Lollobrigida distingua fra usi leciti e illeciti
“Con il decreto Sicurezza e il divieto di produzione, trasformazione e commercializzazione della canapa, il governo italiano ha reso criminali 3000 imprenditori che coltivano 4000 ettari di terreno e ha spedito di fatto la lettera di licenziamento a 12000 lavoratori a tempo pieno. Il volume di affari del settore, ora reso illegale, vale 900 milioni di euro annui. Circa il 95% delle infiorescenze di canapa industriale prodotte in Italia è destinato all'esportazione, principalmente verso altri Paesi dell'Unione Europea, dove trovano ampio utilizzo in vari settori. La scelta del governo è punitiva ed irresponsabile perché non solo espone l'Italia al ridicolo sul piano internazionale ma mina il principio della leale concorrenza, viola il diritto europeo e prepara il terreno a migliaia di ricorsi in tribunale e ad un probabile procedimento di infrazione”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Nel decreto - aggiunge - non è stata inoltre prevista alcuna proroga per l’entrata in vigore delle disposizioni , non è stato concesso il tempo necessario agli operatori di adeguarsi alle nuove disposizioni, non è stata prevista alcuna finestra di tempo per lo smaltimento o la regolarizzazione. Per questo insieme ai parlamentari del PD, Mauri, Furfaro, Forattini, Marino, Romeo, Rossi, abbiamo presentato una interrogazione parlamentare al Ministro Lollobrigida per sapere
quali urgenti iniziative il governo intenda adottare per gestire la crisi del settore della canapa industriale in seguito all’approvazione del decreto al fine di garantire una distinzione chiara tra usi leciti e illeciti della canapa, promuovendo una regolamentazione equilibrata e favorevole alla crescita del settore”.
“Sui dazi giungono dal governo dichiarazioni assurde che vanno dal loro elogio come opportunità, al sostenere l’equidistanza tra Europa e Usa, alla minimizzazione degli effetti sull’economia italiana, all’invito a non scatenare guerre commerciali. Forse sfugge il fatto che la guerra commerciale c’è già e l’ha innescata Trump. La sua idea è quella di arrivare a trattative bilaterali per disintegrare le aggregazioni politico economiche degli Stati, che sono un freno alle sue mire imperialiste. Lo ha detto volgarmente denigrando la presidente Meloni e per suo tramite il nostro Paese e il suo tessuto economico. Sapere che la premier si recherà a Washington il prossimo 17 aprile non ci tranquillizza”.
Così in Aula il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della camera, Stefano Vaccari, replicando al ministro Lollobrigida durante il Question Time sul tema dazi.
“Quell’incontro - aggiunge - non favorisce la costruzione in Europa di una posizione ferma, unitaria, mirata, graduale e con quella andare ad un negoziato senza genuflessione. Ci aspettavamo e ci aspettiamo un coinvolgimento anche di opposizioni e sindacati, perché quando ci sono in ballo gli interessi nazionali si prova a condividere un indirizzo comune. Oggi il governo dice solo che rimodulerà risorse e interventi del Pnrr e dei Fondi di Coesione, ma come nel gioco delle tre carte risorse in più non ce ne sono. Non dice quali proposte porterà in Europa perché il governo non ha una linea comune. Noi le idee chiare le abbiamo su eventuali contro dazi per alimentare un fondo che protegga imprese e lavoratori, per chiedere all’Ue di accelerare i nuovi accordi commerciali e mettere più risorse sulle nuove Ocm a partire da quella sul vino per consentire di aprire nuovi mercati. E altre ancora. Lo torniamo a dire - conclude - con le parole delle imprese agricole: in ballo c’è l’interesse nazionale toglietevi la maglietta dei sovranisti e mettetevi assieme a noi quella degli italiani convinti europeisti”.
“Sul tema del contributo della scienza nella gestione della fauna selvatica vi è la necessità di andare sotto il pelo dell’acqua, poiché restando in superficie si alimentano soltanto le opposte tifoserie. Per costruire un rapporto proficuo tra territorio, agricoltura e fauna selvatica, occorre far tesoro dell’esperienza e soprattutto, avere un approccio integrato e serio partendo dall’analisi dei dati per avere un supporto scientifico sulle scelte da compiere. Ecco perché riteniamo centrale il contributo di Ispra. Scienza e ricerca devono avere ruolo autonomo fondamentale nel trovare quel punto di equilibrio tra interesse generale e presenza invasiva di alcune specie che mettono a rischio e alterano gli equilibri del territorio; essendo pronti anche a interventi drastici a tutela della biodiversità. Da questo punto di vista, resta determinante il contributo della legge 157, ovviamente con le opportune e serie modifiche da far scaturire da una relazione del Ministero al fine di condurre un’analisi seria dei dati e della realtà, dopo 33 anni di applicazione, con i contributi di istituzioni, amministrazioni e portatori d’interesse. Un percorso da intersecare con un Piano nazionale dell’agricoltura che ponga al centro delle risposte da dare anche la gestione della fauna selvatica. L’importanza dell’evento di oggi sta proprio nell’aver rimesso al centro la scienza come faro guida per qualsiasi opzione di intervento politico e normativo sul tema”.
Così in una nota congiunta i deputati democratici Stefano Vaccari, capogruppo della commissione Agricoltura, Marco Simiani, capogruppo della commissione Ambiente, e Antonella Forattini, che oggi alla Camera hanno promosso il convegno ‘Il contributo (decisivo) della scienza nella gestione della fauna selvatica’ al quale hanno partecipato esperti, amministratori ed associazioni del settore.
"’Niente allarmismi, equilibrio e moderazione’, sono le parole ricorrenti che Meloni e i suoi ministri continuano a ripetere in queste ore dopo l'introduzione dei dazi al 20% da parte di Trump ai prodotti provenienti dall'Europa. Ciò che non sentiamo, invece, è come il governo italiano intenda affrontare lo tsunami conseguenza delle grave decisione del Tycoon. C'è uno stallo che di certo non aiuta l'Europa ad avere il sostegno di tutti i Paesi, per avviare una concreta trattativa e tantomeno consente di esplorare nuovi mercati internazionali. Lo ha chiesto giustamente anche il Presidente Zaia. C'è grande preoccupazione nel mondo produttivo che sto riscontrando negli incontri che come gruppo PD stiamo facendo al Vinitaly, con imprenditori, consorzi ed organizzazioni. Niente panico ripetiamo pure noi ma serve un’azione unitaria e pressante da parte di Bruxelles, che sulle etichette del vino oggi è venuta a dire qui al Vinitaly parole rassicuranti. Perché c'è da difendere l'economia italiana, imprese e lavoratori, e non gli amici alleati sovranisti!”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari, da Verona a margine del convegno di Federvini a Vinitaly.
“Sui dazi il governo italiano si è dimostrato finora una armata brancaleone. Prima equidistanza come chiedeva la premier Meloni, poi i dazi come un’opportunità del prode Salvini, poi siamo passati ad una moderata preoccupazione di fronte al fatto avvenuto, con uno stallo inspiegabile mentre altri Paesi europei hanno gia scelto di adottare misure per proteggere imprese e lavoratori colpiti. E oggi la Lega con Salvini che addirittura addossa le responsabilità all'Europa rea di aver colpito il settore produttivo italiano ed europeo, mentre Trump di contro fa bene a difendere le sue imprese. Infine la clamorosa proposta: si tratti con Trump in via bilaterale. Una posizione in linea con le più becere logiche sovraniste in totale dispregio delle richieste di Confindustria e delle organizzazioni professionali agricole che sottolineano la necessità di rafforzare l'unità europea e di avviare, a testa alta, una serrata trattiva con gli Stati Uniti. Salvini, con la maglietta di Trump e di Putin, si presenti domenica davanti ai cancelli del Vinitaly e ripeta ai nostri produttori questa boutade propagandistica. Difficile pensare che venga portato in trionfo”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari.
Con che faccia andrà al Vinitaly
“Ora i dazi di Trump sono una realtà. Meloni fa finta di preoccuparsi, ma fino a ieri ha continuato a richiamare il suo logoro refrain: prudenza ed equidistanza. Si è assunta una grave responsabilità nell’ignorare la necessità di un cambio di passo nel rapporto con il Tycoon e non ha fatto quelle che subito bisognava fare. Rafforzare l’Unione Europea e prendere le contromisure, come controdazi e apertura verso nuovo mercati, per evitare che a pagare le conseguenze sovraniste siano le aziende del Made in Italy. Con quale faccia Meloni e Lollobrigida si recheranno domenica a Verona per il Vinitaly e cosa diranno ai nostri produttori? Non basta più dire che siamo il Paese delle eccellenze se poi non vengono difese sui mercati internazionali. Meloni e Lollobrigida continuano ad ignorare che con i dazi, come ha detto il presidente di Confindustria, ci sarà il calo del Pil e che come ci hanno ricordato le organizzazioni professionali agricole migliaia di aziende rischiano di chiudere e con loro perderanno l’occupazione decine di migliaia di persone.
Non pervenuto il vicepremier Salvini, che tra Trump e Putin viaggia su orizzonti antieuropeisti senza che la premier abbia la forza di intervenire. Per Meloni conta di più una foto ricordo con Trump in attesa di quella che farà con Vance subito prima di Pasqua. Gli interessi del Paese vengono dopo”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari.
“Il ministro Lollobrigida continua con la litania di mantenere toni diplomatici nonostante la pioggia di dazi di Trump che sta per abbattersi, come uno tsunami, sulle aziende italiane. Anche il presidente di Confindustria Orsini e il portavoce del Ppe Jörgen Warborn, hanno fatto presente la necessità di fare scelte coraggiose, ma Lollobrigida continua come se nulla fosse”. Così il deputato Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura commentando le dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura a margine della prima edizione del premio "Maestro dell'Arte della Cucina Italiana" che si è svolta a Palazzo Chigi.
"L'Italia – ha aggiunto l’esponente dem - è ormai pienamente coinvolta nell'era dei dazi imposti dall'amministrazione Trump, e persino il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha riconosciuto la gravità della situazione per il settore agroalimentare. Peccato che, al di là delle dichiarazioni, dal governo non siano ancora arrivate risposte concrete. Non possiamo limitarci a constatare il problema ma dobbiamo costruire con l'Europa soluzioni reali. In gioco ci sono migliaia di imprese e di posti di lavoro, oltre a un export di quasi 8 miliardi di euro che rischia di essere compromesso. Servono azioni immediate e strategie concrete per proteggere i settori più colpiti".
“Il Partito Democratico – ha concluso Vaccari - chiede che il governo italiano smetta di restare inerte e avvii un confronto costruttivo con Bruxelles per trovare soluzioni efficaci. Non escludiamo misure di difesa come eventuali controdazi o l'apertura di nuovi orizzonti di mercato perché in una guerra commerciale serve una strategia chiara. Ma soprattutto, è fondamentale mettere in sicurezza le nostre imprese e tutelare i lavoratori, garantendo loro protezione in questa fase di trattative con gli Stati Uniti. Il governo si assuma finalmente la responsabilità di questa emergenza e agisca con determinazione per difendere davvero il Made in Italy e il nostro tessuto produttivo".
Lo sfruttamento continua e il click day fallisce
“Lotta al caporalato ancora debole. Non abbiamo avuto le notizie che ci aspettavamo e tantomeno delle iniziative che sarebbero state necessarie per fronteggiare il grave fenomeno dell’intermediazione illecita e dello sfruttamento di manodopera, che ha portato solo nei primi tre mesi del 2025 all’arresto di 25 persone. È quanto emerge dalla risposta che la vice ministra del lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha dato a una interrogazione presentata dal gruppo Pd. Ancora una volta solo buoni intendimenti che non abbiamo avuto difficoltà ad apprezzare, ma la lotta al caporalato prevede ben altro ad iniziare dalla continuità dei controlli, dal rafforzamento delle strutture dedicate a questo, dal controllo sul territorio e dal coinvolgimento delle organizzazioni datoriali e sindacali”.Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Semmai - aggiunge - c’è da rilevare il fatto che il governo non ha nascosto gli errori commessi in fase di gestione della forza lavoro proveniente dall’estero. In particolare, la viceministra Bellucci ci ha informato sul fallimento del click day, compresa l’errata valutazione sulle quote programmate poi corrette con un secondo decreto, con evidenti ripercussioni e difficoltà nelle attività di verifica e controllo della congruità delle richieste di lavoratori stagionali da parte delle imprese. Intanto - conclude - lo sfruttamento dei lavoratori continua e non vorremmo che in vista della nuova stagione produttiva sia ancora una volta qualche gravissimo incidente a ricordarcelo, per poi lasciarsi andare alle solite lacrime di coccodrillo”.
“La presidente Meloni si è accorta solo stamani che l'introduzione dei dazi avrebbe risvolti pesanti per i prodotti agricoli italiani. Fino ad ora in quale Paese ha vissuto? A prescindere da noi del PD, che possiamo essere considerati di parte, ma perché ha ignorato le grida d'allarme di Confindustria e delle organizzazioni professionali agricole? Sembra che la presidente Meloni non abbia nemmeno letto i dati preoccupanti di Istat e Nomisma che segnalano le ripercussioni economiche che metterebbero in ginocchio le imprese agricole insieme alla diminuzione del Pil e alla perdita del posto di lavoro per decine di migliaia di persone.
È in Europa che si trovano le soluzioni per trattare con gli Usa e per sostenere l'apertura di nuovi mercati internazionali non con incontri bilaterali come vorrebbe fare con Vance tra qualche giorno. Ma si sa la Meloni ci tiene di più a fare le foto con Trump in ragione di quel sovranismo a lei molto caro“.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
“‘Vuoi un’avventura o semplicemente rilassarti o toglierti qualche sfizio? Allora tutti a Dakhla, perché c’è di più in Marocco’. Sembrerebbero le frasi di un’innocente operazione di marketing turistico, ma in realtà è una blasfema e ingannevole pubblicità della Ryanair che ignora la storia di quei territori occupati illegalmente dal 1976. Infatti bastava aprire Wikipedia e scoprire che Dakhla è una città situata nel territorio del Sahara Occidentale, illegittimamente occupato dal Regno del Marocco e che ha costretto un popolo, i Saharawi rappresentati dal Fronte Polisario, che quelle terre legittimamente abitavano, ad un esilio forzato dopo una guerra durata dal 1976 al 1991. Con una prova di forza militare, che ha provocato feriti e morti, e ora una vita di difficoltà nel deserto algerino, il popolo Saharawi è stato cacciato e vive in una sorta di confino senza che le autorità occidentali abbiamo avuto la forza, anche a fronte di importanti sentenze della Corte di Giustizia europea e tante risoluzioni dell’Assemblea generale dell’Onu, di rispristinare diritto, giustizia e legalità consentendo lo svolgimento di un referendum per l’auto determinazione come è successo per tutte le ex colonie, ultima delle quali Timor Est”.
Il deputato PD, Stefano Vaccari presidente dell'Intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo Saharawi.
“A Ryanair - aggiunge - tutto ciò non interessa evidentemente perché ciò che conta è solo il business, magari anche sovvenzionato dal Regno del Marocco, perché ci vuole una grande ipocrisia nel vendere pacchetti turistici, incuranti di tutto ciò e di quanto è successo, in nome e per conto di uno Stato occupante. Servirebbe che la compagnia aerea facesse mea culpa e tornasse indietro, ma in caso contrario proporrò di boicottare questa sciagurata iniziativa a tutti i colleghi dell’intergruppo parlamentare e della Rete italiana di solidarietà, e solleciterò il Governo italiano a chiedere il rispetto del diritto internazionale e a cercare soluzioni ad uno dei misfatti più eclatanti avvenuti nel Nord Africa”.
“Figuriamoci se non ci aspettavamo la ciambella assolutoria di Salvini di fronte alla sentenza del Tribunale francese per Marine Le Pen condannata, insieme ad altri europarlamentari del suo schieramento, per appropriazione indebita di soldi pubblici. Salvini deve aver giudicato 2,9 milioni di euro poca cosa visto che la Lega Nord, il suo partito prima del maquillage nominale, ne aveva fatti sparire 49 di milioni contrattando poi la restituzione pluriennale con lo Stato. Salvini pensa che gli interessi di parte vengano prima delle regole e che la giustizia non possa intralciare tali interessi. Un modo bizzarro di intendere la democrazia e un problema in più per il governo Meloni, dopo quello sui dazi e la politica estera. E la Meloni cosa dice?”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e deputato democratico, Stefano Vaccari.
Dopo Urso e Lollobrigida ora anche Tajani segnala la necessità che la trattativa sui dazi con Trump, senza genuflessioni, sia condotta dall'Unione Europea. Come PD lo diciamo da tempo anche attraverso iniziative specifiche attività parlamentari ma la presidente Meloni ha scelto la strada dell'equidistanza. Una posizione sbagliata che indebolisce l'Europa, che di contro occorre sempre più unire e rafforzare, e non da risposte alle imprese italiane che chiedono di essere tutelate da Bruxelles come ha ribadito Orsini, presidente di Confindustria.
Dazi sopra al 20% significano oltre 7 miliardi in meno per la nostra economia, 60mila posti di lavoro azzerati e meno 0,2% di PIL.
Per Meloni gli interessi dei sovranisti contano più dei cittadini italiani ed europei che Trump ha definito parassiti.
O forse Meloni tiene di più al rapporto con Salvini che ritiene il Tycoon un faro luminare. Di certo per Meloni gli italiani vengono dopo.
Cosi Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
L’atteggiamento di Meloni non è all’altezza della gravità della situazione innescata da Trump e rivendicare, come ha fatto in Parlamento, l’equidistanza tra il presidente Usa e l’Europa attesta che la presidente del consiglio ha più a cuore il rapporto con l’alleato sovranista rispetto agli interessi del paese. Sui dazi finora non abbiamo ascoltato nessuna presa significativa di distanza, forse preoccupata di non rompere definitivamente con Salvini e la Lega. L’Italia della destra guarda con fastidio a una Unione europea forte e unita. Cosa che è invece la premessa, come indicano anche le forze produttive del Paese. La sottovalutazione è la conseguenza di un atteggiamento arrendevole nei confronti di Trump e delle sue politiche sovraniste e separatiste. A Trump interessa governare gli equilibri mondiali per affermare i grandi interessi. Sta succedendo anche nei conflitti in atto, in Ucraina e a Gaza. L’idea predominante non è la pace duratura ma come con altri oligarchi ci si divide i bottini di guerra”.
Così Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, intervistato dal quotidiano “il manifesto”.
“Tanto tuonò che piovve. Dazi del 25% su tutte le auto importate. Trump mantiene le promesse: colpire i parassiti europei. Dal 2 aprile toccherà a legname, farmacia, prodotti enogastronomici. Molte aziende italiane pagheranno un caro prezzo, con il rischio di crisi irreversibili. Ci vuole ben altro che la diplomazia annunciata dalla Meloni che non riesce nemmeno a pronunciare una frase di condanna verso l'alleato Trump. È l'Europa unita che deve reagire con immediatezza ma Meloni non può alzare la voce, è fermata dal suo vice Salvini che vede nel Tycoon un faro luminare. Governo italiano allo sbando e diviso. L'Europa rialzi la testa, non può rimanere schiacciata dalle pretese nazionaliste dei potenti oligarchi che stanno trattando anche per dividersi i bottini di guerra”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari.
“Un grandissimo pasticcio. Solo così si può commentare la sentenza non definitiva del Tar Lazio sui ricorsi sui contratti di filiera del settore agroalimentare legati ad uno specifico bando del Pnrr. Il tribunale, al momento, non ha bloccato le graduatorie, come richiesto, ma ha valutato comunque affrettata l'istruttoria stabilendo che venga riconvocata la commissione giudicante per rivalutare i progetti esclusi ed eventualmente riscrivere le graduatorie. Una sorta di salvacondotto per quanto deciso, per non bloccare i fondi che altrimenti sarebbero andati persi, ma certamente un cartellino rosso per il Masaf che male ha gestito l'intera vicenda sulla quale in più occasioni, anche attraverso il sindacato ispettivo, avevamo sollevato, come gruppo Pd, grande preoccupazione e puntuali osservazioni”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Le risposte del Masaf - aggiunge - erano state sempre di negazione delle criticità messe in evidenza ed ora purtroppo ci rendiamo conto che si è voluta coprire l'evidenza che avrebbe potuto mettere in ginocchio l'intero comparto. Adesso è il momento di voltare pagina. Si seguano velocemente le prescrizioni del Tar e non si perda ulteriore tempo dando riscontro a chi giustamente aveva portato in Tribunale la questione visto che entro giugno di quest’anno, come ci aveva risposto il ministero ad una interrogazione, dovrebbe essere prevista la sottoscrizione dei contratti di filiera per almeno il 50 per cento dei due miliardi di euro a disposizione. Resta sullo sfondo anche il tema della bancabilità dei progetti. C’è il serio rischio per alcuni progetti di non avere l’avallo da parte del mondo del credito ed altri potrebbero essere condizionati dagli alti tassi di interesse. Ce la faranno? Ci auguriamo di sì ed incalzeremo perché questo avvenga. Risorse non se ne devono perdere - conclude - ma occorre pure che le garanzie vengano date a tutti i partecipanti al bando in maniera equanime ed equilibrata senza quella fretta (interessata?) che pure il Tar ha evidenziato”.