Dopo una prima giornata ricca di spunti e di dialogo, mercoledì 22 ottobre proseguono gli Stati Generali sulla Salute e la Sicurezza sul Lavoro, organizzati dalla Commissione d’inchiesta parlamentare sulle condizioni di lavoro della Camera dei Deputati presieduta dall’onorevole Chiara Gribaudo, in collaborazione con la Presidenza della Camera dei Deputati.
L’appuntamento è alle 9.30 a Montecitorio, nella Sala della Lupa, dove si terrà il panel sulla formazione e sugli infortuni nell’ambito scolastico, con un saluto della Vicepresidente della Camera dei Deputati Anna Ascani e un intervento introduttivo di Patrizia Marrocco, vicepresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta. Gli interventi saranno di Nunzia Catalfo (INAIL), Alessia Rosolen (assessora al Lavoro della Regione Friuli-Venezia Giulia), Mariaelena Dentesano e Dino Parelli che presenteranno la Carta di Lorenzo, Chiara Marciani (Assessora alle Politiche Giovanili e al Lavoro del Comune di Napoli) che racconterà Percorsi Sicuri. Educazione alla salute e sicurezza sul lavoro nei percorsi di formazione scuola-lavoro, Marco Ferro (fondatore Mindful safety), Raffaella Briani (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione), Massimiliano Sonno (Formedil).
Alle 11.30 si prosegue parlando di tecnologie nell’ambito della salute e la sicurezza sul lavoro, con un intervento introduttivo di Marco Cerreto (Deputato componente della Commissione parlamentare di inchiesta), con la presentazione del progetto Start da parte di Vincenzo Cangemi, Melania Talarico e Patrizia Agnello, con Stefano De La Torre (Safety on Chain Srl), Matteo Vellone (Antea Studio Srl), Giovanni Maria Riccio (Università di Salerno). Nel pomeriggio, dalle 14.30, si discute di Intelligenza Artificiale con uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che analizza le pratiche più virtuose adottate dalle imprese italiane in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con Tiziano Treu e Michele Faioli, mentre a seguire ci saranno tre tavoli su patente a crediti e il nuovo accordo stato-Regioni sulla formazione, logistica e benessere mentale.
“Quasi duemila ex lavoratori Alitalia rischiano di restare definitivamente esclusi dal mercato del lavoro dopo anni di servizio e un lungo periodo di cassa integrazione. È una ferita sociale e istituzionale che il governo non può ignorare”. Lo dichiara il deputato Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti e primo firmatario di un’interrogazione ai ministri del Lavoro, delle Imprese e del Made in Italy e dell’Economia, insieme ai colleghi dem Andrea Casu, vicepresidente della commissione Trasporti e Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro.
“Con la cessazione delle attività di volo di Alitalia e il subentro di ITA Airways – spiega l’esponente Pd – quasi duemila lavoratori, molti dei quali con oltre 25 anni di servizio, si sono ritrovati senza tutele, senza prospettive e con una NASpI insufficiente a garantire una reale transizione occupazionale. È necessario prorogare gli ammortizzatori sociali e avviare un tavolo di confronto permanente con le parti sociali per individuare percorsi di reinserimento e riqualificazione professionale”.
“Il governo – conclude Barbagallo – deve inoltre verificare i criteri di assunzione adottati da ITA Airways, accertando se sia stata rispettata la priorità nei confronti del personale proveniente da Alitalia. Non è accettabile che chi ha servito per anni una compagnia di bandiera pubblica venga oggi abbandonato”.
“Il Partito Democratico voterà contro la proposta di legge Italia in scena perché si tratta di un provvedimento debole nei contenuti e improprio nella forma”. Lo ha detto in Aula alla Camera la deputata dem Giovanna Iacono, componente della commissione Cultura, intervenendo in dichiarazione di voto sulla proposta di legge sul Codice dei beni culturali e sull’istituzione del circuito “Italia in scena”.
“È singolare – spiega l’esponente Pd – che una proposta di legge riprenda esattamente il titolo di un libro del suo stesso proponente e presidente della commissione Cultura, Federico Mollicone. Un atto parlamentare non può trasformarsi in una vetrina personale o nel prolungamento di un’operazione editoriale: il Parlamento è il luogo in cui si tutelano l’interesse generale e la sobrietà delle istituzioni”.
“Nel merito – conclude Iacono – il testo presenta gravi criticità: vaghezza degli strumenti attuativi, assenza di un piano finanziario strutturato, eccessiva enfasi sulla promozione a scapito della tutela. La cultura non può ridursi a un format o a un brand: valorizzare significa rendere fruibile il patrimonio nel rispetto della sua identità e del suo valore pubblico. L’Italia non ha bisogno di nuove scenografie legislative, ma di investimenti stabili, risorse e tutele per chi lavora nella cultura. La cultura è un diritto, non un ornamento, e va sostenuta con politiche solide, non con slogan”.
“Mentre alla Camera maggioranza e opposizioni lavorano in concerto per contrastare la piaga delle morti sul lavoro e per dialogare sulla sicurezza durante gli Stati Generali con le parti sociali, quanto sta avvenendo al Senato è di una gravità assoluta: approvare la cosiddetta ‘certificazione di filiera’ significa fare un passo indietro sulla sicurezza e delegittimare il lavoro di qualità”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, al Senato per il convegno ‘Il decalogo sulla sicurezza sui luoghi di lavoro’.
“Dobbiamo dircelo chiaramente: mentre ai convegni proposte utili dal confronto, qualcuno forza e al Senato si approvano norme che legalizzano il caporalato - prosegue la deputata dem - Lo dico al Governo presente in sala: siamo ancora in tempo, fermatevi” ha concluso Gribaudo.
La norma sugli affitti brevi va anche bene ma per chi ha tante superfici affittate e fa trust, non per le piccole famiglie che integrano lo stipendio o la pensione e poi dovrebbe essere accompagnata da una più attenta normativa urbanistica sui troppo facili cambi di destinazione d’uso che stanno crivellando i centri storici”. Lo scrive in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“In questa finanziaria - continua Morassut - manca qualunque idea sugli affitti lunghi e sul sostegno al mercato dell’affitto per il quale sarebbe cosa buona e giusta favorire la destinazione all’affitto concordato coi Comuni del 20 per cento della nuova produzione edilizia residenziale, magari con qualche incentivo di superficie. Il mercato dell’affitto ‘lungo’ va totalmente ricostruito, perché sul vecchio patrimonio di proprietà sono passati cinquant’anni di storia e non tornerà più”.
In Italia serve “un sistema istituzionale ed elettorale alla francese: semipresidenziale, maggioritario, uninominale con il doppio turno. Non ha praticabilità immediata questo discorso? Si deve partire dalle idee e non dai numeri e soprattutto dalla gente che in grande maggioranza preferirebbe questo sistema”. Lo scrive il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, in un articolo sul Riformista in cui affronta molti dei temi che caratterizzano l’attuale dialettica nel centrosinistra.
Per Morassut, serve “una patrimoniale sulle grandi rendite e i grandi patrimoni, oltre i 10 milioni di euro. Una misura che può garantire ogni anno circa 15 miliardi in più per il bilancio dello Stato da destinare alla riconversione ecologica ‘giusta’, per sollevare le condizioni delle classi popolari e dei ceti medi nel campo della casa e della mobilità”.
E ancora: “Serve una nuova Legge Urbanistica Nazionale per il governo del territorio. Una legge semplice - sottolinea il deputato dem - ma forte e di pochi inderogabili principi che contenga le linee per la rigenerazione urbana e l’azione sulla casa e che sollevi le periferie e le aree interne gravate dall’insormontabile ostacolo del basso valore del mercato immobiliare”.
“Va detto con nettezza - scrive ancora Morassut - che il Pd si batte per nazionalizzare ILVA a Taranto e difendere l’acciaio italiano attraverso una riconversione sostenibile degli impianti, possibile solo attraverso la mano pubblica”.
Morassut ha poi rilanciato una sua proposta di legge depositata alla Camera, che ridisegna la geografia del Paese: “le Regioni - spiega - debbono essere ridotte ad un massimo di 12. Troppe Regioni sono un peso per la spesa pubblica ed opprimono l’autonomia del Comuni. Si torni, poi, alle Province elettive e si dia un ordinamento speciale con potestà legislative concorrenti alle tre grandi città metropolitane a vocazione internazionale come Roma, Milano e Napoli”.
"Ha accettato di appartarsi, doveva aspettarselo". E ancora: "Aveva già avuto rapporti quindi era in considerazione di immaginare i possibili sviluppi della situazione".
Con queste incredibili parole i giudici di Macerata hanno assolto un uomo accusato di stupro da una giovane di 17 anni.
Ancora una volta, una donna non ha giustizia per la violenza subita perché manca la cultura del consenso. Manca la formazione per comprendere che solo sì è sì, che una donna può non essere in grado di ribellarsi durante una violenza perché spesso non è possibile: la paura, lo shock, il dolore paralizzano e rendono impossibile ogni reazione.
Basta, non è più accettabile che sia la vittima a essere messa sul banco degli imputati.
Per questo ho presentato una proposta di legge che prevede il consenso esplicito perché un rapporto sessuale sia tale e non una violenza. Esplicito, cioè espresso, manifesto, indubbio. E tale deve essere per tutta la durata del rapporto perché in qualsiasi momento è lecito cambiare idea. Una norma prevista dalla Convenzione di Istanbul, già introdotta in molti paesi europei.
Solo sì è sì, prima di un rapporto e fino alla sua conclusione". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e prima firmataria della proposta di legge sul consenso attualmente in discussione in Commissione giustizia della Camera
“Esecutivo intervenga subito per stanziare risorse promesse”
“Con un livello di dilettantismo inarrivabile, la destra prima annuncia i fondi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego negli enti locali, indicati dalla stessa Premier Meloni in conferenza stampa come una priorità per i nostri territori, e poi nella bozza della legge di bilancio che circola in queste ore quei fondi spariscono. È la propaganda che supera di molto la realtà. Una scelta che lascia senza parole e che, se confermata, rappresenterebbe un colpo durissimo per i Comuni, già schiacciati da tagli e vincoli di bilancio. Chiediamo al Governo di chiarire immediatamente e di garantire il rinnovo dei contratti, per riconoscere il valore del lavoro pubblico nei territori e assicurare ai cittadini servizi efficienti e di qualità.”
Lo dichiara la deputata Silvia Roggiani, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
“I tagli al cinema inseriti nella Legge di Bilancio sono irresponsabili. Ci troviamo di fronte a un governo che ignora completamente il valore sociale, educativo e creativo delle sale cinematografiche.
Il ministro Giuli arriva addirittura a tagliare i fondi destinati all’abbattimento delle barriere architettoniche: la manovra cancella certezze fondamentali sui finanziamenti per l’adeguamento funzionale e tecnologico delle sale alle esigenze delle persone con disabilità, anche sensoriale. La situazione delle sale italiane è ancora lontana dal garantire accessibilità piena, e in questo contesto la decisione di ridurre questi fondi appare incomprensibile e ingiustificabile.
Giuli dovrebbe avere il coraggio di spiegare le motivazioni reali di queste scelte, invece di nascondersi dietro presunti attacchi a fantomatici algoritmi o tecnici “ignoti” che avrebbero scritto le norme a sua insaputa.
Il cinema è cultura, inclusione e lavoro: cancellare fondi essenziali per il suo sviluppo e per l’accessibilità significa compiere un passo indietro per tutto il paese. Il diritto alla cultura va garantito a tutti, senza esclusioni.”
Così Ilenia Malavasi, componente del PD nella Commissione Affari Sociali della Camera.
“Tanto rumore per nulla: annunciata praticamente una volta a settimana da tre anni a questa parte, presentata come la soluzione di tutti i mali, la riforma dei porti arriva, con diversi anni di ritardo; come bozza di Disegno di legge da cui emergono perplessità e carenze; senza affrontare i nodi del settore. Manca chiarezza sulla governance, che doveva essere uno dei punti forti della riforma, così come sulla definizione del rapporto tra la nuova società centrale e le Autorità di sistema portuale", premette Valentina Ghio vice presidente del Gruppo PD alla Camera e componente Commissione trasporti.
"Che fine fa la pianificazione territoriale e che valenza hanno i piani regolatori portuali se per i progetti oggetto di accordo di programma deciderà la società nazionale in deroga ai territori? E quali funzioni e risorse rimangano in capo alle Autorità di sistema portuale se vengono ridotte competenze e risorse economiche, drenando personale e percentuali significative di tasse portuali e altre entrate?", si domanda la vicepresidente PD alla Camera.
"Siamo di fronte a una riforma - prosegue Ghio - che invece di semplificare e risolvere problemi aperti genera nuove burocratizzazioni, se non verranno definiti in modo puntuale e condiviso i rapporti fra la nuova struttura e le Autorità di sistema, anche in considerazione della prevista proliferazione di organismi. Disattendendo tutte le richieste arrivate da chi nel porto lavora e opera.
Dopo tre anni di annunci roboanti ci sembra che questa bozza di riforma lasci più interrogativi aperti e preoccupazioni che risposte ai bisogni del sistema, oltre che tempi ancora incerti, visto che non è dato sapere quando sarà la discussione parlamentare".
"Quello che è certo è che la legge di bilancio, che invece arriverà a brevissimo, non contiene nemmeno una delle risposte attese dal sistema portuale: a partire dallo sblocco del fondo per l’anticipo pensionistico, del fondo amianto e del riconoscimento del lavoro portuale come usurante. Anzi, con lo slittamento dei tre mesi si allungano i tempi di pensionamento. È assolutamente necessario un confronto con le diverse anime del cluster portuale e tutti gli stakeholder, oltre che una discussione ampia in commissione e in Parlamento per chiarire punti critici e mancanze che appaiono già evidenti", conclude la deputata PD.
"Meloni, Tajani e Salvini litigano su tutto e non riescono a proporre una sola misura concreta. La manovra è di fatto un mistero. Le promesse di questi mesi si sono dissolte e restano irrisolti problemi cruciali come i salari fermi, il calo della natalità e la pressione fiscale sempre più alta. Il ‘Piano Casa’ promesso da Meloni e Salvini non c'è più, la norma sugli affitti brevi è un insieme confuso di algoritmi e aliquote crescenti, e la tassa sulle banche di Salvini è stata ridotta dopo il rifiuto di Tajani. Nel frattempo, la sanità continua a subire tagli, gli enti locali sono senza risorse e i LEP restano un'incognita. Per giunta, oltre i tagli alle Regioni, si introduce un patto di stabilità vincolante fino al 2050 a differenziazione territoriale. E i ministri di questo governo che fanno? Continuano a scaricare la colpa su tecnici della Ragioneria, mentre si rimpallano responsabilità senza riuscire a spendere le risorse dei propri dicasteri. Ogni giorno c’è un annuncio e ogni giorno arriva una smentita. Ma qualcuno, in questa maggioranza, è disposto a prendersi la responsabilità di qualcosa?". Così attacca il governo il Vice Capogruppo del PD alla Camera, Toni Ricciardi. "Siamo a fine ottobre. L'unica certezza che abbiamo è che la maggioranza litiga continuamente, lasciando famiglie, giovani e lavoratori senza risposte. Gli Italiani vogliono fatti concreti, non promesse. In Parlamento presenteremo una proposta alternativa al caos della destra." Conclude Ricciardi.
“Oggi abbiamo l'opportunità di dimostrare che le istituzioni sanno ascoltare, dialogare e decidere insieme. Non sprechiamola. Il vero obiettivo è che queste giornate non siano l'ennesimo convegno, ma l'inizio di un cambiamento reale. Come ha detto il Presidente Mattarella nel messaggio che ho avuto l'onore di leggere, occorre un’“alleanza per la sicurezza sui luoghi di lavoro””.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, all’apertura degli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul lavoro.
“Questa edizione tratta diversi temi. Da quello della giustizia, che ci viene chiesta dai famigliari delle vittime, alla formazione, con cui ci eravamo salutato l’anno - ha proseguito la deputata - Un’intera giornata è infatti dedicata alle scuole, alle università, a questi ragazzi e ragazze, specie a quelli impegnati nei percorsi di formazione lavoro, che devono essere esperienze formative dove il rischio deve essere nulla di diverso dallo zero”.
“Avremo tavoli tematici sulla patente a crediti, su cui chiediamo un’apertura da parte del Governo per migliorarla, perché così come è fatta non convince tanta parte del mondo dell’edilizia; sulla logistica, filiera in cui si annidano pratiche di appalti e subappalti che come emerge da alcune inchieste, ultima quella di Biella, sfociano nel caporalato; sul benessere mentale e sul diritto alla disconnessione, perché la salute sul lavoro non è solo fisica, anzi lo stress, il burnout, i rischi psicosociali sono oggi emergenze forse non abbastanza riconosciute. La sicurezza sul lavoro è un obiettivo che ci deve unire, anzi, un obiettivo che è nostro compito dimostrare al paese che non ci divide” ha concluso Gribaudo.
Di seguito il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella letto da Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, durante gli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul lavoro, avviati oggi a Montecitorio.
“La seconda edizione degli Stati Generali sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro rappresenta l’occasione per riaffermare, con rinnovata determinazione, l’impegno a non arrendersi di fronte a incidenti e decessi sul lavoro.
E una sequela quotidiana che ci richiama, drammaticamente, ogni giorno, a quanto sia
urgente intervenire.
La tutela dei lavoratori costituisce la prima forma di giustizia nel lavoro, parte integrante del diritto di ogni donna e uomo a svolgere un’attività dignitosa e protetta. Un lavoro non è vero se non è anche sicuro.
La garanzia della attuazione di questo principio richiede l’impegno congiunto di istituzioni, imprese, lavoratori e parti sociali: un’alleanza capace di superare le differenze per perseguire obiettivi condivisi.
Serve un’alleanza per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori non sono ammesse scorciatoie: questi obiettivi devono guidare ogni scelta e ogni politica del lavoro.
Auspico che da queste giornate emergeranno impegni concreti a questo scopo. Strategie di sviluppo e competitività del nostro Paese non passano dall’allentamento delle tutele dei
lavoratori”.
Sergio Mattarella
“La sentenza di Macerata che ha visto l'assoluzione di un uomo accusato di stupro dice una cosa chiara: in Italia manca una legge sul consenso. Se una donna dice no, è no, senza bisogno di ulteriori interpretazioni, senza che la vittima debba dimostrare di essersi opposta. È inaccettabile che nel 2025 si continui a valutare la violenza sessuale sulla base della reazione fisica della donna e non sull’assenza di un consenso esplicito.
Il Governo continua a intervenire solo sulle pene, dimenticando che il vero passo avanti di civiltà è cambiare le norme per introdurre finalmente il principio del consenso. C'è una proposta in commissione su cui dobbiamo accelerare: l’Italia deve allinearsi agli standard europei e dire con forza che senza consenso è sempre violenza.” Lo dichiara la deputata Pd Michela Di Biase, relatrice in commissione giustizia della proposta di legge sul consenso.
“La legge di bilancio colpisce duramente l’industria cinematografica e audiovisiva italiana, con oltre mezzo miliardo di euro di tagli. La stessa sottosegretaria Borgonzoni, in una lettera che rappresenta il più alto livello dello scaricabarile politico, parla addirittura di 650 milioni di euro sottratti al settore. Tra la riduzione del Fondo nazionale per il cinema e l’audiovisivo, la messa in discussione di capitoli di spesa fondamentali – come l’educazione nelle scuole, la digitalizzazione e gli investimenti nelle sale – e il taglio lineare che colpisce tutte le attività del Ministero della Cultura, siamo di fronte a un attacco senza precedenti. La ricetta Giuli, oltre a falcidiare le produzioni, mette in discussione persino i fondi destinati all’abbattimento delle barriere architettoniche nelle sale cinematografiche, un intervento di civiltà che il governo sceglie di sacrificare per meri calcoli politici.” Così una nota della capogruppo del Pd in Commissione Cultura della Camera, Irene Manzi. “Con il governo Meloni la cultura è trattata come un campo da spartire, non come un bene comune. Si taglia o si finanzia a seconda di chi si vuole colpire o favorire, riducendo il settore culturale persino a terreno di regolamento di conti interni alla maggioranza.
Sul cinema e sull’audiovisivo – prosegue Manzi – si tocca il punto massimo dell’irresponsabilità: un comparto che il governo ha messo in crisi in questi anni viene adesso portato al collasso definitivo. Si fermano le produzioni, si penalizzano le maestranze e si colpiscono ambienti considerati “non allineati”, cancellando in pochi mesi decenni di lavoro e riconoscimenti internazionali.
Il governo deve ascoltare le tante voci critiche che si sono levate dal settore in queste ore e fare l’unica cosa giusta: cancellare il taglio. Non ridimensionarlo, ma cancellarlo totalmente. E smetterla con questo squallido scaricabarile in cui chi guida il Mic – da Giuli a Borgonzoni – finge di subire decisioni prese altrove. Il cinema e l’audiovisivo italiani sono già stati messi a dura prova: continuare su questa strada significa portare indietro l’intero sistema culturale del Paese.”