“Sosterrò la candidatura di Daniele Leodori nel prossimo congresso regionale del Lazio. Credo che egli possa contribuire a trovate la coesione necessaria per il Pd nella lunga battaglia di opposizione in Regione, anche grazie alla sua esperienza di amministratore, di uomo di equilibrio e di conoscitore del territorio laziale. Mi auguro che i prossimi mesi segnino una svolta nella vita interna del Pd sia e regionale che romano. Serve un partito davvero aperto. Che dia agli iscritti il ruolo che lo Statuto assegna loro e ai circoli la centralità che sempre rivendichiamo e ricerchiamo. Soprattutto a Roma. Perché un’amministrazione forte in Campidoglio ha bisogno di un Partito Democratico aperto, consapevole e partecipe delle scelte e delle azioni migliori per rilanciare la Capitale”. Così in una nota il parlamentare del Partito Democratico, Roberto Morassut.
L’assemblea del Gruppo Pd della Camera su proposta della presidente Chiara Braga ha eletto il nuovo ufficio di presidenza. Ne faranno parte Simona Bonafé (vice presidente vicaria), Paolo Ciani, Valentina Ghio e Toni Ricciardi (vice presidenti); Andrea Casu e Federico Fornaro (segretari d’aula), Piero De Luca (segretario con delega per il Pnrr, riforme e sicurezza), Sara Ferrari, Roberto Morassut e Silvia Roggiani (segretari con deleghe comunicazione, coordinamento commissioni parlamentari, rapporti Senato e Partito); Andrea De Maria (tesoriere).
“Una ricorrenza importante quella del 4 giugno 1944: la Liberazione di Roma. Roma medaglia d’oro al valore militare per la Resistenza. È medaglia d’argento al valore civile. Capitale d’Italia e della Resistenza contro ogni revisionismo. Roma è antifascista. Grave il silenzio del Presidente della Regione Lazio e delle massime autorità del Governo”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Il ferimento di un uomo a Cinecittà conferma quanto sia grave e radicata la presenza delle organizzazioni criminali in ogni quartiere. La grande finanza e la criminalità dominano il campo nelle grandi metropoli. Dobbiamo renderci conto di questo e dare forti armature ai poteri democratici nelle grandi aree urbane per riequilibrare e contrastare questi colossi dando più sicurezza e più opportunità ai cittadini soprattutto in periferia. Subito si discuta del ruolo di Roma Capitale nell’autonomia differenziata. Non solo Roma ma anche Milano e Napoli devono avere prerogative di rango regionale. Senza affrontare questi nodi non c’è sano federalismo”. Lo scrive in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Presenterò un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, su quello che è accaduto al Liceo Augusto di Roma, dove uno studente ha subito un’aggressione per aver cancellato insieme ad altri ragazzi delle scritte inneggianti il Fascismo. Non è il primo caso di aggressione di stampo neofascista che si verifica nella Capitale e nel resto del Paese: la procura di Firenze ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di violenza privata aggravata nei confronti dei sei esponenti Azione Studentesca, che lo scorso 20 febbraio hanno colpito con pugni e calci due studenti del liceo classico Michelangiolo di Firenze. È ora che le istituzioni intervengano per fermare questa escalation di violenza che ci riporta agli anni più bui della nostra storia”. Lo scrive in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Insieme alla fondazione Matteotti abbiamo voluto ragionare su alcuni tratti comuni delle personalità di Matteotti e Berlinguer, due figure oggi ancora molto popolari. E voglio rassicurare i compagni socialisti: in questa riflessione non c’è nessun tentativo di ‘comunistizzare’ Matteotti. Il primo tratto comune è il carattere fortemente etico della loro militanza, un carattere che purtroppo la politica di oggi ha perso. Matteotti si batte contro il Fascismo, spesso isolato, fino al sacrificio estremo: in quel famoso discorso che avrebbe dovuto pronunciare l’11 giugno alla Camera dei Deputati avrebbe di fatto denunciato la corruzione del regime. E questo è un elemento che si ritrova anche in Berlinguer, nella ‘questione morale’ che solleva contro il degrado della Repubblica e dei partiti”. Così il deputato e vicepresidente della Fondazione Giacomo Matteotti, Roberto Morassut, intervistato da Lanfranco Palazzolo su Radio Radicale.
“Un altro elemento - continua Morassut- è il rapporto stetto tra l’idealità socialista mai ridotta a opportunismo e concretezza dell’agire politico proprio degli innovatori, direi dei riformisti. Berlinguer è stato un leader comunista ‘revisionista’ (oggi o si può dire) che ha cercato di rimotivare le ragioni dell’orizzonte della sinistra in una società capitalista avanzata. Matteotti è stato un esempio di riformismo ‘alto’ mai ridotto ad opportunismo. Lo è stato: nel suo modo di vivere la lotta politica in cui non c’è divisione tra l’ideologia e il fare concreto. Infine entrambi in tempi, forme e accenti diversi, hanno lottato su due fronti. Contro il grumo reazionario dell’Italia e contro le derive massimaliste e violente della sinistra marxista. Questi aspetti rendono le due personalità, pur lontane nel tempo e nell’appartenenza politica, vicine nel modo di declinare alcuni aspetti della parabola del socialismo italiano del 900. Due motori di idealità ancora popolari e da celebrare in una epoca così povera e scarna di idealità ed etica nella politica È questo il senso dell’iniziativa che svolgeremo a Roma, a Piazza di Pietra, il prossimo 13 giugno”.
“Quando nel dicembre del 2020 diedi il via, d’intesa col ministro Costa, alla pubblicazione della mappa delle aree idonee per la realizzazione del deposito unico dei rifiuti nucleari (mappa chiusa nei cassetti da almeno 10 anni) vi fu una sollevazione di quasi tutte le forze politiche, in primo luogo della destra, per alimentare la solita cieca rivolta di territori, senza capire ne spiegare la necessità di accelerare l’operazione a aprire finalmente la consultazione per giungere alla decisione finale. Il percorso è stato rallentato con mille scuse, tavoli, controtavoli e con costi ulteriori per lo Stato. Ora leggo che il governo vuole aprire ‘un supplemento di istruttoria’. Si va alle calende greche mentre continuano ad esistere depositi di scorie in zone vincolate o a rischio idrogeologico e mentre l’Italia continua a pagare all’Europa milioni di Euro per le procedure di infrazione e per le penali verso Paesi che hanno trattato le nostre scorie dopo il decommisioming. Si deve procedere con rapidità e con una capacità di dialogo coi territori, ma si deve decidere. Questo governo sulle questioni davvero impegnative non sa decidere e non sa assumersi delle responsabilità”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, già sottosegretario all’Ambiente.
“Se confermata, la notizia che anche la Procura di Roma intenda attivarsi in collaborazione con la magistratura vaticana per riaprire le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è molto positiva”. Così in una nota il deputato Roberto Morassut”
“La battaglia dei famigliari e dei loro legali e la spinta del Parlamento - continua Morassut - sono state importanti. Tutto questo rafforza il ruolo che il Parlamento potrà svolgere, su un piano diverso e di ricostruzione storica, con la costituzione di una Commisisone Parlamentare d’Inchiesta, che mi auguro il Senato rarifichi rapidamente dopo il voto della Camera. I ruoli delle istituzioni, della magistratura e quello della della stampa sono decisivi per setacciare un campo che purtroppo è stato ed è pieno di false piste e millantatori”.
“Le elezioni in Turchia risvegliano la speranza di una svolta politica in uno dei Paesi più importanti nel contesto mondiale e non solo euro mediterraneo. Il 98% dei turchi si è recato al voto nonostante l’esistenza di un regime autoritario o di una ‘Democratura’, come oggi si dice. Tutto questo introduce riflessioni profonde anche per noi, in Italia. L’elezione diretta del capo del Governo è davvero così pericolosa e inquietante? In Italia la democrazia è stanca e il parlamentarismo infiacchito. Governi che vivono di decreti e fiduce e un Parlamento che discute di quasi nulla, con equilibri perennemente instabili”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Occorre trovare la strada si una democrazia più efficiente e decidente - continua Morassut - con i giusti contrappesi parlamentari. Credo che il Pd debba porsi questo nodo irrisolto da decenni. E non sia giusto chiudersi nella difesa di scuola dell’esistente. Un no secco va posto sull’autonomia differenziata, invece. Senza mediazioni. Mettendo in campo una nostra idea di riforma del regionalismo e le macroregioni. Un modo per spaccare la destra, senza avere paura di una qualche forma di elezione diretta. Anche perché se si votasse domani, credo che Elly Schlein batterebbe Giorgia Meloni”.
“Il Ponte sullo Stretto si delinea come una macchina mangia-soldi, basti pensare che il decreto prevede una variazione dei costi dell’opera che potrà arrivare a circa 14 miliardi di euro, con la possibilità di ulteriori compensazioni che non si sa fino a quando e fino a dove faranno lievitare costi”. Così il vicepresidente della Commissione Trasporti, Roberto Morassut, intervistato da Radio Radicale.
“È inoltre previsto un ‘gettone d’oro’ di 250mila euro l’anno per i membri del Consiglio d’Amministrazione - continua il deputato del Partito Democratico - che sarà erogato prima ancora che il progetto prenda corpo: una cosa che non sta né in cielo né in terra che il Partito Democratico ha provato a contrastare in totale solitudine. A questo proposito mi ha sorpreso l’atteggiamento del Movimento 5 Stelle, che su questa operazione si è dimenticato di essere il partito anti-casta”.
“L’approvazione della legge di finanziamento per le celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Matteotti è una notizia importante. Garantiremo un iter rapido alla Camera dove, peraltro, la legge era stata già depositata ad inizio legislatura. Nelle scuole, nelle Università, nelle istituzioni e nei luoghi della memoria matteottiana è importante far conoscere la storia e la personalità modernissima di un grande socialista che ha saputo unire gradualismo e idealità, utopia e concretezza. Il senso profondo della politica di ogni tempo”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico e Vicepresidente della Fondazione Giacomo Matteotti, Roberto Morassut.
“Voglio rivolgere, nel giorno del suo addio, un saluto ad Andrea Augello. Ho conosciuto e collaborato con Andrea Augello seppur da posizioni opposte. E sempre ne ho apprezzato la correttezza, la competenza, la capacità di confrontarsi politicamente senza mai alcuna forma di animosità verso gli avversari. Posso dire di aver coltivato negli ultimi tempi con lui anche una confidenza personale e umana per le reciproche disavventure. Andrea ha affrontato con vero spirito stoico un destino terribile dimostrando di essere persona di grande forza spirituale. Addio Andrea”. Così il parlamentare del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Il dibattito nelle commisioni parlamentari sul decreto riguardante il Ponte sullo Stretto di Messina sta svelando ancor più chiaramente la sua debolezza. Il ponte ancor prima di ripartire già ‘balla’. Si vorrebbe imporre un progetto senza coperture finanziarie, attraverso una concessione pasticciata assegnata senza stabilire un quadro finanziario e tariffario certo. Non è previsto alcun coinvolgimento delle popolazioni locali attraverso un dibattito pubblico. E non è previsto alcun controllo del Parlamento sugli investimenti, la sicurezza e le manutenzioni. Un consiglio di amministrazione strapagato con gettoni da vera casta. Un’opera ‘cinese’ per la sua follia megalomane e per le procedure autoritarie con cui si vorrebbe imporla”. Così in una nota il vicepresidente della Commissione Trasporti, Roberto Morassut.
“È davvero così difficile chiedere alla politica e all’informazione di occuparsi delle cose concrete che riguardano le famiglie e gli italiani? Davvero non si può perdere la cattiva abitudine di colpire le persone per tentare di delegittimarne le idee? Ieri in Parlamento abbiamo assistito alle brutte offese personali del capogruppo di Fratelli d’Italia Marcello Foti contro Debora Serracchiani. Da giorni si discute, con toni sgradevoli e offensivi, delle scelte estetiche di Elly Schlein. Due donne. La segreteria del Pd è una sua autorevole dirigente. Tutto ciò è intollerabile. Come lo è stato quando oggetto di queste ironie è stata Giorgia Meloni. O quando ognuno può esserlo. Si attaccano le persone per delegittimarne le idee. Davvero abbiamo bisogno di un cammino ancora lungo verso una civiltà politica migliore e superiore fondata su altri metodi e altre persone. E di una migliore informazione. Noi lottiamo anche per superare questi residui di italia immorale e moralista”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Per anni si è ipotizzato che Antonio Gramsci, morto il 27 aprile del 1937 appena due giorni dopo la sua definitiva scarcerazione, possa essere stato ucciso e non sia morto per causa naturale. Ad ucciderlo potrebbe essere stato il regime fascista attraverso un avvelenamento o anche una azione congiunta dei servizi fascisti e di quelli sovietici”. Lo scrive nell’anniversario della scomparsa di Gramsci il deputato Roberto Morassut (PD) in un post pubblicato su Facebook.
“Per entrambi i regimi - spiega Morassut - la messa in libertà di Gramsci avrebbe creato grossi problemi. Per il fascismo egli era un simbolo della lotta antifascista condotta con indomita coerenza. Lo stalinismo vedeva in lui un avversario e, nel pieno della ondata di purghe staliniane, lo considerava arruolabile dalla rete trotzkista. Gramsci in realtà era talmente prostrato che meditava di tornarsene in Sardegna o andare in URSS. Ma entrambe le destinazioni erano politicamente molto difficili da assecondare. I suoi scritti, appena dopo la morte, furono ritirati e consegnati a Togliatti in Unione Sovietica. Il suo corpo fu cremato senza alcun bollettino medico certo, né un’autopsia. Si parlò di collasso e poi di emorragia cerebrale ma senza alcun riscontro”.
“Il funerale - continua il parlamentare dem - si svolse in forma quasi clandestina e sotto un violento temporale. Va ricordato che pur ormai in libertà (dal 25 aprile) la clinica Quisisana, dove egli era tenuto in cura, era ancora presidiata da agenti dell’OVRA. Perché? Insomma la sua morte meriterebbe un approfondimento. C’è un ‘dossier Gramsci’ che andrebbe riaperto? Negli anni molti storici hanno tentato di scavare in questo vero e proprio buco nero della storia italiana ma senza dare risposte. Diversi familiari di Gramsci e lo stesso Togliatti espressero già allora in forma più o meno esplicita gravi dubbi sulla versione della morte naturale. Mussolini stesso sentì la necessità di scrivere, seppure in forma anonima, su ‘Il Messaggero’ riguardo alla morte di Gramsci (cosa stranissima per un sovversivo e detenuto politico) ventilando implicitamente l’ipotesi di un’eliminazione gradita a Stalin. Il Questore di Roma, già dal 26 aprile (un giorno prima della morte), quando Gramsci era stato già segnato da un colpo scrisse in un rapporto di ‘crisi cardiaca’ con prevedibile ‘imminente decesso’. Gramsci veniva dato per morto quando era ancora in vita e sotto cure (non particolarmente solerti) dei medici, mentre Togliatti e Mussolini si sarebbero di li a poco rinfacciati la responsabilità diretta della sua morte”.
“Come detto - conclude Morassut - i suoi scritti presero subito la via di Mosca per finire nelle mani di Togliatti. A questo pensò la cognata Tania che fu vicina al leader comunista fino agli ultimi istanti di vita, insieme al noto Piero Sraffa, il cui ruolo nella funzione di ‘legato’ tra Togliatti e lo stesso Gramsci non è stato mai completamente chiarito. Tutte domande che tali restano e che nulla provano, ma che contengono forti elementi di dubbio sulla versione ufficiale dei fatti cristallizzata dal 1937 ad oggi”.