altri produttori italiani di semiconduttori, evitando la dispersione di competenze strategiche e l’impoverimento industriale del Paese. Riteniamo urgente la convocazione di un tavolo nazionale sui semiconduttori, che coinvolga imprese, sindacati e istituzioni locali, al fine di definire una strategia chiara e credibile. È molto grave e contraddittorio che, dopo aver rivendicato la tutela della sovranità tecnologica italiana attraverso il golden power, il governo Meloni si sia oggi disinteressato al destino di un’azienda come L.P.E., lasciando senza risposte lavoratori e territori e rinunciando di fatto ad un ruolo da protagonista dell’Italia in un settore decisivo per l’Europa”.
Così il vicepresidente della commissione Attività produttive della Camera, Vinicio Peluffo e Silvia Roggiani, deputata e segretaria regionale Pd Lombardia, firmatari dell’interrogazione al ministro Urso.
Governo prima boccia le nostre proposte, poi le recupera
“L’efficientamento energetico delle case popolari non è soltanto una misura tecnica o un adempimento burocratico, ma rappresenta una straordinaria opportunità sociale, ambientale ed economica per il nostro paese”. Lo ha detto Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio, durante il convegno promosso da Federesco “Finanza per l’efficienza energetica”.
“Riqualificare gli edifici popolari significa ridurre le bollette delle famiglie più fragili, contrastare la povertà energetica e contribuire agli obiettivi climatici europei. Si tratta inoltre di un volano per l’economia e l’occupazione, perché mette in moto imprese, professionisti e artigiani, creando una filiera virtuosa di innovazione e sviluppo. Proprio con questi obiettivi avevamo presentato un emendamento alla scorsa legge di Bilancio, paradossalmente bocciato dalla destra, ma oggi ripreso come linea guida dal Governo Meloni. A dimostrazione, l’ennesima, della confusione di questa maggioranza e che le nostre proposte erano necessarie e concrete”, ha concluso Simiani.
“Quanto emerge sul caso Almasri è di una gravità estrema. Il governo avrebbe operato per coprire la milizia libica con cui, come sembra accertare l’istruttoria del Tribunale dei ministri, avrebbe rafforzato i rapporti nell’ultimo anno, arrivando di fatto ad appaltare a questi gruppi la gestione dei flussi migratori e, a quanto pare, anche la sicurezza degli italiani in Libia”. Così il deputato democratico Matteo Orfini commenta i contenuti della seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera dei deputati.
“A quanto pare, la liberazione di Almasri è stata la probabile contropartita di un ricatto subito dal Governo guidato da Giorgia Meloni: la stessa che, al momento del suo insediamento, aveva solennemente dichiarato di non essere ricattabile. Se questa ricostruzione fosse confermata – conclude Orfini – serve un immediato chiarimento in Parlamento”.
“Quanto sta emergendo intorno a Cinecittà impone una riflessione seria e severa da parte del governo: Giuli faccia immediatamente chiarezza. Non è più tempo di scaricare responsabilità su governi passati o di piegare a propaganda politica le criticità legate al tax credit su cui in più occasioni abbiamo chiesto una riflessione sul necessario rafforzamento delle modalità di controllo da parte Mic” così in una nota il democratico Matteo Orfini componente della Commissione e cultura della Camera.
“Se venissero confermate le notizie diffuse dagli organi di stampa - prosegue Orfini - ci troveremmo di fronte non a semplici errori di gestione, ma a pratiche che esulano dalle regole e dai principi di trasparenza.
Cinecittà rappresenta il cuore pulsante dell’industria cinematografica e audiovisiva italiana e non può permettersi vertici che, direttamente o indirettamente, abbiano abusato del proprio ruolo. È indispensabile fare piena luce, senza reticenze né protezioni di parte. Ci auguriamo che cessino subito le lotte interne alla maggioranza, che hanno trasformato un settore strategico in terreno di scontro politico. L’industria cinematografica italiana ha bisogno di stabilità, autonomia e una visione industriale seria, non di strumentalizzazioni ciniche e campagne di occupazione. Serve un cambio di passo immediato, nell’interesse esclusivo del Paese e della cultura italiana: Giuli e Borgonzoni ne prendano atto”, conclude Orfini commentando le notizie stampa relative a una indagine della Procura di Roma sul ruolo e le modalità di finanziamento della società di produzione cinematografica che fa capo all’amministratrice delegata di Cinecittà.
“Continueremo a vigilare per evitare che questo rinvio possa determinare un cambiamento di rotta. Le nuove regole e procedure non possono e non devono essere limitate alle nuove costruzioni e ai grandi progetti ma garantire la valorizzazione delle realtà già presenti e la diffusione su tutto il territorio nazionale: I data center possono essere straordinari acceleratori di sviluppo tecnologico, economico e sociale per il nostro paese, ma non possiamo permettere che diventino i porti franchi del nuovo millennio, tutti nelle mani delle nuove “compagnie delle indie”. Per questo è fondamentale che le regole vengano scritte in Parlamento, luogo in cui siamo stati eletti per rappresentare la nazione e difendere il bene comune. Il Parlamento deve continuare a collaborare insieme al Governo, per quanto di competenza, a definire i percorsi e i passaggi fondamentali. Noi continueremo a operare e vigilare perché non venga smarrita questa strada”. Lo ha dichiarato in Aula alla Camera il deputato democratico Andrea Casu, intervenendo prima che venisse approvata la richiesta di rinvio in commissione del testo unificato della pdl di delega al Governo per i data center.
“Il dibattito parlamentare di oggi ci ha dimostrato che abbiamo una maggioranza divisa e un governo in confusione che porterà l’Italia allo sbando. Nel vertice del 24-25 giugno scorso la premier Meloni ha firmato un assegno per una spesa in armi per la Nato al 5% che a Napoli viene chiamato cabriolet, cioè caricato sulle nuove generazioni. Ma non ha avuto neanche il coraggio di venire in Parlamento a dirlo agli italiani. Questo perché i partiti che sostengono il governo vanno ognuno per strada propria ed hanno abbandonato la caratteristica dell’Italia di saper sviluppare e puntare sulla forza della diplomazia. Mentre Trump ci caricava di dazi, di obblighi di acquistare armi Usa e di spese militari al 5%, il governo italiano stava in silenzio. Noi diciamo Sì alla sicurezza ma all’interno di un quadro di difesa europea, No alle spese militari al 5% perché obiettivo irrealizzabile e No alla proliferazione delle armi. Dobbiamo invertire rotta e da questa Aula vogliamo far giungere il nostro abbraccio alle donne e agli uomini della Flotilla ringraziandoli per la loro straordinaria iniziativa umanitaria per Gaza”.
Così il capogruppo Dem in commissione Difesa alla Camera, Stefano Graziano, intervenendo in Aula per annunciare il voto favorevole del Gruppo alla mozione presentata dal Pd.
"Domani chiederemo al ministro Tajani sulla base di quali accordi con il governo di Benjamin Netanyahu, sul cui capo pende un mandato di cattura internazionale, si è deciso di ospitare in Sardegna e nelle Marche decine di militari dell'Idf per di più offrendo loro la tutela delle nostre forze dell'ordine.
Stiamo parlando di soldati che, su ordine del governo israeliano, hanno contribuito a sterminare 63mila palestinesi a Gaza, tra cui 20mila bambini. Stiamo parlando di soldati che hanno adottato condotte genocidarie che sono all'esame della Corte di giustizia internazionale.
Per noi è una decisione vergognosa, com'è vergognosa la postura di complicità che il governo italiano ha adottato nei confronti di
La scelta è se stare dalla parte della vittime di un genocidio o esserne complici. Loro hanno scelto di essere complici, noi abbiamo scelto di essere dalla parte delle vittime e del diritto internazionale". Lo ha dichiarato Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, intervenendo nell'aula di Montecitorio.