n. 122 - 11 luglio 2025

 

UN DECRETO INFRASTRUTTURE SENZA PRIORITÀ, SENZA RISORSE, SENZA UNA VISIONE STRATEGICA PER IL PAESE

Con l'ossessione del Ponte sullo Stretto

Il decreto Infrastrutture è l’ennesimo provvedimento senza bussola, senza una visione strategica per il Paese. Un mosaico disomogeneo di norme, che affrontano temi cruciali in modo frammentato e sbilanciato, con un unico punto fermo: l’ossessione del governo per il Ponte sullo Stretto.

Le infrastrutture sono una materia che senza pianificazione, senza programmazione, sia degli interventi sia degli investimenti, non può essere affrontata.

E, purtroppo, questo decreto si caratterizza soprattutto per quello che non c’è: nessuna strategia per il sistema ferroviario, nessun investimento per la mobilità sostenibile, nessuna programmazione per i porti italiani, né per gli aeroporti.

Mancano, inoltre, gli interventi per la rete idrica. Spicca l'assenza di finanziamento delle 127 opere valutate come prioritarie tra quelle del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (Pniissi). Nonostante l’Italia abbia un’emergenza idrica diffusa, con livelli di dispersione delle reti del 50 per cento, con punte del 70 per cento in alcune aree del Mezzogiorno, il governo sceglie di non fare niente. Mancano misure concrete contro il dissesto idrogeologico.

A fare da contraltare a tutte queste mancanze c’è, invece, l’ossessione del governo e del ministro Salvini per il Ponte sullo Stretto di Messina, che assorbe tutte le risorse e tutte le attenzioni anche di questo decreto. Un’opera, quella del Ponte, i cui costi sono già lievitati da 8,5 miliardi a quasi 14 miliardi di euro. E che il governo continua a sostenere e finanziare, nonostante le criticità ambientali irrisolte, il rischio sismico, i dubbi sull’impatto urbanistico, la carenza di studi di dettaglio, la sproporzione dei costi.

 

TEMI DELLA SETTIMANA

DDL MONTAGNA: ENNESIMA OCCASIONE PERSA

Provvedimento inutile, il Pd ha votato contro

La montagna è fondamentale per il nostro Paese. Dei quasi 8mila Comuni italiani, circa 3.500 sono montani, abitati da 7,1 milioni di persone. L’Italia si estende per oltre 300mila chilometri quadrati, di questi 147mila sono i chilometri quadrati su cui insistono i Comuni montani e parzialmente montani: circa metà del territorio nazionale.

Poi c’è il tema del dissesto ideologico, della cura del territorio, delle risorse idriche. La montagna riguarda tutti, e tutti dovrebbero averne cura.

Questo provvedimento, approvato alla Camera, che nelle intenzioni del governo dovrebbe sostenere e valorizzare le comunità montane, si pone obiettivi condivisibili ma purtroppo sono obiettivi che resteranno sulla carta, senza alcun impatto sulla realtà e sulla vita di chi la montagna la abita, perché completamente privi di risorse.

Per questo il Partito Democratico ha votato contro, perché il disegno di legge, pur condivisibile negli intenti, è del tutto inefficace.

Le sfide che i comuni dei territori montani affrontano richiedono politiche serie, investimenti adeguati e visione di lungo periodo. Purtroppo, questo Ddl non offre nulla di tutto ciò. È l’ennesima occasione sprecata per le nostre montagne

 
 

SALVAGUARDARE IL SISTEMA PRODUTTIVO NAZIONALE RISPETTO AI DAZI ANNUNCIATI DAGLI USA

Il governo invece sacrifica gli interessi degli italiani

Di fronte alla nuova ondata di dazi annunciati da Donald Trump, il governo italiano continua a restare in silenzio e privo di una strategia. È questa l’accusa che rivolgiamo da mesi alla maggioranza: l’assenza totale di una linea politica chiara ed efficace per tutelare il sistema produttivo nazionale.

Il governo Meloni non è all'altezza del proprio ruolo, ha scelto di appaltare le proprie scelte strategiche agli interessi del presidente americano, in una posizione di subalternità e servilismo inaccettabili.

La Premier e la sua maggioranza hanno preferito coltivare un rapporto personale con Trump, sacrificando le imprese e i lavoratori italiani sull’altare dell’opportunismo politico.

Di fronte a questa minaccia, il governo avrebbe dovuto promuovere un fronte compatto a livello europeo. Invece, ha agito in modo bilaterale, isolando l’Italia e indebolendola nei tavoli comunitari.

 

SUL CASO ALMASRI NORDIO HA MENTITO

Vengo subito in Parlamento a riferire

Sul caso Almasri è necessario fare chiarezza, per questo abbiamo chiesto che il governo venga in Aula per un'informativa urgente.

Quando il 5 febbraio il ministro Nordio in Parlamento spiegò quanto accaduto, rimanemmo colpiti dalle sue parole che non facevano luce sui fatti. La liberazione di Almasri è stato un chiaro esempio del rapporto 'particolare' che il governo Meloni ha con la Libia e con chi oggi in quel Paese detiene il potere: un rapporto che non fa onore al nostro Paese. 

La vicenda Almasri ha peraltro umiliato un'attività di polizia e di intelligence che aveva portato all'arresto di un uomo su cui pesavano accuse di crimini contro l'umanità. Arrestato in Italia e ricondotto in Libia con un volo di Stato ad attenderlo c'erano festeggiamenti.

Quello che è emerso in queste ore è gravissimo perché il ministro avrebbe mentito al Parlamento, e il governo ai cittadini. Apprendiamo, infatti, che la sua capo di gabinetto era al corrente già dalla domenica di tutto e che la vicenda andava trattata in maniera 'riservata' per una rapida soluzione.

 

TAJANI VENGA IN AULA A RIFERIRE SULLE SANZIONI CONTRO FRANCESCA ALBANESE E SULLA SITUAZIONE A GAZA

Abbiamo presentato un'interrogazione affinché il ministro Tajani venga a riferire al più presto su Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, sulla quale gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni.

Vogliamo sapere cosa il governo intenda fare per garantire l'indipendenza dell'ONU e l'autonomia della Corte penale internazionale da tutte quelle pressioni politiche e da interferenze esterne che possano compromettere l'azione e il funzionamento delle istituzioni multilaterali e anche i diritti di una cittadina italiana nell'esercizio del suo mandato per conto delle Nazioni Unite.

A Gaza, intanto, la situazione continua a peggiorare. Le persone sono totalmente abbandonate alla disperazione. Il governo italiano, pur di non dispiacere l'alleato Netanyahu, continua a balbettare, a non esprimere una condanna netta, a non mettere le sanzioni.

 

ROCCELLA RIFERISCA SULLO STATO DELLE POLITICHE PER L’INFANZIA

Su Bibbiano, da chi ha accusato vergognosamente vogliamo le scuse

All'indomani della sentenza di primo grado 'Angeli e demoni' sulla vicenda di Bibbiano, dopo che per anni la macchina del fango ha minato la fiducia nelle istituzioni e nei servizi sociali, è doveroso richiedere un'informativa urgente della ministra Roccella per sapere quale sia ad oggi lo stato delle politiche per l'infanzia e i minori nel nostro Paese.

Poche settimane fa è stato presentato dall'Autorità Garante per l'infanzia un dato preoccupante che conferma, dal 2018 al 2023, l'aumento delle violenze sugli adolescenti pari al 58%, di cui l'87% all'interno dell'ambito familiare. Dietro questi numeri drammatici ci sono bambini e famiglie che non riescono più ad avere fiducia.

“Sono passati 6 anni dal caso Bibbiano, allora, in quest'Aula, chiedevamo rispetto e premura contro la vergognosa strumentalizzazione politica. Oggi come allora, non si può ridurre il dolore di bambini, famiglie e operatori sociali a uno slogan, né usare una comunità come capro espiatorio con superficialità e violenza verbale.

Si chiedeva rispetto 6 anni fa, si chiede rispetto oggi per quelle persone che ieri in aula di tribunale, dove non avrebbero mai dovute essere, hanno pianto lacrime di liberazione dopo aver vissuto nel sospetto che occuparsi di un bambino o del bene comune fosse un reato e finire nel tritacarne mediatico. Dopo il crollo di tutte le accuse, il Pd non dimentica chi ha strumentalizzato e soffiato sul fuoco per campagne elettorali. Da loro esigiamo una sola parola: 'scusa'.

 

GERONIMO LA RUSSA PRESIDENTE ACI FOTOGRAFA L’AMICHETTISMO DEL GOVERNO MELONI

Modificata la legge per favorire il figlio del Presidente del Senato

Tanto tuonò che piovve. Alla fine, Geronimo La Russa – figlio del Presidente del Senato – è stato eletto presidente dell’Automobile Club d’Italia.

Un esito annunciato, che si inscrive perfettamente nel solco di una stagione politica in cui le nomine rispondono più alle logiche dell’appartenenza che a quelle del merito. L’amichettismo è la regola al tempo del governo Meloni che in questo caso è arrivato addirittura a modificare la legge per agevolare il figlio del presidente del Senato.

È un epilogo che lascia poco spazio all’immaginazione e molto all’amarezza: nell'anomalia tutta italiana di avere un ente che è federazione sportiva ma anche ente pubblico (usandone a piacere i rispettivi benefici) anche all'ACI il merito viene prima di tutto, ma solo dopo il cognome.

Il processo di "occupazione di tutto" procede, con particolare attenzione al mondo dello sport.

 

 

ACCADE ALLA CAMERA

 
A cura del Gruppo Parlamentare del Partito democratico

 

QUESTION TIME

ACCORDO UE-MERCOSUR: IL GOVERNO ESCA DALL’AMBIGUITÀ

Nel corso del question time abbiamo chiesto al governo di chiarire in maniera definitiva la propria posizione sull’accordo commerciale tra l’Unione europea e i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia) che dopo 25 anni è finalmente prossimo alla ratifica.

Si tratta di un accordo di portata storica, destinato a creare la più grande area di libero scambio al mondo e l’Italia sarebbe tra i principali beneficiari dell’intesa.

A fronte del ritorno del protezionismo globale, in particolare da parte del presidente Trump, questo accordo rappresenta una risposta strategica, non solo sul piano economico ma anche su quello geopolitico.

L’atteggiamento del governo, invece, rimane ambiguo e le parole del ministro Tajani non hanno aiutato a chiarire una situazione che rischia di indebolire fortemente il nostro Paese. 

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IN AULA LA PROSSIMA SETTIMANA

Riforma fiscale
Da lunedì inizio della discussione del disegno di legge riguardante la delega al Governo per la riforma fiscale.   

Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi
Da lunedì anche la discussione della proposta di legge in merito all’istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione.

Ratifica
Martedì esame con votazioni del disegno di legge di ratifica in merito alla Convenzione che istituisce l’Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021.

Protezione dei dati personali e istituzione della Giornata nazionale delle persone scomparse
Martedì discussione ed esame della proposta di legge in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l’acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell’integrità fisica del soggetto interessato, nonché istituzione della Giornata nazionale delle persone scomparse.

   
Relazioni della Giunta delle autorizzazioni
Da martedì anche l'esame di tre relazioni della Giunta per le autorizzazioni: una sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti della deputata Meloni, la seconda nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Donzelli ed infine la terza, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Delmastro Delle Vedove.

Mozioni
In Aula anche l’esame di due mozioni: una concernente iniziative in ordine alla denuncia formale del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa con il Governo dello Stato di Israele e l’altra riguardate la povertà lavorativa.

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