“Il deposito del ddl Zaffini ci farà impegnare ancora di più per affermare le buone ragioni delle nostre proposte, che rispettano e raccolgono il senso della ‘legge Basaglia’ del 1978 e vogliono portarlo avanti con precisi interventi, risolvendo le criticità emerse nel corso degli anni. Abbiamo chiare le nuove esigenze sociali e i problemi dei familiari, i progressi delle terapie e i limiti sperimentati, ma ci sono punti da cui non si può tornare indietro, come certe pericolose sovrapposizioni tra le strutture sanitarie e detentive”. Lo dichiara la deputata Debora Serracchiani, in merito al ddl Zaffini in tema di salute mentale, che ha depositato alla Camera il disegno di legge “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale volte all’attuazione e allo sviluppo dei princìpi di cui alla legge 13 maggio 1978, n. 180), parallelamente al ddl depositato al Senato da Filippo Sensi.
“Esattamente al contrario della legge di FdI – spiega Serracchiani - noi vogliamo evitare la frammentazione dei percorsi di cura, l'uso di pratiche segreganti e contenitive e scongiurare il ritorno a approcci basati sul modello bio-farmacologico. A fronte delle derive repressive e neomanicomiali ombreggiate dalla legge della destra, per noi va ridefinito radicalmente il concetto di assistenza psichiatrica, andando oltre – precisa la deputata dem - la semplice somministrazione di farmaci o il ricovero in ospedali specializzati”.
“Con la discussione in Commissione Ambiente della Camera del DL Emergenze è andato in scena l’ultimo vergognoso spettacolo di maggioranza e governo: scadenza degli emendamenti fissata mentre il testo doveva ancora essere approvato al Senato, poche ore per definire le proposte emendative, 9 minuti (un record assoluto per Montecitorio) per preparare i ricorsi sugli emendamenti non ammessi (quando alcuni di loro erano stati ammessi al Senato) e mezzo pomeriggio per bocciare tutto e confermare il provvedimento uscito da Palazzo Madama. Ci sono però dei territori, come la Sicilia, la Calabria e la Basilicata in piena emergenza siccità. Ma soprattutto la Laguna di Orbetello, che ha bisogno subito di risorse per le imprese in ginocchio (ricettive, balneari, ittiche) per la moria dei pesci e questo decreto era l’ultima opportunità prima della pausa estiva per dare ristori e risorse concrete. La destra ha colpevolmente evitato ogni confronto: vedremo come avranno il coraggio di spiegarlo alla popolazione, continuando magari ad addossare le colpe alla Regione: l’unico ente che si è mosso concretamente chiedendo lo stato di calamità. Se c’era la volontà politica il DL Emergenze poteva essere modificato visto che il decreto scade tra 10 giorni: evidentemente era più importante dare oltre 4 milioni alla città di Latina (con una legge lampo approvata in due giorni dai due rami del Parlamento) per un centenario che si terrà tra 8 anni che aiutare la Laguna di Orbetello”: è quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio.
“Il governo è direttamente responsabile dei disservizi che gli italiani e i turisti che hanno scelto di viaggiare in Italia stanno subendo in questi giorni. Se oggi dopo un luglio terribile si apre un agosto nero il merito è prima di tutto del Ministro e servono subito tutte le informazioni puntuali e tempestive che il Governo fino adesso non ha dato sul perché si è scelto di bloccare la rete in questo modo proprio in queste settimane cruciali. Al tempo stesso vanno attivate misure compensative per chi ne sta subendo i danni, non è pensabile rispondere dicendo semplicemente a centinaia di migliaia di persone di riprogrammare le proprie vacanze. Non funziona così: il ministro Salvini scenda dal suo perenne tour elettorale e venga in parlamento a spiegare il piano di gestione dell’emergenza trasporti che ha in mente e come intende finanziare le necessarie misure compensative che dovrà mettere in campo. La convocazione di un ennesimo tavolo non è sufficiente, è solo un modo per scaricare le responsabilità su altri soggetti”. Così il vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, il deputato democratico, Andrea Casu.
“Dopo sette mesi dall’affossamento del salario minimo alla Camera dei Deputati da parte della destra non è stato fatto nulla per intervenire sul potere d’acquisto. Solo chiacchiere propagandistiche. La delega che il governo si è presa con un emendamento che cancellava la nostra legge non è stata mai calendarizzata in Senato. Eppure ne andavano fieri e ci spiegavano che avrebbero corso come un treno. Vorrei sommessamente chiedere al Presidente Rizzetto, firmatario dell’emendamento, che fine ha fatto quella delega che ha umiliato l’autonomia del Parlamento e azzerato una misura che parlava a quattro milioni di lavoratori poveri? Qualcuno può darci una risposta politica o dobbiamo andare a chi l’ha visto?”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Il risultato ottenuto in pochi giorni, con 500 000 firme per il referendum sull'autonomia differenziata è un risultato straordinario - ha detto Piero De Luca, capogruppo dem in commissione bicamerale per le Questioni Regionali, a Today.it - che dà un segnale politico forte al governo Meloni di forte opposizione e contrarietà a questa riforma spacca Italia. Puntiamo ad andare oltre verso 1 milione di firme. C'è un'onda di mobilitazione popolare che sta dicendo no a un'autonomia che non aiuta la semplificazione del Paese o lo rende più efficiente, ma è un pastrocchio che rompe l'unità e la coesione nazionale, aumentando irrimediabilmente le diseguaglianze. Gli italiani, in ogni parte della Penisola, se ne stanno rendendo conto".
"Angela voleva combattere. Infatti è salita sul ring. Ma certo è possibile che tutta questa polemica l’abbia condizionata". Sono le parole che l'allenatore di Carini, Renzini, ha pronunciato dopo il mancato incontro di oggi alle Olimpiadi di Parigi e riportate da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera.
Era tanta e tale la foga di scatenare i peggiori istinti, di fomentare l'odio verso la comunità LGBTQIA+ attaccando un'atleta perché non rientra nei loro canoni, che non si sono minimamente preoccupati delle conseguenze che tutto questo avrebbe avuto sull'azzurra che dicevano di voler tutelare.
E' il Comitato Olimpico a decidere quali sono gli standard da rispettare, lo fa su basi scientifiche frutto di studi di decenni. E il Coni ha confermato quanto stabilito dal Coi. Tutta questa polemica è davvero surreale e incredibile.
Ma in quale paese può accadere una cosa del genere? A che titolo e con quali competenze la seconda carica dello Stato, mezzo governo e perfino la Presidente del Consiglio, spalleggiati dai movimenti anti-scelta, pensano di poter decidere chi può e chi non può gareggiare alle Olimpiadi?
Imparassero da Angela Carini che al Corriere ha dichiarato: "Io non sono nessuno per giudicare Imane. La verità è che non sappiamo nulla della mia avversaria, tranne una cosa: che lei non ha nessuna colpa. È una ragazza che è qui per fare le Olimpiadi, come me. Chi sono io per giudicarla?". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti nel mondo.
“Il governo ha il dovere di risolvere immediatamente la questione delle indennità di servizio nei municipi. Da aprile infatti, tanti assessori municipali non percepiscono le indennità di funzione. Sono settimane che regnano incertezza e rimpallo burocratico. Ad oggi non conosciamo con esattezza quale sia il motivo per cui si sia fermato tutto e non abbiamo nessuna risposta ufficiale dal governo, nei confronti di chi ogni giorno si assume la responsabilità di rispondere alle esigenze dei cittadini nel proprio territorio. Chiediamo ancora una volta che il Governo faccia una operazione verità, che sia trasparente con questi amministratori e risolva finalmente questo problema” così i deputati democratici Marco Sarracino e Arturo Scotto.
Dichiarazione di Rachele Scarpa, deputata Pd
In una vergognosa seduta di commissione notturna, piena di forzature, nell’ambito della discussione del “ddl sicurezza”, è stato approvato ieri notte l’emendamento del Governo che equipara la cannabis light a quella con più alto contenuto di thc.
Uno schiaffo innanzitutto alla scienza, che attesta che la cannabis a basso contenuto di thc non ha alcun effetto psicotropo, ma anche e soprattutto uno schiaffo alle migliaia di persone che lavorano nel settore. La cannabis light ha un vastissimo potenziale produttivo, in ambiti anche molto diversi, e si stava caratterizzando come eccellenza italiana - anche e soprattutto veneta - e come settore fortemente caratterizzato dalla presenza giovanile. Quei lavoratori perderanno tutto.
Un danno immenso verrà fatto anche a chi si cura con la cannabis light, che vedrà il proprio diritto alla salute compromesso nell’accesso alle cure dal pregiudizio proibizionista della maggioranza.
L’idea per cui la “guerra alla droga” si fa decidendo arbitrariamente cosa sia, la droga, fa perdere di credibilità alla necessaria lotta al traffico illecito e all’abuso di sostanze stupefacenti, che nel dominio del proibizionismo continuano a mietere vittime e fanno incassare alla criminalità organizzata 7 miliardi ogni anno. La maggioranza, in commissione, non si è nemmeno degnata di spiegare nel nome di quale “sicurezza” ha deciso di distruggere un settore fiorente e di criminalizzare più di 6 milioni di consumatori nel nostro paese.
“Il rinvio dell'approdo in Aula del ddl sicurezza a dopo la pausa estiva è merito dell'unità delle opposizioni, che con fermezza hanno lavorato in commissione alla camera per sottolineare, nel merito, le storture di un provvedimento liberticida e incostituzionale. Ma anche per difendere le prerogative del Parlamento: tutti i parlamentari, inclusi quelli di maggioranza, devono poter lavorare ed esaminare i provvedimenti correttamente. Impedirlo è un atto di violenza alle prerogative parlamentari su cui ci opporremo sempre con forza. Le opposizioni unite ottengono risultati, questo è il dato politico” così la deputata democratica, responsabile nazionale giustizia del Pd, Debora Serracchiani.
“Una legge che dà risposte concrete a un problema reale. Non una bandierina di una parte politica, come conferma l’unanimità raggiunta oggi alla Camera, ma un intervento, che una volta approvato anche dal Senato, consentirà l’abbattimento delle liste d’attesa per l’ottenimento del passaporto all’estero ” così il deputato democratico, vicepresidente del Pd alla Camera, Toni Ricciardi, promotore della legge approvata oggi dall’aula di Montecitorio o con l’ok di tutti i gruppi parlamentari. “Questa legge migliora le modalità di rilascio dei passaporti all’estero introducendo un criterio di produttività nella pubblica amministrazione che destina una quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti direttamente alle sedi consolari. Questa legge – sottolinea Ricciardi - riguarda la 21esime regione d’Italia: gli oltre 7 milioni di italiani residenti all’estero che oggi, grazie a questo forte messaggio di unità che proviene dalla Camera, si sentono ancora più integrati nella comunità nazionale. Non era mai accaduto che un provvedimento che riguarda i residenti all’estero seguisse un iter ordinario e non fosse inserito in una legge di bilancio o in un decreto milleproroghe.
Abbiamo lavorato per un diritto di cittadinanza, dando una risposta concreta a tante italiane e italiani che troppo spesso vengono tirate per la giacchetta. Ringrazio tutti i gruppi parlamentari che hanno lavorato senza pregiudizio su una legge del Pd che, in Italia come all’estero, lavora per una pubblica amministrazione più efficiente e orientata ai bisogni dei cittadini” ha concluso Ricciardi.
“Il Ministro Crosetto non ha mai pronunciato, nella sua comunicazione di oggi, le parole ‘Unione Europea'. L’orizzonte europeo è totalmente assente dall’orizzonte di questo governo. Gran parte della relazione si è concentrata sul tema del rapporto con l’Africa considerata come un ‘fronte Sud’ dell’alleanza e non come la principale questione di politica estera dell’Italia e dell’Europa. Poche e frettolose parole sulla crisi medio oriente. Una relazione deludente, che ha voluto ribadire più volte la necessità di portare la spesa militare al 2% del Pil. Tale aumento delle spese militari dovrebbe essere condizionato ad un concreto processo di costruzione di una difesa comune europea”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Il governo dia rapida attuazione al decreto di riparto dei 40 milioni a disposizione delle opposizioni che il Parlamento ha deciso di impiegare per il contrasto alla violenza maschile sulle donne e la ministra Roccella venga in Aula a riferire su questa grave inadempienza. A tutt’oggi, come ha denunciato la vicepresidente dell’Anci al termine dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne, a distanza di quasi otto mesi dall’approvazione della Legge di bilancio 2024 che ha previsto 10 milioni di euro per sostenere il percorso di uscita dalla violenza, non è stato ancora adottato il decreto di riparto delle risorse alle regioni per il reddito di libertà. I dati Inps al 31 maggio 2024 mostrano come su 6.489 domande presentate agli sportelli comunali dalle donne vittime di violenza solo 2.772 richieste sono state evase. Addirittura 3.026 donne non hanno ricevuto risposta. Questo vuol dire che oggi, quando sono già 25 le vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno, le donne che subiscono violenza e che provano ad uscirne non trovano nello Stato il supporto necessario e sono costrette a tornare a casa, perché non hanno autonomia economica per sé e per i propri figli”.
Così la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Valentina Ghio, intervenendo in Aula per chiedere un’informativa urgente da parte della ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, Maria Roccella. Sulla questione la capogruppo Pd in commissione Femminicidio annuncia un’interrogazione urgente insieme alle colleghe Forattini e Ferrari.
“Sono passate solo poche ore - aggiunge - dall’approvazione unanime in commissione Femminicidio della ricognizione sulle norme di contrasto alla violenza di genere, fra cui si trovano anche queste misure che però non hanno avuto ancora attuazione. La stessa commissione che ha deciso di mettere al primo punto di lavoro il tema della violenza economica 4 della libertà delle donne. Se non arrivano quei soldi alle donne maltrattate - conclude - la violenza economica privata familiare si amplifica e diventa violenza economica di Stato”.
“E’ una buona notizia la proroga del contratto di programma tra il ministero delle Imprese e del made in Italy e per Poste Italiane. Siamo invece fortemente preoccupati perché registriamo un totale silenzio, da parte dell’Esecutivo, a proposito dei progetti di privatizzazione che riguardano proprio Poste e su cui il Partito Democratico è assolutamente contrario”. Lo afferma il capogruppo PD in commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, Anthony Barbagallo. “Da mesi chiediamo notizie in merito – aggiunge – c'è un'evidente distonia in alcune dichiarazioni del governo che alimentano incertezze. Poste è un'azienda in crescita che va tutelata rispetto a disegni scellerati di privatizzazione. Riteniamo che il governo su questo argomento debba fare chiarezza immediata a tutela di Poste stessa e – conclude – dei lavoratori”.
“La Dengue è una malattia di origine virale causata da quattro virus molto simili tra loro e viene trasmessa attraverso la puntura di una zanzara che abbia in precedenza già punto una persona già infettata dal virus. La sintomatologia nella fase iniziale è analoga a quella di altre patologie virali e può essere asintomatica, sintomatica, severa o grave. La Dengue, a causa dei cambiamenti climatici, si è estesa anche in Europa. In Italia nel 2023 sono stati confermati 347 casi di Dengue, tutti associati a viaggi all’estero e ad aprile 2024 l’Istituto Superiore di Sanità conferma 117 casi nei primi mesi dell’anno. Uno strumento fondamentale per la prevenzione è il vaccino tetravalente di Takeda, approvato da EMA il 5 dicembre 2022 e da AIFA il 23 febbraio 2023. La prevenzione tramite vaccino è essenziale perché ad oggi non esiste una terapia specifica per chi abbia contratto la Dengue. Tuttavia, è necessario intervenire con ulteriori misure, a maggior ragione ora che il rischio è ancora controllabile e non si è sotto la stretta dell’emergenza”. Così il deputato dem Gian Antonio Girelli, componente della commissione Affari Sociali, annuncia la presentazione in commissione della risoluzione, a sua firma, sul contrasto e la prevenzione della Dengue.
La risoluzione contiene una serie di punti su cui il Pd intende impegnare il governo. E' lo stesso Girelli a riassumerli: “attivarsi in coordinamento con le Regioni e le Provincie autonome, per realizzare misure di prevenzione efficaci ed efficienti, in particolare relativamente alla necessità di vaccinare la popolazione in misura massiccia e costante. A mettere in atto campagne di informazione che evidenzino il rischio crescente della malattia e la necessità della vaccinazione, unico rimedio sicuro al momento. Prevedere – prosegue l’esponente dem – misure per garantire la tutela vaccinale degli italiani che vivono e lavorano in Paesi dove la Dengue è endemica, in modo da limitare l’insorgere di focolai nel momento in cui un cittadino italiano rientri nel nostro Paese. E infine – conclude Girelli - adottare misure per aggiornare in tempi rapidi l’ultimo Piano Nazionale di prevenzione, e prevedere misure normative di spesa volte ad assicurare uniformità di cura per tutto il Paese”.
“Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro paese. Nella seduta fiume di questa notte in commissione alla Camera hanno approvato un emendamento vergognoso al ddl sicurezza che equipara la cannabis light alla cannabis con elevati livelli di thc. Questa destra, sempre più preda dei propri istinti securitari e della propria furia ideologica repressiva, cancella una filiera tutta italiana produttiva e in salute. Il governo dei patrioti attraverso questa norma inspiegabile farà chiudere 3.000 aziende agricole e licenziare 15 mila lavoratori solo per fare un po' di propaganda. Siamo in mano a ignoranti che non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando e continuano a fare danni alle aziende e ai lavoratori”. Lo dichiara Marco Furfaro capogruppo PD in commissione affari sociali e membro della segreteria nazionale.