"Le dichiarazioni della Presidente del Consiglio contro il Manifesto di Ventotene superano ogni limite e suscitano profonda indignazione. Scagliarsi contro un documento che rappresenta le fondamenta dell’Europa unita dimostra come Giorgia Meloni non abbia ancora pienamente assimilato i valori europeisti e democratici su cui si basa la nostra comunità. Il Manifesto rappresenta la base di un’Europa libera e solidale, gettando le basi di un progetto politico rivoluzionario per le future generazioni. In un momento di grande instabilità globale, è irresponsabile e strumentale attaccare un testo storico senza considerarne il contesto in cui fu concepito”: dichiara il deputato Pd Marco Simiani.
“Le parole della Presidente appaiono come un maldestro tentativo di distogliere l’attenzione dalle fragilità della sua azione politica e dalla necessità sempre e comunque di trovare un capro espiatorio per i suoi fallimenti nonostante due anni e mezzo di governo. Servirebbe invece maggiore responsabilità: viviamo un periodo storico cruciale per noi e per il nostro continente, il mondo sta cambiando rapidamente ed è fondamentale riaffermare l’importanza di un’Europa unita, forte e solidale: conclude.
“Il Manifesto di Ventotene è stato scritto durante la dittatura fascista. È un documento simbolo di libertà e democrazia, che ha espresso una visione per sconfiggere l'oppressione e indicato un percorso federale europeista come risposta ai sovranismi devastanti. Quel progetto coraggioso degli Stati Uniti d'Europa, la cui ambizione ha consentito di avere oltre 70 finora di pace nel nostro Continente e di garantire diritti fondamentali. Meloni dovrebbe vergognarsi di una vera e propria apologia di fascismo che offende gravemente la nostra storia, la nostra memoria, il fondamento della nostra Costituzione democratica. Un'inaccettabile arma di distrazione di massa per distogliere l'attenzione dalla totale ambiguità della risoluzione di maggioranza sulla difesa europea che non dà nessun mandato chiaro alla Premier in vista del prossimo Consiglio UE”. Lo ha detto Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche europee della Camera.
Di fronte ai volgari attacchi della Meloni contro il Manifesto di Ventotene, mi sento di ripetere le parole del senatore e partigiano Vittorio Foa al senatore fascista Giorgio Pisano: “Se aveste vinto voi, io sarei ancora in prigione. Siccome abbiamo vinto noi, tu sei senatore”.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
"Quello che è successo oggi nell'aula di Montecitorio non ha precedenti nella storia della Repubblica: una vergogna assoluta. Giorgia Meloni ha pubblicamente insultato il Manifesto di Ventotene, documento fondante dell'UE libera dal nazifascismo. Ha deriso Altiero Spinelli a cui tutta Europa riconosce di essere stato uno dei padri del progetto dell'Europa unita e federale.
Meloni, così, getta definitivamente la maschera sui suoi sentimenti antidemocratici.
Non servono retoriche condanne delle leggi razziali o dei regimi totalitari se poi, in aula, si deridono quegli uomini e quelle donne che contro quei regimi si sono battuti e che da quei regimi sono stati perseguitati, incarcerati, uccisi. E' grazie a ognuna e ognuno di loro se oggi l'Italia è una democrazia dove anche una persona come Meloni può diventare presidente del Consiglio. Sì scusi, onori la loro memoria e provi profondo imbarazzo per le sue parole di oggi". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo
“Giorgia Meloni deve vergognarsi. Aver ridicolizzato in Parlamento il Manifesto di Ventotene, scritto da chi viveva al confino durante il fascismo, la mette fuori dalla Costituzione. E’ una vergogna assoluta. Non è una Presidente del Consiglio, è un capo ultras“.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, sui social.
"Il manifesto di Ventotene è stato scritto da chi era stato e sarà poi vittima del fascismo. Dai banchi del governo la Presidente del Consiglio ha attaccato le radici della nostra democrazia. Da chi è stato Sindaco di Marzabotto vorrei ricordarle che quando è stato scritto il Manifesto di Ventotene in Italia c' era il regime fascista. E che senza il sacrificio di chi ha combattuto il fascismo la stessa Presidente del Consiglio non sarebbe libera di parlare oggi in un libero Parlamento". Così Andrea De Maria, deputato PD.
“La presidente del consiglio oggi ha disconosciuto la storia del nostro Paese in Aula, alla Camera. Il Manifesto di Ventotene è nato sull’orrore del nazifascismo, le parole di Giorgia Meloni offendono la nostra storia e le nostre istituzioni repubblicane. Altiero Spinelli e Ernesto Rossi erano confinati politici, è una vergogna ascoltare una premier che critica invece di rendere omaggio a chi ha pagato con la libertà l’opposizione al fascismo. E’ un oltraggio alla nostra democrazia, si vergogni e si scusi”. Lo dichiara la deputata Pd Michela Di Biase.
“La volgarità della replica della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e le frasi che ha pronunciato sul Manifesto di Ventotene, sono una delle pagine più vergognose della storia repubblicana. Giorgia Meloni non è degna di rappresentare la democrazia di un Paese che ha conosciuto la dittatura ventennale del fascismo. Lo scrivo con la tristezza di uno spettacolo che mortifica la memoria e la storia, ma anche con la consapevolezza che questa destra la storia la conosce bene e vuole riscriverla. Un dovere morale non consentirglielo” così sui social il deputato democratico Gianni Cuperlo.
"L'arresto del sindaco di Istanbul è un fatto gravissimo che denuncia, se ancora ce ne fosse bisogno, l'anima autocratica del regime di Erdogan. Ekrem Imamoglu è l'unico in grado di competere con Erdogan e, come succede nei regimi, da avversario si tenta di neutralizzarlo con l'arresto e l'accusa infamante di terrorismo.
L'atto di Erdogan va condannato dai paesi partner della Turchia, come l'Italia e quelli che aderiscono alla Nato, esattamente come si condannano le politiche di repressione e le violazioni delle regole democratiche e dei diritti". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Sul payback sanitario è il momento delle decisioni, ritardarle ulteriormente avrà quale conseguenza la tenuta economica di tante imprese del settore ma anche compromettere, in mancanza di risorse previste dalla legge, l’entità dei servizi ai cittadini di tante Regioni e la qualità delle forniture al servizio sanitario nazionale. Per questo il Pd, dopo aver già depositato interrogazioni e proposte di legge sul tema, ha ritenuto di presentare alla Camera una mozione parlamentare che ho firmato insieme ai colleghi Furfaro, Braga, Peluffo, Malavasi, De Maria, Girelli, Ciani, Stumpo, Ferrari, Forattini e Ghio, per impegnare il governo ‘ad istituire immediatamente un tavolo nazionale con il coinvolgimento delle regioni, dei ministeri della Salute e delle Imprese e del made in Italy, delle rappresentanze delle imprese del settore per individuare soluzioni condivise, sia per il pregresso che per il futuro, che consentano di salvaguardare le imprese, i bilanci delle regioni e la qualità delle forniture al Servizio sanitario nazionale’.
Anche la conferenza delle regioni ha più volte sollecitato il governo ad affrontare il tema e alcune regioni, come ad esempio l’Emilia-Romagna, hanno istituito tavoli tecnici con le imprese. La questione payback ha determinato oltre 2000 ricorsi ai Tribunali amministrativi e la Corte Costituzionale con una sua sentenza ha evidenziato la criticità della norma. L’Italia è il secondo Paese dell’Ue per numero di occupati nel settore con 11.607 addetti e 4.641 aziende, di cui quasi il 94 per cento Pmi e il 6,5 per cento grandi imprese, a cui si aggiungono circa 300 tra startup e Pmi innovative”
Così il deputato democratico e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Il payback sui dispositivi medici - aggiunge - nasce come strumento di governo della spesa introdotto nella normativa italiana nel 2015 pensato per far fronte all’emergenza finanziaria dell’epoca. Ora però è indispensabile superare per il futuro l’attuale meccanismo, individuando altri strumenti idonei a monitorare la spesa per tali investimenti e trovando soluzioni per il triennio 2015/2018. Per questo è il momento di trovare soluzioni condivise come a parole tutti i partiti vogliono fare ma la soluzione non si trova mai”.
“Con questo governo distratto e superficiale anche le norme di buon senso vengono respinte. La geotermia è una fonte pulita a basso costo e può rappresentare un elemento di competitività se venisse utilizzata per alimentare le industrie dei territori, soprattutto quelle siderurgiche fortemente energivore. Mi riferisco in particolare alla opportunità di realizzare un termodotto in Toscana che possa contribuire al rilancio del polo siderurgico di Piombino, fondamentale non solo a livello territoriale (dove sono coinvolti oltre 1300 lavoratori) ma per l’intera industria nazionale. In tale direzione avevo anche proposto, proprio in virtù delle nuove tecnologie di sfruttamento, un nuovo ed approfondito studio sulle attuali potenzialità della geotermia su tutto il territorio nazionale per il fabbisogno energetico dell’industria pesante. Purtroppo, la destra ha bocciato ogni iniziativa: evidentemente ignora che in Toscana, nei prossimi anni, quasi il 50 per cento dell’energia che serve alla regione sarà prodotta dalle locali centrali geotermiche”. E’ quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente della Camera Marco Simiani sul suo ordine del giorno al Decreto Ilva respinto dall’Aula di Montecitorio.
"Che un paese dell'Ue vieti per legge il Pride è inaccettabile. L'iniziativa di Orban che fa parte di una lunga serie di atti persecutori nei confronti della comunità LGBTQIA+ non può passare sotto silenzio in Europa senza che si prendano seri provvedimenti: non basta ricordare che alcuni fondi destinati all’Ungheria, come quelli di coesione, restano bloccati in attesa che il Paese si adegui agli standard europei. E', evidentemente, una misura poco efficace.
Vietare la manifestazione dell'orgoglio di una intera comunità accusandola di essere dannosa per i bambini è paradossale e incredibile e mette l'Ungheria di Orbàn sullo stesso piano della Russia di Putin e delle teocrazie islamiche.
Per questo ci organizzeremo per partecipare al Pride di Budapest, il 28 giugno prossimo, per manifestare il nostro supporto alla comunità LGBTQIA+ ungherese e la nostra condanna all'autocrazia di Orbàn". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“La democrazia in Europa è sotto attacco e il servizio europeo per l’azione esterna ha rilevato un dato inquietante: degli oltre 2 mila canali di disinformazione russa e cinese rilevati l’88% viaggia su X il social network di proprietà di Elon Musk. Quanto ancora il Governo italiano potrà fare finta di non accorgersene?” Così il vicepresidente della commissione trasporti e comunicazione, il deputato democratico, Andrea Casu che aggiunge: “Mentre Musk offre il principale riparo a chi cerca di manipolare l’opinione pubblica europea ed italiana Meloni e Salvini non solo fanno finta di niente ma con l’articolo 25 del ddl spazio vogliono anche affidargli le chiavi della sicurezza del paese”.
“La posizione espressa dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sui dazi imposti dagli Stati Uniti è ambigua e incomprensibile. Davanti a una minaccia concreta per l’economia europea, invece di difendere con fermezza gli interessi dell’UE e dell’Italia, Meloni sembra voler equiparare le responsabilità tra USA ed Europa e avallare le scelte scellerate di Trump. La necessità di evitare una guerra commerciale non può tradursi in inerzia o in soluzioni bilaterali che indebolirebbero l’Unione. L’Europa deve rispondere con unità e determinazione, tutelando la propria economia di fronte a scelte unilaterali che rischiano di penalizzare imprese e cittadini” così una nota del capogruppo democratico in commissione bilancio della camera, Ubaldo Pagano.
“ Presenterò interrogazione a tutela lavoratori e cittadini”
"Se confermato, quanto emerso dall’inchiesta 'Palude' sarebbe di una gravità inaudita. L’idea che negli uffici del Comune di Venezia sia stato creato un dossier contenente i nomi di cittadini, giornalisti, dipendenti ed esponenti politici colpevoli solo di aver espresso critiche all’amministrazione è inquietante e incompatibile con i principi democratici su cui si fonda il nostro Paese", così Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico, commenta le recenti rivelazioni.
"Un simile sistema di schedatura, se accertato, costituirebbe una violazione intollerabile dei diritti fondamentali delle persone e del principio stesso della libertà di espressione. Ancora più grave sarebbe la presenza, tra i nomi registrati, di dipendenti comunali, perché ciò implicherebbe anche una possibile intimidazione nei confronti di chi lavora per la città", continua Scarpa. "È indispensabile fare piena luce su questa vicenda: chi ha dato mandato politico per questa operazione? Con quali risorse pubbliche è stata realizzata? Questi interrogativi necessitano di una risposta immediata e chiara da parte dell’amministrazione comunale. Nel frattempo presenterò un'interrogazione al Ministro della Pubblica Amministrazione, a tutela dei lavoratori del Comune e di tutti i cittadini di Venezia" aggiunge la deputata dem, che esprime piena solidarietà a tutte le persone coinvolte. "Chiediamo trasparenza e rispetto delle istituzioni democratiche: la libertà di critica è un diritto, non un reato. Mi unisco dunque alla richiesta avanzata in Consiglio Comunale affinché venga convocata al più presto una commissione per fare chiarezza su questi inquietanti sviluppi" conclude Scarpa.