“I dati della produzione industriale di oggi dimostrano come il settore della moda insieme a quello dell’automotive siano ancora oggi in profonda crisi.
Ricordiamo che il settore della moda e di tutta la filiera del tessile riguarda 80 mila realtà, piccole e micro imprese con 600 mila lavoratori.
Servono misure urgenti, non c’è piu tempo di aspettare perché rischiamo di perdere una grandissima eccellenza. Per questo abbiamo deciso come Partito democratico di mettere in campo le nostre proposte per le imprese, per salvare il settore del Made in Italy importantissimo anche per l’export. In questi mesi il Partito Democratico ha già fatto un lungo lavoro per cercare di salvare il comparto industriale tessile e ci saremmo aspettati una maggiore attenzione da parte del Governo.
Oggi noi chiediamo innanzitutto che il governo metta in moto una vera e propria politica industriale per questo settore, seria, rivolta al futuro e che affronti le transizioni ecologica e digitale in maniera adeguata.
Servono politiche per creare le condizioni della crescita anche delle piccole realtà industriali e artigianali. Occorre rivedere anche gli strumenti di incentivazione all’innovazione, una
revisione degli strumenti a sostegno del Made in italy, politiche di contrasto a concorrenza sleale e illegalità e la tracciabilità di questa filiera.
Chiediamo che venga salvaguardata la continuità lavorativa, con la cassa integrazione in deroga per tutto il 2025, riformando lo stesso strumento in modo che possa andare incontro anche alle realtà lavorative più piccole.
Noi non molliamo perché questo settore merita una grande attenzione che il Governo non dà. E con il colpo dei dazi questo settore rischia di chiudere i battenti per sempre”. Lo ha detto Simona Bonafè, vicepresidente vicaria del gruppo pd alla camera, in conferenza stampa di presentazione delle proposte del Partito Democratico per il settore moda, tessile, abbigliamento.
Oggi, mercoledì 11 giugno, alle ore 11 il Pd presenta alla stampa le proposte per la filiera della moda, del tessile e degli accessori. Interverranno in conferenza stampa, presso la Sala Berlinguer del gruppo del Partito democratico, la Vicecapogruppo alla Camera del Pd, Simona Bonafe', il capogruppo in commissione attività produttive, Vinicio Peluffo e l'ex ministro del Lavoro e responsabile Politiche industriali Pd, Andrea Orlando.
"Giustizia per Niccolò Ciatti": questo il titolo del libro - inchiesta sulla tragica morte del giovane fiorentino, ucciso a Lloret de Mar nel 2017 da un criminale condannato con sentenza definitiva tuttora latitante, che verrà presentato oggi, martedì 10 giugno alle ore 17:30, presso la sala stampa della Camera dei Deputati.
Il libro, scritto dal giornalista Fabrizio Morviducci ed edito da AB edizioni & comunicazioni, ripercorre la vicenda attraverso testimonianze e documenti che affrontano il caso sia sul versante giudiziario che su quello umano.
Saranno presenti alla conferenza stampa l'autore del volume, il padre di Niccolò, Luigi Ciatti e Simona Bonafè, vice presidente dei deputati Pd.
"Giustizia per Niccolò Ciatti": questo il titolo del libro - inchiesta sulla tragica morte del giovane fiorentino, ucciso a Lloret de Mar nel 2017 da un criminale condannato con sentenza definitiva tuttora latitante, che verrà presentato domani, martedì 10 giugno alle ore 17:30, presso la sala stampa della Camera dei Deputati.
Il libro, scritto dal giornalista Fabrizio Morviducci ed edito da AB edizioni & comunicazioni, ripercorre la vicenda attraverso testimonianze e documenti che affrontano il caso sia sul versante giudiziario che su quello umano.
Saranno presenti alla conferenza stampa l'autore del volume, il padre di Niccolò, Luigi Ciatti e Simona Bonafè, vice presidente dei deputati Pd.
“Le parole del senatore Berrino sul decreto Sicurezza sono gravi e inaccettabili. Riflettono una visione maschilista della maternità, in cui un rappresentante di Fratelli d’Italia si arroga il diritto di stabilire chi possa o meno essere madre. Si tratta di un’offesa profonda alla dignità delle donne, ma anche dei bambini e delle bambine, ridotti a meri strumenti di propaganda invece che riconosciuti come persone da proteggere”, dichiara Simona Bonafè, capogruppo democratica nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, che ha duramente contrastato il decreto durante l’esame a Montecitorio. “Il decreto – sottolinea la democratica - conferma un approccio repressivo e ideologico: limita i diritti delle madri detenute e impone una condizione inaccettabile alle bambine e ai bambini, costretti a crescere in carcere. Gli Icam, nonostante il nome, restano strutture penitenziarie, inadatte allo sviluppo affettivo e alla socializzazione con i coetanei. Non esistono “carceri a misura di bambino”: esistono diritti fondamentali da rispettare e tutele imprescindibili da garantire e difendere” conclude Bonafè.
"Mario Primicerio è stato non soltanto un amministratore capace ma una figura straordinaria che ha saputo coniugare politica tradizionale e civismo illuminato, incarnando un modello di amministratore etico e civilmente impegnato. Durante i suoi anni da sindaco ha promosso una gestione attenta ai valori della solidarietà, del dialogo e della legalità. Il suo operato rappresenta oggi più che mai un esempio da seguire: le politiche inclusive sono la base su cui costruire una società solidale e che guarda al futuro": è quanto dichiara Simona Bonafè, vicepresidente dei deputati Pd sulla morte dell'ex primo cittadino di Firenze.
“Le risorse messe in campo a sostegno del settore moda dalla Regione Toscana rappresentano una boccata d’ossigeno per migliaia di imprese, soprattutto Pmi, che da anni stanno affrontando una crisi gravissima. Si tratta di finanziamenti ingenti che potranno sostenere l’intera filiera incentivando l’efficienza dei processi produttivi, la crescita dimensionale, l’innovazione, la transizione ecologica e digitale”: è quanto dichiara la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè sugli oltre 100 milioni di euro stanziati dalla Giunta Giani per rilanciare un comparto fondamentale del Made in Italy che in Toscana coinvolge 16.700 imprese e 105mila addetti.
“Adesso ci aspettiamo che vengano concretizzate le misure che il Ministro Urso ha annunciato da mesi. Dei 250 milioni promessi l’unico bando attivato ad oggi per le aziende è soltanto quello di 15 milioni per la transizione ecologica mentre degli altri incentivi si sono perse le tracce. Anche il disegno di legge sulle Pmi, che nelle intenzioni il Mimit avrebbe dovuto stanziare 100 milioni di euro per i contratti di sviluppo nel il settore della moda, non è stato ancora trasmesso al Parlamento”: conclude Simona Bonafè.
“Questo decreto è inutile e non servirà a garantire la sicurezza del nostro Paese, ma è anche pericoloso per le libertà costituzionali. Questo decreto sicurezza è la vostra coperta di Linus per non occuparsi delle vere emergenze del Paese, che sono la produzione industriale in calo, i giovani laureati che scappano dall’Italia perché non trovano lavoro, i prezzi alle stelle dell’energia.
Sicurezza non è aumentare il numero dei reati, le pene, i bambini con le loro madri in carcere. La sicurezza è mettere nelle condizioni i nostri Comuni di far fronte ai problemi sociali ed economici, è una strategia di prevenzione. E invece voi avete tagliato risorse importantissime ai Comuni, e lo farete per i prossimi sette anni, risorse che sarebbero servite proprio ad affrontare tutti i problemi che riguardano la sicurezza, come la riqualificazione urbana, le politiche sociali. Voi avete fatto questo e altri decreti cavalcando la vostra furia ideologica ma senza fare assolutamente nulla di concreto per i cittadini”. Lo ha detto in Aula Simona Bonafè, vicepresidente vicaria del gruppo Pd alla Camera, dichiarando il parere fermamente contrario del Pd al dl sicurezza.
“Il Dl Sicurezza è un decreto sbagliato: pura ideologia e mera propaganda che non produrrà nessun miglioramento delle condizioni di sicurezza dei cittadini. Con questo decreto si aumentano solo le pene, si creano nuovi reati, si inseriscono circostanze aggravanti totalmente illogiche. Se per esempio un reato è commesso in una stazione ferroviaria o nelle immediate adiacenze viene punito di più dello stesso reato commesso in una scuola, in un ospedale, in un parco”. Così in una nota la deputata Simona Bonafé, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera.
“Gli stessi principi costituzionali– sottolinea l'esponente dem - vengono minati quando si confonde il condannato in giudizio con i semplici denunciati e quando anche la resistenza passiva viene perseguita come atto di violenza”, conclude Bonafè.
“Questo è l'ennesimo, pessimo, decreto che aumenta solo le pene e i reati in una logica di mero populismo penale. Non affronta mai le cause profonde che creano i reati ma agisce solo sulle emozionalità di fatti sotto l'occhio dei media. La sicurezza del governo, a invarianza di bilancio, non interviene mai in maniera strutturale. Quale sicurezza si garantisce al Paese mandando in carcere i bambini fino a 3 anni figli di donne che devono scontare una pena, condannandoli a vivere i primi anni di vita fra le sbarre?”. Lo dichiara la deputata Simona Bonafé, vicepresidente del Gruppo Pd, intervenendo durante la discussione sul decreto Sicurezza a Montecitorio,
“Con questo decreto – continua l'esponente dem - si equiparano i condannati ai semplici denunciati, la resistenza passiva ad un atto di violenza: alla faccia del principio di garantismo e dello spirito della nostra Costituzione”. “Con un iter condito dalla doppia tagliola degli emendamenti e le dichiarazioni di voto in Commissione, di forzatura in forzatura, il governo continua a svilire il ruolo del Parlamento. Una cosa è certa, per la maggioranza il tema della sicurezza è solo propaganda”, conclude Bonafè.
“Dopo la minaccia della tagliola sugli emendamenti, ora la maggioranza minaccia di applicarla anche alle dichiarazioni di voto. Una doppia tagliola che rappresenta una forzatura inaudita e un precedente gravissimo per il funzionamento del Parlamento. Si tratta di una scelta autoritaria che comprime in modo inaccettabile il dibattito democratico, tanto più su un decreto che non ha alcuna urgenza reale legata alla scadenza e che contiene misure altamente controverse.
Ci appelliamo al Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, affinché eserciti pienamente il suo ruolo di garanzia e tuteli le prerogative delle opposizioni” così i capigruppo del Pd nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, Simona Bonafè e Federico Gianassi.
“Con l’ennesima forzatura, la maggioranza decide di imbavagliare il Parlamento, imponendo la tagliola sugli emendamenti al DL Sicurezza e limitando drasticamente i tempi di intervento. È una scelta molto grave, che mortifica il confronto democratico e impedisce di discutere un provvedimento pieno di criticità, riconosciute anche all’interno della stessa maggioranza, come dimostrano i numerosi emendamenti presentati e poi ritirati per evitare fratture. Governo e maggioranza sono allergici al dissenso e blindano un testo palesemente incostituzionale e repressivo, attaccano il ruolo del Parlamento e zittiscono il dissenso, dentro e fuori le istituzioni” così la capogruppo democratica nella commissione affari costituzionali, Simona Bonafè.
“Nonostante l’aumento dell’occupazione, l'Italia è il paese che ha i tassi di partecipazione al mercato del lavoro più bassi d’Europa, in particolare fra le donne e i giovani. Ma l’Italia in Europa vanta anche il record negativo di avere i salari più bassi d’Europa": è quanto dichiara la vice presidente dei deputati Pd Simona Bonafè intervenendo oggi, martedì 20 maggio a Roma, nel corso del "Meeting Made in Italy - Unire le eccellenze per avere l'eccellenza" organizzato dalla Confederazione Aepi.
"Le nostre imprese devono sostenere elevati costi energetici e gli incentivi sull’innovazione tecnologica per agganciare la rivoluzione verde e digitale, come Industria 5.0, si sono rivelato un flop. Servono politiche industriali efficaci per sostenere realmente le Pmi che rappresentano la spina dorsale produttiva ed occupazionale del paese e l'eccellenza del Made in Italy nel mondo": conclude Simona Bonafè.
“Le dichiarazioni del ministro Ciriani sono molto chiare: le fibrillazioni all’interno della maggioranza hanno superato ogni limite. E il tentativo di Fratelli d’Italia di negare l’evidenza è patetico e fuori luogo. Il governo è in piena crisi: Fratelli d’Italia e Lega si rimpallano le responsabilità, mentre il Paese resta fermo, ostaggio dell’immobilismo di Giorgia Meloni” così la vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè.
“Era febbraio 2024 quando il parlamento ha licenziato il protocollo con l'Albania per la realizzazione dei centri. Dopo poco più di un anno il governo presenta un nuovo decreto che modifica radicalmente l'accordo precedente. Il governo ammette di avere fallito e che il modello presentato dalla Presidente del Consiglio come il sistema che ci avrebbe copiato tutta l'Europa è stato un enorme flop: un modello di spreco di risorse. Il Pd è stato facilmente profeta di quello che sarebbe successo: un progetto che non serviva a nulla se non alla propaganda del governo, pagata a caro prezzo dai contribuenti italiani”. Lo ha dichiarato la deputata Pd, Simona Bonafè nella dichiarazione di voto alla fiducia posta dal governo sul cosiddetto Dl Albania.
“I numeri – sottolinea l'esponente dem - non sono piegabili alla narrazione quotidiana del falso successo del governo: anche nella versione originaria i centri avrebbero potuto trattenere al massimo il 2% dei migranti che arrivano in Italia. Invece di ammettere il fallimento, il governo prima si accanisce contro i giudici, poi facendo il gioco delle tre carte, crea una lista dei 'Paesi sicuri' e infine, sposta le competenze della convalida dei trattenimenti alla corti d'appello, distorcendo il sistema giudiziario”.
“Con questo decreto, in Albania arriveranno migranti trasferiti dai Cpr italiani in attesa di essere espulsi. Ma dov’è l’ effetto deterrenza? Parlavate di lotta contro i trafficanti di esseri umani per tutto il globo terracqueo e l'unico criminale che è stato trovato in Italia, Almasri, è stato riportato a casa con gli onori di Stato. I tanti soldi spesi per un fallimento annunciato, andavano spesi per la sanità pubblica e per abbattere le liste d'attesa e per fare vere politiche di cooperazione con i Paesi dai quali i migranti partono”, conclude Bonafè.