Noi non siamo favorevoli ai bonus e, soprattutto, non siamo favorevoli al loro utilizzo dentro il sistema fiscale. Perché sono un modo non idoneo di affrontare un problema vero e cioè il tema del sostegno dei redditi delle famiglie. Non è un buon strumento poiché è commisurato al reddito individuale e non al reddito della famiglia e perché difficilmente aiuta gli incapienti. Allora, invece che una riforma fiscale che riforma fiscale non è, il Partito democratico ne ritiene necessaria una che però sia vera, con un'aliquota media che cresca in maniera delicata ma costante al crescere del reddito. Chiediamo un intervento di riordino completo e strutturale dell'Irpef, che segua un principio di equità. Il punto essenziale, infatti, è che a pari reddito si paghi la stessa imposta e che questa sia progressiva per tutti”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, commentando gli intervenenti in Aula sul tema delle retribuzioni e del potere d'acquisto.
"I veicoli abbandonati nelle nostre strade sono veri e propri monumenti al degrado che ricordano ogni giorno a tutte e a tutti noi l'incuria in cui versano troppe aree delle nostre città, soprattutto nelle periferie e nelle aree interne. Creare gli strumenti normativi per rimuoverli è una grande urgenza politica per la quale come partito democratico, già alla fine della scorsa legislatura, avevamo depositato la nostra proposta, che abbiamo ripresentato all’inizio di questa, sempre con l’obiettivo di colmare l’attuale vuoto normativo e semplificare al più presto la cancellazione dai registri pubblici dei veicoli abbandonati e fuori uso sottoposti a fermo amministrativo per favorirne nei tempi più rapidi la rottamazione. Grazie al confronto con tutta la commissione Trasporti e all’analoga proposta presentata dalla collega Russo di FDI oggi il Parlamento ha deciso finalmente, con il sostegno di tutte le forze politiche, di dare un primo importante segnale di attenzione e di impegno in questa direzione.
I veicoli abbandonati sono un costo intollerabile per le nostre comunità, sia dal punto di vista ambientale che del decoro urbano, occupano indebitamente suolo pubblico e lo sottraggono alla collettività. Rimuoverle significa restituire alle persone piccoli spazi di libertà negata e questo non ha solo un valore ambientale, ma ha anche un grande valore sociale, significa far camminare insieme transizione ecologica e transizione sociale. È chiaro che questo provvedimento è solo un primo passo: serviranno altri interventi, altri finanziamenti, altri strumenti per sostenere sindaci eletti e associazioni in prima linea sul territorio per affrontare questo problema. Oggi dimostriamo insieme che il Parlamento può occuparsi non solo di decreti e informative ma anche dei problemi quotidiani delle persone”. Lo ha detto in Aula Andrea Casu, della presidenza del gruppo Pd alla Camera e vicepresidente della commissione Trasporti di Montecitorio, dichiarando il voto favorevole del Partito Democratico alla proposta di legge sulla cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso.
Necessaria riforma più equa
“La riforma fiscale fatta a tappe e toppe del governo Meloni ha creato un sistema incomprensibile e iniquo in cui si mescolano detrazioni e bonus con un esito casuale sulle tasse da pagare.
Intanto le aliquote marginali effettive che ci dicono di quanto cresce l'imposta al crescere del reddito diventano 7, con livelli fino al 56%, alla faccia della semplificazione! E poi acconti gonfiati, contribuenti gabbati sono altri esiti di questo modo di legiferare. E aggiungiamo che tutti i redditi fuori dell'IRPEF, come quelli di capitale, di lavoro autonomo nel forfettario, da affitti, non pagano un euro di addizionale a regioni e comuni.
I giovani con bassi redditi e (falsa) partita Iva pagano più dei dipendenti. Un sistema così è intollerabile. È ora di una riforma fiscale vera che affermi un principio di equità fondamentale: a pari reddito si paghi la stessa imposta”. Lo ha detto in Aula Maria Cecilia Guerra, deputata Pd e responsabile nazionale Lavoro.
Accordi con regioni non possono partire, si rassegni
“Il Ministro Calderoli in una intervista rilasciata al Messaggero Veneto, certifica il proprio isolamento politico dichiarando di voler andare avanti con l’autonomia anche in assenza dei pareri del suo Governo. Ma c’è di più. Afferma con una gravità senza precedenti di aver già pronti i decreti legislativi delegati sui Lep prima ancora che il Parlamento abbia votato una delega al Governo. Sappiamo che il Ministro ha qualche difficoltà con la nostra Costituzione, ma gli ricordiamo che la funzione legislativa è esercitata dal Parlamento che può delegarla al Governo solo previa determinazione dei principi e criteri direttivi, e solo per tempo limitato e oggetti definiti. Peccato che al momento nessuna delega sia stata sin qui votata, se non quella dichiarata incostituzionale dalla Corte con la sentenza del 2024.
Calderoli vorrebbe anche andare avanti sulle materie non-lep, e in particolare sulla protezione civile. Caro Ministro, anche in questo caso siamo costretti a ricordarle che sulle materie non-Lep la Corte è stata chiarissima: eventuali trasferimenti non potranno comunque riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Si rassegni: gli accordi con le Regioni non possono partire e il suo disegno secessionistico non vedrà mai la luce” così una nota del deputato democratico, responsabile mezzogiorno del Pd, Marco Sarracino.
“Affrontare l’importantissima problematica dello spopolamento dei comuni montani e delle loro difficoltà gestionali, ma non investirci veramente è una grande presa in giro. Se è fondamentale l’obiettivo di garantire servizi pubblici sociali, sanitari ed educativi che condividiamo e che abbiamo provato a rafforzare con proposte del partito democratico, purtroppo bocciate, ciò rimane assolutamente fantasia se le risorse non ci sono o sono, come in questa norma, talmente poche (soli 100 mln l'anno, tra l’altro tolti alle regioni ) da far immaginare solo qualche piccolo “contentino”, del tutto incapace di modificare una situazione di lento abbandono e generare una controtendenza. Per questo motivo, a cui si aggiunge la scarsa chiarezza sui requisiti di definizione di quali siano i comuni montani, di cui il Parlamento è espropriato perché delegati ad una successiva decisione governativa, il partito democratico voterà contro il ddl Calderoli, che genera aspettative che non può soddisfare e rischia di essere del tutto inefficace” così una nota dei deputati democratici Girelli, Sarracino, Ferrari, Simiani, Marino, Vaccari, Roggiani che hanno definito la legge montagna “una grande occasione persa”.
Il Pnrr doveva servire per infrastrutture, imprese, tutela del territorio, scuole e asili nido. Il Governo ha scelto di ridimensionare tutto e comunque con enormi ritardi. Ora chiede più tempo all’Europa per nascondere liti tra Ministri e incapacità che denunciamo da tempo.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"Sul Pnrr si preannuncia un disastro e, come ormai avviene su molte altre questioni, si stanno palesando due governi. Uno che continua la propaganda e l’altro che prova ad evitare il disastro. I fatti sono noti: l'Italia ha ottenuto un finanziamento di 122 miliardi di euro. Al momento ne ha spesi solo 63. Ne deve incassare (e spendere) altri 73 entro un anno. Il ministro Foti, anche oggi, dice che va tutto bene e siamo puntuali. Al contempo, il ministro Giorgetti, che sa quanto la cassa della finanza nazionale dipenda dal Pnrr, sta già trattando da mesi per il rinvio. Il governo, per coprirsi le spalle, dà la colpa ai Comuni per i ritardi accumulati, ma occorrerebbe ricordare che Fitto ha perso 15 mesi per smantellare la struttura di sostegno e spostare dal Mef al suo ministero la gestione dei fondi per farsi le sue assunzioni, con l’assenso della premier e annullando i controlli della Corte dei Conti che davano fastidio. In queste bizzarre dinamiche governative si consolida il disastro, ma per Meloni, Giorgetti e Foti 'va tutto bene madama la marchesa'. Meloni venga immediatamente in Parlamento per riferire sullo stato di attuazione del Pnrr". Così il deputato Pd Silvio Lai, componente della commissione Bilancio.
“I dati presentati oggi dalla Corte dei Conti confermano l’urgenza di un’operazione verità sugli investimenti del PNRR e sul rispetto della loro realizzazione, sia in termini di spesa che di tempistiche. Finora il governo ha agito nella totale mancanza di trasparenza, con ministri che hanno sempre negato i ritardi, smentiti ora in modo eclatante dalla relazione della Corte.
Meloni deve riferire al più presto in Parlamento. Non è più accettabile che il governo continui a nascondere la realtà ai cittadini e alle istituzioni. Il PNRR doveva rappresentare una svolta storica per il Paese, ma la sua attuazione è stata gestita con superficialità e opacità. E i dati confermano purtroppo i ritardi nell'attuazione che rischia di far saltare investimenti fondamentali in sanità, istruzione, politiche sociali, infrastrutture. È in Parlamento che deve essere fatta chiarezza su questo fallimento. La Presidente del Consiglio non può più sottrarsi al confronto: riferisca subito sullo stato reale del Piano e spieghi perché il governo continua a rallentare il Piano e immagina proroghe invece di garantire investimenti concreti e tempestivi per il futuro dell’Italia”. Lo ha detto il capogruppo democratico della commissione affari europei della camera, Piero De luca, intervenendo questa mattina in apertura dei lavori nella seduta di Montecitorio. “Meloni venga in Parlamento serve un’operazione verità e trasparenza sullo stato di attuazione di un progetto di investimento che doveva rappresentare una svolta storica per il nostro paese e che il governo sta invece mettendo in discussione per le proprie incapacità, come conferma la richiesta del ministro Giorgetti, riportata da Repubblica, di una proroga con rinvio del termine finale di attuazione del Piano”.
La relazione della Corte dei Conti conferma gravi criticità nell’attuazione del PNRR, con ritardi su istruzione, welfare, inclusione e salute. Questi ambiti, fondamentali per la coesione sociale e la riduzione delle diseguaglianze, restano ai margini dell’azione di governo, dimostrando l’assenza di una visione chiara sulle reali emergenze del Paese”. Così in una nota il capogruppo democratico nella commissione Affari sociali della Camera e responsabile welfare del Pd, Marco Furfaro commenta la relazione della Corte dei Conti sullo stato di avanzamento del Pnrr. “Inoltre - aggiunge Furfaro - se fosse confermata l’intenzione del ministro Giorgetti di chiedere uno slittamento del Pnrr, come riportato da Repubblica, saremmo di fronte all’ennesima dimostrazione dell’incapacità del governo di programmare e utilizzare le risorse disponibili. Un fatto gravissimo che segnala l’inefficienza nella gestione dei fondi e la mancanza di una strategia per affrontare le urgenze sociali.
Questa situazione certifica l’assenza di una reale volontà di abbattere le diseguaglianze e garantire diritti fondamentali ai cittadini. Il governo, invece di agire con responsabilità, continua a rinviare, compromettendo il futuro del Paese”, conclude Furfaro.
“Tanto tuonò che piovve. Dazi del 25% su tutte le auto importate. Trump mantiene le promesse: colpire i parassiti europei. Dal 2 aprile toccherà a legname, farmacia, prodotti enogastronomici. Molte aziende italiane pagheranno un caro prezzo, con il rischio di crisi irreversibili. Ci vuole ben altro che la diplomazia annunciata dalla Meloni che non riesce nemmeno a pronunciare una frase di condanna verso l'alleato Trump. È l'Europa unita che deve reagire con immediatezza ma Meloni non può alzare la voce, è fermata dal suo vice Salvini che vede nel Tycoon un faro luminare. Governo italiano allo sbando e diviso. L'Europa rialzi la testa, non può rimanere schiacciata dalle pretese nazionaliste dei potenti oligarchi che stanno trattando anche per dividersi i bottini di guerra”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari.
“Il problema dei Pfas rappresenta un’emergenza ambientale e sanitaria che non possiamo più permetterci di sottovalutare. Le nostre comunità sono esposte a una minaccia grave e concreta, con conseguenze devastanti sulla salute pubblica e sull’integrità dell’ambiente. È imperativo agire con urgenza e determinazione”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata dem Maria Stefania Marino, componente della commissione Agricoltura, annunciando il voto favore alla mozione del Partito Democratico sul problema della contaminazione da composti da perfluoroalchilici.
“La principale preoccupazione – ha proseguito l’esponente Pd - è la loro persistenza nell’ambiente: i Pfas si accumulano nel suolo, nelle acque e negli organismi viventi, contaminando l’intera catena alimentare. Studi scientifici evidenziano una correlazione allarmante tra l’esposizione a queste sostanze e gravi problemi di salute, tra cui danni al sistema immunitario, disturbi dello sviluppo nei bambini, malattie cardiovascolari e un aumento del rischio di tumori ai reni, ai testicoli, alla tiroide e al fegato. Una delle questioni più urgenti riguarda la presenza di PFAS nei dispositivi di protezione individuale dei Vigili del Fuoco e nelle schiume antincendio”.
“Non possiamo più perdere tempo. Il governo italiano – ha concluso Marino - deve adottare misure più restrittive e intervenire con decisione per proteggere la salute dei cittadini e l’ambiente. Chi si oppone a queste misure si assume una grave responsabilità nei confronti delle generazioni future”
"I dati Istat confermano una triste realtà: mentre cresce il numero degli occupati, aumenta anche il lavoro non di qualità, caratterizzato da bassi salari e orari ridotti. Una situazione che colpisce in particolare i giovani con contratti precari e le donne, spesso costrette a uscire dal mercato del lavoro a causa della difficoltà di conciliazione tra vita privata e professionale. Il problema è ancora più grave per i monogenitori, prevalentemente donne, che affrontano sfide enormi per garantire il sostentamento della propria famiglia. Invece di celebrare acriticamente un incremento dell’occupazione, il governo dovrebbe interrogarsi sulla qualità dei posti di lavoro creati e adottare politiche serie contro la precarizzazione". Così la deputata dem Cecilia Maria Guerra, responsabile nazionale Lavoro del Partito Democratico.
"Il rischio di povertà ed esclusione sociale – prosegue l’esponente dem - riguarda il 23,1 per cento della popolazione italiana, con una crescita preoccupante del numero di individui in famiglie a bassa intensità lavorativa: nel 2024 il 9,2 per cento degli italiani si trova in questa condizione, pari a quasi 3,9 milioni di persone. Dati che evidenziano una tendenza allarmante e che certificano il fallimento delle politiche di questo governo. Dal decreto Primo Maggio in poi, la maggioranza ha sistematicamente promosso misure che incentivano la precarietà e il lavoro povero. Questa non è la strada per costruire un Paese più equo e inclusivo".
"Lavoro povero – conclude Guerra - significa famiglie povere e un Paese povero. Il Partito Democratico continuerà a battersi per un mercato del lavoro che offra dignità e stabilità, con salari adeguati e condizioni giuste per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Chiediamo al governo di invertire la rotta e mettere al centro delle sue politiche il diritto a un’occupazione dignitosa e sicura".
"Il ministro Schillaci denuncia con toni allarmistici le gravi irregolarità nelle liste d'attesa, ma evita di assumersi la responsabilità dei continui tagli alla sanità pubblica e delle scelte scellerate del governo Meloni, che stanno affossando il Servizio Sanitario Nazionale". Così Ilenia Malavasi, deputata del Partito Democratico e componente della commissione Affari sociali, attacca il ministro della Salute Orazio Schillaci dopo la sua lettera alla Conferenza delle Regioni sul tema delle liste d'attesa.
"L'indignazione del ministro – sottolinea l’esponente dem - arriva fuori tempo massimo e suona come un tentativo di scaricare le colpe sulle Regioni, senza fornire strumenti e risorse adeguate per affrontare il problema. I dati delle ispezioni dei NAS confermano quanto il Partito Democratico denuncia da mesi: la sanità pubblica è in sofferenza, gli ospedali e le ASL non hanno personale sufficiente, la digitalizzazione è ancora parziale e le liste d'attesa diventano un calvario per i cittadini. Ma tutto questo è frutto di anni di mancati investimenti e di scelte sbagliate da parte di questo governo".
"Il decreto Liste d'attesa – conclude Malavasi - varato dal governo è una misura tampone che non affronta le cause strutturali del problema. Servono più risorse, più personale, un piano straordinario per abbattere i tempi di attesa e garantire a tutti l'accesso alle cure. Se Schillaci vuole davvero combattere le pratiche opache e le disfunzioni del sistema, cominci a chiedere alla sua stessa maggioranza di rifinanziare la sanità pubblica invece di tagliare fondi e favorire il settore privato".
“Di fronte ai dati sconfortanti sulla (dis)parità di genere, che emergono dalla relazione del Ministero dell’economia e delle finanze sul bilancio di genere dello Stato, ci aspettiamo uno scatto di investimento del governo in politiche pubbliche che intervengano a correggere le profonde discriminazioni esistenti tra uomini e donne nel nostro Paese. I dati dimostrano che in questi due anni lo scatto non c’è stato. Ad oggi soltanto lo 0,42% della spesa pubblica statale nei vari settori riguarda impegni che impattano direttamente sulla riduzione delle disuguaglianze di genere. Dal 2022 al 2023 nel suo primo anno di governo Giorgia Meloni, la prima donna premier italiana ha aumentato queste spese solo dello 0,01%. Il bilancio di genere presentato oggi fornisce un’analisi delle spese pubbliche secondo il loro impatto di genere assolutamente insufficiente perché l’83% del bilancio viene letto come neutro rispetto al genere (cioè che incide ugualmente sulla vita di uomini e di donne), una lettura fuorviante poiché nessuna scelta sulla spesa pubblica è neutra. Serve dunque una lettura non basata sul pregiudizio e un maggior impegno del governo nella più approfondita valutazione di impatto della spesa, per mettere in campo le risposte più adeguate a colmare il gap esistente. I soldi dei cittadini e delle cittadine vanno investiti in modo appropriato per rispondere ai bisogni di tutte e tutti. Non serve fare propaganda, esaltando la crescita dell’occupazione femminile, tra l’altro precaria e povera - una tendenza già in atto dopo il Covid - ma azioni mirate e specifiche da parte di tutti i ministeri, non solo quello delle pari opportunità. Ci aspettiamo finalmente dalla presidente del consiglio Meloni interventi governativi concreti che migliorino la vita delle donne e la competitività della società italiana” così le deputate democratiche, Laura Boldrini, Valentina Ghio e Sara Ferrari.