Aborto: Quartapelle, ancora in Italia non è accessibile e sicuro per tutte
Presentata interrogazione Pd al ministro della Salute
Presentata interrogazione Pd al ministro della Salute
“A Roma, in VI Municipio i capigruppo dei partiti della destra hanno depositato una mozione lesiva dei diritti conquistati dalle donne. Ovviamente a sottoscriverla sono tutti uomini. Una vera vergogna. Mi aspetto che i rispettivi partiti intervengano”.
Lo scrive su Twitter la deputata del Partito Democratico, Michela Di Biase, postando il testo della mozione che mette sotto attacco la Legge 194 e l’utilizzo della pillola RU486”.
“La posizione espressa da capogruppo di Fratelli d'Italia nel consiglio regionale delle Marche, che collega la legge 194 alle tesi razziste della ‘sostituzione etnica’ degli italiani con gli immigrati, è delirante. Intanto, viene messa sotto accusa una legge, come gli alleati della Meloni stanno già concretamente attuando in Polonia, che tutela le donne e garantisce il diritto a una maternità pienamente scelta e voluta. Inoltre, si tratta di un riferimento che fa carta straccia degli stessi valori della nostra Carta Costituzionale.
" È gravissimo il passo indietro della Regione Piemonte sulla RU486. La circolare decisa dall’assessore Marrone di Fratelli d’Italia mette i consultori in mano alle associazioni anti abortiste e obbliga le donne a recarsi in ospedale solo per ricevere una pillola. Un atto grave contro la libertà di scelta garantita dalla legge 194 e che va in diretto contrasto agli indirizzi del Ministero della salute. Presenterò un’interrogazione parlamentare contro quest’ingiustizia sulla pelle delle donne." Lo dichiara in una nota la vice capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Gribaudo.
“Non sappiamo come finirà in Piemonte, ma è certo che dopo la Giunta Umbra a guida Tesei, che ha reintrodotto l’obbligo del ricovero per la somministrazione della pillola RU486, anche l’assessore Piemontese Marrone ci ha provato, aggirando del tutto le linee guida del Ministero della Sanità che invece prevedono il ruolo dei consultori ed il day hospital nella interruzione di gravidanza in applicazione di una legge dello Stato, la legge 194.
"Grave, gravissimo quanto rischia di accadere, in Piemonte, sul fronte della salute delle donne e dei loro diritti di autodeterminazione e libertà. Conquiste di decenni, confermate e aggiornate recentemente anche dal ministro Speranza, ascoltato il Consiglio superiore di Sanità, potrebbero essere messe in discussione dalla giunta di Cirio. L'idea dell'assessore di FdI Marrone di reintrodurre il ricovero obbligatorio per l'assunzione della RU486 è inaccettabile.
“Ora in Italia l’IVG con Ru486 si può fare senza ricovero, come in altri paesi UE. Per questo importante risultato grazie al ministro Speranza dalle deputate dell’Intergruppo per le donne, che l’aveva richiesto. La governatrice dell’Umbria adesso corregga subito i suoi errori”.
Così su twitter l'ex presidente della Camera e deputata Pd, Laura Boldrini.
“Le nuove linee guida del Ministero della Sanità in materia di interruzione di gravidanza e RU 486 in day hospital sono una risposta civile e moderna che spazza via ogni concezione medievale del ruolo delle donne e ogni tentativo di rimettere indietro le lancette dell’orologio della storia. Ci aspettiamo che la Presidente della Regione Umbria chieda scusa alle donne, convochi immediatamente la Giunta, revochi quella pessima delibera che non doveva essere adottata e garantisca la piena applicazione di una legge come la 194, in tutte le sue parti”.
“La decisione della Regione Umbria di impedire l'uso di Ru486 senza ricovero ospedaliero è molto grave e rappresenta una cambiale che la Presidente Tesei paga alle forze più oscurantiste che l'hanno sostenuta e la sostengono. Altro che tutela della salute: la verità è che sono forze che non si rassegnano all'idea di una società nella quale le donne possano scegliere. Forze che contrastano chi si batte per una società non più patriarcale e maschilista ma fondata sulla parità di genere.
“Non si capisce la ragione ‘clinica” della decisione della Regione Umbria di sospendere le procedure di interruzione farmacologica di gravidanza in regime di day hospital. Una modalità sperimentata e applicata in moltissime regioni, che contempla sia le ragioni di sicurezza della donna, sia la più facilmente esigibilità di un diritto, spesso disatteso, previsto dalla legge 194/78.