“L’ufficio stampa del Ministero della Cultura continua a diffondere notizie nascondendosi dietro fantomatiche “fonti MIC”. Un comportamento inqualificabile per chi dovrebbe gestire la comunicazione di un’istituzione pubblica. Ancora più grave è che la comunicazione in questione contenga un attacco e una minaccia nei confronti dei giornalisti di Repubblica. Chiediamo che l’ufficio stampa del Ministero assuma le proprie responsabilità e parli chiaro, senza nascondersi. Allo stesso tempo, il Ministro deve metterci la faccia: spiegare direttamente, senza alibi, le decisioni prese e mostrare chiaramente i documenti con cui il suo gabinetto ha comunicato i tagli previsti dalla manovra. Smentisca con i fatti non minacciando querele. La trasparenza non è un’opzione: è un dovere verso i cittadini anche per chi fa informazione dall’interno delle istituzioni. Una simile mancanza di chiarezza e responsabilità costituirebbe una grave violazione del codice deontologico” così i deputati democratici della commissione cultura della Camera.
“Con il consenso informato per l'educazione sessuale il governo vuole introdurre un obbligo generalizzato che va esattamente nella direzione contraria rispetto ai principi della nostra Costituzione. È un meccanismo burocratico, e soprattutto ideologico, che limita la libertà di insegnamento e svuota l'autonomia delle scuole negando alla scuola pubblica la sua funzione di luogo laico, aperto e democratico. Nonostante la maggioranza sia tornata indietro rispetto al divieto dell’educazione sessuale alle scuole medie, rimane un provvedimento sbagliato e dannoso che rende l’accesso all’educazione condizionato e comunque vietato fino alla scuola primaria, proprio nel giorno in cui Gino Cecchettin ha raccontato in audizione in Commissione Femminicidio la necessità di iniziare percorsi educativi fin dalla scuola dell’infanzia, per avere la speranza di cambiare in meglio la società.”. Così la deputata e vicepresidente del Gruppo Pd, Valentina Ghio in dichiarazione sulla pregiudiziale sul consenso preventivo sull'educazione affettiva.
“Invece di dare ai ragazzi gli strumenti per crescere con consapevolezza – sottolinea la parlamentare - il governo li lascia soli mentre prolifera l'utilizzo della rete come prevalente mezzo informativo di educazione sessuale, inclusi i modelli tossici e violenti. Un pericoloso arretramento culturale oltre che pedagogico, che colpisce quella fascia d'età dove si costruiscono le prime forme di consapevolezza relazionale ed emotiva”.
“Altro che tutela della famiglia, questo governo mette in atto un vero abbandono educativo di Stato in contrasto con gli articoli 33 e 117 della Costituzione, sulla libertà di insegnamento e l'autonomia della scuola e con l'articolo 3 dove si legge che la scuola è lo strumento con cui si rimuovono gli ostacoli che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini”, conclude Ghio.
«A Mogliano una sparatoria in pieno giorno, nel cuore della città, con tre feriti. A Treviso, nel centro storico, nuovi episodi di violenza e rapine, mentre crescono in modo preoccupante i furti in casa. Sono solo gli ultimi segnali di un disagio crescente nel territorio trevigiano, dove i cittadini chiedono più sicurezza e le forze dell’ordine continuano a garantire la loro presenza tra mille difficoltà. Ma il Governo Meloni, nella bozza della Legge di Bilancio 2026, sceglie di voltarsi dall’altra parte».
Lo dichiarano in una nota congiunta Giacomo Nilandi, Segretario del PD di Mogliano Veneto e Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico in provincia di Treviso, che ha presentato un’interrogazione ai Ministri dell’Interno e dell’Economia per chiedere chiarimenti sulle mancate risorse destinate al comparto sicurezza e sulle conseguenze di questa scelta nei territori.
«La manovra non prevede assunzioni straordinarie, non copre integralmente i pensionamenti e addirittura innalza l’età pensionabile di chi ogni giorno rischia la vita per tutelare i cittadini. I sindacati di polizia - SAP, COISP, FSP Polizia e SILP CGIL - hanno parlato di una “disattenzione grave” e hanno ragione: nel 2026 potremmo perdere altri 1.300 agenti, mentre la carenza complessiva supera già le 10.000 unità. Tutto questo mentre nel Documento programmatico pluriennale 2025–2027 si stanziano oltre 31 miliardi di euro per il riarmo militare. È una scelta che dice molto sulle priorità di questo Governo».
Nilandi e Scarpa sottolineano come i recenti fatti di cronaca a Mogliano e Treviso siano il sintomo di un problema più profondo: «Serve una presenza più costante dello Stato nei territori, investimenti nelle dotazioni e nella formazione, e un riconoscimento concreto della specificità del lavoro delle forze dell’ordine. Non bastano slogan e passerelle: servono risorse, organici e rispetto».
«Chiediamo che il Governo - concludono i dem - riveda la manovra e metta finalmente la sicurezza delle persone e la dignità di chi indossa una divisa al centro delle proprie scelte politiche. Il Veneto e la Marca Trevigiana non possono essere lasciati soli di fronte a una crescente sensazione di abbandono e insicurezza».
“Sui problemi causati dal Cinipide ai castagni dal governo buone intenzioni ma nessun intervento concreta. La risposta alla mia interrogazione, svolta oggi nell’Aula di Montecitorio, conferma soltanto ciò che già sapevamo: mancano ancora azioni concrete e soprattutto risorse. Il settore della castanicoltura, strategico per molte aree interne e rurali del paese, è oggi in sofferenza: negli ultimi anni la produzione è crollata da 57 a 43 mila tonnellate. Questo significa perdita di lavoro, abbandono delle campagne e rischio di dissesto idrogeologico nelle zone montane”. E’ quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Ambiente della Camera.
“L’Italia - prosegue Simiani- è tra i principali produttori europei di castagne di qualità, con eccellenze riconosciute come il Marrone del Mugello IGP o quello dell’Amiata, ma senza un piano nazionale di sostegno rischiamo di compromettere un patrimonio economico e culturale. Paradossalmente, in Commissione Agricoltura giace ormai da anni una mia proposta di legge condivisa da tutte le forze politiche, che prevede misure per rafforzare la filiera e contrastare le fitopatie come il cinipide. È assurdo che sia bloccata però dal Ministro Giorgetti per soli 4 milioni di euro complessivi in due anni. Chiediamo al governo di passare finalmente dalle parole ai fatti: servono fondi strutturali e strumenti di difesa fitosanitaria adeguati per proteggere i castagneti e il reddito dei produttori. Difendere la castanicoltura significa tutelare le nostre montagne, la biodiversità e un pezzo fondamentale dell’identità agricola italiana”, conclude Simiani .
“Ieri a Bari, Antonio Tajani è salito sul palco per chiedere i voti dei pugliesi e ha collezionato gaffe e strafalcioni da manuale.
Ha confuso lo stadio San Nicola con il San Paolo di Napoli. Viene in Puglia a fare campagna elettorale, ma sembra non sapere nemmeno dove si trova. Portato in passerella come un santo in processione, il miracolo — quello di conoscere la città in cui parla — non è ancora avvenuto.
Bari non è Napoli. E i pugliesi non si lasciano prendere in giro così facilmente” così il deputato democratico Ubaldo Pagano.
“Altro che manovra a misura di Sud! Le parole della Presidente Meloni sono l’ennesimo esercizio di propaganda vuota e falsa di un Governo che nei fatti sta smantellando ogni politica di sviluppo e coesione per il Mezzogiorno. I numeri del disastro fatto finora parlano chiaro: 3,7 miliardi di euro tagliati ai fondi per la perequazione infrastrutturale, oltre 5 miliardi tolti alla decontribuzione per il lavoro al Sud. La manovra va oltre. Secondo le ultime stime riportate dal Sole 24 Ore e dalla Svimez, si cancellano oltre 2,4 miliardi di euro al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione destinato alle regioni del Mezzogiorno. Sulle Zone Economiche Speciali poi assistiamo ad un capolavoro. Per questa misura tanto sbandierata, ricordiamo alla Premier che le risorse stanziate ammontano a 2,3 miliardi di euro per il 2026, 1 miliardo per il 2027 e 750 milioni per il 2028. Ci sembrano altri tagli dunque. Mentre Meloni si vanta di “superare l’assistenzialismo”, nella realtà priva i nostri territori degli strumenti essenziali per lavoratori, giovani e imprese così da competere ad armi pari. È una contraddizione vergognosa. Questa non è una manovra a misura di Sud: è l'ennesimo attacco al Sud. Noi continueremo a batterci, in Parlamento e nel Paese, perché il Sud non sia più trattato come un'area da abbandonare, ma come una risorsa strategica per l’Italia intera”.
"Questa mattina sono stata in Piazza di Monte Citorio al fianco delle precarie e dei precari del CNR e degli Enti Pubblici di Ricerca. Parliamo di migliaia di ricercatrici, ricercatori, tecnologi, tecniche e personale amministrativo che da anni portano avanti la ricerca italiana in condizioni di precarietà intollerabile. Il governo non può continuare a ignorare la loro voce: servono subito fondi per le stabilizzazioni nella Legge di Bilancio". Così la deputata del Partito Democratico Rachele Scarpa.
"Solo al CNR - aggiunge la deputata Pd - ci sono 4000 lavoratrici e lavoratori precari, molti dei quali rischiano di rimanere senza contratto già nei prossimi mesi con la fine dei progetti PNRR. Almeno 1500 di loro hanno pieno diritto alla stabilizzazione ai sensi della legge Madia. È assurdo che, mentre l’Italia dice di voler investire in innovazione, università e ricerca, chi manda avanti i laboratori e i progetti fondamentali per il Paese venga lasciato nell’incertezza più totale. L’anno scorso, grazie alla mobilitazione dei Precari Uniti CNR e all’impegno parlamentare trasversale di AVS, M5S e PD, si erano ottenuti 10 milioni di euro per le stabilizzazioni, fondi ancora oggi non spesi e comunque sufficienti appena per il 10% degli aventi diritto. È evidente che ora serva un intervento strutturale: non si costruisce ricerca con contratti a tempo, ricatti e fughe all’estero, ma investendo sul capitale umano".
"Sarò accanto a queste lavoratrici e lavoratori in Parlamento e nelle piazze, perché non c’è futuro per il Paese che non metta al centro la ricerca e chi la fa vivere ogni giorno. Il governo dimostri serietà: investa nella stabilizzazione e riconosca dignità a chi tiene in piedi la conoscenza", conclude Scarpa.
“La Corte di Giustizia europea ha nei fatti respinto il ricorso della Danimarca sul salario minimo legale. Una conferma che quella misura non solo è giusta, ma che la cornice della direttiva Ue andava nella direzione dell’estensione del modello sociale europeo fondato su salari dignitosi in tutti i Paesi. Rifletta Giorgia Meloni che continua a fare ostruzionismo su una legge di civiltà in un Paese dove i salari e gli stipendi hanno perso potere d’acquisto più di tutti gli altri Stati europei. E’ l’ora di riaprire la discussione sul salario minimo anche in Italia”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Si è tenuto presso la sala stampa della Camera dei Deputati l’incontro di studio dal titolo “L’applicazione del D.Lgs. 231/01 nelle società sportive”, promosso dall’On. Nicola Carè e dall’ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Roma. Dopo i saluti istituzionali dell’On. Nicola Carè, che ha sottolineato “l’indispensabilità degli assetti organizzativi per le società e, in particolare, per gli enti sportivi”, il dibattito ha coinvolto esponenti del diritto penale, della giustizia sportiva e della governance economica delle società professionistiche, riuniti in un tavolo di alto profilo tecnico sulla compliance governance. Tra gli interventi di maggiore rilievo, quello del Procuratore Aggiunto della Repubblica, Ciro Santoriello, tra i massimi esperti nazionali della normativa 231, che haaffrontato i principi fondanti della responsabilità penale e sportiva degli enti del settore. “Il controllo interno è elemento strutturale dell’affidabilità dell’ente”, ha dichiarato Santoriello, richiamando la responsabilità degli organi apicali e dei controllori interni e sottolineando come la formazione e la tracciabilità dei processi decisionali rappresentino oggi parametri fondamentali di valutazione. Mariarosa Calabretta ha illustrato il quadro dei reati presupposto più rilevanti nel mondo dello sport – tra cui match fixing, doping, frodi fiscali e scommesse – evidenziando come il D.Lgs. 231/01 costituisca oggi “uno strumento indispensabile per la tutela dell’integrità delle competizioni”.Il Presidente della Commissione “Responsabilità degli Enti ex D.Lgs. 231/01” dell’ODCEC di Roma, Carlo Ravazzin, ha approfondito gli aspetti tecnico-economici del tema, soffermandosi sul ruolo dei controlli economico-finanziari e sulle interazioni operative fra Collegio Sindacale, Revisori e Organismo di Vigilanza. Ravazzin ha ribadito l’importanza di una integrazione funzionale tra gli organi di controllo per garantire correttezza gestionale, sostenibilità economica e prevenzione del rischio sanzionatorio. A moderare i lavori è stato Alessandro Parrotta, componente della commissione di riforma Nordio al D.Lgs. 231/01, che nelle conclusioni ha ricordato come “il modello 231 non debba essere percepito come un mero adempimento burocratico, bensì come un vero strumento di governance e tutela reputazionale”.
Parrotta ha richiamato il recente orientamento giurisprudenziale che valorizza l’effettività dei modelli organizzativi, sottolineando che “nel calcio contemporaneo, la competitività non si misura solo in campo, ma nella solidità organizzativa e nella trasparenza gestionale delle società”.
“Quanto riportato da Repubblica è inquietante: come fece a suo tempo Sangiuliano, anche Giuli avrebbe chiesto al MEF di tagliare le risorse per il cinema.
Purtroppo è l'ennesima conferma che non siamo di fronte a un errore ma a una linea: demolire una filiera industriale del paese perché non gradita al governo.
I tagli e le nuove regole saranno una pietra tombale sul cinema italiano, a tutto vantaggio delle produzioni straniere che invece non vengono toccate: un vero capolavoro per un governo sovranista!
È il frutto marcio di due anni di criminalizzazione del settore, di regole pasticciate, di incompetenza e improvvisazione.
Per l'ennesima volta chiediamo al governo di revocare i tagli e venire in Parlamento a discutere seriamente come affrontare la crisi drammatica che ha creato”. Così una nota del deputato democratico Matteo Orfini componente della commissione cultura della Camera.
“Non ci fermiamo: avevamo promesso un tour di presentazione in giro per l’Italia e lo stiamo portando avanti per presentare una proposta di legge che prevede maggiori diritti e tutele per i rider. Proseguiremo fino a che la Legge non verrà approvata, vogliamo una norma di civiltà che tuteli anche questi lavoratori e lavoratrici”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico e presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia. Domani a Firenze l’appuntamento è a Casa Rider, in via Matteo Palmieri 11, dove l’Onorevole presenterà la PdL con Roberta Turi, segretaria nazionale di Nidil Cgil, Mattia Chiosi, della segreteria Nidil Cgil Firenze con delega ai rider, e Dario Danti, assessore al Lavoro di Firenze.
“Quest’estate era il caldo, ora con l’arrivo della brutta stagione saranno le piogge: in entrambi i casi, ai rider dobbiamo garantire sospensione delle consegne e tutele economiche, perché non si può lavorare rischiando la propria vita” conclude Gribaudo.
“Sono passati due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin. La sua morte ha scosso le coscienze del Paese, centinaia di migliaia di donne hanno affollato le piazze, chiedendo un cambiamento culturale netto. Purtroppo, poco o nulla è cambiato”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, a due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin.“Non basta l’inasprimento delle pene: il patriarcato continua a uccidere, a soggiogare, a perpetrare violenza. E se non si agisce sul piano culturale a tutto tondo, dalle scuole ai posti di lavoro, non cambierà mai nulla - prosegue la deputata dem - Serve educare gli uomini alla parità, al rispetto, all’uguaglianza. Serve costruire un modello in cui le donne non siano ricattabili economicamente e socialmente, serve rafforzare i presidi sui territori finanziando i centri antiviolenza, gli sportelli d’ascolto e garantendo quel welfare familiare che dia la giusta distribuzione del carico di cura”.
“Serve che sia la politica a farlo, perché la società civile sta già facendo la sua parte scendendo in piazza, organizzando assemblee e proposte concrete. Oggi ci stringiamo attorno alla famiglia Cecchettin, al papà Gino e alla sorella Elena, impegnati in prima linea in questa battaglia. Senza odio, ma per una società più giusta che non ci veda più vittime” conclude Gribaudo.
"L'alfabeto dei Sentimenti", oggi la presentazione
Oggi, martedì 11 novembre, alle ore 11.00, presso la Sala del Refettorio in Via del Seminario 76, si terrà l'evento di presentazione della mostra "L'alfabeto dei Sentimenti".
La mostra racconta una delle vicende più incredibili e affascinanti del calcio italiano, quella dei fratelli Sentimenti: Arnaldo, Vittorio, Lucidio e Primo.
Una storia che parte da Bomporto, nella provincia modenese, e che poi vede i fratelli Sentimenti raggiungere la Serie A, militando anche nella Juventus, e poi arrivare a vestire la maglia azzurra della nazionale tra gli anni ’40 e ’50.
La mostra si compone di 11 pannelli che riportano vicende e aneddoti, ai quali sono abbinati anche un video/podcast e alcuni disegni e, grazie alla Camera dei Deputati, sarà allestita dal 10 al 21 novembre presso il Corridoio degli Atti parlamentari, a Palazzo San Macuto in Via del Seminario 76.
Per accreditarsi all'evento, promosso su iniziativa del segretario di Presidenza, Stefano Vaccari, in collaborazione con il Comune di Bomporto, l’Istituto Storico di Modena e l'associazione Mo' Better Football, e’ necessario comunicare la partecipazione scrivendo a: segreteria.vaccari@camera.it.
“Giuli può incontrare chiunque desideri nel mondo del cinema, e questo è certamente un fatto positivo. Certo spiace non vi fossero i rappresentanti delle maestranze, che più di ogni altro hanno pagato la confusione e la crisi di questi mesi.
Tuttavia, se alle parole e agli incontri non seguono atti concreti, tutto rischia di ridursi a una presa in giro.
Il Governo è uno, ministero della cultura e dell'economia fanno parte dello stesso esecutivo e hanno deliberato un taglio che produrrà un disastro per una filiera industriale strategica. Il governo deve intervenire immediatamente per eliminare il taglio previsto nella Legge di Bilancio: non esistono altre vie di uscita. La responsabilità politica di questa scelta non può essere nascosta dietro questioni tecniche, algoritmi o intelligenze artificiali.
Giuli deve farsi carico della situazione e chiamare personalmente il ministro Giorgetti, compagno di partito della sottosegretaria Borgonzoni, per pretendere una correzione alla manovra. Solo una volta eliminato il taglio sarà possibile aprire un confronto vero e costruttivo con le categorie del settore, nei tempi giusti e con la serenità necessaria per affrontare una riforma così delicata.
Al momento, invece, tutto il dibattito risulta viziato dalle scelte del Governo e dalle promesse non mantenute”
Così in una nota il deputato democratico componente della commissione cultura della Camera, Matteo Orfini.
“Le parole del senatore Borghi sul MES sono uno scandalo sulla pelle degli italiani. Altro che vendere le quote del Mes: l’unica cosa da fare, con responsabilità e buon senso, è ratificare subito la riforma del Trattato. Siamo l’unico Paese in Europa a non averlo ancora fatto: un ritardo vergognoso che isola l’Italia, indebolisce la nostra credibilità e mette a rischio la stabilità finanziaria del continente.” Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Affari europei della Camera. “Per colpa della destra, l’Italia è l’unico Stato membro a non aver ratificato la riforma, bloccando l’entrata in vigore del MES e del suo strumento più innovativo, il ‘backstop’, che rafforza la tutela dei risparmiatori europei e italiani. Meloni e Borghi continuano a ingannare i cittadini con una narrazione ideologica e falsa. Invece di difendere l’interesse nazionale, stanno danneggiando la reputazione dell’Italia e privandola di uno strumento utile di sicurezza finanziaria. Basta con questa sceneggiata grottesca. Si metta fine alla propaganda e si calendarizzi subito la nostra proposta di legge per la ratifica del MES. L’Italia deve tornare ad essere protagonista in Europa, non fanalino di coda.”