Ex Ilva: Pagano, sparisce 1 miliardo dal Pnrr per decarbonizzazione
“Da governo vergogna senza fine”
“Da governo vergogna senza fine”
“Ancora una volta, anche in questo nostro secondo question time, il governo non è stato in grado di dare le risposte che la città di Taranto, i lavoratori del sito produttivo dell’Ex Ilva e più in generale la filiera dell’acciaio, attendevano. Tolta la riproposizione dello sbandierato tavolo di coordinamento per un nuovo accordo di programma, continuiamo a non ricevere dal governo nessuna notizia su quali siano le intenzioni della multinazionale Arcelor Mittal, che ha ricevuto risorse e garanzie ma non presenta alcun piano industriale.
Governo totalmente disinteressato alla vicenda
Chiediamo al governo un confronto su politiche industriali per il Paese, da costruire con forze sociali.
“Il governo Meloni, con la complicità di tutta la maggioranza, ha deciso di uccidere un’altra volta la dignità di un popolo. Ha vigliaccamente scelto, da lontano, di piegare le ragioni della comunità di Taranto alla ragion di Stato. Eppure decine e decine di studi e relazioni avvertono che a Taranto la situazione non è sotto controllo e non lo è mai stata. Non avete accolto nessuna delle nostre proposte.
“Questo decreto è l’ennesimo inutile segnale di debolezza e incapacità che il Governo e lo Stato stanno dando al Paese e alla comunità di Taranto. Mentre si continua a regalare denaro pubblico ad una gestione fallimentare degli stabilimenti, migliaia di cittadini, l’intero personale dell’azienda e tutti i loro familiari vivono un dramma quotidiano fatto di rassegnazione e paura per il prossimo futuro.
"Strano, a voler usare un eufemismo, che una simile comunicazione arrivi quasi alla vigilia dell'incontro che, come parlamentari jonici, avremo con i sindacati di categoria. Come va letta questa decisione, se non come un tentativo di utilizzare la minaccia occupazionale come arma per ottenere ancora risorse dal governo? Certo è che le ripercussioni sul piano occupazionale sono tutt'altro che irrilevanti. Si parla di non meno di 2mila lavoratori.
“Continua a destare preoccupazione lo scenario gestionale e finanziario di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, il più grande complesso siderurgico europeo. Da un lato, come già denunciato dalle organizzazioni sindacali, c’è incertezza su alcuni aspetti strategici come il piano manutenzioni, il piano industriale, il piano investimenti, la sicurezza degli impianti, i livelli di produzione e il ricorso agli ammortizzatori sociali. Dall’altro le difficoltà finanziarie che, con il continuo ritardo dei pagamenti, rischiano di mettere in ginocchio imprese e lavoratori dell’indotto.
“Grande soddisfazione per l’approvazione dell’emendamento presentato insieme ai colleghi Pagano e Boccia soppressivo dell’art. 21 che intendeva dirottare verso altre finalità le risorse destinate alle bonifiche. Siamo contenti di aver mantenuto l’impegno di non sottrarre nemmeno un centesimo ai necessari interventi di ambientalizzazione delle aree contaminate. La decarbonizzazione e le bonfiche sono priorità da perseguire parallelamente e non alternativamente tra loro.
“Il settore dell'acciaio è strategico per la manifattura nazionale, e la siderurgia italiana è la seconda siderurgia europea, con oltre 200mila dipendenti diretti e indiretti e 40 miliardi di fatturato. A Taranto per decenni la più grande acciaieria d'Europa ha prodotto danni inestimabili per il territorio e per la salute delle persone, e ancora oggi, nonostante la diminuzione dei livelli di produzione, il suo impatto sulla città resta insostenibile. A Taranto si consuma il dramma di dover scegliere tra il lavoro e la salute.