“Il viceministro Bignami - quello con l’hobby di travestirsi da nazista - oggi ha ammesso con strafottenza che il governo non ha ancora stanziato aiuti per l’Emilia-Romagna perché amministrata dal PD. Un’offesa e una violenza vergognose a territori e cittadini già in difficoltà”.
Lo scrive su Twitter Alessandro Zan, deputato e componente della segreteria nazionale del Pd.
“Ieri Musumeci, oggi Bignami con questa polemica volgare e infondata. È un’offesa non solo a Regione e Comuni, ma a imprese e cittadini che meritano risposte urgenti. Meloni ponga fine a queste provocazioni e rispetti gli impegni presi verso le comunità colpite dall’alluvione”.
Lo scrive su Twitter Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
“Basta polemiche strumentali. Come quelle del viceministro Bignami. Il Governo faccia la sua parte. Va nominato il Commissario per la ricostruzione e garantiti i finanziamenti. Non è accettabile si speculi politicamente sulla pelle dell'Emilia-Romagna”.
Lo dichiara Andrea De Maria, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
“Ancora una volta il vice ministro Bignami dimostra di non conoscere l’alfabeto istituzionale: manda a quel Paese i sindaci, confonde i piani istituzionali e attacca Istituzioni e comunità, chi li rappresenta e chi ne fa parte. Le richieste portate al tavolo del governo dal presidente Bonaccini e dai sindaci dei territori sono il frutto delle relazioni costanti con cittadini, associazioni di categoria e imprese. Ricordo a Bignami, infatti, che ancora il governo non ha attivato nemmeno i 500 milioni, parte dei 2,3 mld che Bignami contesta, per attivare i primi 20mila euro di rimborsi forfettari alle imprese, come già fatto per le domande di 5 mila euro ai cittadini. Chiediamo alla presidente Meloni di riprendere in mano il dossier perché la Romagna vuole interlocutori seri e responsabili e soprattutto con un potere reale di risolvere i problemi, non certo viceministri che non riescono neanche a contenere nervosismo e un linguaggio che ci si aspetta dall’ultimo dei commentatori astiosi sui social. Presidente Meloni e ministri prendano in mano direttamente la situazione e spieghino a Bignami la differenza fra la caciara e le responsabilità di governo”.
Lo dichiara la deputata romagnola del Pd, Ouidad Bakkali.
“Chi lancia provocazioni e genera conflitto fa solo del male al popolo e alle imprese della Romagna impegnate fin dalle prime ore dalle devastazioni post alluvione nella fase della ricostruzione. Che poi lo faccia il vice ministro all'infrastrutture, Galeazzo Bignami, con un post sui social è ancora più grave poiché in questi frangenti lo Stato dovrebbe presentarsi unito senza alzare alcuna bandiera politica di parte. I soldi chiesti dalla regione Emilia Romagna non sono sulla fiducia ma a fronte delle prime richieste avanzate da famiglie e imprese con le quali anche la presidente Meloni si era impegnata negli incontri svolti, con il viceministro Bignami distratto, a risarcire la totalità dei danni subiti. Il problema di Bignami è che a lui fa paura che le risorse, come già avvenuto in occasione del terremoto, siano gestite con oculatezza e trasparenza e non certo quale arma di ricatto propagandistica. La presidente Meloni farebbe bene a tenere a bada la sua compagine altrimenti si rompe tutto e saranno problemi seri per chi si aspetta aiuti e non certo polemiche strumentali”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari.
“Il viceministro Bignami, come esponente di governo, dovrebbe sapere che spetta al commissario straordinario all’emergenza stilare l’elenco dei danni e la loro quantificazione. A stabilirlo è l’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile dello scorso 8 maggio. Nel 2012, per il terremoto in Emilia, passó neanche la metà del tempo trascorso oggi dopo l’alluvione per definire: 1) chi dovesse coordinare, cioè struttura commissariale e commissario; 2) come ricostruire, cioè con il coinvolgimento di territori, tessuto sociale ed economico e istituzioni; 3) quante risorse occorrevano. Oggi regione, comuni e parti sociali, hanno già fatto interventi di somma urgenza, consegnato stima puntuale dei danni e proposto percorso istituzionale per la ricostruzione. La presidente del Consiglio Meloni dica se è d’accordo con chi fa confusione, non conosce procedure, fa finta di non aver ricevuto stime dei danni o parla di 9 anni per la ricostruzione e attacca tutta l’Emilia Romagna. Oppure faccia ciò che una presidente del consiglio deve fare di fronte a una calamità. Prenda decisioni e si assuma la responsabilità di queste. Le dichiarazioni, le battute, i tweet sgangherati di viceministri, sottosegretari, ministri o presunti tali, sono ormai folcloristici e sideralmente lontani rispetto ad una terra che è motore economico dell'italia e che reattivamente senza lamentele non ha bisogno di un circo politico di dichiarazioni senza fondamento. Ha bisogno di uno Stato che faccia lo Stato e della presidente del consiglio Meloni che agisca come tale”.
Così il deputato dem della commissione Attività produttive, Andrea Gnassi.
“La destra è contro la Romagna. Un territorio che da oltre un mese lotta, con i suoi cittadini, i suoi amministratori, le forze di polizia insieme ai vigili del fuoco e alla protezione civile, per sollevarsi dalla tragedia dell'alluvione e aspetta che lo Stato dia un segno evidente della sua presenza. Invece passano i giorni e oltre a un po’ di spicci nel primo decreto, il silenzio avvolge le necessarie decisioni a cominciare dalla nomina del commissario per dare continuità all’emergenza nella ricostruzione. La presidente Meloni non firma il decreto di nomina di Bonaccini perché nella sua maggioranza c'è chi pensa di utilizzare l'evento catastrofico per ragioni politiche e propagandistiche. Musumeci offende i sindaci e il sistema di cui è Ministro rigettando le richieste per coprire i primi danni mentre i lavori sono già in corso per mettere in sicurezza il territorio prima del prossimo inverno. La destra lo dica che è contro la Romagna. Sarebbe più chiaro per coloro che hanno perso tutto e sapranno chi non gli sta consentendo di ripristinare le case e far ripartire le loro imprese e l'economia della regione”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari.
“Oggi sono a Treviso, nella mia città, per partecipare al pride che, come ogni anno, è il più grande momento di visibilità, di orgoglio ma anche di lotta e rivendicazione per la comunità LGBTQIA+. Sono qui anche nel mio ruolo istituzionale di deputata, perché le istituzioni di questa città, l'amministrazione comunale non ha aderito alla Carta d'intenti di questo Pride e in particolare il sindaco Conte non ha voluto dare il patrocinio, dimostrando che la sua solidarietà ai diritti civili funziona a giorni alterni, ovvero solo quando a lui fa comodo. Noi oggi siamo qui e lo siamo con orgoglio, alla luce del sole, perché c'è ancora chi al governo di questo Paese vuole non solo invisibilizzare e nascondere, ma anche attivamente discriminare, togliere diritti e criminalizzare la comunità LGBTQIA+. Inaccettabile oggi, nel 2023. Oggi Treviso e bellissima. Il sindaco Conte ci raggiunga, fa ancora in tempo a mostrarsi vicino alle persone e lontano dai preconcetti dei partiti che lo sostengono!”.
Lo dichiara la deputata del Pd, Rachele Scarpa.
A Valparaiso (Cile) duecento parlamentari di tutto il mondo hanno approvato il “Patto globale contro la fame e la malnutrizione”. A conclusione del secondo Summit mondiale organizzato in collaborazione con la FAO, deputati e senatori provenienti da tutti i continenti hanno sottoscritto e approvato un “Patto” con il quale si impegnano “a lavorare per una transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili, inclusivi, equi, resilienti e mirati alla realizzazione del diritto ad una alimentazione adeguata per tutti”.
Il patto impegnerà i Parlamenti a promuovere nuove leggi e ad aggiornare le esistenti, favorendo una adeguata allocazione di poste di bilancio a favore della lotta alla fame e alla malnutrizione e di politiche orientate alla sicurezza e alla educazione alimentare.
L’accordo di Valparaiso mira a promuovere e rafforzare la collaborazione tra Parlamenti e ‘stakeholders’ (mondo accademico, società civile, comunità scientifica, settore privato) per incoraggiare lo scambio delle migliori esperienze e unire le forze.
Per raggiungere tali finalità i parlamentari chiedono inoltre alla FAO “di prestare assistenza nello sviluppo di strumenti tecnici per sostenere l’implementazione del Patto.”
Un prossimo Summit per verificare i risultati raggiunti e programmare nuove iniziative sarà convocato entro il 2026; il pre-vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari si terrà invece a Roma il prossimo 26-28 luglio e anche in quella sede saranno presentati i contenuti e le richieste del “Patto di Valparaiso”.
Secondo il deputato del Partito democratico, Fabio Porta, delegato della Camera dei Deputati al Summit, “la lotta alla fame e alla malnutrizione è ormai diventata una emergenza assoluta, aggravata dal cambiamento climatico e dal moltiplicarsi dei conflitti in varie parti del mondo. Sicurezza alimentare e crescita sostenibile dovranno essere centrali nell’agenda politica di tutti i governi e da ciò deriva la responsabilità centrale dei Parlamenti come rappresentanti di popoli e nazioni”.
“Se c’è un terreno comune su cui costruire l’alternativa alla destra abbiamo il dovere di praticarlo insieme, a partire dall’impegno comune delle opposizioni sul salario minimo. Contro il lavoro povero e precario, per un lavoro sicuro e degnamente retribuito per tutte e tutti”.
Lo ha scritto su Twitter Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“L’Europa ci pone davanti delle sfide importantissime che non possiamo perdere. I fondi del Pnrr rappresentano una grande sfida che il Governo non può e non deve perdere. Eppure assistiamo ad una destra di governo che sembri stia facendo di tutto per sprecare questi fondi. Non dobbiamo assolutamente permetterlo.
Le altre sfide importanti che dobbiamo cogliere se vogliamo più Europa e più europeismo e se vogliamo che l’Italia ricopra un ruolo di primo piano in Ue riguardano strategia energetica unitaria, politiche economiche unitarie, di sviluppo, di investimenti. Non dobbiamo avere paura e dobbiamo necessariamente muoverci in questa direzione se vogliamo che l’Unione europea diventi una vera e propria unione politica e sociale”. Lo ha detto il deputato del Pd, Stefano Graziano, che ha partecipato al forum a Napoli "L'Europa presente" ospitato dalla Fondazione Foqus.
“La chiusura dell’Anpal interrompe un processo, che era finalmente iniziato, per dotare il nostro paese di politiche attive del lavoro degne di questo nome. Cosa assai difficile in un contesto istituzionale caratterizzato dalla frammentazione di competenze fra Stato e Regioni, e le manchevolezze di molte fra queste.
Lo interrompe nonostante gli oggettivi successi ottenuti, fra cui l’adozione di procedure di presa in carico che tengono conto delle esperienze lavorative, della formazione e delle condizioni al di fuori del lavoro, e la conseguente costruzione, per la prima volta nel nostro paese, di un sistema informativo unitario nazionale.
Una scelta incomprensibile, che obbligherà a ripartire da capo con un’altra governance, ancora non definita, e con la perdita delle competenze acquisite. Perché distruggere ciò che si è faticosamente costruito, proprio ora che di politiche attive c’è ancora più bisogno dopo l’abolizione del reddito di cittadinanza che ha privato di ogni sostegno alcune centinaia di migliaia di persone che il lavoro non lo hanno e faticano a trovalo?”.
Lo dichiara la deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Partito Democratico.
Oggi abbiamo ascoltato i sindaci e sindache delle città colpite in occasione delle audizioni in Commissione. Le richieste sono chiare ed operative e riguardano il miglioramento di questo primo decreto che trionfalmente la Presidente Meloni ha annunciato settimane fa. Le risorse realmente spendibili sull’emergenza sono di molto inferiori ai bisogni e ancora non è stata delineata nessuna prospettiva né economica, né organizzativa per i prossimi mesi e per la fase di ricostruzione.
Sul decreto nello specifico abbiamo sostenuto la richiesta dei Comuni, con particolare attenzione a quelli più piccoli, di avere maggiore flessibilità in termini di personale, scadenze sul Pnrr e anticipo del Fondo di solidarietà comunale, viste le grandi necessità di cassa sopraggiunte con l’alluvione che si sommano ai problemi di bilancio che si stavano già vivendo a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dei rincari energetici. Oltre a migliorare questo decreto, però, è urgente avviare la fase della ricostruzione e del ripristino di strade, collegamenti ferroviari, opere idrauliche e di quanto necessario per la messa in sicurezza dei nostri territori. I rappresentanti dei territori hanno invece trovato un clima poco collaborativo, che ha messo in discussione perfino le opere di “somma urgenza” avviate a loro dire, senza aver concordato con l’esecutivo. I Sindaci hanno il dovere di mettere in sicurezza i propri territori e in emergenza sono costretti a farlo subito, senza ritardi che potrebbero compromettere la sicurezza dei propri cittadini.
Il Governo deve dare risposte celeri, che non stanno arrivando. Al contrario i segnali sono pochi e confusi, non solo sulla nomina del Commissario che tarda a venire e quindi anche la strategia di ricostruzione, che deve partire e dotare chi dovrà prendere le decisioni sul futuro del nostro territorio regionale di poteri speciali che tengano insieme i primi ripristini e riparazioni con uno studio serio e approfondito per la messa in sicurezza del territorio. Preoccupa ancora di più lo smarrimento dell’esecutivo nel reperire le risorse necessarie. Il Governo deve operare in sinergia con le Istituzioni e territori che non possono farcela da soli e vogliono essere ascoltati, rispettati e non certo “redarguiti” o invitati, come ha fatto il viceministro Bignami, in modo scomposto e fuori dai limiti del suo ruolo istituzionale, ad andare alla Festa dell’Unità di Crespellano.
Così la deputata del Pd, Ouidad Bakkali.
Di fronte a quella che appare essere la più grande tragedia del mar #Mediterraneo – circa 650 morti al largo del Peloponneso, di cui almeno 100 bambini – tutti i Paesi bagnati dal Mare Nostrum dovrebbero sentire il dovere di proclamare il #luttonazionale. Così come sarebbe opportuno esporre a Bruxelles la bandiera a mezz’asta.
Sarebbe un gesto di umanità e di rispetto verso i tanti che hanno perso la vita e giacciono nel fondo di un mare che è europeo. E anche verso le loro famiglie, alle quali rivolgo il mio più sentito cordoglio.
Basta morti nel Mediterraneo. L’#UE lanci subito una missione europea di #ricercaesoccorso.
“Ieri il Mes oggi il canone Rai e la vicenda Santanchè. Insomma maggioranza a pezzi e molto confusa. Forse è iniziata la lotta per la successione elettorale a Berlusconi”.
Lo scrive su twitter Stefani Graziano, capogruppo Pd in commissione Vigilanza Rai.